8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo
Dispaccio del 2 luglio 1652
N. (senza numero).
Serenissimo Principe,
hoggi mi partecipa il Cavalier Bolizza le lettere che tieni dalli capi de Clementi et dal padre refformato ch’è ivi, et una dal Voivoda Illico da Cuzzi. Vedesi l’artifficio di questo mosso dall’avidità all’interesse; l’accusan essi Clementi che nel tempo stesso che sta sicuro d’esser ricompensato da questa parte, non lassi d’abbracciar l’occasioni lusinghevoli presso il Sangiacco Giusifbegovich per civanciar pure da lui; li medesimi però che pretendono il premio di fede costante, ricercano il giusto riconoscimento portando per testimonio della lor realtà l’ultime operationi essercitate contro Turchi ad onta et danno del stesso Sangiacco, dal che venga a dipendere il pericolo d’essi nel dover portarsi nelle campagne alla raccolta de loro grani, et per l’inverno, astretti quasi da necessità havend’a riddur gl’armenti nelle pianure per all’hora dover tentar l’agiustamento col medesimo. Questi particolari conferma il medesimo padre refformato et, se bene nella mira dell’accennato interessa e titubante l’animo d’Illico, pur lui rinuova le premure alla sodisfattione già pretesa; a negarglieglo con qualsisia giusta maggiore, non seguirebbe senz’un gravissimo sconcerto de trattati che corono per sfugir quest’anno l’unione del campo nemico, poichè superarebbe col sdegno ogn’honesta col disporsi colleganza col Sangiacco, onde se bene dissimile tra il rito tra lui et li Clementi, niente di meno mi conviene usar l’inegualità delle rimostranze con loro, ma con più occulta maniera, mentre massime fin’hora veggo d’ambi li detti è stata data la negativa ad esso Sangiacco che li ricerca d’unirsi seco; et perchè il nominato padre alle continue lusinghevoli insidie d’esso comandante turco d’indurre li Clementi al suo volere, hor con (?) inviti di larghe promesse, hor con minaccie, consideri necessario che celleremente s’incontrino le lor instanza da questa parte, che però ad oggietto di farli conoscer effetti di real mantenimento, li faccio intender inviarmi persona a lor fida, a chi possi consignar il destinatoli per hora, in testimonio del Publico (?), necessitato io però di provedermi almeno d’una pezza di panno o del suo valsente per contentarli a qualche segno et nudrirli in speranza, fino giungano le tre pezze delliberate dall’Eccellenze Vostre, col rimanente delle quali andarò poi ritardando quanto più sarà possibile in vantaggio del servitio al quale si mostra dalla providissima lor sapienza et dall’ardentissimo zelo nel servire alla patria.
Le mie prime lettere non hanno havuto essi Clementi et il padre medesimo, onde li faccio le replicate per quel più sortir si puotesse dalla loro opera, intenta send’ogni mia aplicatione in quest’affare importantissimo.
Il Monsignor Arcivescovo Scura di Durazzo habbita nelli asprissimi monti di Corbino in Albania, mi scrive quanto Vostre Eccellenze si compiaceran d’osservare dall’aggionta copia di sua lettera circa il già delliberato a suo sostentamento dalla Publica sapienza; verso questo capo, la cui zelant’opera riesse di favorevoli conseguenze al servitio della Serenità Vostra, non cesso delle più affetuose corrispondenze, nè ho puotuto negargli questa trasmissione di sue instanze per tutti li respetti del Publico servitio, derivanti dalla buona dispositione di questo soggietto.
Il cavalier Bolizza nominato mi fa tener l’ocluso foglio di avisi del confidente di Ragusi, che come degni di porle notitia di Vostre Eccellenze, così non resto d’inviarglieli con questa ch’è prima occasione rapresentatamisi doppo. Gratie etc.
Cattaro li 2 luglio 1652.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.
Allegati: lettera dell’arcivescovo di Durazzo Scura indirizzata a Bembo (1 c.); foglietto contenente gli avvisi del confidente di Ragusa per il Cavalier Bolizza (1 c.)
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni.