6 novembre| 1703 Nicolò Longo
Dispaccio del 10 febbraio| 1704|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
il giorno 8 dicembre passato approdarono in questo porto due peote con gente di (Sivi)glia ed equipaggio di cotesto signor Ambasciatore di Francia. Ma perché fu ressentito da quel Console gallo esservi nel porto, serve di questa giurisditione, due galleotte segnane, e si temeva che dalle medeme alle peote stesse fosse recato qualche danno, corse da me a nome del suo Re acciò come robbe aspettanti al sudetto signor Ambasciatore dovetti far radoppiare le guardie solite e difenderle dagli insulti che potessero le dette galleotte tentare; et essigé dalla mia divotione risposta che farei radoppiare le guardie, come feci, colla mira (per)ò della sicurezza maggiore del luoco nell’occasione de predetti legni stranieri, et con previa commissione a’ Capi di non moversi dal posto sino ad altro ordine, e di havere da me in tal caso la difesa medema che prestai antecedentemente alle nave olandese da francesi asportata da questa mand(...), e se a quella havessero conservato il rispeto a riguardo del luoco (in) cui essisteva, che ciò farei similmente godessero dette peote; né a questi il Console minimamente rispose. Passate perciò verso le hore tre della notte le predette due segnane galleotte, conseguentemente cessò ogni timore alle peote franche. In simil emergenze, humiliai già alla Publica Maestà tempestivamente le note con mio foglio, ma perché il patrone di barca a cui (le) consegnai, nel suo viaggio per costa corsa burasca, fu obbligato andare contro vento, e privar della prosecutione dell’insidioso viaggio, approvato novamente in questo porto me lo rese già pochi giorni, rissente debito la mia divotione humilissima di rassegnare a Vostra Serenità i raguagli unitamente alla nota che concorso detto Console con suo figliastro Angelo Ferrarite, rispettivamente alla carica di chirurgo in questa terra, ed in loro vece eletto da questa communità il gennaro passato altro soggetto, voleva, come si esprime per relatione, mandare copia del Consiglio stesso a Sua Maestà christianissima, onde di (...) questi emergenti parmi non inconsentirei gli avvisi alla Publica Sovrana Maturità. Grazie.
Rovigno, 10 febraro 1704.
Nicolò Longo, Podestà.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 84.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.