14 settembre| 1703 Francesco Pasqualigo
Dispaccio del 30 settembre| 1703|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
assonto dalla debolezza de miei fiacchi talenti il peso di questa carica, ed humiliatane nell’ossequiosissime mie di 14 cadente a Vostra Serenità la notitia, drizzai immediate in adempimento pontuale delle mie divote incombenze ogni mio studio a tutto ciò risultar potesse di maggior publico servitio.
Fissai per tanto i miei primi oggetti nella costitutione presentanea delle publiche monitioni di questo castello, e sì come in esse e nel torrione che riguarda la valle verso il mezo giorno trovai ventiotto pezzi di cannone di bronzo di varii generi, ben montati e capaci d’agire ad ogn’insorgente bisogno, con altri militari attrezzi, tutti ben tenuti e custoditi dalla benemerita diligenza di questo Capo, e Monitioniere Francesco Bigato; così, nelle esate osservationi da me estese, compresi difettive le monitioni stesse, et in somma urgenza d’esser soccorse di quanto nell’unita nota detto Capo espone, e particolarmente di fucili, moschetti, spade, bandoliere e pendoni per tenerli in pronta riserva ad ogn’occorrenza, non meno di questo castello che degli altri cinque sparsi in questo territorio soggetti a questa carica, essendo quelli che in esse essistevano stati dalla zelante vigilanza dell’eccellentissimo precessore impiegati nell’armo dell’ordinanze, trovate sprovedute in occasione della rassegna generale datagli nell’anno decorso. Né parimenti nelle monitioni medeme scoperto una numerosa copia d’armi totalmente inutili descritte a maggior publico lume nella nota predetta, che, non servendo ad altro che d’ingombro, stimarei per mio humilissimo senso ottimo espediente il farne d’esse segu(ire) a cotesta parte il trasporto, onde possino esser riddotte capaci di servitio.
Anco il deposito delle polveri, diminuito dal consumo negli ordinarii essercitii delle cernide et altre puntuali occorrenze, trovasi riddotto a soli cinque piccoli barili, uno de quali anco assai peccante, che ascendendo a sole libre cinquecento e quaranta, chiama la sovrana publica providenza al necessario compenso.
Notemi intanto le publiche massime nell’importante gelosa matteria de confini, invigilarò con attentione indefessa perché tra sudditi dell’uno e l’altro stato su queste vicine arciducali frontiere si conservi una reciproca tranquilla quiete.
Con pari zelo e con ogni più fisso studio sollecitarò pure la riscossione de ressidui delle caratade, con le relative restanti condotte de roveri all’imbarco per il loro trasporto a cotesta eccellentissima Casa, et andarò versando sopra li maneggi de Fontici e communità soggette a questa rappresentanza. In questi però, et ne tagli di roveri in boschi di publica o privata ragione in questa provincia, in casi di transgressi o qualche pregiudiciale mancanza, essendo sempre stato dagli eccellentissimi precessori proceduto con l’auttorità e rito dell’eccellentissimo Senato, conferitagli nel principio del reggimento dalla publica sovrana prudenza a più sicura preservazione di sì preziosi publici patrimonii, crederei riverentissimo anco di presente consentanea la confermatione dell’auttorità medesima agl’oggetti predetti, quando tale tuttavia sia il sentimento supremo dell’Eccellenze Vostre.
Fatto poi estendere da questo raggionato un esatto billancio di tutte le rendite et aggravii di questa publica Cassa, ricavo non sussistervi eguale equilibrio, rissultando la spesa in somma di lire quatromille cinquecento trentacinque, soldi 6 superiore all’entrata, come chiaramente si raccoglie dall’alligato foglio del predetto Ministro. Io però, sì come non mancarò di contribuire la più attenta vigilanza alle esationi, così da rilevante divario che mi tronca il modo di poter supplire a cadaun peso della publica Cassa, mi trovo constituito in obligo di farne alla Publica Suprema Maturità humilissimo cenno, per tutto ciò fosse reputato corrispondente al bisogno. Gratie.
Pinguente, li 30 settembre 1703.
Francesco Pasqualigo, Capitanio di Raspo.
Allegati: nota delle armi inutili che si trovano nelle pubbliche munizioni del castello di Pinguente (1 carta); aggravi annessi della camera di Raspo (2 cc.).
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 84.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.