• it
  • it
  • en
  • hr
  • el
  • de

15 maggio| 1704 Vincenzo Longo

Dispaccio del 26 febbraio| 1704|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
fatto nel mese corrente da questo datiere del vino convenire avanti questa giurisditione padre Antonio Paris de Dominico, colla mira di sententiarlo nel dovuto pagamento del dacio per certo vino venduto, comparse improvvisamente avanti al mio tribunale nella presenza maggiore di sudditi all’udienza, il giorno 18 sudetto, Bortolo Novau, qui già motivato chirurgo francese, e non solo assunse il giudicio per il sudetto padre Antonio col fondamento di esser detto vino da lui Noveu stato comprato, ma etiandio con temerità, depost’ogni publico e privato riguardo, mi ostentò due ducali rilasciategli da cotesto signor Ambasciatore di Francia, con le quali, dichiarato Console di quella natione in questa terra, lo esimeva da qualunque aggravio. Cosa che dai popoli sudditi assistenti fu mirata con distinto risentimento e qualche mormoratione, ma da me sorpassata la destrezza, havendogli restituito dette ducali presentate, e limitata la sua specialità della pretesa del daciere con risservata però intentione di far seguirne la sodisfattione da chi vendé il vino, poiché non il compratore, ma il vendente n’è tenuto. Pochi giorni doppo, a me fatto chiamare detto Novau, a parte gli dissi che non era il dovere che lui pregiudicasse si altamente il sudetto dacio, col tratto del quale (...) appena può suplire questa Camera alle contributioni de soliti salarii de publici rappresentanti ed altri, ed altre spese nell’occorrenze di publico servitio, poiché comprando da molti detto Noveu quantità considerabile di vino per poscia rivenderlo a proprio utile alli legni franchi che scorseggiavano quest’acque, né pretendendo lui che li venditori, quali soli per li capitoli di quello ne vengon obligati, non sianne soggetti al pagamento, dava motivo al daciere di reclamare e portare i proprii gravami. Essiggei in risposta che lui compra il vino a buon prezzo, con la promessa esente da qualunque aggravio, e se bene io le soggiunsi che non potea farlo, mi replicò che così era impegnato. Già haveva rivolto la mia divotione di mandar a sé chiamare tutti coloro da quali il predetto Noveu haveva comprato quantità non momentanea di vino, per estragiudicialmente obligarli al pagamento dovuto del dacio, ma non ha voluto proseguire all’adempimento di questa intentione, poiché prim’ha voluto humiliare d’ogni emergenza il (...) la Patria Sovrana Maestà, per haver motivo di essiger da Serenità Vostra il metodo preciso con il quale non tanto nelle prav’insorgenze, quanto in ogn’altra simile ed anco in altre novità che detto Noveau col fondamento d’esse (?) ducali potesse tentare, debba dirigersi il mio humilissimo rispetto. Gratie etc.
Rovigno, 26 febbraio 1704.

Vincenzo Longo, Podestà.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 85.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.