21 ottobre| 1702 - 1704 Ferdinando Priuli
Dispaccio del 30 ottobre| 1703|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
ne’ primi momenti del mio ritorno a questa parte poco posso humiliare all’eccellentissimo Senato dell’emergenze di queste aque e confini. Trieste è quasi afatto spoglia di militie, riddotte al coperto l’artigliarie; versano l’applicationi di quei comandanti a soccorrere di proviande le militie d’Italia. Con questo oggetto cinque barche da Fermo ne sono già caricate, e altre quattro se ne vanno caricando; oltre due marsiliane che per lo stesso effetto soggiaciono alla concia. Passato all’altra vita il fratello del General d’Herbestein, che sosteneva in Vienna il decoroso impiego di Presidente della Camera di Guerra, ha l’altro frattello impetrata permissione dalla Corte di allontanarsi da Trieste per sei settimane. Da’ riscontri però privati tengo che farà tutto per più non ritornarvi; in tanto è in viaggio altro soggetto scortato da soli cento e cinquanta crovati per portarsi al commando di quella città, nel qual porto, se capiteranno gli attesi vascelli della flotta olandese, dicono che saranno imbarcati sopra de medesimi seimille haiduchi. Pare però che vadi languendo la speranza, sin hora constante, di quella comparsa.
Venero con la dovuta obedienza in ducali di Vostra Serenità li 8 cadente la faccoltà di presidiare cotesto castello con gente paesana, ad oggetto di tenere armata la publica galeotta, che conosco per ogni buon riguardo in dispensa di necessità, ma ben può comprendere l’infinita sapienza dell’eccellentissimo Senato qual sia l’ubidienza e frutto che si possa sperare senza il soldo pronto da renderli giornalmente sodisfatti, altrimente incorreranno lacrime e desertationi, con scorno e derisione de’ confinanti. Il Tenente di questi fanti in barca armata, persona di tutta habilità e fede, più volte s’è espresso che haverebbe il modo di aggionger alla sua compagnia trenta in circa albanesi d’ottima aspetativa e riuscita. L’essaustezza di questa cassa, il zelo di sotrarmi da ogni ombra di censura, mi ha sempre dissuaso da promover questa sua essibitione. Hora che vedo l’istesso soldo e biscotto doversi corrispondere a inesperti e sforzati paesani; ne humilio l’affare anco all’eccellentissimo Savio alla Scrittura, spiacendomi esser astretto ancora a riflettere che, doppo l’ottenuta dispensa de ducati seicento sotto li 21 luglio passato, aggravata da tanti obblighi, non ho più havuto il modo di consolare gli ufficiali che s’attrovano all’ubidienza di questa carica, e che implorano qualche publico grandioso sostegno.
Sono stati consegnati in queste monitioni doicento moschetti azzalini, buon numero de quali spedirò nel castello di Muggia, che n’è affatto spoglio. Ho dovuto corrispondere al patron di barca che li ha condotti, assieme con la tenda e remi per la galeotta, lire vinti, e altre lire 24 per la recondotta di doicento e cinquanta inutili alla Casa dell’Arsenal.
Privo poi affatto d’ogni giusto motivo è il ricorso di Giovanni Radi per l’espeditione delle sue cere a cotesta parte, non attrovandosene più neppur una lira, tutte già precedentemente da me avanzate con scorta propria alla Dominante. Ben è vero, che ultimamente ne è capitata qualche summa da Buccari, in tempo che quel luoco, per decreto del Magistrato eccellentissimo alla Sanità, restò sospeso, onde convenne soggiacere la stessa alle dilationi e cautele in questa importante materia, sino che scioltosi il sospetto restorono sotto li 27 cadente spedite, come sarà da me pratticato anco per l’avvenire in ordine alle publiche venerate commissioni. Gratie etc.
Capodistria, 30 ottobre 1703.
Ferdinando Priuli, Podestà e Capitanio.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 84.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.