2 luglio| 1702 Alessandro Minio
Dispaccio del 25 settembre| 1702|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
non deve ommettere il mio debbito d’humiliare con pontualità distinte le noticie alla Serenità Vostra dell’emmergenze che insorgono con l’arrivo de legni francesi a questo porto. Il giorno d’heri, doppo pranzo, approdarono quatro lanze armate al molo grande di questa terra, dalle quali volendo sbarcare alcuni soldati, gli ho dalla solita guardia destinata per li riguardi di sanità opposto, et con precisa comminatione ammoniti a rittirarsi, uniti alli legni, al luocho della sanità.
In questo fra tempo di parole, essendo ivi stato Bortolo Navó suo Console, partecipato con mie precedenti lettere alli riflessi di Vostra Serenità, osservato l’officio che pratticava essa guardia in dippendenza di publici venerabili decreti, s’oppose alla stessa, et con la forza tentò di levarle il moschetto che haveva alle mani, et procurò ad ogni potere di precipitarlo nell’acqua, a fine potessero fare il sbarco senza ostacolo. Diede con ciò motivo che li soldati d’esse fuste, sbarcando le loro periere et allestindossi con l’altre armi da fuocho, si posero in dispositione non solo d’invehire contro essa guardia, m’ancora contro questo popolo. Da questa mossa causata dalla temerità d’esso Console, ne suscitò nel popolo stesso grave tumultuazione, così che tutto indifferentemente era preparato al cimento con l’arme alla mano per invehire contro essi francesi, et farli desistere con la forzza dalle opperationi sinistre.
M’arrivò all’orechio questa mormoratione, così che mosso dal zello che nutro di tenere lontane le discordie et sconvoglimenti, dippendente dal publico sovrano volere, ho stimato profficuo darmi alle esclamationi contro esso popolo, et ammonirlo al possibile ad abbandonare queste loro propositioni, come anche mi è con sommo mio contento riuscito, ed essi francesi, voglio credere sodisfati, per essersi doppo due hore di dimora con molta pacatezza partiti, senza ne meno poner piede in terra.
Tali disordini, con gl’altri che per avanti humilmente partecipai a Serenità Vostra, nascono dalla reproba oppinione d’esso Console, mentre come dissi di sopra si rende violatore con la forzza delle publiche commissioni riguardanti il zellante interresse della sanità, che viene appogiato alle guardie per detto effetto destinate.
Si mi rende d’indispensabil debbito il rassegnar le notticie di tall’emmergenza all’intendimento mai errante di Vostra Serenità, acciò in tempo spichi il zello col quale vanto di vedere essequita la publica suprema intentione, et per poter con rassegnatezza obbedire all’infalibili prescritioni, alle quali con pontualità m’humilio. Gracie etc.
Rovigno, li 25 settembre 1702.
Alessandro Minio, Podestà.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.