8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo
Dispaccio del 6 aprile 1652
N. (senza numero).
Serenissimo Principe,
non cessa il Sangiacco di Scutari Giusefbegovich d’attentare quel più che può a pregiudizio di Vostra Serenità, et con la forza et con le pratiche, sempre aspirand’a’ proprii avantaggi nei pubblici discapiti. Portai riverentissimo a notitia di Vostre Eccellenze la di lui callata in Antivari con buon numero di gente che m’obbligo a rinforzi humanamente possibili in Pastrovichi, ove s’aprendevano i primi pericoli; partitosi da colà senz’haver ardito attentare alcune hostilità, ben ritornato a Scutari, comove hora tutto il paese di Monte Negro obligand’i Conti di ciaschedun villaggio ad esser il giorno di dimani inanti a lui con altre tanti più essistimati del paese per rettenir questi in hostaggi et obligar quelli ad ammassar le loro genti, in rinforcio de le proprie con quali dissegna quanto prima portarsi su queste marine per riacquistar Zuppa, Maini e Pobori et distruger questo teritorio. Nel stesso tempo ha introdotto trattato pernitiosissimo per quello vado penetrando con alcun capo de Zuppani in particolare con un tal Bosco Bades, ch’è uno delli quatro Conti di tutto il paese, rissultandovi che di concerto d’esso Bosco è un tal prete Marco suo vicino, siano corse lettere da loro al Sangiacco et che d’attendino risposte dal medesimo ad essi, concernenti la di lui venuta con poderose forze per haverli a’ sua devotione; in affare di si importanti et gravissime consegenze, io procedo con quella vigillanza che posso essercitar maggiore per iscuoprire il tutto et con quella desterità et cautella che reputo conferente al Pubblico servitio. Bosco et il prette Marco, avertiti da sussuri tenutisi tra’ stessi Zuppani sopra ciò, non si lasciano vedere in questa città et nelle proprie case quando si trattengono, tengono avertenze grandi, ancor che io niun segno pur minimo habbi dato di saper di ciò cos’alcuna, nè d’havere pur ombra imaginabile contro di loro; gl’altri Conti per varie occorenze uniti con molti del stesso paese, che sono in più stima, si lassiano tutte l’hore vedere, mi rimostrano nei loro ufficii ogni più desiderabil rassegnatione et fedeltà, che io gradisco con le corrispondenze abbondanti della Pubblica benignità verso di loro, tenendoli quanto più posso consolati et animati. L’escavatione già principiata in questa pianura, per condur l’acque alla destrutione delle saline, providamente comandata da Vostre Eccellenze, le vado insinuando esser necessari si perfetioni senz’alcun rittardo, onde possano goder il premio di tereno per ciò essegnatole et meritar maggiormente gl’effetti della Pubblica munifficienza, che singolarmente riguarda la loro buona conservatione; tra due giorni hanno delliberato finalmente aplicarsi numeroso concorso a tall’escavatione et io tanto più le incaloro quanto che questa mi presta efficace argomento della loro buona fedeltà, perchè se vacilassero nella medesima, non disporebbero certamente a’ tale opra, altre tanto dannosa all’inimico quanto proffitevole a Vostra Serenità; opportunissimo in congiontura si grave, mi riesce il sussidio del formentone trasmessomi d’ordine di Vostre Eccellenze per loro soli perchè comincio a farsene la distributione che andarò compartendo proportione del bisogno, così che me ne resti alcuna parte da soministrarle anco nelle maggiori occorenze dell’agressione inimica, che se prevede. Alla persona di Bosco et di prette Marco tengo il sguardo fisso, si perchè non s’estendano con loro pratiche appresso gl’altri come per coglierli opportunamente et senza strepito haverli con sicurezza nelle forze, con altro pretesto etiamdio quant’alla persona di (?), apparendo reo di robbe arestate al alcuni di Montenegro per farsi complire il tener cellato il sospetto di lor infedeltà, sino a più opportuna congiontura. Di tutto ciò faccio pur consapevole l’eccellentissimo signor Provveditore General Foscarini bramoso di regolare i proprii zelantissimi impieghi con le pubbliche et dell’eccellentissima sua sapientissima diretione. In questo stato di cose non è però che io non rissenta sempre più penose l’aggitationi d’animo su i riflessi de pericoli eminenti et delle scarsissime provigioni, anzi penuriose mancanze del bisognevole a giusta diffesa; l’inimico lasciatosi vedere nella decorsa campagna con poderose forse, havura osservato quello d’avantaggio se le richiede et, si come ha facoltà acresserle, così convien dubbitare che capiti meglio provedato per avanciarsi a’ suoi dissegni. Qui all’incontro siamo più tosto in maggiore debolezza ch’in alcun avanciato comodo et lontana questa piazza dai soccorsi della provintia, duolmi sopraindicibile non puoter promettermi quel bene ch’ambisco: comprare col sangue proprio nell’occorrenze tutte che concernono il servitio di Vostra Serenità et la conservatione de suoi fedelissimi sudditi. Ad altro però aspirar non posso nella debolezza che mi trovo, che a conservar li medesimi con le retirate: a questo fine ho fatto riddur a perfetione il posto della Trinità importante sopra gl’altri, et spero puoter sostentarlo quando Dio ci assista, con puoca squadra di questo presidio, congionte le genti del contado della parte di qua della stessa Trinità, non obligat’ad altri impegni. Per Lustizza e Cartoli vado distribuendo gl’ordini più valevoli, con quali ben esseguiti possano sostentarsi contro ogn’agressione inimica dentro alle stesso loro ville; et quant’a Zuppa rissolvo obligarli, quando si preveda vicina l’agressione, a riddur la gente inutile, gl’animali et altre lor robbe sul scoglio di stradiotti, che è comodissimo, et puotrò intieramente assicurarlo onde la gente atta all’armi poss’impiegarsi, per sino si puotra al sostentamento delle proprie cose su i sciti più avantaggiosi, con haver sicure le retirate alla Trinità, a Cartoli et al scoglio. Il rimanente teritorio in cui consiste l’unico mantenimento di questi poveri cittadini et habitanti, non può del tutto assicurarsi dall’incadione hostile, quando sia prepotente come si teme, il che mi travaglia al sommo, ma doppo haver disposto quel più che può operarsi da forze si deboli, non mi resta che implorare la divina misericordissima mano della tutella universale per la sicurezza di Cartoli e di Lustizza et guardia insieme dello scoglio; una galera non è chi non conosca essentialmente necessaria, un'altra mi vorebbe senz’alcun dubio per la guardia delle marine dalla parte di qua del scoglio, che sono le più fruttifere et essistimabili, m’essendovi ch’una sola, porto pure quest’urgenza all’eccellentissimo signor Generale per il provedimento opportuno, quando possa soministrarmelo. A Maini, Pobori et Pastrovichi, riguardo pure con tutta l’aplicatione del mio animo et, si come per quelli molto sarà giovevoli il ritorno da costì del Governatore Broyovich loro capo, che spero sia in camino, così per gl’uni et gl’altri, io non mancarò di contribuire quanto più mi sarà permesso a’ loro presservatione e diffesa, ancorchè quando venghi l’attacco da questa parte nulla possa soministrarle, mentre le forze si prevvedono tanto difettuose et ineguali al bisogno. I motivi semplici del Sangiacco di Scutari occasionano quest’aprensioni molestissime e pure non è fuori di dubio che possano nell’istesso tempo acressers’i travagli del Sangiacco di Herzegovina sopra Perasto et altre parti più importanti e gelose a questa piazza, mentre s’intende ch’il Cenghijch, quale l’anno passato sosteneva l’istesso Sangiacco, l’habbi ottenuto di nuovo et sia in camino da Costantinopoli alla sua ressidenza con dover subito gionto abboccarsi col stesso Sangiacco di Scutaria Cullassine, posto da lui fortificato nelli decorsi anni, ch’è su i confini dell’un et l’altro sangiacato, tra i popoli di Barda et li Nixichi; quando ciò succedesse io non devo, nè ardisco sperare valida diffesa da questa parte con le forze subordinate a questa regenza, le militie di questo pressidio, essendo di numero tanto scarso in riguardo al bisogno, che non può senz’horore rifflettersi la stessa scarsezza, mentre da tanti e tanti anni non s’è veduta pur minima recruda o altro rinforcio; le barch’armade ad ugual segno quasi che essinavite et queste miserabili militie ad ogni modo senza paghe, mal contente et mal provedute di quel che più loro importa, continuando le stesse barch’armade senza remi sufficienti, senz’armizi, senza tende, di quali mancanze tutte ho tante volte portata la notitia a Vostre Eccellenze, che non posso senza rossore moltiplicarle la molestia, ma la necessità me ne constringe di niente altro, havendo puotuto suffragarmi l’eccellentissimo signor Provveditore Generale che di soli trenta remi, perchè non ha modo di farlo, per quello s’è compiaciuto benignamente significarmi la mancanza totale di dannaro, le ho pur sufficientemente rappresentato in molteplici mie antecedenti, nè mi resta che aggiungere che sempre maggiori gl’acressimenti del bisogno. De biscotti sono capitati in questi giorni li 93 migliara ultimamente espeditimi da Vostre Eccellenze, che supliranno all’occorenze presenti et per tre mesi ancora, onde è necessario che si degnino rifflettere anco susseguente bisogno et ordinarne la provigione. De migli, risi, fave et altre monitioni pepr viver le ho pure in mie de di 15 decembre passato rapresentato il stato esausto che si troviamo ridotti, come anco in altre mie di 4 marzo passato havuranno compreso la mancanza di varie monitioni da guerra, bisognevoli per le congionture tutte ch’occoresse travagliare. Incombe alla providenza amirabile di Vostre Eccellenze il rimirare a’ diffetti importanti, meritando questa piazza gelosissima non meno le rifflessioni della loro sapienza, che gl’effetti della pubblica sempre essemplare carità, nè a me altro resta che d’assicurarle con tutto il cuore e coll’anima ch’havendo sino da primi anni fedelmente consacrato alla patria me stesso, niun pericolo habbia divertire giamai li miei prontissimi impieghi al servitio della patria medesima et a conservatione di questi sudditi devotissimi. Gratie etc.
Cattaro a 6 aprile 1652.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni.