• it
  • it
  • en
  • hr
  • el
  • de

19 giugno 1701 Marco Zen

Dispaccio del 21 maggio 1702

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
dall’accaduto sul tener di Muggia verso il confine di Trieste prende motivo il mio debito riverentissimo di humiliarsi alla Serenità Vostra colle noticie di ciò che per hora ho potuto riccavarne.
Portandosi per uso inveterato di sudditi austriaci a comperar sale nella stessa terra di Muggia, tutto ciò che ai confini sodetti di Trieste siano statte accresciute le mude e le guardie de liberaiteri per impedirle il passaggio, succedesse che la sera dei 18 corrente, penetrato da liberaiteri medesimi che diversi austriaci fossero capitati nella predetta terra di Muggia per comperar sale, si portorono ad incontrarli ed assalirli nello Stato della Serenità Vostra, e fermatine alcuni li condussero sul tener di Trieste. Rittornati poi essi liberaiteri verso Muggia, hebbero l’incontro d’altra compagnia d’austriaci, che pure sale si portavano alle loro case, quali aggrediti con sbarro d’archibugiata restò ferito uno d’essi austriaci nel braccio destro. Si rettirò questo in casa di un suddito della Serenità Vostra, nella villa di Carisana, territorio di Muggia, dove toccata la campana a martello, e solevatosi quel commune, fece l’arresto d’uno de liberaiteri aggressori, che fu imediate spedito da quel Podestà in queste forze. Doppo l’arresto stesso callorono (!) di nuovo li liberaiteri di lui compagni nella villa predetta di Carisana, non sapendo o ignorando della rettentione del loro collega, e tentorono levare ad Andrea Clazzon d’essa villa l’archibuggio che aveva stando al pascolo coi proprii animali, al quale, perché ressisteva, fu scroccata da uno de liberaiteri una pistola, né havendo questa voluto fuoco, altro compagno le inarcò l’archibuggio per sbarrarle.
Sono frequenti tali sinistri a quel confine, mentre inoltrandosi li liberaiteri predetti nel territorio di Muggia si può dir di ogni giorno, oltrepassando i limiti della loro giurisdizione, apportano molt’apprensione, ed incomodo a quei villici. Anco la notte dei 12 aprile spirato, nell’aggressione che pratticorono d’altri austriaci, toccò a restar interfetto nelle saline di Muggia uno de liberaiteri medesimi, nella qual occasione fermorono colà, e condussero nelle priggioni di Trieste, molte donne imperiali con sale.
La notte di 21 febbraio decorso in altro simile incontro restò pure mortalmente ferito in un braccio da liberaiteri medesimo altro austriaco, che unitamente a diversi compagni, con carichi di sale tolto a Muggia si portavano alle proprie habitazioni, in tempo che s’attrovavano per anco nel Veneto Stato. Come però doppo i primi due casi, che dall’eccelso Consiglio di Dieci restano dellegati a questo reggimento sopra le noticie portategli dal publico rappresentante d’essa terra, non è accaduto alcun sconcerto al confine, così non so quall’effetto possa produre la rettentione predetta, massime nei riguardi della libertà che si prendono continuata le guardie de liberaiteri sudetti di tant’inoltrarsi nello Stato di Vostra Serenità, non ostante che già qualche mese trovati dal Conte Francesco dal Tacco, Proveditor ai Confini, nell’atto di inseguire alcuni austriaci con sale nella villa di Rosarol di questo territorio, fossero amoniti a ricconoscere quel luoco per confine della veneta giurisdizione, nel qual incontro fatta pure di ciò qualche doglianza col Capitan Musti loro direttore, questo s’espresse con dire haver ordine dalla Camera di Gratz d’inseguire et arrestare tali austriaci anco nello Stato veneto, al che credé proprio il medesimo Conte dal Tacco soggiongere che non poteva prestar fede alle di lui dichiarationi.
Oltre i venerati sensi dell’eccellentissimo Senato in ducali 6 corrente, che m’incaricano a prescrivere a’ sudditi il non dover prender ingerenza, né con barche, né colle persone in soministrar proviggioni da bocca o da guerra, trasporti o altra qual si sia facilità per alcuno de partiti contendenti, rimarco pure le publiche supreme commissioni della Serenità Vostra, in altre ducali dei 13 questa matina pervenutemi, di prohibire con proclami li contrati di vendita o compreda de bastimenti, tanto per l’una che per l’altra parte, in caso ne venissero predati, per essecutione di che ho fatto in solecitudine avvanzare a rappresentanti publici de luochi littorali della provincia li proclami stessi, come pure il motivo contenuto nelle predette ultime ducali, di procurare con cauta e destra maniera di divertire l’introduzione ne porti a loro soggetti d’alcun legno predato, e come sin hora ho potuto conseguire il contento di divertire l’effetto de contratti sodetti, come con altre mie rassegnai alla Publica Sapienza, così non mancarò dell’attenzione più essata per vederne istessamente in avvenire frastornate l’occasioni a divertimento d’insolenze ed impegni, mentre in caso di trasgressione procurarò che siano pronti e risoluti gl’impieghi del rigore per impedirne il corso, e togliere ogn’inconveniente contrario all’intentione suprema dell’eccellentissimo Senato, com’efficaci e rigorosi sono statti gl’ordini disposti anco nel passato ad essi publici rappresentanti in tale proposito, tenendo io continue le prattiche coi medesimi, e con altri, per raccogliere anco nella lontananza de luochi le più essate noticie di quant’emerge, ne mancarò di procurare i lumi più certi, se dagl’imperiali ne’ porti di questa provincia vengono tentate comprede, o noleggiare alcun bastimento per rifferire tutto all’Eccellenze Vostre. E perché accade che il publico rappresentante di Muggia mi partecipa di haver, doppo le ducali dell’Eccellentissimo Senato a lui dirette, da me speditegli, havuto l’ordine in lettere del reggimento di Raspo intorno a particolari sodetti, in essecutione del quale fatto anco publicar proclama, mi riccerca se habbi esso a permettere la libertà del comercio da lui in tanto sospeso a sudditi austriaci che capitano colà, per procedere giusta il loro solito, oltre il sale, con il pagamento del dacio alla Serenità Vostra, anco vino et altro, mi sono contenuto senza risposta, come per altro ho sempre pratticato in passato di seco tusendermi (!), per non causare qualche inconveniente nel caso che dal reggimento di Raspo potesse esserle prescritto in forma diversa de ciò che io fossi statto per suggerirle, implorando con humiltà il modo di contenermi in tale incontro, per non demeritare nell’essecutione del publico volere, e tanto più quanto che principia ad insorgere qualche dubbio, se li rappresentanti della provincia habbino più a questa che a quella carica corrispondere cole noticie di ciò che accade, fosse in avvenire per succedere, riccorsi anco li daciari del sale di Muggia alla mia presenza per prettendere, in caso che restasse sospeso il comercio a quella parte, qualche rissarcimento, ed abbenché io mi persuada che il contenuto delle ducali dei 10 corrente scritte a Muggia non faccia l’effetto di causare tale novità, mentre il sale e vino che capitano a riccevere gl’austriaci non serve che per loro particolar uso, come ho fatto conoscere a daciari stessi, ad ogni modo non sapend’io quali commissioni siano statte ingionte al reggimento stesso di Raspo dall’eccellentissimo Senato, ho creduto di non avvanzarmi ad alcun altro passo.
Insorta qualche novità tra li sudditi della Serenità Vostra di Monpaderno sotto San Lorenzo e li confinanti di Antignana del contado di Pisino, a causa de danni con pascoli nelle loro finede, apportati dagl’austriaci col lievo d’animali bovini fatto da veneti, de quali con sue lettere il Capitanio di Pisino me ne riccerca la restitutione, procuro di vedere sopita ogn’occasione di contesa, senza punto preggiudicare alle publiche raggioni, et in atto di buona vicinanza, coll’oggetto di mantenere la quiete a quel confine dove vivono quei sudditi, nella maggiore gelosia de sbarchi francesi, per haver noticia de quali, formate al confine alcune mede di legna da fuoco, et acceso questo la note di 5 corrente, non si sa da chi, haveva causato un’universale comotione e la fugga di quei sudditi, rettiratti in molto numero colle famiglie intiere et i loro animali sopra il territorio di Montona, in quello di San Lorenzo et altrove, ma svanito poi il timore de francesi si restituirono tosto alle loro case.
Si dice che la milicia crovata del General d’Ausper, che sino nell’anno passato veniva unita, possa hora marchiare per terra all’esercito imperiale in Italia, credendosi impedito il modo di farlo per la via di mare, coll’imbarco a Trieste o Fiume, come veniva prima dissegnato, di che n’havevo già portate all’eccellentissimo Senato i più riverenti ragguagli.
Le navi francesi soggiornano di presente per il più in faccia del porto di Rovigno, alcuno di tre, dove doppo l’arresto della barca del paron di Castello, fermata come nell’ultime mie rassegnai a publica noticia, hanno il dì 15 corrente trattenuta altra latina che dal Friuli conduceva farina a quella terra, tenendo il bastimento appresso di loro col carico, anzi in questo punto mi perviene notizia che, allontanatesi due d’esse tre navi dal sito stesso di Rovigno, habbino seco condotto le barche medesime coi carichi stessi, doppo quel sconcerto seguito colà, come m’avvisa il medesimo publico rappresentante, che mi scrive pure di havere di tutto avvanzate le noticie alla Serenità Vostra.
Due altre navi, ch’erano nella decorsa settemana in Quarner, non potendo ressistere alla forza de venti boreali, è convenuto loro voltare il camino alla parte di Ancona. Una delle lanze francesi avvanzatasi alla porta di Santa Margherita in Arbe, et ivi fatto sbarco di qualche numero di persone per far legna, furono aggredite da molti segnani, restando morti colà quindeci francesi, oltre qualche ferito, per il che portatesi a quella volta le navi con una lattina presa de segnani ben munita de soldati, procurarono d’inganare le barche segnane, mentre diverse n’erano fuori in quei contorni.
Approntati circa cinque mille legni, fatti da me tagliare ne’ boschi della provincia in ordine alle supreme commissioni della Serenità Vostra, ad uso di palificate per la terra ferma, essistono parte in Parenzo, et gl’altri al cargador di cervere, onde all’arrivo de burchi che fossero per spedirsi dalla publica auttorità, potrà seguirne l’imbarco coll’assistenza del proto dell’arsenal Bortolo Veruda, che in quelle parti s’attrova per la continuatione de tagli. Occorsa la spesa di lire 60 nella speditione da me fatta della brazzera a posta con mie lettere alla Serenità Vostra dei 12 aprile spirato, e che rittornò colle ducali venerate di 16 detto, mi supplicò il generoso commando perché mi sia bonifficata tal summa, per levare ogni difficoltà nella resa de miei conti, e per render aggiustato il giro della publica scrittura.
Sarà in tanto del mio dovere, il procurare ogni altra maggiore noticia delle cose correnti per humiliarla sotto i publici sovrani riflessi. Gratie etc.
In questo punto tengo avviso che li francesi habbino condotto nel porto di Orsera le due barche arrestate in Rovigno col carico di formentone e farine, dove hanno procurato vender tutto al loro confidente Michiel Filipin, quale nell’incertezza di poterne poi lui far l’esito per la provincia, ne haveva riccusata la compreda a motivo de proclami publicati, ne traspira per anco ciò, che siano in rissolvere li francesi medesimi.
Capodistria, li 21 maggio 1702.

Marco Zen, Podestà e Capitanio.

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.