24 luglio| 1702 Giulio Pasqualigo
Dispaccio del 1| agosto| 1702|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
introdotasi il giorno d’hoggi in questo porto la lancia delle navi francesi, con l’occasione ch’esse stavano sopra del medesimo a bordeggiare, et andata a bordo a certi bastimenti sudditi, che stavano anchorati in più parti, a farsi mostrar le loro fedi, nel ritorno che detta lancia faceva per uscirvi dal porto, vidde la pelota di patron Tomaso Bresciani zuechino, che tendeva il camino suo verso questa città, onde, chiamata alla sua ubidienza, essa prosseguendo il suo viaggio per vedersi puoco luntana dalla riva, ove anco gli è sortito d’approdarvi, un batello che la lancia stessa haveva teso nell’inseguire la pelota medema gli scaricò diverse schiopettate, al strepito delle quali, mossa di curiosità diversa gente che qui era concorsa alla fiera, andata alla riva ove s’era ridotta la pelota per veder il successo; i francesi senza alcun riguardo, scarricando pure contro la detta gente non puoche archibuggiate che giungevano a ferire sin le mura e le porte della città, postosi perciò tutto il popolo in confusione, corse tumultuariamente alle armi, et uscito nuovamente dalle porte, seguiti reciprocamente molti sbarri senza alcun effetto, la lancia date le mani alle petriere de quali si ritrovava armata, obligò tutti a ritirarsi di dentro delle porte, in che per tanto più s’acrescé l’interna commotione, quanto che le palle delle petriere stesse s’erano introdote sino nel cuore della città, et i sudditi e marinarezza si lagnavan non solo del perduto rispetto alla piazza del loro Prencipe, della sicurezza de loro bastimenti, sotto il calore della medesima, ma dell’apperta hostilità con cui ancor essi erano bersagliati. Io in stato tale, nella privatione di forze in cui mi ritrovo, esercitati tutti i possibili mezi della desterità per oviare il progresso de maggiori impegni, mi è anco sortito con li usi della soavità di rendere acquietata la sollevatione de sudditi, quali mentre da me s’andavano placando, i francesi pretendendo che la pelota viandasse alla loro ubbidienza, con minaccie che altrimenti l’haverebbero incendiata, a ben che il padrone si fosse sopra altra barca condotto a ritrovarli, l’obligarono non ostante a staccar dalla riva, e compiacerli; il che effettuato, mostratele le sue fedi e veduto il suo carico, l’hanno subito licenciata. Queste riverentissime notitie valeranno di publica informatione, e di pontuale addempimento alle mie precise incombenze nel servitio adorato di Vostra Serenità. Gratie etc.
Pola, primo agosto 1702.
Giulio Pasqualigo, Conte e Proveditor.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.