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19 giugno 1701 Marco Zen

Dispaccio del 18 aprile 1702

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
dopo l’ultime mie riverentissime dei 12 corrente, nelle quali rappresentai alla Serenità Vostra l’arresto fatto dalle due navi francesi della peota di ragione del Ciuran di Trieste, ricoveratasi nel porto d’Isola, che fu poi nella notte stessa data alle fiamme, non ho mancato di procurare ogni altra possibile braccia de’ loro andamenti per poter tutto rassegnare a’ publico lume.
Nel giorno susseguente dei 13, scoperte dalle stesse navi due barche cariche di 200 stara formento per cadauna, che veniva condotto a questa città per conto del Fontico, dopo haverle chiamate all’obbedienza, s’avanzò una delle navi ad accompagnarle sino a questa riva, e col mezzo d’una lanza smontati a terra due francesi, ricercarono di meco abboccarsi; gli admisi colli riguardi dovuti di sanità, nella qual occasione mi ricercorono se veramente il carico delle stesse due barche fosse destinato per questo luoco, ed assicurati da me di tale verità, s’avanzorono a dirmi haverne desiderata la certezza perché altre barche, con simili precetti e coll’assertione d’essere venete, gli avevano delusi, inoltrandosi a considerarmi con molta premura la necessità che vi sarebbe, perché tutte le barche di questo Serenissimo Dominio tenessero qualche attestato e riscontro d’esser tali, con espressione, in caso di carico di biade o d’altro, da dove si fossero partite, et per dove incamminate, al che credei risponderle essere difficile da praticarsi tal ordine universale, ma che bensì volevo credere che dalla loro desterità non fosse per impedirsi la libertà del transito a’ legni veneti, e dopo breve indifferente discorso partirono, dimostrandosi piuttosto soddisfatti, intraprendendo una d’esse navi il viaggio verso Parenzo e, pervenuta sopra Pirano, fermò altra barca carica di formentone, che si dice possa essere di ragione di un tal Zinelli, mercante di colori che abita vicino alle prigioni in codesta Dominante, condotta da’ marinari di Buccari, quali furono trattenuti sopra la stessa nave, et la barca spedita all’altra nave, che qui s’attrovava diretta dal principale comandante, che si dice possa essere il Kavalier di Turbino, nipote del Cardinale di tal cognome, né si sa per anco ciò che sia seguito de’ marinari suddetti, mentre li francesi, per quanto intendo, si professano disgustati degl’austriaci a causa d’un fatto seguito sul tenere di Lucino, colla morte d’un loro Capitanio et arresto d’un Tenente per mano de’ segnani, compreso da me il caso stesso nei termini espressi nell’unita lettera pervenutami in copia da Parenzo, che pare scritta dal Capitanio di Segna a quello di Fiume, colle notitie di tale successo.
Anco nella mattina del Venerdì Santo sbarcarono a questo porto con una lanza li due primi francesi con altro compagno, doppo haver dato fondi colla nave un miglio circa lontano dalla riva, et abboccatisi con uno de Proveditori alla Sanità fatto da me a bella posta ritrovare colà, gli spiegarono il loro desiderio d’essere admessi ad ascoltare la santa messa, onde fatto avanzare a me dal procuratore medesimo il motivo sudetto risolsi spedirle ordine, acciò gli fosse fatta comprendere con tutta la desterità la difficoltà di tanto praticarsi senza pericolo di qualche insorgenza, in giornata massime di concorso per l’unico sacrificio che faceva la chiesa, ma non attesa da stessi francesi maggiore risposta se ne partirono, e la notte medesima si levarono pure da queste vicinanze, retirandosi fuori, havendo nelli due giorni che si sono trattenuti scandagliato col mezzo delle loro lanze tutta questa valle, dicendosi ch’ora si trovino esse navi una in Parenzo e l’altra verso Rovigno.
La scritta barca di Trieste, fatta da me ritirare nel fiume Risano, ha potuto sottrarsi col favore di vento propicio, e scansare l’incontro temuto de francesi, havendo sortito lo stesso altra di Sottovento che credé proprio allontanarsi da questa riva.
Quella poi di questa città, che con altre mie rassegnai alla Serenità Vostra si fosse sola impiegata nelli trasporti di Trieste, hebbe ella pure la sorte d’esimersi sabato decorso di portarsi all’obbedienza delle navi, e perché oltre il portador d’essa, che è suddito, v’erano pur anco nella medesima quattro marinari di Trieste, si servirono questi della detta barca per portarsi alla loro patria, et il portadore, montato sopra picciola peschereccia, si ridusse in questa città.
Quelli di Trieste fanno continue publiche lamentationi con questi sudditi, perché da veneti venga permesso l’introduttione et dimora in quest’acque delle navi predette, dolendosi particolarmente che sia stato assentito da quelli di Isola che fosse levata la barca di Ciurano predetto, dichiardandosi che in quel porto amico doveva essere sicura.
Il governatore attuale di Trieste, Capitan Andrea Bonomo, haveva nel giorno dei 12 mandata la moglie, con un fanciullo e robbe di sua casa, in Muggia, ma poi nel giorno susseguente spedì a riceverla e ricondurla a Trieste, dichiarandosi tenerla più sicura colà che a Muggia, per il che s’erano molto intimoriti quegli habitanti nel dubbio di qualche scorreria tedesca nel loro territorio, sopra la diffamatione corsane non solo che per l’ostilità praticata coll’arresto seguito in Trieste di una donna di Muggia per sospetto d’haver essa favorito un contumace di quella giustizia, se bene dopo fu anco rilasciata, ma per la retenzione ancora accaduta venerdì notte d’alcuni pure da Muggia, che traghettorono di là un paron di barca per cambiare alcune monete, supposto da’ Triestini di nazione francese, quali tuttavia vengono custoditi preggione.
Ho creduto però io di considerare immediate con tutta la premura al nobil huomo messer Zorzi Corner, Podestà di quella terra, necessario l’uso della più destra maniera per disimprimere totalmente quegli habitanti dal timore concepito, e di tenerli nella dovuta moderatione, né cessarò di procurarne con ogni studio l’effetto per togliere in tal modo quelle dichiarationi che potessero vicendevolmente farsi a’ confini con periculo di qualche sconcerto, il che mi prometto conseguire anco col mezzo della molta prudenza e zelo del soddetto rappresentante.
Cresce intanto non solo a Trieste, che in quei contorni, il timore per le navi predette, osservandosi giornalmente partire di là molte famiglie, retirandosi più internamente, arrivando gente di presidio in quella città, sin hora però tutta della giurisdizioni vicine, sendone passata per Monfalcone condotta da Gradisca, del che suppongo possi a quest’hora la Serenità Vostra tenerne i più sicuri rincontri da quella parte, e, come dicevasi, che 300 huomeni dovesse condurne il Conte Luigi Dalla Torre, 1500 tedeschi da Lubiana, 300 dal Conte Ferdinando Petaz et altri 300 dal Baron Brigido Lipoglavo, parte de quali sono le transitate per Monfalcone, così pare che li triestini perdano la speranza di conseguire il maggior numero sudetto delli 1500 di Lubiana, mentre se bene spediti due corrieri a Viena per tale assistenza, sono ritornati senza l’effetto bramato, essendole solo statte spedite dal luoco stesso di Lubiana 400 tra bombe et granate.
Ho esteso in questo mentre gl’ordini proprii perché non solo a’ confini sudetti di Trieste, ma pur anco in altre parti di questo territorio e della provincia, siano usate le più caute osservationi alle novità che fossero per farsi dagli austriaci, ad oggetto di poterne raguagliare con opportune notitie l’eccellentissimo Senato per le proprie deliberationi, né mancarò di studiare tutti i mezzi per vedere divertito qualunque incontro che potesse alterare la buona vicinanza, e la quiete di questa provincia, e di dirigermi a norma di quanto la Publica Sapienza fosse per prescrivere alla mia rassegnatione.
Nel punto ch’ero per spedire le presenti humilissime, mi pervengono col ritorno della brazzera le venerate ducali dell’Eccellenze Vostre in data 15 corrente sopra l’antecedenti mie di 6 e 12 detto, e come scopro di haver incontrato colle fiacche mie applicationi nel publico supremo sentimento, così sarò in avvenire per uniformarmi esattamente a quel più che in esse mi resta prescritto, non solo col richiamare quel numero di cernide che abbisognasse, che per la distribuzione a’ suoi posti dell’artigliaria, ma come per tali occorrenze mi mancherebbe il modo di adempire, né potrei supplire alle paghe per la detta milicia, formare li soliti caselli per le sentinelle che necessariamente doveranno destinarsi alla custodia dell’artigliaria, provvederle di quartiere, paglioni, schiavine et altro, per renderle tanto più pronte et assuefatte al publico servicio, mentre, com’è ben noto alla publica Sapienza, questa Camera s’attrova per se stessa defficiente di danaro libero, appena bastando il pocco che si raccoglie per soddisfare li molti aggravii a’ quali è soggetta, ritrovandosi al presente tanto più tenue, perché il dacio dell’oglio, che è l’unico sforzo e sostegno d’essa, corre inaffidato e viene a restare maggiormente pregiudicato dalle congiunture presenti e dalle scarse condotte che se ne fanno nel Friuli; così mi vedo costretto ad implorare sopra ciò le publiche sapientissime deliberationi, onde non habbi a restar in difetto, per mancanza de’ mezzi, l’esecuzione del publico volere.
Sperarò in tanto che il condotto Antonio Sala possa supplire con la propria habilità nella direttione delle cernide predette, ma come lui mi rappresenta che principiando la disciplina di quelle di questo territorio al numero in tutto di 583, ne ha trovato 227 disarmate, senza moschetto, così conosco non poter tacere alla Serenità Vostra tale inconveniente, come pure di non esservi in questa città michia, piombo, né balle di tal natura, e meno di sacchetti da bordo, requisiti tutti tanto necessarii e per quali da me humiliatone a publica notitia il bisogno per una moderata proviggione, giusta l’espressione dell’ingionta nota, rimarcai in ducali 7 novembre prossimo passato che ne fosse stata commessa la espedittione, non per anco seguita, e perché il predetto condotto sale mi considera che riuscirebbe molto opportuno, e di migliore servitio publico, l’uso del moschetto azzalino, in caso che dalla Serenità Vostra fosse conosciuto comandare che havessero a provedersi li suddetti 227 soldati cernide, humilio ciò pure a’ supremi riflessi, per potermi a norma del sovrano comando esercitare negli atti della più rassegnata obbedienza. Gratie etc.
Capodistria, 18 aprile 1702.

Marco Zen, Podestà e Capitanio.

Allegati: Copia d’una lettera scritta dal signor capitano di Segna a quello di Fiume (1 carta); nota delle ballarie di ferro et piombo e altri materiali che fa bisogno per la artigliaria et altro (1 carta).

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.