8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo
Dispaccio del 6 luglio 1652
N. (senza numero).
Serenissimo Principe,
è cresciuto il numero delle fuste di Turchi di Santa Maura et insieme il loro ardire, a segno che doppo fatto l’acquisto de molti vasselli, corseggiando sino le rive di sottovento, li signori Ragusei il giorno di 3 corente con huomo espresso in loro caichio, mandorno ad avisarmi che riddotte in undeci, tenessero concerto con Turchi di Castel Nuovo ad incontrarsi concordemente il dì seguente a queste boche, premeditando che questa gallea, inutilissima per la mancanza di remi et d’altri necessarii requisiti, con l’otto barch’armade non fosse bastevole a divertirli l’unione mediante la quale dovesse tentare anzi di superar la stessa gallea et impadronirsi di quel legno. Il rischio di così grave publico pregiuditio riusciva evidente nel considerare l’inimico si forte e che la gallea, in cui doverebbe consistere il principal fondamento per la diffesa, priva di remi, fosse tardissima nel girarsi o nell’avanciarsi et per ciò insufficiente d’adoprar oportunamente il canone della piora, riddotta quas’in stato di star imobile ad un luoco, che però comprenda la virtù infalibile di Vostre Eccellenze quanto facile puotia sortire l’abbordo che partorisse effetti avantaggiosi al corsaro nel svacennato fine che andava divisando, nè puoter dalle otto barch’armdade, che sono nel canale, sperarsi valevole cadaun sforzo contro si grave tentativo. L’affare che non ammetteva punto di dillatione, mi fecce rissolvere d’armar tre di queste fregate et otto gaette de paesani, levand’ottanta fanti scielti del pressidio per rinforcio dì ner ciò cellato con ogni proprio artiffitio all’inimico, facend’anzi correr vo(?) et con la risposta ad essi Ragusei et con altri possibile mezi della della debolezza d’essa gallea et della mala diffesa del stesso posto, per a(?)tar maggiormente l’inimico a capitarvi, disponend’in tanto il modo per incontrarlo, a sengo che havurei puotuto sperare col voler del Signor Dio qualche bene. Non è però giunto, et mi convien credere mutata la ressolutione in lui, nè so ove precisamente foss’hora, se bene pur sottovento si conferma che sii in mare et che habbi conseguito la preda di molti vasselli, affondati alquanti, coll’affogatione de marinari ancora; operatione insolita da corsari nemici, onde si teme che poss’esser unito con loro alcun legno o qualità di gente, che con questa forma voglia di se cellar la notitia. Ho impiegato mezi più valevoli ad intender per via di Dolcigno alcuni caichi da dove (?) esservi con loro cadaun particolare possibile de loro andamento et de segni, ispeditone anco incognito il prette Caruzzi mio capellano, che ivi da proprii fratelli possi penetrarlo con maggior certezza. In tanto per la qualità dell’affare stesso non cessa tutta la mia f(?) aplicatione di tener assicurato questo posto et la gallera all’imp(?) della quale s’aggiunge stessamente l’altra essentialissima che quando pur havurà remi, è si vechio il legno che rissentirà (?) scavezzar’àa mezo, si conosce puoco o null’habbile d’asoprar il nome della corsia per il pericolo ben grave che sotto quel tormento non s’aprisse, onde sempre puotrà dirsi molto debole nel riguardo de recquisiti che han le altre gallere et, se pur fosse delle migliori, (?) che l’inimico può far tanti legni de suoi, non è mai sufficiente con quelle barch’armade quas’a ressister al posto, non che ad inseguirlo, come necessariamente si dovurebbe in ogn’occasione che se bene havesse questa, di presente cessar per alcun giorno rinovarò di volt’in volta li sospetti con nuove sortire; tenirò sempre in questa staggione mal sicura la navigatione et farò l’animo di tentar con maggior ardire continui danni et all’isole et a gl’altri luochi di Vostra Serenità nella Dalmatia et in queste parti, che quando doi buone gallere vi fossero qui, spesso sarian scorsi li mari d’Albania, et spero puotrian divertirsi ottimamente le conseguenze pregiuditiali et dannose. Tutto ciò rapresento all’eccellentissimo signor Generale et ho giudicato di farlo riverentissimo pure all’Eccellenze Vostre per quelle delliberationi che più aggiustate conoscerò l’alta virtù Publica, et io fra la possibilità non cessarò mai di suplire con utto il fervore d’animo a gl’atti del mio dovere per ben servire alla patria, sol premendomi nell’anima che per mancanza di modi, parmi stare nel vilissimo otio col non puoter reprimer l’insuperabile operatione dell’inimico stesso; et ancor che dir si possa disdicevole al decoro di questa carica il star fuori della piazza in questa forma, niente dimeno mi necessita il stato debolissmio suacennato della gallea et il fervente desiderio di non lasciar senza rischio di me stesso pericolar l’effetto di si gravi accidenti.
Dal paese pure continuan sempre li sospetti delle partire de ladri, onde in più parti stan divise le forze debboli de paesani et però sempre più si conferma il bisogno di duecento Morlachi Haiduzi di Dalmatia, com’ultimamente devotissimo considerai all’Eccellenze Vostre et all’eccellentissimo signor Generale.
Heri giunse il vassello con formentoni espeditimi per le corenti necessità; la stagione però è così inotrata che sopravenuta l’entrata de grani a queste genti, m’è levato il modo di venderne qualche parte per altri gravissimi bisogni, et di dannaro et de formenti, de quali non vedendo pur fatta delliberatione et di già non sendovene un grano in queste monitioni, come signifficai ultimamente, humilissimo suplico si riffletta a questo, mentre se opportunamente non mi giunga la provigione della mano Publica, non saprei a qual partito appigliarmi per levare gl’incomodi e patimenti in punto così essentiale alla militia, dal che soglion derivare infiniti sconcerti, che Dio Signore mai permetta, et fra tanto continuandosi la dispensa de biscotti al pressidio, necessariissimo riesce che altra quantità si trasmetta opportunamente in questi depositi, dovendo durar per breve spacio in questo modo, quelli sono di presente et che continuamente convien consumare. Gratie etc..
Dal posto delle rose di Cattaro li 6 luglio 1652.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni.