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19 giugno 1701 Marco Zen

Dispaccio del 18 agosto 1702

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
mercordì sera fu hieri l’altro le tre navi francesi s’avvanzarono sotto Trieste, una de quali si fermò un miglio circa lontano dalla città, da dove e dal castello gli furono sbarrate quaranta e più canonate, e la nave gli rispose con due sole.
Altra nave più grande, che colla compagna seguitavano la prima, pervenuta in faccia ma tre miglia lontana da Trieste, fece due tiri di canone, corrisposti da molt’altri per parte della città senza che succedesse di avvantaggio.
In questa notte poi, all’hore tre verso le quattro, fecero avvanzare li francesi dentro della Ponta di Trieste una palandra, e sino a questa mattina hanno con quattro mortari gettato nella detta città molte bombe, così che s’attrova tutta in fuoco, e viene continuato tuttavia a bombardarla.
Le dichiarationi rissentite de triestini, ripieni d’odio e di livore verso li sudditi della Serenità Vostra, si sono di tant’avvanzate doppo la nuova comparsa in questo golfo delle navi francesi, e continuano con tanto disprezzo particolarmente verso gl’habitanti di Muggia, che questi, ritrattane la sicurezza de loro congionti che colà s’attrovavano, vivono nella maggiore apprensione, mentre sono corse apperte minaccie, che quando rissentissero alcun danno da francesi, Muggia in pocco tempo se ne sarebbe avveduta. L’arrivo d’altri mille soldati a Trieste, e l’iminente callata d’altro grosso numero che si vociffera per certa, fa concepire negl’habitanti stessi di Muggia tanto timore, che se bene coll’uso di tutta la desterità ne venga procurata la diversione, non è bastante l’aquietarli.
Il publico rappresentante mi partecipa il mal stato di quella terra colle mu(ra) della medesima in più parti o apperte o cadenti, privo quel sito di milicia, e con soli 200 huomeni habili all’armi, senza direttione e senza capo d’habilità et esperienza che possa in ogni lato darle regola, con soli moschetti da michia che riccusano riccevere per non esservi chi habbi la pratticha di adoprarli, privi di spade, bandoliere e brandistocchi, et in soma totalmente abbandonati.
Oltre la pocca proviggione ordinaria che si rittrova in quel castello, feci nella decorsa settimana la speditione colà di qualche numero de moschetti da michia, per non esservi qui azzalini, e qualche quantità di polvere e balle, e questa matina gliene repplico altra per un provisionale bisogno, ma sì come questa città pure s’attrova scarsa di tutto per havere sommistrato ad altri luochi della provincia, giusta le publiche comissioni, qualche parte di tali municioni, speditemi ultimamente dal Regimento eccellentissimo dell’Arsenal, così provo tutta la difficoltà in privare questo posto tant’importante del pocco che si ritiene.
Come però voglio sperare che dalla parte di Trieste non possa prendersi la deliberatione temuta da quelli di Muggia, così non mancarà il mio debito d’applicare con tutto lo spirito per soccorrere in ogni caso quella parte, a misura delle forze che tenessi col valermi, occorrendo, delle cernide, ma sì come sono privo di danaro per contribuire loro le paghe, e scarso di munitioni e d’arme per proccederle del bisogno, mancante pure d’officiali che le dirigano e tant’altri requisiti, così imploro la publica suprema assistenza per potter in ogni evento saccrificare gl’impieghi del mio povero spirito per la conservatione e diffesa de sudditi, applicando io in tanto con tutto lo sforzo in procurare, come altre volte ho fatto, acciò siano disimpressi gl’habitanti sodetti di Muggia che confinano con Trieste dalle concepite gelosie, ed incorragiti della confidenza di non essere abbandonati.
In questo punto, che sono l’hore dodeci, si vedono partire le navi francesi da Trieste, velleggiando verso Pirano.
Spedisco le presenti per brazzera espressa, onde pervengano all’eccellentissimo Senato solleciti gl’avvisi di tali nuovi accidenti, supplicandomi con tutto l’ossequio comandi e lume per quelle direttioni che fossero credute proprie. Gratie etc.
Capodistria, li 18 agosto 1702.

Marco Zen, Podestà e Capitanio.

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.