21 ottobre 1702 - 1704 Ferdinando Priuli
Dispaccio del 3 novembre 1702
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
visitati da me questi luochi di Fontico e Monte di Pietà, mi è convenuto deplorare il miserabile sistema al quale li ha ridotti l’infedeltà de suoi ministratori, con continuati intacchi. Questo inconveniente, come merita tutto il studio per la reintegrazione de capitali, così dà giusto mottivo di qualche riparo per l’avenire a tanto odiose delinquenze. Stimo però proprio invitar dolcemente i debitori a pagar i loro debito nel termine di mese uno, col libero donno di tutte le pene spettanti a questo reggimento, consentendomi cambiar il mio interresse con quello di detti poveri luochi, a sollevo di questi miserabili e con quel più che contiene l’incluso proclama, che soggetto all’auttorità dell’eccellentissimo Senato, la di cui sola approvatione può conciliarle tutta la stima ed obbedienza.
Chiamato poi dal mio debito ad essaminar il stato di queste cernide, mi dice il Sopraintendente Sala esser affatto inesperte, né potendosi con due giorni soli l’essercizio all’anno educar un soldato, cosa tanto importante, quanto che circondato questo territorio da grosso numero di militie estere, non ha altra diffesa che i suoi soli paesani. Per accorrer anco a questa parte nella miglior maniera, ho stabilito un rollo, coll’ordine del quale cento soldati di cernide di questo territorio ogni domenica si portaranno in questa città ad essercitarsi sotto il mio occhio, sì che ascendendo al numero di 600, ogn’uno nel corso di sei settimane resterà una volta instruto. Il detto Sopraintendente s’eshibisce d’applicare con tutto il spirito a questo fruttuoso impiego, ed implora dalla publica clemenza dilattata anco in me l’auttorità di renderlo sodisfato de suoi stipendii con danaro del settimo soldo dispensato, in virtù de ducali 10 zugno passato.
Alla restauratione delle mura di Muggia, commandata con somma matturità dell’eccellentissimo Senato, si è applicata la pontualità dell’illustrissimo mio precessore colla preparatione delle calzine, né si è però ancora principiata l’opera. Per riassumer anco questa parte d’obbedienza ho fatto chiamar avanti di me il signor Bernardo Bachioco, come quello che in detta terra ha la sua casa contigua alle mura, e le ho considerato che, dovendo goder il benefficio della propria sicurezza nel restauro delle mura istesse, sarebbe giusto il di lui concorso in qualche parte al dispendio. L’ho però persuaso a contribuire a sue spese l’armadure e somministrare tutto il bisogno di vino alle maestranze, con che resterà in qualche parte sollevata la publica Cassa. Resta che l’eccellentissimo Senato commandi se devo dar in apalto quest’opera coll’esperienza d’incanti, o proseguir sollecitamente col magior risparmio, ed in più lodabile forma, al qual effetto sarà neccessaria continuata anco in me la facoltà di valermi del danaro obligato, etiam del settimo soldo per la summa di ducati 500, compreso quanto è stato distribuito per qualche paga alle cernide in ordine a ossequiate ducali 19 agosto passato.
Da questi confini non vi è nova emergenza doppo quanto ho humiliato alla sapienza di Vostre Eccellenze nelle mie precedenti. Queste militie imperiali, parte passate nel contado di Pisino e parte aquartierate a questi confini di Trieste, non hanno ancora datto motivo a questi sudditi di portarmi alcuna indolenza.
Starò in attentione d’ubbedire le publiche sapientissime prescrittioni. Gratie etc.
Capodistria, 3 novembre 1702.
Ferdinando Priuli, Podestà e Capitanio.
Allegato: copia dei capitoli emessi dal rettore di Capodistria, riguardanti l’amministrazione del fondaco e del monte di pietà (1 c.).
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.