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8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo

Dispaccio del 5 maggio 1652

N. (senza numero).

Serenissimo Principe,
non cessano le voci che capitano da più confidenti ad apportare li concerti et le intelligenze tra li due circostanti Sangiachi d’Albania et di Herzegovina, temendosi che dall’unione loro possi rissorgere alcun notabil pregiuditio, che Dio Signore mai permetta. Nuovamente s’aggionge che pure il Bassa della Bosna stia implicato con loro et, se bene dall’altra parte fra li popoli del Monte Negro ultimamente sii stato ressolto di non assentire all’ingorde pretensioni de tributi promissili da quello d’Albania coll’haver creato Ambassiatori per dolersi alla Porta in nome di tutti quelli popoli, niente di meno è questo creduto debole muovimento et che puoca o nulla mutatione puossi cagionar alle proposte addurationi da stessi Sangiachi, anzi soggiettarsi ad ogni motto alla loro potenza. Profittevole sarebbe ben si che le genti di Barda in Albania stassero luntane dal campo del Giusufbegovich, nè a questo uffitio si manca della mia zelantissima aplicatione, come in mie lettere di 25 del caduto riverentemente rapresentai a Vostre Eccellenze, ma pure non può che dirsi persistente il pericolo de disturbi nell’incominciata campagna, quand’uniti habbino a procedere li predetti comandant’insieme con quello di Bosna, come concordano molte rellationi. Nel stato di si considerabili mottivi, principalmente sto avvertito con più cauti mezi alla penetratione più certa de continui emmergenti essercitando tutta la placidezza presso li popoli Nixichi et altri del Monte, et appresso gl’altri di questa giurisditione massime verso li Zuppanni, nuovi sudditi, porgo continui ecitamenti con le proprie forme ad acquistarsi coraggio, facendoli conoscer che non li manca, n’è per mancarli la pietosa Publica assistenza; ad oggietto di che fui appunto quest’ultimi giorni nella lor campagna, per dar callore anco che quanto prima si perfetioni da loro l’opera già fatt’incominciare dell’escavatione dell’alveo per condur l’acqua a disfacimento delle saline et ho trovato fatta già gran parte dell’escavatione stessa et aplicatissime quelle genti alla sua continuatione, havendoli ordinato il proffondar meglio in alcune parti il fosso di già allargato et alzar col terreno l’argine circostante per impedir all’acqua il puoter con rottura dillatarsi via dall’alveo stesso, il che coll’accasione più comoda de primi scinti s’han essibito di fare, et tra tanto solecitati da me van continuando detta escavatione, la quale però seguirà in breve, quando però non restino disturbati dal campo inimico, se capitasse, come si teme, in quel piano si come fecce l’anno passato. Molto ha valso per l’escavatione stessa il formenton trasmesso di già dall’Eccellenze Vostre per detti Zuppanni in riguardo de i danni che soffersero la campagna passata dall’essercito del Giusufbegovich, poichè con questa escavatione, nel dar principio a detta escavatione, li ho fatto dispensare del medesimo formenton stara cento cinquanta, trattenendol’il resto ch’a puoco a puco vado compartendoli, sino che perfetionino intieramente l’opra stessa col fine della quale le farà dar il suplimento stino a stera trecendo, sperando risparmiar li altri duecento stera, che pur erano destinati per loro, per le altre giuste occorenze, de quali ne ho pure fatto compartire alli suditi delli cinque villaggi del sboro di S. Michele, che pur danneggiati nella passat’invasione dall’inimico languivano nei dissaggi, cento e vinti quatro stera con qualche puoco di miglio sopra il deposito delli ducati seicento assignatili dalla carità (?) publica in questa Camera, per dover ogn’anno prevalersi del medemo nelli loro bisogni con obligo però di restitutione al tempo delli raccolti dell’entrade prossime, in conformità di quant’in ciò annualmente s’è praticato col vigor delle publiche sapientissime dispositione et il restante delli stera mille del detto grano, ch’assendeva con tutte le spese sin a queste rive a 72 soldi uno il staro l’ho fatto essitare a lire quatoridici, prezzo corrente tra mercanti et altri privati in questa città, la cui utilità è caduta a beneffitio Publico et il ritratto del detto essito è convenuto impiegarsi nelle presenti stretezze di dannaro di Camera all’occorenze di questo pressidio ch’ha suplito in qualche parte nella soventioni dovute già a queste militie. Nel stesso tempo che fui nella campagna de Zuppanni, volsi anco portarmi al luoco di Cartoli, osservando coll’Ingegnere con diversi signori di questa città pratici di quel scito il posto, che l’anno decorso fu superato da Turchi nel penetrare verso la parte di Lustizza, et conosciutosi molto più opportuno per la loro diffesa un altro puoco distante, esposto alla somità di un piciol colle dominante la villa stessa, m aspro e difficle a superarsi, li ho fatto conoscer il propriovantaggio, mentra col riparo di qualche masiera nella forma che li s’è mostrata s’assicurassero meglio dalla perte della detta loro villa et dall’altra che rigurda il mare, essendo puoco lungi dalla riva, dal canon della gallea puotrà esser ben diffeso il postomedemo; et si sono indotti a farlo, onde nell’occasione di nuove incursioni, sperarci puotessero ressistere, se bene per il sucessole l’anno passato stanno alquanto intimoriti, ma da me non se li mancarà d’ogni possibile assistenza per riddurli nel primiero coraggio.
Nel consolare pure li Mahini e Pobori, sono astretto portarmi uno di questi giorni a Budua, già che continuamente per li accennati dubii dell’inimiche mosse premono nell’apportarmi i proprii pericoli et ivi in fatto praticarò tutti li modo che più puotrò per tenerli inanimiti, sendo massime giunto Piero Bugiovich loro Governatore al quale impartirà li proprii ordini.
In tutte l’altre continua occorrezne, non cesso con tutta la mira del debbito che devo vers’ogni maggior servitio della patria, datosi da me del tutto distinto raguaglio all’eccellentissimo signor Provveditore Generale, che con benignissima mano m’assiste, ma però l’angustie della Provincia tutta sono tali che non le permettono conceder quelli sussidii de rinforci e provigionoi, che devotissimo motivai a Vostre Eccellenze nelle precedenti lettere di 24 decorso, sperando possi massime il dannaro esser in viaggio, con la cui sol speranza tengo alquanto consolati gl’animi di queste militie. Gratie etc.
Cattaro a 5 maggio 1652.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni.