14 settembre| 1703 Francesco Pasqualigo
Dispaccio del 20 luglio| 1704|
N. (senza numero)
Serenissimo principe,
decretata dall’auttorità sovrana dell’eccellentissimo Senato l’abbolitione totale anco di questi dodeci leggieri e Ragazzo, sopra l’ossequioso ricordo del mio zelo divoto, come troppo gravosi a questa publica Cassa al riscontro del scarso servitio che rendevano, et incaricatami in venerate ducali di 17 maggio decorso l’essecutione della publica volontà, l’ho anco prontamente essequita a maggior respiro della Cassa medesima.
Devenuto io poi, con la facoltà impartitami, all’institutione di altre due cavallari, a immitatione della pratica dell’altre città della terra ferma, con un salario di ducati sei al mese per cadauno, mi è anco sortito di trovar due soggetti che, nella necessità che nasce di spedirli frequentemente in giro in tutta la provincia per le publiche occorrenze, adempiranno con pontualità e fede li numeri tutti delle proprie incombenze.
Estesa però da me la terminatione con gli obblighi che gli restano ingionti, la sottopongo ossequioso ai riflessi sapientissimi dell’Eccellenze Vostre perché, avvalorata dall’approvatione loro sovrana, habbi a rimaner pienamente essequita.
Anco a sollevo di questi popoli, con l’auttorità concessami ho segnato gli uniti ordini a scanso de dissidii forensi et de relativi dispendii, onde habbino giusto mottivo di benedire sempre più la predilettione amorosa dell’adorato suo Prencipe, e di chi ha la gloria di sostenere, benché fiaccamente, le sue veci. Alligati in tanto li rassegno alle ponderationi supreme di Vostra Serenità, affinché sortendo la loro confirmatione, essigger possino una pront’ubbidienza.
Per l’accennato repertorio poi delle publiche memorie, suggerito necessariamente dall’ardor del mio zelantissimo spirito, particolarmente nella matteria tanto gelosa et importante de confini, si vanno continovando le diligenze tra i numerosi antichi volumi confusi e dispersi in quest’Archivio, per trasciegliere le carte più essentiali, e terminata l’opera, che richiede il consumo di non poco tempo, humiliarò a’ publici riflessi la terminatione prescrittami con il repertorio medesimo a publico lume.
Nel punto rimarcabile dell’armo di questo castello a maggior decoro del publico nome, e per li molti altri riguardi da me con ossequio accennati per la vicinanza al Stato austriaco, leggo con rassegnatione divota in esse ducali l’incarico dall’Eccellenze Vostre all’eccellentissimo signore Savio alla Scrittura, per quelle dispositioni fossero dalla di lui prudentissima matturità stimate opportune, e però io sarò sempre per venerare ogni decreto della Sovrana Publica infallibile Sapienza.
Gettata la carattada, con l’assenso benigno dell’eccellentissimo Senato esteso nelle precitate ducali, sopra i capi di famiglia della provincia, a norma delle già decretate mesure per la condotta alla bastia delli cinquecento cimali d’olmo e cento frassini destinati all’occorrenze dell’eccellentissima Casa dell’Arsenal, non manco di sollecitare l’unione de soldo, come non ho trascurato di porgere li stimoli più efficaci agli appaltadori per il sollecito trasporto d’esso publico legname all’imbarco, et veramente a questo passo non si sono rese inoffitiose le mie attente diligenze, mentre, a fronte degli ostacoli che si fraponevano a causa della numerosa truppa di banditi che vano infestando la provincia, non più sicure le stradde, le vite, né le sostanze de sudditi né meno dentro le proprie case, come ne ho resa destinta ossequiosa notitia all’eccellentissimo tribunale, ho il contento di veder praticata nel maggior suo numero la condotta d’essi legni con la speranza di vederla terminata anco assai prima del tempo accordatogli, da che maggiormente, in aggiunta al vantaggioso appalto da me stabilito e già ragguagliato, scaturirà la vigilanza del mio zelantissimo spirito al miglior servitio della patria adorata.
Dopo una lunga sicità, sopragiunto heri mattina dalla parte sirocale un turbine gravido di tempeste e di fulmini, ne scoccò uno sì fiero che, colpita la cima del campanile di questo duomo, la fece dirocare con una grossa e pesantissima pietra sopra quelle publiche monitioni, situate per sua fatale disgratia congionte al piede del campanile medesimo.
Di non lieve momento è stato il danno, ma a grado maggiore si sarebbe esteso se non fossi accorso a far estinguere il fuogo, che acceso da detto fulmine minacciava più strane consequenze. Nella necessità però d’un pronto ristauro a divertimento di maggiori dispendii alla publica Cassa, fatta da me calcolare da periti la spesa con la più economica risserva, ascendendo questa a lire trecento cinquanta sette, soldi dieci, la rassegno ossequioso a Vostre Eccellenze, con la notitia però che, non essistendo in essa Cassa né pure un soldo di ragione libera, essendo anzi in avvanzo di queste grosse somme li creditori, necessario si renderà la dispensa dell’obligato consistente in decime e soldi per lira, quando dall’auttorità suprema dell’Eccellenze Vostre mi fosse prescritto il ristauro medesimo. Gratie etc.
Pinguente, li 20 luglio 1704.
Francesco Pasqualigo, Capitanio di Raspo.
Allegati: terminazione del capitano di Raspo, per l’abolizione della guardia dei dodici leggeri e ragazzo (1 c.); terminazioni riguardanti la direzione del tribunale (2 cc.); stima delle spese per il restauro degli edifici colpiti dal fulmine (1 c.).
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 85.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.