• it
  • it
  • en
  • hr
  • el
  • de

14 settembre| 1703 Francesco Pasqualigo

Dispaccio del 30 dicembre| 1705|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
estese, in ubbidienza al suprem’incarico dell’Eccellentissimo Senato contenuto in venerate ducali 18 novembre decorso, le diligenze più accurate per venir in chiaro del più certo de fatti sopra il lievo a Biasio Clobaz da Racievas, nella montagna d’essa villa di publica ragione, dell’armi, animali e carro carico di legne per opera delli sedeci liberaiti della giurisditione di Staraz arciducale, ho rilevato esser da questi stat’effettuato il lievo medesimo sopra la montagna stessa col pretesto che le legne fossero state recise nello Stat’austriaco, e che detti liberaiti siano ministri anticamente instituiti al divertimento de contrabandi nel contado di Trieste.
Mentre però andavo raccogliendo li lumi prescrittimi, il governatore di Staraz, mosso dall’oggetto che prima gl’havevo fatt’insinuare di conservare tra sudditi confinanti una tranquilla corrispondenza, ha ne giorni decorsi fatto restituire a detto Clobaz tutto ciò gli fu asportato da liberaiti predetti. Di tutto ciò ne humilio alla Serenità Vostra la notitia in sodisfatione del mio riverentissimo dovere, et di quanto mi fu in esse ducali commandato.
Ad ogni nuova ricerca poi di monsignor Vescovo di Trieste, essequirò pure con cieca filiale ubbidienza il sovrano publico sentimento espresso in altre ducali di 20 del mese stesso, permettendoli la visita in questa giurisditione, ma però solo di quelle chiese parochiali soggette alla sua pastoral cura, senza l’uso del baldachino, e con quelle stesse formalità di trattamento, e cerimoniali praticati dagl’austriaci con li Vescovi veneti.
L’annesso memoriale presentatomi da don Nicolò Bicchiacchi, Canonico di Parenzo, con cui implora gli sia cessa la casa di publica ragione da lui habitata in essa città, che dall’Eccellentissimo mio precessore fu affittata al Canonico Christoforo Appollonii per lire settantacinque annue, per la quale offerisce l’esborso di lire mille, soministra al mio zelo divoto, ch’è tutt’ardore per il publico adorato servitio, mottivo di consacrare alla Publica Sovrana Sapienza la seguente informatione.
Caduto sotto l’ottomano dominio il regno di Candia, la pietà dell’Eccellentissimo Senato decretò nell’anno 1671 che a molti benemeriti cretensi fosse dato ricovero nella città di Parenzo con assegnatione di terreni corrispondenti al loro sostentamento.
Appoggiatane l’essecutione alla felice memoria dell’Eccellentissimo signor Leonardo Marcello, fu mio riverito antecessore, passò egli a quella parte, e trovate colà molte case diroccate, e molte cadenti ne fece d’esse seguire il ristauro in ubbidienza al sovrano commando.
Riddotte queste habitabili in numero di sessanta, furono anco contrasegnate a lume della publiche ragioni, et descritte in un cattastico che viene conservato in quest’archivio, furono sin a quel tempo distribuite a cretensi predetti.
Prese da me le necessarie instruttioni sopra tale matteria riccavo molti di questi essersi estinti, altri habbino altrove trasportato il soggiorno, di modo che, rimasta gran parte d’esse case in abbandono, sono stat’usurpat(e), abbolitene anco l’inscrittioni che palesavano le ragioni di Vostra Serenità, altre vengono possedute da persone non comprese nel precitato decreto, che le affittano, et altre finalmente sono state cesse, vendute da chi non teneva alcun legitimo titolo; oltre una numerosa copia di publici casali, riddotti in potere di m(...) che d’essi a proprio piacere dispongono. Come però disordin(e) di tanta consequenza, e sì pregiudiciale al publico interesse, chiama per mio humilissimo sentimento i riflessi della Publica Sapienza, così vengh’io assicurato che se saranno rilevati con distintione tanti usurpi e poste in chiaro le publiche ragioni per quelle che non fossero habitate da cretensi, che sono la maggior parte, potrebbe Vostra Serenità farne d’esse la vendita o affittarle, valutata tal’una sino duemille ducati, e con ciò ritrarne somme di non poco momento con l’opportunità della popolatione, che in detta città si va sempre più facendo numerosa.
Io in tanto mosso dall’oggetto del publico adorato servitio, che sarà sempre lo scoppo principale delle mie zelanti attentioni, consacro a lume di Vostre Eccellenze quant’emerge in tale matteria per venerare et ubbidire ciecamente ogni loro supremo decreto.
Il Capitanio di Pisin Baron della Rovere m’offerisce per lire cento settanta un giovine d’anni 32 condannato al remo. Se però Vostra Serenità acconsente s’habbi a riceverlo, sarà ad ogni publico cenno essequito il commando.
A questo passo devo per appunto rappresentare con divotissimo ossequio all’Eccellenze Vostre haver io nel mio humilissimo dispazzo de dì 30 settembre 1703 rassegnato a loro inchinata notitia ne primordii del mio ingresso alla carica l’esato bilancio di questa publica Cassa, da cui scaturiva esser annualmente aggravata dal peso di quasi un terzo di più di quello rilevavano le sue rendite, et in ducali di 27 ottobre sussequente rilevai sarebbe la Publica Matturità andata versando ai necessarii compensi.
Riddottomi hora prossimo al periodo della carica, tormentato continuamente dall’insicurezze di tanti salariati e stipendiati, creditori di rilevanti somme, et privo del modo di consolarli, convengo novamente rivolgermi al fonte della publica sovrana grandezza, et invocare o soccorso di denaro, o pure a immitatione del praticato anco con gli altri Eccellentissimi miei precessori, dispensa di quello delle decime de salariati per rendere con questo almeno in qualche parte suffraggate l’estreme indigenze de creditori medesimi.
L’esaustezza della Cassa stessa è stata pure il mottivo, che sin hora m’ha tenuto lontano dal rendermi molesto alle publiche orecchie, per ottenere la permissione di far restaurare questo pallazzo, et altre publiche fabriche bisognose di sollecito accomodamento, ma rendendosi ogni giorno più inhabitabili a causa de venti impetuosi e delle pioggie, che le danificano, sono stato necessitato far peritare la spesa consistente in lire mille trecento quaranta, che dal mio zelo sarà però diminuita al possibile, per consacrarla come faccio alle sapientissime ponderationi di Vostre Eccellenze, onde possi col sovrano pure beneplacito esser supplito anco a sì indispensabile urgenza, prima che il danno maggiormente s’avvanzi, e maggiore si rendi la spesa nel ripararlo. Gratie etc.
Pinguente, li 30 decembre 1705.

Francesco Pasqualigo, Capitanio di Raspo.

Allegati: preventivo di spesa per il restauro del pubblico palazzo (1 c.); dispaccio del parroco per l’assegnazione della casa a Parenzo (1 c.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 86.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.