9 agosto 1701 Alberto Barbaro
Dispaccio del 28 dicembre 1701
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
sono ben giunte ad un stretto segno le miserie di me povero Alberto Barbaro, attual Podestà d’Umago, se la publica munificenza della Serenità Vostra non diviene una volta oggetto del mio solievo.
L’esser nato cieco al mondo fu la prima delle mie disgratie; ma il viver in vista del mondo quasi privo dell’allimento, è questo un cordoglio che come parto della violenza eccede i difetti della natura. Poco mi giovano le preture donatami dai alti voti del serenissimo Maggior Consiglio, se la povertà che mi circonda et la difficoltà d’esigere i miei salarii mi coloriscono più la faccia che la veste di rossore. Ducati settanta due sino il resto che ancora riporto dal reggimento sostenuto di Portole, cento e novanta sette sono quelli che sin hora avanzo per il presente d’Umago; trentacinque in fine vado creditore di mia proviggione, quali tutti rilevano in suma de ducati 304. Li settanta due furono già da me assegnati pria di partire dalla patria a chi sufragò con altrettanti la mia impotenza; buona parte del resto fui costretto obligarla a diversi Magistrati, dove apparivo debitore, così habilitato dalla sovrana benignità; sì che risultando io debitore e publico e privato, non ho conche mantener la miserabil mia famiglia, con che sostener il decoro della rappresentanza se non con quel poco civanzo, il di cui conseguimento sarà effetto d’una generosa pietà. Tanto dunque v’imploro, e tanto ne spero a gloria della Serenità Vostra, a consolazion mia, gratie etc.
Umago, li 28 decembre 1701.
Alberto Barbaro, Podestà.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 82.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.