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8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo

Dispaccio del 14 giugno 1652

N. (senza numero).

Serenissimo Principe,
heri mi sono capitate le ducali della Serenità Vostra due di 25 et una di 18 del prossimo decorso mese, con li ducati quatromille, contati da questa Camera, delliberati dalla benignità di Vostre Eccellenze per li bisogni di questa piazza. Converà che contro la fede data a creditori per imprestidi, appertamente neghi almen in maggior parte la restitutione che pur quando tutta questa summa fosse per darsi loro, non suplirà alla mettà del debito, come nell’altre mie riverentissimo rapresentavo all’Eccellenze Vostre, et sopra ciò consideri, humilissimo suplico la gran Publica sapienza, la forma che m’è prescritta dalla Serenità Vostra di praticare colli popoli Clementi, per nutrili nella buona dispositione e di sotraherne il più certo de loro pensieri, per cogliere quel bene che l’opportunità permettesse, sarà con tutta l’acuratezza del mio ardentissimo zelo adempita nel modo che con particolarissimo studio, di già l’ho sempre osservata, havendo al Cavalier Bolizza fatto note l’espressioni del Publico pienissimo gradimento et hora si va passando ad alcun più sicuro mezo, con cui possan ricapitarsi le lettere alli capi d’essi popoli. Godo in tanto che l’altro confidente, hoggi rittornato d’Albania, non solo conferma con certezza quello che questi ultimi giorni apportava il primo d’haver quelle genti principiato a danneggiar il Sangiaco Giusufbegovich, come havuran compreso l’Eccellenze Vostre, m’aggiunge che la perdita de Turchi è stata di sessanta morti et dieci lor donne, col svalleggio delli doi villaggi d’esso Sangiaco a Coscariella in quel paese, sperandosi da ciò fermata l’inimicitia fra lor et in consequenza può credersi divertita l’unione d’essi popoli con Turchi; ma ad effetto a acresser il maggior callore in quelle genti, dovendon’esser sempre pronto alcun regallo de panni a quelli capi che di già per simile effetto apunto lo pretesero col mezo de Voivoda Illico da Cuzzi, come restò informata la Serenità Vostra nelle mie precedenti lettere di 14 maggio caduto, viene necessario il provedimento cellere dalla mano di Vostre Eccellenze, non havendo pur hora con che adempire nel dar le vesti, che mi commettono nell’accennate ducali; ma si come non essibirei queste senza prima conoscer il Publico vantaggio nell’oggietto che si tiene, così non saria da me disposto d’essi panni, che quando vedessi con la continuatione de gl’affetti mantenuta la lor promessa a servitio della Serenità Vostra et in quest’occasione, mentre non s’ha pronto il modo, può nascere notabil pregiuditio. Gratie etc.
Cattaro a 14 giugno 1652.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni