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19 giugno 1701 Marco Zen

Dispaccio del 13 giugno 1702

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
reputo del mio humilissimo dovere il rassegnare alla Serenità Vostra come giovedì notte, venendo il venerdì decorso, si sono posti alla vella li scritti cinque trabacoli carichi di proviande che erano pronti nel porto di Trieste, come rassegnai a publica noticia li 8 corrente, quali colla scorta delle due fuste e bregantini armati, hanno traghettato per il golfo verso Ponta di Goro, e sono statti sopra li trabacoli medesimi imbarcati pure duecento soldati del numero di quelli che s’attrovavano nella detta città.
Si va perciò con ogni solecitudine facendo il carico anco del petacchio, e delle due marsiliane già da me motivate, anzi pervenuti sabbato mattina due peotoni capaci di 7, in 800 stara di biada per cadauno, che si dice sianno chiozoti, sentesi che questi pure possano con ogni cellerità essere caricati per quella parte, e coll’occasione stessa, fatto nuovo trasporto all’armata delle milicie sodette.
La scritta nave inglese si trattiene in quel porto, essendo statto sopra la medesima imbarcato qualche numero de soldati di quelli del presidio di Trieste, non sapendosi se la stessa dovrà colà restarsene per diffesa di quelle rive, o pur impiegarsi anch’essa nel scortare le proviande.
Continuano giornalmente sempre più abbondanti le condotte di proviande dal Vernich nella città stessa, dove da qualche giorno in qua corre voce che sia per capitare di breve un soggetto con titolo di Generalissimo e col seguito di 500 todeschi, venendogli perciò di presente preparato l’alloggio, né si traspira per anco il suo nome. Si dice che possa capitare in detta città un ingegner olandese per far tre forti, un sopra il squero, l’altro sopra le saline, ch’ambedue guardano quel porto, et un terzo va al presente è una torre, o fortino vechio, qual batte il porto, la riva e la città medesima.
S’assoldano in Trieste da pochi giorni in qua milicie di quella città e territorio, e nel castello allestiscono un luoco per riponer provviggioni da bocca, facendo aggiustare colà su alcuni (...).
Sono capitati pure in quest’ultimi giorni a Trieste alcuni pistori todeschi che si impiegano a fabricar pane per li soldati che s’attrovano in essa città, e sempre più s’accresce la fama dell’arrivo di molta milicia, alla quantità da me rifferita in altre mie di 20 mille e più soldati.
In questo punto mi perviene a noticia che le quattro navi francesi ch’erano a Rovigno si siano rettirate in Ancona, seco conducendo le due tartane prese, e da un confidente de francesi medesimi è stato asserito con sostanza che attendino questi, e siano per arivare a momenti, due vasselli grossi, due palande, con quattro galere.
Io in tanto nell’attenzione di ciò ch’andarà succedendo, non mancarò di rassegnarne le noticie all’eccellentissimo Senato, com’ho creduto non dover omettere questi particolari a testimonio sempre maggiore dell’essata ubbidienza mia verso le sue venerate commissioni. (Gratie etc).
Capodistria, 13 giugno 1702.

Marco Zen, Podestà e Capitanio.

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.