19 giugno 1701 Marco Zen
Dispaccio del 20 settembre 1702
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
questa mattina è capitato in porto il nobil huomo ser Filippo Donà, Capitanio della Guardia delle Rive, e sono pervenute nel tempo stesso le munitioni di polvere e balle, colli moschetti, spade e brandoliere, de quali n’ho imediate fatto praticare lo scarico in questi publici depositi, per distribuirle poi dove richiedesse il bisogno, e mentre disegna detto illustrissimo Capitanio Donà d’avvanzarsi sino in Quarner per scortare il caichio col publico danaro che s’atrova di sua conserva, e di far convogliare costà le cere che qui sono state condotte di ragione di cotesti mercanti, ho anco, a motivo di lettere del Magistrato eccellentissimo delli Cinque Savii alla Mercantia dei 18 corrente, rilasciato l’ordine per il carico delle medesime.
Applicato io in tanto a quel più che va seguendo a’ confini, dove contribuisco la diligenza maggiore per haverne i possibili lumi, rilevo che vanno continuando in Trieste ad alzar terreno alle rive del mare per impedire gli sbarchi temuti de francesi; né per hora mi traspira novità maggiore a quella parte.
Ho versato poi nell’attentione dovuta per rilevare se continuino tuttavia le condotte di proviande in quella città, e se queste siano destinate per i bisogni della stessa, o pure per il trasporto loro all’essercito in Italia, e ricavo che vengano continuate le condotte, dicendosi che in Trieste vi siano circa settecento carra di farina, oltre quella che si va conducendo, robba tuta destinata per l’armata d’Italia, consumandosene però giornalmente per la militia che colà si ritrova; e si lusingano i triestini che possa comparire di breve qualche numero di navi olandesi o inglesi per scortare le proviande stesse all’armata, temendo però molto nel tempo medesimo il motivato arrivo in queste aque del Duca di Tolosa colla squadra delle sue navi, così che vivono nella incertezza della comparsa delle prime.
Il numero de soldati che s’attrovano in quella città consiste al presente due mille ottocento, e mi traspira che altri cinque mille ve ne siano a Peter Varadino pronti per calare ad ogni cenno del General d’Erbestein, quale continua la sua residenza e l’assoluto commando delle armi a Trieste.
Due delle navi francesi capitorono sabbato sera in quest’aque, dove diversi giorni non si erano vedute, dicendosi che la terza possa ritornarsi colle galeote verso cotesta parte, ma che siano per arrivare di momento per unirsi alle altre due sudette, quali per il più si tratengono in Porto Rose.
Facio in tanto solecitare le operationi già prescritte per la rimonta dell’arteglieria di Pirano, aggiustamento della mura, costruttione delle porte e del castello per la polvere, sperando vederle tutte in pocchi giorni perfettionate, continuandosi pur anco ad escavare quel canale, et a Muggia facio venire i materiali necessarii per risarcire la mura di essa terra in qualche sito diroccata, il che apporta molto corraggio a quegli habitanti.
Ho pur, essecutivamente alla publica suprema volontà nelle ultime ducali 9 corrente, scritto a Pola per la buona custodia di quel recinto; e perché quei publici depositi sono privi d’ogni sorte d’armi e munitioni, né spedirò in solecitudine qualche proviggione a quella parte a maggior cautella e sicurezza di quel sito importante.
S’estende il mio povero spirito per racogliere anco da Fiume e Buccari qualche notitia de bastimenti che potessero colà fabricarsi, e ricavo con sicurezza che in questi giorni sia stato nel porto di Fiume dato all’aqua un petacchio di portata di circa mille cinquecento stara, dicendosi che a Buccari possano lavorarsi sei galeote.
Essendovi molti creditori di questa publica Cassa, che per la scarsezza et impotenza della medesima non puonno restare sodisfatti, e particolarmente Capitani delle cernide et altri, ho scoperto che da molti anni siano debitori alla Cassa stessa diversi communi di questa provincia, che hebbero già la soventione de formenti, e come in altri tempi la Serenità Vostra concorse a dispensare tal danaro perché fossero pagati i creditori medesimi, così nel suo procurare qualche pagamento da communi stessi, che può sperarsi ascenda alla summa di circa ducati 350, mi trovo in debito di humiliare a’ publici riflessi, colle instanze de creditori sudetti, anco questo riverentissimo motivo, per conseguire il beneplacito dell’eccellentissimo Senato di poter impiegare ciò che sortisse ricavarsi di tal ragione, a consolatione de supplicanti che tengono credito di summa molto maggiore. Gratie etc.
Capodistria, 20 settembre 1702.
Marco Zen, Podestà e Capitanio.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.