19 giugno 1701 Marco Zen
Dispaccio del 7 giugno 1702
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
in ducali della Serenità Vostra 18 febraro prossimo passato rimarco l’incarico d’informare sopra l’unita supplicatione della communità di Rovigno, per supplire a che, racolti alcuni lumi anco da carte publiche, humilmente dirò che la communità medesima, benemerita per la profusione delle proprie sostanze e delle vite di quegli habitanti negl’incontri tutti di guerra, per quali ha riportati triplicatamente i sentimenti del publico gradimento, sospira vedersi conferito per gratia il ius d’ellegere dal corpo del suo Consiglio il Cancelliere Pretorio al civile, per annotare tutti gli atti che occorressero, incombenza per altro del Cancelliere che seco conduce il publico rapresentante.
Dimostrano gl’intervenienti della medesima, che le communità di Vale, Parenzo, Albona, Pola, Muggia, et anco questa di Capo d’Istria essercitano tale autorità medianti i loro antichi privileggi, e che essendovi molti cittadini in Rovigno con spiriti applicati alle virtù et agl’impieghi civili, mancano loro gli essercitii proprii per coltivar il loro buon genio, per il che servirebbe ad essi d’opportuno impiego la Cancelleria sudetta.
Asseriscono pure che in tal modo si divertirebbero molti pregiuditii che nascono per i disordini invalsi di riceversi spese eccedenti, introdotti dalla sagacità degli Avocati e Cancelieri con non poco loro proverchio, mentre sendo numeroso quel popolo, e di sua natura dedito a littiggi, molto dispendi in essi, per il che l’utile che per le litti di presente risulta a beneficio del Cancelliere del rapresentante resterebbe in patria fra quei cittadini con vantaggio di molte famiglie, e soglievo dei sudditi, perché essigerebbero questi qualche atto di cortesia nelle spese, che i Cancellieri per altro come forastieri riscuotono le medesime da cadauno indiferentemente.
Per facilitarsi poi il publico gratioso assenso hanno presa parte nel detto loro Conseglio di contribuire in atto di gratitudine per l’avenire, quando conseguiscano la Cancelleria medesima ducati ducecento all’anno a quei rettori a titolo d’augumento d’utilità e salario mensuale, così che pretendono d’accrescere ciò le loro benemerenze sperando maggiormente delle publiche gratie. Fattisi da me i convenienti riflessi all’essentialità dell’affare, sottopongo alla Publica Sapienza che, levandosi al Cancelliere del rettore le utilità del civile, che vengono considerate per il maggior fondamento di quell’impiego, concedendone il ius alla communità, giusto sarebbe pur anco il renderlo solevato a proportione delle decime che contribuisce in Cassa publica, atteso che il civile viene ad essere il maggiore sforzo delle utilità di essa Cancelleria, per non causare che s’allungassero per tale motivo da quell’impiego di qualche importanza, per la solevazione del luoco, persone capaci, e restassero privi i regimenti di ministro indipendente e fedele.
S’avvanza pure il mio debito ad humilmente riflettere che il separare la Cancelleria civile dal criminale dando quella a’ cittadini di Rovigno, e lasciando questa al Cancelliere del rapresentante, come partorirebbe continue disensioni e discordie tra loro per le materie che dovessero eccetuarsi e che riguardano l’interesse publico, così causarebbe pur anco peggiori sconcerti tra particolari, riguardo non solo la poca unione tra cittadini e popolani, che alle parentelle de Cancellieri cittadini colle parti litiganti, mentre nascendo difidenze e disgusti per qualche partialità potrebbero partorire pessimi effetti; oltre il pericolo di disperdersi le scritture autentiche a pregiuditio delle ragioni de sudditi per l’interesse che v’havessero i Cancellieri attuali cittadini, o altri di loro congiunti, che pro tempore fossero alla carica, cose tutte che pur troppo accadono in quei luochi che godono di privileggio stesso d’ellegersi il Cancelliere della communità, il che non succede dove sono i soli Cancellieri dei regimenti, che come forastieri, né interessati colle parti, sono esclusi da ogni sospetto.
Circa per i disordini d’essigersi spese eccedenti, come sarebbe facile rimoverne l’interveniente col prohibire non doversi annotar atti che pregiudichino le parti litiganti, mentre l’aggravio maggiore viene causato dagli stessi Avocati del paese, che si profittano dalla maggior summa delle spese, così una tale publica prescrittione riuscir potrebbe di consolatione alla comunità e soglievo ai sudditi, soggettando però il tutto all’infallibile Publica Sapienza per le sue somme deliberationi. Gratie etc.
Capodistria, 7 giugno 1702.
Marco Zen, Podestà e Capitanio.
Allegato: supplica della comunità di Rovigno (2 cc.).
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.