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8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo

Dispaccio del 18 aprile 1652

N. (senza numero).

Serenissimo Principe,
molestissime provano questi sudditi l’insidie che li Turchi di Castel Nuovo tessono continuatamente con loro fuste ad oppressione delle barche per questo canale et nell’ingresso et egresso da queste boche, cosi ch’anco havurà l’insigne sapienza dell’Eccellenze Vostre compreso da mie riverentissime lettere di sei del corente; il conquisto che feccero d’una barca con Piero Callugerovich et diverse mie lettere et scritture publiche che spedit’havevo all’eccellentissimo signor Proveditor Generale Foscarini, che poi col mezo delle pratiche tenute hebbi fortuna di recuperarle, come havurà la Serenità Vostra osservato da medesime mie. Queste machinationi furono al mio zelo incentivo vivissimo di procurar coll’incendio di dette fuste quel bene che dalla distrutione loro ne ridondava alla reputatione dell’Armi della Serenità Vostra et a solievo di questi popoli, m’all’incontro è mortificatione de Turchi stessi, da operatione cotanto segnalata. Aplicatomi con tutto lo spirito a veder sortirne l’effetto, persuasi finalmente persona ch’altre volte con frutto s’è impiegata in servitio della Serenità Vostra, nativa di Castel Nuovo et pratica di quei luochi, a tentare l’incendio delle fuste predette et nè incontrai in lui dispostezza eguale alle mie brame, di modo che stabilito seco il modo che doveva praticarsi esso incendio, le fecci soministrare sei fassine de fuochi artificiati con dentro una bomba per cadauna et, datili le instrutioni necessarie nel maneggiarle e darle fuoco, si partì con altri undeci compagni la sera de dieci, venend’undeci corente per tentarne l’effetto, et la mattina del seguente giorno comparvero di ritorno refferendo che, condotisi sotto le mure di Castel Nuovo al loco ove è terra erano tirate le fuste predette, tre de quali una de quatordici banchi, l’altre due minori trovate in uno, ponessero sotto la maggiore di fuori via quatro delle dette fascine et dentro le due minori, una fascina per cadauna, a’ quali dato il fuoco si ritirassero poscia alla barca, onde principiat’ardere et scoperto il fuoco dalle guardie, che ivi vicino le assistevano, da quali dato aviso che sortissero molti Turchi dalle case di quel borgo; et in questo mentre ritiratisi li nostri in mare, le bombe andassero sbarando et, ritornando li medesimi nostri verso le roze, vedessero ardere attorno dette fuste fuoco grande ch’a loro giuditio stimavano haverle consumate. Questa relatione mi fu acreditata dalle lettere dei signor sopraccennato Bizza della Galea Arbesana, ch’essiste al(cune) roze alla custodia di questo canale, con quali mi partecipò essersi quella notte medesima sentiti diversi sbari, come di canonate alla parte di Castel Nuovo, che molto rese consolato l’animo mio devotissimo essendosi giudicato da questo rincontro essere seguito certamente l’incendio delle fuste predette. Di ciò però non restai pienamente pago però che volsi praticar i mezi possibili per ricavare la certezza di quanto era accaduto. Spedii con tutta diligenza messo espresso a Castel Nuovo per osservare coll’occhio proprio et informarsi attualmente del successo e venir a refferirme quale, condottosi prontamente a quella parte sotto altri pretesti, ritornò qua con relatione che la fusta maggiore et un’altra delle minori erano state arse et rombate considerabilmente in un luoco per cadauna, la terza però non haver patito, ma accorsi li Turchi habbino smorciato il fuoco (con) acqua marina, ivi vicina, cosi che per rimetterle in stato di puoter pa(?) prevalersi di loro, seguirò con qualche difficoltà e consummo di tempo, manco per la mancanza di pezole et altro che rissentono quelli Turchi. M’è spar(?) sopraindicibile che non siano state consumate totalmente; si bramava ad ogni modo ben che non si sii conseguito quel bene al quale s’aspirava, ocasionato dal non essersi del tutto esseguite da chi ha operato il fatto le instrutioni datele, come sopra nell’adoprar detti fuochi, non rese però che mortificati non siano restati quelli Turchi dall’ingiurie venute sotto le stesse lor mura e ch’il danno seguito in dette fuste non apporti alcun vantaggio e riputatione all’Armi Pubbliche, come la sapiente virtù dell’Eccellenze Vostre può riflettere, commendabile ad ogni modo et meritori essendo l’acione di quelli, che con prontezza grande ben’azzardata, han’azzardato le st(..) nel portarsi al luoco di cotanto periglio. Erano pur state da Turchi stessi di notte tempo tolte di già quatro barchette alle rive di Lustezza di questi sudditi et condotte a Castel Nuovo, due de quali da medesimi Turchi restorno abbruggiate colla presa che feccero a volontà del suddetto Callugerovich; tenni però fissa l’applicatione per levargli dalle mani alcuna, se non tutte due le restanti, ben sapendo quanto danno puotevano con le medesime inferire è questi sudditi. Per l’effetto mi valsi del Capitano Andrea Petrovich di Perasto che in altre occorrenze da me adoprato è reso molto fruttuoso, nè dissimile appunto è riuscito nella presente, però che col mezo d’alcuni Giustiani dalle parti di Castel Nuovo mi ha fatto conseguire una delle dette barchette, levata da quelle rive et condotta l’altro ieri sotto questa città con contento infinito di questi sudditi et del mio animo in parole, che non cessa d’impiegare ogni puotere è tutto ciò che riguarda il decoro della Serenità Vostra e solievo di questi sudditi.
Li attentati del Sangiacco di Scutari Giusifbegovich a pregiuditio della Serenità Vostra e danni di questi sudditi, rappresentatili in mie di 6 del corente, si rendono sempre più manifesti però che avendo egli mandato a chiamare tutti li Conti del Montenegro, come all’Eccellenze Vostre significai nelle precedenti, li ha ordinato che per il giorno di San Zorzi sal Vechio, debbano tutti ricondursi da lui, con loro ostaggi per trattenerli appresso di esso et portarle insieme la contributione pretesa et ordinatale di sette mille reali, per dover poscia, assicurato dal pegno di detti ostaggi, ubligarli ad amassar le genti del Montenegro tutto per unirle ad altre d’Albania, e del paese tutto a lui soggietto, che dovurò amassare per capitare con tali poderose forse alla distruzione de Zuppani, Pobori e Maini quando non ritornino alla sua devotione e con quest’occasione, invadere il restante di questo teritorio. Queste ressolutioni, si come saranno da lui certamente effetuate, così contengono conseguenze gravissime, dirette a’ notabili pregiudizi della Serenità Vostra et danni ireparabili di questi miserabili sudditi; però che seguendo dett’aggressione che per avisi molteplici tutti concordanti sarà indubitabilmente, non v’è dubbio alcuno, che detto Sangiacco verrà con forze prepotenti et con vantaggi grandissimi, mentre dall’osservanza tenuta nella decorsa invasione, havurà non solo osservato quello di più le occorre per sortire a suoi dissegni, ma la debolezza di queste forze che non puotendo resister alle sue, converranno cederli la campagna, con li villaggi del teritorio, tutti apperti et per miglior ma necessario partito ridurs’alla città per non esporsi ad evidente manifesto precipitio. In questa disuguagliantia così grande, io sto con tutta l’attenzione per penetrare col mezo del signor Cavalier Francesco Bolizza, l’impiego del quale riesce sempre fruttuosissimo, et d’altri miei confidenti quando succeder debba vicina l’aggressione predetta, col benefficio di che ressolvo per assicurarmi de Zuppani prevenire l’inimico col traghetto delle lor genti, robe et animali al scoglio de Stradiotti, come pur dovevano farsi dell’altre famiglie del restante teritorio. Da quella parte, quale sarà necessaio d’esser continuamente assistito dalla galea che si trova a questa custodia per sua sicurezza, li altri Zupppanni et quelli del restante teritorio habili all’arme, saran disposti in uno a luochi che si riputaranno più sostentabili, con sicurezza delle retirata se bene la viltà de medesimi Paesani e Zuppanni, facili alla fuga, da a dubitare di non dover star saldi ad alcun posto. Ben m’adolora sopramodo il veder questo pressidio scarsissimo di militia pagata, minorato notevolmente nel corso di tanti anni da che si trova qui permanente, senza haver ricevuto già mai rinforco o venuta nessuna, et giornalmente diminuendosi con la morte d’alcuno et con fuga d’altri, che di quand’in quando succede, in modo che ridotto a circa cinquecento persone non supliscono manco interamente alla custodia della città sola e della terra di Budua, non che puoter di qualche parte di loro prevalersi in campagna et, al posto della Trinità al che sono chiamate l’Eccellenze Vostre alle dovute riflessioni per delliberare quel tutto che l’infinita lor providenza conoscerà necessario, nulla dovend’io tralasciare di rapresentarle ciò che veda necessario al loro buon servitio et al sostentamento di quest’importantissima piazza che cadde in dubio che, callando l’inimico nella pianura, li Turchi di Castel Nuovo non habbino sortire con le loro forze, onde rimane anco bisognevole un’altra gallera assister al posto delle roze et altrove per il canale, et le otto barch’armade, puoco valevoli per la qualità del lor stato quasi essi richiedono il rinforcio d’alcun altra, acciò validamente ressister possano per altre parti del canalee et a Pastrovichi, Maini e Pobori che restando segregati da questa parte, saran’esposti alli stessi pericoli. Ma riddotte che siano le cose in questo stato et capitano li soccorsii predetti di gallera et barche armade, che pur sono necessari come lo signiffico distintamente all’eccellentissimo signor Provveditore Generale, è anco bisognevole che capitino con sussidii che l’occorrono, perchè altramente sarebbe un constituire questa piazza in pericoli maggiori. Havuranno l’Eccellenze Vostre da molteplici riverentissime mie lettere et in particolare dall’ultime di sei del corente, osservato la mancanza totale di dannaro in che m’attrovo: la scarsa provigione de biscotti e formenti ch’essiste in queste monitioni, non suplendo che per tutto il mese venturo et pochi giorni del giugno susseguente, alle sol ordinarie occorrenze di queste militie, ad una gallera e barch’armade e delle tre compagnie di nuove levate che qui si fanno d’ordine dell’eccellentissimo signor Generale, per comissione dell’Eccellenze Vostre, oltre altre estraordinarie occorrenze ch’alla giornata succedono, o oltre che occorrerà pensarsi alle famiglie della giurisditione che si trovan rettirate, la maggior parte miserabili et senza contado nessuno, del che aveduto l’inimico lo puotrebbe invigorirsi ad intraprese maggiori. In tutto ciò rapresentato pure all’eccellentissimo signor Provveditore Generale e con specifica trasmissione de tutti gl’avisi predetti, le porto l’intiero, l’urgenza de detti soccorsi et il stato di questa piazza, ma come che l’Eccellenza Sua più volte m’ha motivato la ristrettezza eguale che egli rissente di tutto, per quale non habbi modo di suffragarmi, così io dev’ogni cosa portare sotto l’ochio sapientissimo dell’Eccellenze Vostra, a’ quali incombendo rinviare i deffetti cotanto importanti in piazza si gelosa e lontana da soccorsi, resta alla lor amirabile providenza rifflettere per le deliberationi dell’opportune, ma celeri espeditioni de sovegni stessi et di dannaro in parle, in qualche summa più abbondante perchè al giungermi del medesimo prevedendo dover trovarmi come pur hora essisto, involto di grossi crediti, non habbi all’hora a rissentire l’istesse angustie onde si possano presservare e sostenere con la piazza et suo pressidio questi fidelissimi sudditi, assicurandole io ch’havendo già consacrato alli miei prontissimi impieghi nel servitio della Serenità Vostra.
Hanno dato principio già quatro giorni li Zuppani all’escavationr deli alveo in questa pianura per condur l’acuqa alla destruttione delle saline, comandata dalla Serenità Vostra in ducali di 18 del passato, et vengono solecitati da me continuamente per riddur più brevemente che si possa l’opra a perfetione, la quale voglio sperare sarà per terminarsi tra breve, valendo molto il comodo del sorgo turco trasmessole dall’Eccellenze Vostre, di che io vado compartendole a puoco a puoco per maggiormente indurli alla continuatione della medesima escavatione, promettendole il rimanente del detto sorgo che le vado trattenendo, son che regga perfettamente escavato il fosso medesimo, resservandomi io possia il tutto parteciparle per la notitia da me dovutale.
Scritte sin qua le presenti, mi sopragiongono altri avisi in lettere delli Conti di Nixichi che mi partecipano l’arrivo da Costantinopoli al Sangiacco di Herzegovina di Ali Passa Cenghiich, che anco l’anno passato hebbe l’istesso sangiacato, persona molestissima et il più ecerimo inimico che habbi provato questa parte, quale subito s’è aplicato a grosso amassamento di gente per penetrar in Montenegro ad essigere la contributione pretesa di 140 mille reali, con proteste che non conseguendola, devastarà tutto quel paese et possia capitarà a’ danni di questo teritorio. Avisano acno che gl’istessi amassamenti faccia il Bassa della Bosna, ch’acressendo sempre maggiori le gelosie e pericoli a questa parte, e chiamata l’incomparabile providenza dell’Eccellenze Vostre alle più spedite trasmissioni delli sovegni suddetti, venedo massimamente accreditati questi raguagli da altri avisi che tiene il signor Cavalier Francesco Bolizza hor hora comunicatimi, quali tutti parimente trasmetto all’eccellentissimo signor Generale per le di lui refflessioni prudentissime, unica consolatione io havendo tra tante angustie il vedermi appresso questo illustrissimo signor Rettor e Provveditor Bragadino signore di otimi talenti e che invigliand’indefesso a quel tutto che mira al bon servitio della Patria possa meco con perfetta reciproca corrispondenza. Gratie etc.
Cattaro a 18 aprile 1652.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni.