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19 giugno 1701 Marco Zen

Dispaccio del 18 ottobre 1702

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
continuando il mio debito nella dovuta osservatione a questo confine di Trieste per accertarmi di quanto va succedendo verso quella parte, mi sortisce rillevare che doppo l’arrivo delli mille soldati accennati nell’ultime mie di 15 corrente altro maggior corpo ne sia sopravenuto, così che viene calcolato che possano al presente essere in tutti 3 mille, quali stanno nella campagna motivata tra San Servolo e Volina, luochi confinanti a questo Stato Serenissimo, col territorio di Muggia, e poche miglia lontani da Trieste, vocifferandosi sempre più che possa succedere in breve la callata di molto maggior numero anco verso il Friul imperiale, cioè Goricia e Gradisca, discorrendosi anzi, ma però senz’alcun probabile fondamento, che s’attenda il marchese dal Guasto alla direttione di tale milicia.
Introdotisi alcuni soldati crovati dal luoco sodetto di Volina sul tener di Carisana, territorio di Muggia, diedero principio a qualche danno di consideratione nelle une, come havevano per avanti pratticato li segnani verso Pirano, sbarcando con un bregantino a quelle rive, coll’asporto di dieci animali minuti, onde ho creduto proprio, in essecutione anco delle positive commissioni della Serenità Vostra, d’avvanzarne le doglianze al signor General Erbestein per vedere rimosso il disordine e per stabilire la quiete al confine, e vengo anco assicurato con piene dimostrationi di cortesia et apparenze del suo rincrescimento, come l’Eccellenze Vostre comprenderanno dall’ingionta responsiva del medesimo, e perché non ho havuto premura che maggiormente occupi il mio cuore nel corso intiero di questa carica, quanto la quiete al confine et il contento di ben vicinare cogl’esteri, ho procurato con tutta la premura d’insinuare al medesimo signor Generale la prohibitione alla militia sodetta di passare sotto qual si sia prettesto in questo Stato, ad oggetto di tanto maggiormente scansare l’occasioni de sconcerti, e conservare una buona corrispondenza.
Rittornato il Sopraintendente Sala da luochi della provincia, doppo haver intieramente rivedute quelle cernide, m’ha portato la rellatione dello statto delle medesime, habilità, numero e dispositione d’esse, e degl’officiali che le dirigono, e sì come la di lui fede et il zelo che l’accompagna verso il publico servicio, l’habbia costretto ad usare le più accurate diligenze per impossessarsi dei disordini che corrono a publico disservizio, così ho potuto in sostanza raccogliere, e mi conosco in debito di rifferire alla Serenità Vostra doppo un esame distinto della materia.
Che le cernide medesime, quali erano già più numerate del tempo presente, sono ridotte alla quantità di soli 3.111 soldati, ma per altro pocco esperti al servicio, incapaci d’obbedienza e d’applicatione all’uso delle armi, e particolarmente avversi al maneggio del moschetto, così che quando non furono proveduti dell’azzalino non vi sarebbe sicurezza e fondamento di promettersi dell’opera loro.
Molti Caporali si rendono pocco meno che incapaci al servicio, e diversi Capi di Cento, per la loro avvanzata ettà, non sarebbero habili in caso di qualche urgenza publica all’essercitio delle loro incombenze, anzi perché mancano molte bandiere, benché vi siano destinati gl’Alfieri, ciò rende tanto meno corraggio a’ soldati e stima negl’officiali, vedendosi totalmente negletto quel buon ordine tanto necessario per tener vivo e unito un corpo di milicia così neccessaria.
Li loro Capitanii poi, che sono cinque, non suppliscono all’obligo de mostrini, ed alcuno d’essi, ne anco in occasione della mossa del Sopraintendente Sala, s’è curato di portarsi alla testa della sua compagnia, poiché tre d’essi, habitando in questa città, vi si trattengono del continuo, lasciando in abbandono le loro compagnie con tanto publico disservicio, da che viene accresciuto ne soldati, che privi del loro capo perdono l’ubbidienza, l’applicatione et il conoscimento del proprio dovere. Disordine che avvanzato di molto ha partorito un tanto sconcerto, e che continuando causerebbe sempre peggio, a segno che il medesimo Sopraintendente a gran fattica ha potuto conoscere e distinguere il numero degli attuali soldati, che se bene descritti in rolo negava d’esservi. Il veder accresciuti a maggior numero li soldati di tal natura, ne sono statti prescielti 726 de più habili, e capaci di servicio, quali potrebbero rimettersi ad ogni publico commando, così che verrebbero ad essere in tutti 3.837, e perché dalla Publica Sapienza possa essere deliberato sopra ciò quanto credesse di publico servizio, rassegno all’eccellentissimo signor Savio all’Ordinanza il piedilista, che fa conoscere non solo il numero sodetto, ma molto più il diffetto in che s’attrova la stessa milicia d’armi, tutti per altro privi di bandoliera e spade, oltre le 300 di queste ultimamente spedite, assieme con 500 bandoliere.
Il Sopraintendente Sala predetto, che da qualche mese qui si rittrova, non ha trascurato le parti tutte del migliore publico servicio, dimostrandosi molto attento a contribuire colla sua disciplina quanto potesse rendersi proffitevole ne’ soldati verso il publico servicio, ma trovato tutto in disordine, pocca obbedienza e meno applicatione ne’ soldati, mi rappresenta con passione dell’animo suo mancanze tanto considerabili, a causa delle quali non può egli supplire con quel frutto che bramarebbe e che lo sprona la rassegnatione sua verso il publico interesse, così che quando con rifforma d’officiali e col poner in osservanza le buone regole non venga impedito corso agl’abbusi, particolarmente coll’obligare i Capitanii di trattenersi a loro quartiere, ed ingionger l’obligo agl’Alfieri d’haver le loro bandiere, sostituir Capi di Cento d’ettà più fresca in luoco de vecchi, rimuovere li Caporali incapaci e destinarvene de più habili, quali havessero l’obligo d’ammaestrare li soldati, e d’imprimere con ciò a questi il rispetto e l’obbedienza dovuta, mai si potrebbe sperare d’essigere quel frutto che dovrebbe rendere un corpo tanto necessario di gente, rassegnando sempre un tale mio debolissimo sentimento alla publica sovrana auttorità, cui ho creduto humiliare quest’humilissimo motivo per non mancare agl’atti di quel debito, nel quale mi costituiscono li publici importanti riguardi.
Altro essenciale disordine corre nella città di Pola, dove sono destinati ogni mese tredeci soldati cernide per la guardia di quel sito importante. In vece di venir estratti questi con quella regola, e colla mira che non rissenta una villa maggiore aggravio dell’altra, come va succedendo, si scuopre che tal volta una piciola contrata soccomberà colla mettà del numero dei 12 sodetti, et anco più, così che quei sudditi se n’aggravanno e si chiamano perciò malcontenti, onde, sendo facile il rimedio ad un tale sconcerto, col preffiggerle un riparto sopra cadauna villa a misura de soldati che in essa vi fossero, non manco di humilmente soggettarlo a’ riflessi della Publica Sapienza, perché tutto vaglia a far conoscere di non haver io trascurata parte veruna che riguardar potesse il publico migliore servizio. Gratie etc.
Capodistria, li 18 ottobre 1702.

Marco Zen, Podestà e Capitanio.

Allegato: dispacci del conte d’Herbestein diretti al rettore di Capodistria (2 cc.).

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.