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19 giugno 1701 Marco Zen

Dispaccio del 8 giugno 1702

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
poiché non manchino alla publica Sovrana Sapienza i lumi continuati di quanto va succedendo in queste parti, raccolti da me coll’uso di tutta l’attenzione nei riguardi del migliore publico servicio, rifferirò humilmente:
che hoggidì, circa l’hora del mezo giorno, è approdata una nave di grandezza ordinaria, che si dice possa essere inglese, nel porto di Trieste, colà ricevuta con molt’allegrezza, e salutata con più tiri di canone, senza sapersi per anco se sia proveduta di milicia, mentre alcun soldato in essa non s’è veduto, essendo però montata di circa 40 pezzi di canone, ch’attendeva gli ordini del General d’Herbestain, all’arrivo della quale s’erano subito preparate due marsiliane et un petacchio da Fiume al carico di proviande, essendo già pronti quattro trabacoli di Sottovento già carichi, dicendosi che possano colla scorta d’essa nave, delle fuste et altri legni piccioli armati che s’attrovano in quel porto avvanzarsi a Ponta di Goro. Continuano giornalmente, con carri et a schena di cavallo, le condotte di farine, blade e formenti dal Vernich nella città medesima di Trieste, dove pure s’attende buon numero di milicia, oltre mille duecento soldati almeno che colà s’attrovano, dicendosi che molti ne siano dispersi per li luochi vicini per maggior commodo, e particolarmente della cavaleria, e si discorre sempre più che possano imbarcarsi per l’armata in Italia le predette milicie.
S’aggravano li cittadini di Trieste dell’auttorità suprema ch’essercita il prenominato General Erbestain, quale ottenute le chiavi della città s’è dato a diriggere oltre la milicia pur anco molt’altre matterie, usando una total superiore facoltà sopra Magistrati, così che rende molt’apprensione a quel’habitanti, e perché veniva dalla città medesima venduto il vino a soldi 14 certa misura, n’ha egli introdotta molta quantità del Friul imperiale al prezzo di soldi 8, coll’oggetto di vantaggiare la milicia che, proveduta di poca paga, non poteva sussistere, il che pare sia di grave spiacere a quei principali.
Principiano a farsi sentire inquieti li segnani alle rive di questa provincia, dove se bene sin hora non hanno commesso considerabili delitti, non resta però che sul tener di Umago, Pola et Albona non habbino con sbarchi usate insolenze alle case, con asporti di qualch’animale minuto non intieramente pagato a’ patroni, dicendosi che si siano inoltrati a pratticar di peggio nel porto di Grao.
Pare che gl’habitanti d’Orsara temano de segnani sodetti, perché colà si sono lasciati vedere con fare osservatione particolare dei siti di quel loco, e come meglio spiegano (le) unite del governatore del luoco stesso, quale riccercandomi armi e municioni per la diffesa, non ho creduto prendermene alcun arbitrio senza il publico sovrano commando.
Il dì primo corrente, mentre quattro delle navi francesi s’attrovavano nelle vicinanze di Rovigno, havendo sbarcato in luoco pocco discosto di quel territorio per certa proviggione de viveri, usorono la cautella di molte guardie, a motivo che (in) altro luoco distante circa due miglia vi s’attrovava qualche numero de segnani, rillevando in questo giorno che li francesi si siano allontanati, e ridotti alla parte di Fiume.
Nel giorno medesimo una fusta de segnani stessi approdò a Parenzo, sbarcando al luoco solito di sanità, ove si contenne con qualche maggior quiete del passato, a motivo massime che non vi fu chi rispondesse a loro discorsi, nella qual occasione fecero qualche dichiaratione, per il caso già succeduto a Cherso, e dell’oppositione incontrata colà in tempo che volevano levar un greppo toltogli da francesi e riposto in quel porto, esprimendosi perciò che volevano rittornare colà per recuperarlo a viva forza.
Prestarà in tanto il mio debito la continuatione delle possibili dilligenze per ritrahere le noticie di ciò che andasse succedendo, e l’humiliarò in diligenza sotto i riflessi dell’eccellentissimo Senato. Gratie etc.

Capodistria, 8 giugno 1702.
Marco Zen, Podestà e Capitanio.

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.