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21 ottobre 1702 - 1704 Ferdinando Priuli

Dispaccio del 25 febbraio 1703

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
hieri sera l’eccellentissimo signor Capitan delle Rive ha spedito di qua espresso con feluca a levare i rolli di queste ordinanze, e la persona d’Antonio Sala, asserendomi per commissione dell’eccellentissimo Senato. Questo venerabile nome, ch’essige dalla mia humiltà un infinito rispetto, mi ha indotto ad una cieca obedienza, sorpassando le convenienze di questa carica, e il vedermi frequentemente interrotte le mie aplicationi alle parti del publico servitio, non essendo per anco comparsi gli ufficiali promessi in venerate ducali 9 decembre, e restando con il solo nome del Governator dell’Armi, che, opresso da lenta ma pericolosa indispositione, s’atrova obligato alla casa per diffendere il suo individuo dall’infermità che lo vanno consumando. Mi dà pure stimolo di spedire a’ loro quartieri i Capitanii delle ordinanze di Portole e Montona, condotte che apoggiate a questi benemeriti ma altretanto poveri cittadini, non hanno il modo di potersi trattenere continuamente fuori delle loro case con un’apparente salario de ducati dieci al mese, inessigibili dalla povertà di questa Camera, oltre che, sodisfatto dalla loro pontualità al debito delle mostre, sarà sempre più fruttuosa la loro assistenza in questa città, potendo acorrere dove ricercasse il bisogno con più facilità che habitando sopra quei monti. Nei dispiacevoli poi motivi che mi aggionge d’havermi a levare, per ordine di Vostre Eccellenze, anco gli ufficiali spediti all’ubidienza di questa carica, e disposti con tanto frutto e publica aprovatione, devo humilmente esponere attrovarsi a Muggia il Maggior Visconti, giovene di spirito e di talento, havendo posto lui in carta la pianta di quel recinto humiliata a’ publici riflessi, e che presta un’essata osservatione a quei confini e porto di Trieste, dove lo faccio anche qualche volta scorrere per rillevarne con destra maniera i più rimarcabili andamenti. Sono poi essentialissimi gli impieghi del Maggior Gualazzi a Pirano, havendo valso della di lui desterità e nel divertir i disordeni che voleva introdurre il Cavalier di Ranson coll’essito e macina de formenti, e con violatione degli importanti riguardi di sanità, e a sedare molte controversie insorte tra piranesi e triestini che colà frequentemente traghettano, e che sariano per altro passate a’ termini di dispiacere e d’impegno. Oltre l’instruttioni che ogni domenica contribuisce a quelle cernide, ha poi una fissa attentione all’insorgenze di quel porto, come si vede dal pontual raguaglio avanzatomi dell’arrivo del già accennato Capitan Candollo, estendendosi anco il suo fervore a divertir i trasporti d’ogli e sali da quella piazza de contrabandi, con considerabile profitto. Premessi questi riflessi, non credo che la somma prudenza dell’eccellentissimo Senato concorrerà a privarmene, e a spogliarmi d’ogni assistenza dentro e fuori di questa città, hora particolarmente che, impossessati de luoghi e de confini, e instradati nel miglior servitio, posso dire siano le mani con le quali mi convien operare, anzi che spero, in caso di moleste sopravenienze, esser possibilmente assistito, non havendo al presente che la compagnia de fanti, solita anco ne’ tempi più otiosi e tranquilli, undeci de quali, dovendo scorrere con la feluca, debolmente possono gli altri supplire alle guardie di questo porto, publico palazzo, pressidio del castello e siti d’artigliaria; tanto più che non stimo bene, in ogni caso, lasciar nudi d’ogni diffesa i luochi di Pirano e Muggia, dove verserà la maggior parte de disturbi, e l’insorgenze de quali più pressanti, che meritassero pronto riparo, non potranno esser soccorse che dalla vicinanza di questa carica. Io non intendo con ciò distirrolare (?) i publici dispendii, ma di riflettere alla sapienza del Prencipe il sistema de proprii interessi, per essigerne le sovrane e prudentissime prescrittioni. Gratie etc.
Capodistria, 25 febbraio 1702, more veneto.

Ferdinando Priuli, Podestà e Capitanio.

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.