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19 giugno 1701 Marco Zen

Dispaccio del 2 gennaio 1702

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
divisandosi dagl’imperiali il trasporto de grani et altro, racolti a Trieste, verso l’armata in Terra Ferma, mi sortisce rilevare in questo punto che sia stato ricercato un tal patron Carlo de Carli di questa città ad intraprenderne il carico colla sua peota, per farne la condotta sino alla punta di Goro, et a procurare altri patroni perché coi loro bastimenti si portino per tale condotta a quella parte, offerendo loro la recognitione in ragione di lire 10 per mier, potendo cadauna peota grande levarne 30 miera per volta.
In dubio però se sia della publica volontà che habbiano questi sudditi ad impiegarsi in tale occasione, m’è parso proprio ignorare tale notitia, tutto che fattami avanzare da uno de paroni stessi per ricevere la permissione da questa carica di poter egli portarsi a tal carico, anzi ho creduto d’humiliarne senza verun ritardo il motivo all’eccellentissimo Senato, per poter ubbidire ciecamente e venerare i publici sensi, non traspirandosi sin’hora che in altre parti e specialmente nelli porti di Fianona e Leme, sia stata fatta veruna mossa o carico per Terra Ferma.
Mi viene accennato dal Conte Francesco dal Tacco, Proveditor a’ Confini, che tutte le proviggioni de grani e farine condotti da Lubiana a Trieste e Fiume siano state fatte col danaro e coll’impiego della Camera di Gratz, anzi in questi giorni è capitato ne luochi sudetti un Commissario della Provianda spedito dalla Corte Cesarea, quale s’è impiegato in rivedere e contare le proviggioni sudette, e dicesi che al presente possa ritrornarsi a Trieste per farne la speditione sopra divisata.
Mi riferisce pure detto Proveditor a’ Confini che sia passato e stabilito il contratto della vendita del contado di Pisino alla Camera di Gratz, e che dovesse haver questa nel principio dell’anno il possesso dell’investitura, ma sin’hora non traspira veruna novità, solo si scuopre che venga divisata mutatione de ministri che colà presiedono.
M’aggiunge pure lo stesso Proveditor a’ Confini che siano capitati a’ giorni passati ad abboccarsi colli Commissarii, che s’attrovavano nella giurisditione di Castel Novo a calcolare quelle rendite, due ragusei, senza essersi per anco traspirato il fine loro, ma che questi si siano espressi di dover forse passare in Vienna.
Con tale opportunità non lascio di humilmente soggettare a publica notitia d’essermi sortito, coll’uso di tutta l’attentione, di rilevare che la persona di Giuseppe Giacherle, ricercata dal Capitanio di Pisino, et che fu a viva forza rapita da soldati veneti, sia stata levata dal Collonelo Frane Viscovich dalmatino, e condotta via sopra la sua barca armata; di che non ho per anco portato verun motivo al giusdicente Capitanio sudetto, dal quale non ho ne meno havute maggiori ricerche, oltre quella contenute in sua lettera, che humiliai a’ publici riflessi con mie riverentissime di 15 decembre spirato.
Come sono continuate le diligenze che vengono da me praticate per iscoprire ogni passo a questi confini, così posso rendere certa la Serenità Vostra che non ommetterà il mio debito di avanzargliene di tempo in tempo i più essati raguagli, e per incontrare le publiche venerate commissioni, e per poter rendere ubbiditi quei cenni che fossero prescritti per norma de miei passi dalla publica infallibile sapienza. Gratie etc.
Capodistria, 2 gennaio 1702.

Marco Zen, Podestà e Capitanio.

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.