21 ottobre 1702 - 1704 Ferdinando Priuli
Dispaccio del 23 ottobre 1702
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
mi sono state hieri presentate per espresso da Trieste lettere del signor General Haiister, con le quali mi viene ricercato il passo delle sue truppe, dirrette nel contado di Pisino, per la villa di Rachitovich di questa giurdisditione, distante quindeci miglia da questa città, situata ne’ Carsi, di poca coltura e di pochissimi abitanti. Mi unisce anco per mia norma altre dell’eccellentissimo signor Capitanio di Raspo, con le quali li vien concesso il passo di qualche picola parte delle truppe stesse per quel territorio. Ho essaminato l’instanza con l’assistenza del signor Conte Francesco dal Taco, che con tutta abilità e fede sostiene la sopraintendenza di questi confini, e rillevato che già qualche giorno ufficiali con poco numero de soldati avevano principiato a calare a quella parte, ho compreso esser questo più tosto un atto d’ufficiosità che di dipendenza, ho stimato bene, senza impegnar la publica auttorità in cosa, si può dir, prima usurpata che richiesta, colla norma del pratticato dall’eccellentissimo Capitanio di Raspo, di non dissentire, colle condizioni però della più essemplar disciplina e contegno, promessomi dal detto signor General, come vedranno l’Eccellenze Vostre dall’ingionta copia, che sottopongo a’ sapientissimi riflessi dell’Eccellentissimo Senato. Per quanto ho potuto rillevare, questa è tutta gente di nuova leva, al numero di 3 mille in circa tra cavalli e fanti, la maggior parte croati, poco esperti e mal trattati; hora s’attrovano acampati nella campagna di Zaule, tra Muggia e Trieste, e passeranno in breve nel contado di Pisino; tengono rigorosi divieti di non apportare alcun minimo danno a questi sudditi, si rendono però insolentissimi a quelli di Trieste. Li oggetti del loro avanzamento al contado qui si credono due: l’uno è il diffender i luochi esposti da ogni attentato di sbarco, vivendo in apassionato sospetto che il porto di Pola possi restar occupato da’ bastimenti francesi; l’altro è quello che possino imbarcarsi sopra vascelli inglesi, discorrendo universalmente in Trieste che a momenti possino capitar in questi mari. Stanno attendendo sempre nuova gente, et certo che la copia delle proviande che giornalmente capitano non può far creder diversamente. Il detto General Haiister ha fatto chiamare avanti di sé uno di questi mercanti, che s’attrovava in Trieste per negozio, e l’ha prima ricercato del numero, qualità e sito dove s’attrovino i bastimenti francesi; poi le disse, fingendo di non haver havuto l’assenso per il passo delle truppe: vorrei far passar questi miei soldati nel contado di Pisino, per una villa soggetta al nostro Podestà di Capodistria, ma non so se mi vogli dar licenza. Poi l’interrogò quel si diceva in queste parti di tanta gente armata che s’attrovava a questi confini, a che tutto havendo risposto il mercante, che non sapeva niente, lo licenziò.
Sospiro l’arrivo delli doi ufficiali, uno de quali sarà immediate spedito all’imminenti premure di Muggia, l’altro all’occorrenze di Pola, come mi commettono l’ossequiate ducali di Vostra Serenità 14 corrente. Io non mancarò di tutta l’attentione per minorare al possibile all’eccellentissimo Senato i pregiudicii delle mie defficienze, che saranno però sempre accompagnate da un’intiera rassegnatione a’ suoi venerati cenni. Gratie etc.
Capodistria, 23 ottobre 1702.
P.S.: hoggi sono arrivati in Trieste altri 300 fanti.
Ferdinando Priuli, Podestà e Capitanio.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.