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14 settembre| 1703 Francesco Pasqualigo

Dispaccio del 1| maggio| 1704|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
nel sbillancio delle rendite et aggravii di questa publica Cassa, già rassegnato in precedenti humilissime mie ai riflessi della Publica Suprema Sapienza, non ralentato l’uso de più fissi studii per rendere all’Augusta Maestà della patria testimonii sempre più certi di quel zelo divoto che m’accompagna per il suo reale servitio, e che rissultar possi di vantaggio alla publica ecconomia, ritrovo che uno de maggiori pesi che agravi le deboli forze della Cassa predetta, senza il corrispondente proffitto, sia il mantenimento di dodeci leggieri, et uno a titolo di Raggazzo, totalmente inutile, che richiede un esborso annuale di lire tremille e dieciotto.
Questi veramente negli anni andati erano in numero di quaranta che componevano una compagnia, ma dall’attenta vigilanza della felice memoria del fu eccellentissimo signor Girolamo Corner, mio riverito predecessore, suggerita la regolatione et il risparmio, furono con sovrano decreto ristretti nel solo precitato numero di dodeci, quali hora ad altro non servono che a portar lettere a rettori delle città e terre della provincia, per levare il danaro assegnato dalla publica providenza a questa Cassa, e tal volta a scortare nelle visite, che di rado accadono, il publico rappresentante.
Ne’ scaduti giorni ho voluto devenire alla loro rassegna, in cui m’è sortito anco scoprire varii disordini, tra quali uno essentialissimo, degno del publico riflesso e d’opportuno compenso; et è che il maggior numero d’esse piazze sono riddotte in sole tre famiglie delle principali di questo castello, che conseguendo l’intiere paghe fanno poi comparire alle rassegne alcune persone miserabili, descrittesi però volontarie in rollo per esser essenti dalla corrisponsione delle publiche gravezze. Unito a tale perniciosa introdutione, per se stessa contraria alla mente publica, billanciato il dispendio che detti leggieri portano alla Cassa predetta con il scarso servitio che rendono, reputarei per mio humilissimo sentimento conferente al publico interesse l’abbolirsi anco questi, et, a similitudine delle altre città della terra ferma, instituiti due cavallari con moderato mensuale assegnamento di cinque o sei ducati per cadauno, fare che questi traduchino a questa parte il publico soldo, con che la publica Cassa venirebbe ogn’anno a risentire un risparmio di lire due mille e trecento in circa.
Per quello poi riguarda l’accompagnamento del rappresentante nelle visite, potrebbe esser supplito da dodeci soldati d’ordinanze et un Caporale, a immitatione della pratica che si tiene nella visita di Pirano, contribuendoli lire una al giorno per il tempo che s’impiegassero in tale funzione. È ben vero però ch’anco quest’aggravio di cernide potrebbe omettersi con maggior vantaggio della Cassa e decoro della carica.
Già in molti castelli e passi di confine la Publica Sapienza, per effetto di sue recondite massime, suol tenere qualche squadra di militia pagata. Questo castello pure è situato vicino alle frontiere arciducali, e perciò tocò là, nelle nottorie moleste contingenze dell’anno passato, vedere nelle sue vicinanze passaggi o di militie o di comandanti stranieri che s’avanzavan hor a Trieste et hor a Fiume, et altre parti del Quarner. Stimarei però, per mio ossequioso parere, corrispondente al decoro del nome et ad ogn’altro geloso riguardo, fosse anch’esso munito d’una squadra di soldati et un officiale, che potrebbe estrahersi dalle compagnie oltremarine che d’ordinario essistono in Capodistria, e con tal occasione far che questi servissero anco nelle visite precitate senz’incomodo de sudditi, e senza spesa nelle cernide predette, quando vi concorra il publico sovrano beneplacito.
Non si contiene otioso il mio zelo divoto ne meno a pro e sollevo di questi amatissimi popoli, dalla paterna publica carità alla mia debolissima ma sviscerata direttione raccomandati.
Nella frequente assistenza che dono per loro consolatione al tribunale di giustitia nelle loro civili contese, ho rilevato quali siano i dissidii forensi e gli evidenti dispendii a’ quali convengono soggiacere anco per discrepanze di lieve momento, che ridducono tal volta qualche povera famiglia al sommo delle miserie. Io veramente sono stato in punto d’applicarvi qualche compenso con precisa terminatione regolativa, ma non ho voluto arrogarmi quest’arbitrio senz’il previo inchinato assenso di Vostre Eccellenze, quale pervenendomi non tardarò segnarla per poi sottoporla alla loro suprema approvatione.
Spirata la facoltà della Serenità Vostra nelle venerate ducali di 12 luglio 1698, concessa a questa comunità di poter per il corso d’anni cinque valersi annualmente di ducati novanta di ragione degli utili de publici Fondachi per la condotta del medico e precettore, in supplimento d’altra somma al loro impiego assegnata, m’hanno li Giudici e Sindaci della comunità stessa fatto istanza d’implorare dalla paterna publica carità la confermatione dell’indulto medesimo. Io però, mirando tendere il loro ricorso all’oggetto della commune salute et all’incamminamento de figlioli nella strada della virtù, non posso che concorrere a consolarli, consacrando all’Eccellenze Vostre l’instanza medesima, reputata degna dei soliti publici generosi caritatevoli rescritti.
In ubidienza poi all’incarico ingiontomi nell’inchinate ducali di 23 febraro decorso, ho fatto far principio all’unione delle carte nell’importante e gelosa matteria de confini, e dell’altre scritture e dissegni da me scoperti essistenti in confuso e dispersi in quest’archivio, per tenersi in appartato armaro ben custoditi con le necessarie accennate cautelle; et terminata l’opra con il suo luminato repertorio, quale trasmetterò in copia anco all’eccellentissimo signor Sopraintendente ai Confini, segnarò la terminatione prescrittami per sottoporla ai publici sovrani riflessi per la sua approvatione.
Nelle stesse ducali m’eccita pure la Serenità Vostra che, in occasione di visita, habbi a rilevare in cattastico la matteria tant’importante delle sovventioni, l’usurpo dei beni di publica ragione in Polletana, et le case in Parenzo concesse a cretensi, per troncar la radice ai ragguagliat’invalsi publici pregiuditii; ma trovando io essere qualche tempo che in quelle parti non viene praticata la visita, che per decreto dell’eccellentissimo Senato del di 8 agosto 1630, ristretta in un solo mese, veniva una volta all’anno adempita, deliberatosi pure nel 1676 a’ 12 maggio, che in occasione di visita a Parenzo et altri luoghi si dovesse rifferire la quantità delle giornate precise, che la qualità dell’affare astringesse consumare, com’apparisce dall’annessa copia, non ho corraggio per determinarmi se l’eccittamento predetto, datomi dall’Eccellenze Vostre, di supplire a sì rilevanti essigenze in occasione di visita, sia veramente espresso precetto per riassumerla; e però tra tali ambiguità starò in attesa del più preciso publico sentimento per ciecamente esseguirlo.
Stabilita intanto per appalto, con avvantaggio assai maggiore delli passati anni, la condotta all’imbarco di cinquecento cimali d’olmo e cento frassini già recisi, per occorrenze della Casa all’Arsenal, com’ho rassegnato a notitia di quell’eccellentissimo Reggimento, sto attendendo il sovrano beneplacito dell’eccellentissimo Senato per il getto della solita caratada, per poter con pari zelo e prontezza supplire agli ulteriori riguardi del publico venerato servitio, come non ho ommesso pure le più attente diligenze nel far seguire un taglio di tremille tolpi, e nel sollecitare la condotta d’altrettanti destinati al riparo di cotesti lidi, tutto in adempimento pontuale delle mie divotissime incombenze, in prova sempre più certa dell’ardor del mio spirito verso il miglior servitio della patria adorata. Gratie.
Pinguente, primo maggio 1704.

Francesco Pasqualigo, capitanio di Raspo.

Allegati: copia di un brano di ducale datata 8 agosto 1630 (1 c.); copia di un brano di ducale datata 2 maggio 1676 (1 c.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 85.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.