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19 giugno 1701 Marco Zen

Dispaccio del 17 gennaio 1702

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
con non minore attenzione di quella sempre pratticata dal mio debito in tutte l’altr’occasioni di publico servizio, mi sono dato a promovere il vantaggio della Serenità Vostra nell’affitanza de seguenti tre dacii, ultimamente scaduti.
Quello delle beccarie della città, che negl’ultimi anni fu abboccato per lire 2.454 buona valuta, ho potuto vederlo assendere sino a lire 2.650 buona valuta, che sono lire 354 valuta corrente di più, levato da Pietro Ombrella per anni due giusto al pratticato.
L’altro dell’aquavita, solito ad affitarsi per anni cinque, non rese nelle passate condotte che lire 4.500 valuta corrente, e di questo pure mi sortisce l’accrescimento sino a lire 4.900, che rillevano lire 400 valuta corrente di più, abboccato dal sodetto Ombrella, et (...).
Per il terzo d’instrumento e testamenti, che nel corso del decennio non è statto affitato al più che lire 2.500 buona valuta, ho il contento che siasi ridotto Nicolò Torre ad abbocarlo per lire 2.690 per anni giust’all’ordinario, con accrescimento di questo pure di lire 343, soldi 3 valuta corrente, così che rilleva in tutti tre detti dacii di publico vantaggio la summa di lire 1.097 soldi 3 valuta corrente, come l’eccellentissimo Senato portà con più distintione raccogliere dall’unito foglio.
Sì come però, non tanto in questi, che negl’altri dacii tutto sin hora abboccati, m’è riuscito crederli appoggiati a persone sicure, e cautati da idonee pieggierie, così restò nell’impegno più gravoso per quello dell’oglio, ch’essendo della maggiore rendita, e di sua natura difficile a custodirsi, ho studiato sin hora in darno ogni mezo per affittarlo, tutto che mi sia dato all’esperimento frequente degl’incanti, et alle prattiche più premorose d’insinuationi private.
Soggiace questo a continui preggiudicii per li contrabandi soliti pratticarsi per mare e dalle fraudi de torchiari; per oviare a queste, ho disposto ne luochi più proprii ordini risoluti ed appoggiata la riscossione ad esatori fedeli, e per mare faccio che venga al possibile guardato e custodito, onde vagliano le diligenze a renderlo, se non abboccato, come procurarò con tutto lo spirito, che segua almeno diffeso da quei danni che fossero tentati per diminuirne la sua rendita, essendomi sortito, col mezo delle scorrarie della barca armata, montata da questi soldati, e dalle perquisitioni che faccio pratticare continuamente da ministri di coste, di veder arrestare più persone con contrabandi di tal natura, contro quali si vanno incaminando gli atti di giustitia. Ma perché queste priggioni, che consistono in due picciole stanze, capaci solo di cinque o sei persone l’una, non sono sufficienti per la custodia de contrabandieri sodetti, et altri rei per gravi delitti rettenti, convengo neccessariamente implorare la publica auttorità che sia permesso il restaurare altra priggione colla spesa de ducati settanta circa, rifferita da periti, capace essa sola di dieci o dodeci persone.
La ritrettezza di questa Cassa, e li molt’aggravii a’ quali è soggetta col pocco danaro libero, com’è ben noto alla Publica Sapienza, e la mancanza di soldo destinato per tale operatione, mi farà suggerire humilmente che, nel bisogno ch’havevan di resturo due turioni a’ confini di questo territorio, fu dall’eccellentissimo Senato con ducali 16 aprile prossimo passato permesso al mio preccessore di farli rissarcire con condanne pecuniarie in casi dellegati dall’eccelso Consiglio di Dieci, per essere quelle de casi ordinarii destinate a benefficio di questa comunità, onde quando paresse alla publica auttorità prescrivere l’accomodamento d’essa priggione, o col mezo sodetto, o col far contribuire a’ rettenti et altri che nella medesima fossero custoditi qualche leggiera ricognitione, crederei che potesse ridondare a migliore servizio e decoro della giustitia, et a solievo e maggior commodo de carcerati.
Il Governatore della giurisditione di Castelnuovo e San Servolo, di ragione de Conti Petazzi, offerisce coll’annesse due condannati alla galera, e mi fa portare anco a voce le più vive premure perché le sua permesso il spedirli subito a questa parte per esser pocco sicure quelle preggioni, ma come non ho creduto prendermi in ciò verun arbitrio, e molto meno per la solita riccercata corrisponsione delle ducali 30 per cadauno, così ne rassegno a’ publici riflessi la notizia per venerare sopra tutto tutto le supreme deliberationi dell’eccellentissimo Senato. Gratie etc.
Capodistria, 17 gennaio 1702.

Marco Zen, Podestà e Capitanio.

Allegati: dispaccio dal governatore di San Servolo, riguardante il trasferimento di due condannati (1 cc.); nota dei dazi affittati dalla camera di Capodistria (1 c.).

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.