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19 giugno 1701 Marco Zen

Dispaccio del 6 aprile 1702

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
dopo il raguaglio humilissimo che con mie di 29 marzo spirato rassegnai alla Serenità Vostra intorno alle navi francesi osservate nell’aque di Liesina, e che potessero havere qualche disegno sopra il luoco di Fiume, non ho trascurato di prestare tutta l’attenzione per assicurarmi del loro camino, e come molte, ma però varie, sono le voci state sparse del progresso delle medesime, così ha creduto il mio debito d’applicar solo a ritraerne i fondamenti più certi per avanzarli a publico lume.
Raccolgo però che, lasciatasi vedere nave francese in faccia di Fiume ed avvicinandosi con un bordo al luoco stesso, quegli habitanti habbino scaricato alcune cannonate contro la medesima, quale dopo lo primo sbarro spiegò bandiera rossa, et voltato il bordo niente all’ora operasse, ma supposto da alcuno de’ fiumani, che potesse essere con carico de’ sali, e spedita picciola barca per assicurarsene, dopo haver questa ricercato del carico, né riportata consonante risposta, nel partir che faceva gli furono dalla nave scaricate molte moschettate et due cannonate ancora, e nello stesso tempo, staccatasi una lanza dalla nave medesima, inseguisse la barca fiumana, quale restò sorpresa e condotta via, salvatisi appena li marinari che a gran fatica poterono approdare ad alcuna secca non molto distante dal luoco stesso di Fiume. Ridottasi poi la nave in sito vicino al porto di Fianona, di là fu veduta staccarsi la mattina del lunedì spirato, ed avanzatasi con un bordo nel Quarner fece due tiri di cannone, supposti per segno ad altre della sua conserva, mentre poi nella mattina susseguente del martedì furono vedute in lontananza avanzarsi nel Quarner tre grandi velle.
In questo punto poi rilevo che nel giorno stesso di martedì due navi francesi approdassero a Fasana sotto Pola, e che, volendo sbarcare da esse qualche numero di persone, gli fosse da quegli habitanti negata la pratica col motivo delle prohibitioni da me spedite per la provincia, esecutivamente a lettere del Magistrato eccellentissimo alla Sanità, che a tanto m’incaricarno a causa del mal contagioso scoperto verso Durazzo, per il che convenutesi nelle proprie riserve si siano estese solamente a ricercare la provvigione di vino, carne e pollami, nella qual occasione s’espressero d’attendere vento scirocco per prendere altro cammino, et essendo per appunto la notte decorsa mosso il vento stesso molto gagliardo, si crede che col favore d’esso possano avvicinarsi a Trieste.
Ritornati in Fiume, li fuggiti dalla barca suddetta riferirono che nella nave francese vi potessero essere un marinaro et un prete che avevano habitato prima colà, e dicessi pure che una delle gaggiete che furono molti giorni prima spedite da Fiume al primo avviso per iscoprire le navi non sia più ritornata, credendosi che possa essere caduta nelle mani de’ francesi.
Li Fiumani per altro, constituiti nella maggior costernazione, hanno fatto sortire le donne e gli inhabili, attirando altrove con tutta sollecitudine il più precioso, et hanno dato principio a fortificarsi, construendo una battaria de più cannoni alla riva del mare, valendosi di molti legni tagliati in luoco vicino una palifficata, e mentre erano molto scarsi di municioni, hieri l’altro ne ricevevano in quantità conduttevi a schena de cavallo da Lubbiana, ed attendevano pure dalla Crovatia qualche numero di milicia, e particolarmente per il maneggio dell’artiglieria, poiché s’attrovavano senza immaginabile presidio, né veniva perciò permessa a chi si sia l’uscita da quel luoco.
Penuriavano di pane, alteratosi considerabilmente il prezzo delle farine, e però gli è stato permesso valersi di quelle proviggioni ch’erano colà pronte per Ponta di Goro, de’ quali ne resta sospesa l’espeditione, anzi ne fu scaricata quantità da bastimenti ch’erano pronti alla vela, temendo tutto quel litorale i rigori militari delle navi per le notitie portategli da’ ragusei che tale potesse essere il fine de’ francesi, e perciò vivessero nella maggior apprensione di qualche sorpresa.
Non inferiore poi è la costernatione nella città di Trieste, da dove hanno già dato principio a retirare il meglio et a far sortire le donne, applicatisi quegli habitanti ad armar li proti tutti, dentro e fuori, facendo praticare giorno e notte, con sentinelle et doppie guardie, l’osservationi più essate dell’avanzamento de’ legni nemici, esponendo l’artigliaria e divisando difendersi, havendo intanto supplicato per conseguire soccorso di milicia. Alcuni d’essi hanno ricercato con lettere a’ soggetti di questa città per sapere se ricorrendo a questa parte sarebbero ricevuti e ricoverati colle loro sostanze et famiglie, il che partecipatomi, ho creduto non dare veruna risposta, fingendo non riflettere a tale motivo, ma di riceverlo solo in via di semplice discorso, onde in tale stato di cose io supplico il supremo publico sentimento, acciò nel solo caso che mi fosse ricercato positivamente tale ricovero, oppure in altro modo qui capitassero di quegli habitanti, possa io regolarmi a norma della publica riverita intentione, coll’oggetto di scansare ogni molesto accidente.
Da qualche mese in qua viene da me, col mezzo di persona confidente e fedele et in cauta e secretta maniera, fatta contribuire l’osservatione continuata sopra il numero e la condizione di persone forestiere che di giorno in giorno capitano in questa città, procurando penetrare il fine col quale vi si portano e quanto vi si fermino, onde non mancarò di far continuare la stessa diligenza per ritrahere i lumi più certi, se in poco o molto numero ne capitassero di quelli di Trieste.
Tengo pure che quanto abbondanti sono le proviggioni che dal Vernich giungono nella città medesima di Trieste per la loro spedizione a Ponta di Goro, altrettanto scarse siano quelle ad uso degli habitanti, e che provino non poca scarsezza particolarmente di farine, per il che procurino e sortiscano esser soccorsi da barche di Grao, da quali ricevevano molto sollievo colle condotte de grani.
Alcune barche di Chioza, che hanno servito per trasportare da Fiume a Ponta di Goro le farine e biade che colà si riducono, portandosi martedì di ritorno a quella parte per esigere la recognizione della condotta fattane, pervenute alla bocca del Quarner, s’erano retirate all’osservazione de’ legni francesi e, portatesi nel porto di  Rovigno, li patroni d’esse hanno preso il viaggio di terra per l’effetto sudetto; potendo io a questo passo darmi il contento che delle molte barche di questa città invitate a Trieste, una sola siasi impiegata in tali trasporti, sortitomi sino a bel principio di divertirne con tutela il concorso, con che ho potuto preventivamente render incontrato il publico volere in tale proposito, che mi vedo esteso in venerate ducali 22 marzo spirato.
Il numero preciso delle navi che possano avanzarsi a queste parti per anco non si rileva positivamente, ma da ragusei che ne portorono a Fiume l’avviso, e da diversi altri rincontri sin hora colà pervenuti, non si ha ch’eccedino le già scritte al numero di otto, due tartane et una palandra, quali però, se bene al presente disunite et lontane, credetti possano di breve unirsi, mentre massime dalle due hieri l’altro scoperte a Fasana fu ricercato se altre ne fossero colà pervenute, indagando pure se dietro a scogli vicini possano esserci barche picciole.
Destinato con ducali della Serenità Vostra il condotto Antonio Sala a sopra intendere all’ordinanze di questa provincia, et pervenuto qui per instruire nell’esercitio militare, com’è stato da me subito admesso all’esercitio di sua carica, così ho il consenso di vederlo anco immediate applicare con zelo a comunicare l’istruttioni necessarie a questi ufficiali, assicurato da me di tutta l’assistenza per rendere tanto più fruttuosi gli impieghi del medesimo nei riguardi del publico servizio.
Dal giurisdicente di Leo imperiale mi viene offerito un condannato alla galera dalla sua giustizia, e come prima di riceverlo n’humilio a Vostre Eccellenze riverentissimo il motivo, così anco per ciò che riguarda la solita contributione di danaro attenderò le publiche venerate prescrittioni dell’eccellentissimo Senato. Gratie etc.
Capodistria, 6 aprile 1702.

Marco Zen, Podestà e Capitanio.

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.