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19 giugno 1701 Marco Zen

Dispaccio del 18 ottobre 1701

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
versando di continuo il mio riverendissimo debito nell’attentione maggiore per raccogliere da questi confini le notitie più certe de movimenti e disegni degl’imperiali, non m’è sortito da che humiliai alla Serenità Vostra gli ultimi ragguagli di quelle parti con lettere 18 luglio e 16 settembre prossimi passati, che di scoprire in questi giorni la condotta fattasi nel luoco di Trieste di cento botti in circa di dieci stara per cadauna di farina, correndo voce che possa di breve arrivarne altra maggiore quantità, e suseguentemente anco trecento barilli di polvere, difamandosi in detto luoco che tali proviggioni siano destinati per altrove, senza sapersi il preciso, e che habbiano ad essere imbarcate, havendo io sicure relationi, che parte delle botti della farina sudetta s’attrovino riposte sotto una publica loggia nel luoco predetto di Trieste. Provengono le farine medesime per quanto si dice da Lubiana, venendomi inferito che siano le stesse già unite al Vernich, come con altre mie di 16 settembre decorso n’humiliai divotissimamente il motivo all’eccellentissimo Senato; per altro a’ confini di questa provincia non si scuopre alcuna novità ne’ sudditi imperiali, vivendo pure quelli della Serenità Vostra nella dovuta moderatione, sentendosi solo qualche essageratione di quelli di Trieste, quali spargendo concetti che l’armi venete in terraferma siano più vicinate al partito di Francia che a quello di Cesare, pare che perciò nutriscano mal genio verso questi sudditi confinanti, senza che però tra loro sin hora sia nata nemmeno apparenza d’alcuno sconcerto. Tale relatione mi viene principalmente apportata dal conte Francesco Dal Tacco, Proveditore a’ Confini, che coll’impiego del suo zelo a vantaggio del publico nome non trascura di procurare le più essate informationi in tale materia, che saranno continuate con quelle cautelle maggiori che vogliano ad assicurare queste vicinanze da ogni improvviso emergente. Anzi devo riverentemente rappresentare alla Serenità Vostra che, essendosi lasciati vedere a’ confini di Muggia dieci o dodeci soldati imperiali, hanno questi portata qualche gelosia a’ sudditi, nel dubio che potessero essere del corpo di maggior numero, ma da riscontri havuti, e dal probabile ricacio (?), che possano essere quelli destinati alla custodia delle mude per impedire il rapporto de sali, che veniva per ordinario fatto da sudditi imperiali fuori di questa provincia.
Intanto faccio prestare l’opera continua alla rimonta dell’artiglieria, ma come questa si ritrovava totalmente abbandonata et in bisogno d’essere tutta rimontata, così ben comprende l’eccellentissimo Senato che ricerchi non poco tempo la perfettione dell’opra stessa, mentre è stato necessario spedire ne boschi per il taglio, sega e condotta de legni bisognevoli, col consumo di molte giornate e di non picciola spesa, benché venga da me procurato con tutto lo spirito il possibile publico risparmio, e che il capo Giovanni Mutio Pusterla, huomo veramente che, unito al figliuolo, supplisce con puntualità alle proprie incombenze, resti da me sollecitato anco personalmente sul lavoro; e come vennero in ducali della Serenità Vostra di prossimo corriere il publico generoso concorso di renderli consolati delle loro paghe, per potersi qui sostenere per quel tempo che vi dimorassero, colla facoltà conferitami di esborsargliele del danaro libero, così humilmente devo accennare all’eccellentissimo Senato che, ritrovandosi questa cassa per sua natura esausta, e di presente massime totalmente priva di tal sorte di danaro, non possano essi godere nelle loro estreme necessità l’affetto delle publiche beneficenze, quando non paresse propria la dispensa dall’obbligato; sopra di che attenderò i supremi publici sensi, onde servino a questi officiali di coraggio per bene adempire a queste occorrenze.
Il conte Giovanni Battista Pulcenigo, dopo havere con esatta informatione esaminati i posti tutti di questa piazza, s’è portato anco a rivedere quelli della provincia, da dove in questi giorni ha fatto ritorno, divisando d’essere a momenti a cotesta parte per riferire quanto dalla sua esperienza è stato rilevato, al qual fine lo faccio provedere d’imbarco, giusta il publico sentimento che tengo in ducali 6 settembre corrente, onde starò in attentione di ciò fosse deliberato dalla maturità dell’eccellentissimo Senato sopra le operationi da intraprendersi, perché io possa dar mano immediate a tutto ciò che ricercasse il bisogno, non havendo frattanto trascurato d’unire materiali e disegnare i mezi per poter più agevolmente eseguire ogni publico cenno.
Rifletterò humilmente alla Serenità Vostra, che come fu opportuna la speditione fatta delle lire tre mille di polvere dal Magistrato eccellentissimo all’Artiglieria, in tempo che queste munitioni n’erano totalmente prive, così la dispensa che di tale requisito viene fatta per il bisogno della publica galeotta e bergantini, delle militie di Pola, e Pirano, e Muggia oltre il consumo che viene fatto da bombardieri per il tiro al bersaglio, e la solita dispensa alli soldati cernide del territorio, ha diminuita in tal modo la quantità della polvere stessa, che convengo essere molesto all’eccellentissimo Senato per qualche altra provigione prima che maggiormente s’avanzi la staggione che ne difficulti il trasporto, acciò in caso di qualche emergenza non habbi a ritrovarsi priva del bisogno questa piazza e gli altri luochi sudetti, avendo pure di ciò portate le più divote premure al Magistrato eccellentissimo all’Artiglieria in ordine alle ducali 27 agosto decorso, a’ quale fu deliberata tale nuova speditione.
In esecutione pure di quanto ha deliberato l’eccellentissimo Senato in ducali prossimo corrente, abbraccerò l’esibitione fatta dal Capitanio di Premb, giurisdizione imperiale, del condannato alla galera, con quelle cautele, concerti et esborso di danaro soliti praticarsi per essere poi spedito a publica dispositione. Attenderò pure che dal Magistrato eccellentissimo alle Biave, cui ho avanzate le maggiori premure, siano sovvenute queste publiche munitioni di biscotto, coll’oggetto che non manchi a queste militie il modo di sostenersi, e che possano rendere un fruttuoso servitio. Gratie etc.
Capodistria, 18 ottobre 1701.

Marco Zen, Podestà e Capitanio.

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 82.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.