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VI CONVEGNO INTERNAZIONALE VENEZIA E IL SUO STATO DA MAR

dal 22 febbraio 2018 al 24 febbraio 2018

VI Convegno internazionale Venezia e il suo Stato da mar /  6th International Congress Venice and its Stato da Mar

Società Dalmata di Storia Patria – Roma
in collaborazione / in collaboration with Ateneo Veneto, Archivio di Stato di Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana
e in collaborazione / and in collaboration with Università Ca’ Foscari, Venezia; Sapienza Università di Roma; Associazione Nobiliare Regionale Veneta; Deputazione Storia Patria Venezia Giulia
e con il contributo di /and with the contribution of the Ministero degli Affari Esteri, L. 72, 2001 s.m.i.; Regione del Veneto ai sensi LR 15, 1994.
Nell’immagine a lato:

Comitato scientifico / Scientific Committee
Bruno Crevato-Selvaggi, Società dalmata di storia patria, Roma (dir.)
Cristian Luca, Istituto romeno di cultura e ricerca umanistica, Venezia
Maurizio Messina, Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia
Rita Tolomeo, ''Sapienza'' Università di Roma, Società dalmata di storia patria, Roma

Lingue / Languages. Italiano / English
Per tutti gli interventi sarà disponibile un riassunto nell'altra lingua. / Abstracts in all languages will be available.
Giovedì 22 febbraio 2018 / Thursday 22 February 2018
Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica Venezia, Cannaregio 2214
14 Saluti / Welcome speeches
Bruno Crevato-Selvaggi, Direttore del progetto di ricerca / Research project leader
Cristian Luca, Vicedirettore dell'Istituto romeno di cultura e ricerca umanistica, Venezia
Rita Tolomeo, ''Sapienza'' Università di Roma, Presidente della Società dalmata di storia patria, Roma
Marino Zorzi, Associazione nobiliare regionale veneta
Giovanna Paolin, Deputazione di storia patria Venezia Giulia

Chryssa Maltezou

Chryssa Maltezou, Accademia di Atene / Academy of Athens

Creta veneziana nella storiografia greca / Venetian Crete in Greek Historiography
L’intervento intende tracciare le correnti principali storiografiche sulla storia di Creta sotto la dominazione veneziana. L’interesse per lo studio della «venetocrazia» a Creta si è manifestato dopo la fine del’ 800, quando l’isola si è liberata dai Turchi. Spyridon Zambelios, uno dei fondatori della storiografia romantica, inaugurò lo studio sistematico dell’epoca con la pubblicazione del suo romanzo che narra la rivolta dei Cretesi contro i Veneziani. Nel corso del tempo il periodo della venetocrazia , o meglio il periodo veneziano della storia greca, è stato progressivamente incorporato nel tronco della coscienza nazionale. È evidente che questo periodo, indipendentemente dall’approccio ideologico con cui di tempo in tempo viene analizzato, rinvia ad un condominium greco-veneziano, in altri termini a un settore della più generale eredità europea.
This speech will outline the main historiographical trends on the history of Crete under the Venetian domination. The interest for the study of Venetocracy in Crete started after the end of the 19th century, when the Turks were expelled from the island. Spyridon Zambelios, one of the founders of romantic historiography, started the systematic study of such age with his novel on the revolt of Cretans against Venetians. Over time the age of Venetocracy – or, better, the Venetian age in Greek history – has been included in the flow of national conscience. This period, independently from the ideological approach used for its analysis time after time, apparently relates to a Greek-Venetian condominium, i.e. to a part of the wider European heritage.

Giovanna Paolin, Università di Trieste, Deputazione di storia patria per la Venezia Giulia

Nessi solidaristici nell'Istria veneta del Cinquecento / Solidarity-based Connections in the 16th Century Venetian Istria
Le confraternite sono una materia su cui si è esercitata l’attenzione degli studiosi con approcci e tempi diversi. Le visite pastorali e apostoliche seguite al Concilio di Trento secondo le nuove direttive romane ci guidano alla scoperta di una realtà consolidata nel tempo, una realtà che con un’opera di alcuni decenni il governo ecclesiastico sottopose a radicali mutamenti. Le fonti disegnano così un territorio fittamente coperto da una rete associativa, con importanti finalità sociali e un profondo significato politico, pur sotto una tradizionale simbologia religiosa, radicata e sentita. Un’indagine quindi che permette di conoscere alcuni aspetti meno noti del territorio prima di una stagione diversa. Non a caso infatti una lotta molto decisa venne messa in campo dalle autorità religiose per trasformare queste strutture popolari mutandone gestione e finalità.
Confraternities have been given the attention of scholars from time to time and with different approaches. Pastoral and apostolic visits made after the Council of Trent according to the new directives guide us to the discovery of a well-established practice which underwent radical changes in the following decades. Sources show a territory with a strong associative network, having important social aims and a deep political meaning, though under a deeply rooted traditional religious symbolism. The investigation helps picturing lesser known aspects of the territory before the changes. It is no coincidence that religious authorities started a very strong fight to change management and purposes of such popular organizations.

Camilla Granzotto, Università per stranieri di Siena / University for Foreigners of Siena, con introduzione di Gerolamo Fazzini, Presidente Archeoclub d’Italia Sede di Venezia

La lingua delle scritture parietali del Lazzaretto Nuovo di Venezia / The Language of Wall Writings of the Lazzaretto Nuovo in Venice
A distanza di circa 40 anni dalle prime scoperte, le testimonianze pittoriche ed epigrafiche del cinquecentesco Tezon Grande, principale edificio del Lazzaretto Nuovo, sono state pubblicate in maniera organica e integrale, nell’edizione critica curata da Francesca Malagnini, docente di Linguistica all’Università per Stranieri di Siena, “Il Lazzaretto Nuovo di Venezia. Le scritture parietali”, Ed. Cesati, Archeoclub d’Italia, FI 2017. Marchi commerciali, simboli, racconti di viaggio, invocazioni, disegni di navi e di personaggi, costituiscono un corpus linguistico e pittorico originale, di grande interesse per la storia di Venezia, dei suoi commerci e della sanità, testimoniando le attività di disinfezione (“espurgo”) dei prodotti (sete, cotoni, tappeti, pelli ecc.) provenienti dai porti del Levante mediterraneo: Cipro, Creta, Costantinopoli, Nauplia, Tripoli, Alessandria d’Egitto.
About 40 years after the first discoveries, pictorial and epigraphic evidences from the 16th century Tezon Grande, the main building of Lazzaretto Nuovo, were systematically and unabridgedly published in the critical edition by Francesca Malagnini, professor of linguistics at the University for Foreigners of Perugia, “Il Lazzaretto Nuovo di Venezia. Le scritture parietali”, Ed. Cesati, Archeoclub d’Italia, FI 2017.
Trademarks, symbols, travel diaries, prayers, drawings of boats and people – all these form an original linguistic and pictorial corpus which is crucial for Venice’s history, commerces, and healthcare. They show the activity (“espurgo”) of disinfecting the products (silk, cotton, carpets, leather etc.) arriving from the ports of the Mediterranean Levant: Cyprus, Crete, Constantinople, Nauplion, Tripoli, and Alexandria.

Lia De Luca, Società dalmata di storia patria Roma

Lazzaretti e contumacia in Dalmazia ed Albania veneta: spunti per una ricerca / Lazarets and Quarantine in Dalmatia and Venetian Albania: Research Hints
L’intervento analizza l’importanza della “struttura lazzaretto” per la Repubblica di Venezia, i suoi scopi sanitari e di controllo su merci e persone. In particolare si focalizza sul punto di vista dei patrizi veneziani, per farlo ricorre ad alcuni esempi tratti da relazioni di rettori e provveditori della Serenissima inviati in Dalmazia ed Albania Veneta.
This work examines the importance the lazaret covered in the Republic of Venice, its role for the health and the control of goods and people. It particularly focuses on the Venetian patricians’ point of view, using examples from the reports of rettori and provveditori of the Serenissima who were sent to Dalmatia and Venetian Albania.

 

Luigi Fozzati, Accademia Internazionale Scienze e Tecniche Subacquee - Mauro Bondioli, Ars Nautica Institute for Maritime Heritage, Tkon
La galea di San Marco in Boccalama: riflessioni sul "significato storico" di una grande scoperta archeologica / The Galley of San Marco in Boccalama: Remarks on the “Historical Meaning” of a Major Archaeological Discovery
Le attuali normative riguardo alla protezione del patrimonio europeo si fondano essenzialmente sulla Convenzione europea stipulata a Parigi nel 1954. Un documento in seguito perfezionato a Londra del 1969 e a La Valletta nel 1992. In tutti questi accordi il concetto generale su cui verte la finalità stessa dell’obiettivo della preservazione è il "significato storico" del patrimonio archeologico. Nel caso del relitto di galea veneziana indagato durante gli scavi dell’estate del 2001 sull’isola sommersa di San Marco in Boccalama, le ricerche si sono perlopiù indirizzate verso una prospettiva prettamente archeologica e il "significato storico" di questa grande scoperta è venuto meno, lasciando spazio a banalità e luoghi comuni piuttosto che ad serie di indagini storiche.
La relazione intende evidenziare alcune di queste lacune, complice soprattutto il mancato prosieguo del progetto di recupero del relitto.
The present laws on the protection of the European heritage are mainly based on the European Cultural Convention signed in Paris in 1954, later improved in London in 1969 and in La Valletta in 1992. All these documents agree in considering the “historical meaning” of the archaeological heritage as the general reason behind the preservation. As regards the Venetian Galley wreck researched during Summer 2001 excavations in the submersed island of San Marco in Boccalama, researches mainly focused on the archaeological aspects, leaving the “historical meaning” of such major discovery behind, and leaving room to trivialities and platitudes instead of historical studies. This work wants to show some of these gaps, mainly due to the interruption of the project of the wreck recovery.

Mauro Bondioli, Ars Nautica Institute for Maritime Heritage, Tkon
La galea imperatoris: il primato tecnologico dell'Arsenale di Venezia nella prima metà del XV secolo tra mito e realtà / The galea imperatoris: The Technological Preeminence of the Venetian Arsenal in the First Half of the 15th Century between Mith and Reality
Il testamento politico lasciatoci dal doge Tommaso Mocenigo in punto di morte (1423) ci restituisce l’immagine di uno Stato ancora sostanzialmente votato al commercio marittimo e allo sviluppo della sua egemonia navale. Una situazione resa possibile anche dalla presenza di un impianto protoindustriale all’avanguardia come l’Arsenale, in grado di produrre e mantenere in efficienza un’adeguata flotta militare indispensabile per la difesa dei confini del suo Stato da mar. Attraverso l’analisi delle fonti d’archivio e di alcuni manoscritti di costruzione navale veneziana (XIV-XV sec.), questo studio intende approfondire certi aspetti produttivi e organizzativi dell’Arsenale e, più in particolare, riguardo al suo primato tecnologico, ponendo in evidenza alcune potenzialità e punti critici.
The polytical will the doge Tommaso Mocenigo drew up from his deathbed (1423) pictures a State which was still essentially dedicated to maritime commerce and to the development of its naval hegemony. This was also possible thanks to Venice’s Arsenal: a proto-industrial, up-to date plant, able to build a suitable military fleet, essential for defending the borders of the Stato da mar, and keep it efficient.
Analyzing the archival fonts and some Venetian shipbuilding manuscripts (14th-15th century), this work further investigates some productive and organizational aspects of the Arsenal, highliting in particular assets and weak points of its technological preeminence.

Ester Capuzzo, Sapiena Università di Roma

Presentazione del progetto Imago Dalmatiae / Presentation of the Project Imago Dalmatiae

Ovidiu Cristea, Ovidiu Victor Olar, Istituto di Storia «Nicolae Iorga» di Bucarest dell’Accademia Romena delle Scienze / RUR Bochum
A Venetian Cretan Chronicle, the Patriarchy of Constantinople and the «Long War» against the Ottomans (1593-1606) / Una cronaca veneto-cretese, il Patriarca di Costantinopoli e la lunga guerra contro gli Ottomani

The paper focuses on an unpublished history of Venetian Crete composed in 1597 by Ioannis Vergitsis [Giovanni Vergici/Ιωάννης Βεργίτσης] (Historia del Regno di Candia – History of the Venetian Realm of Crete) Marc. Ital. XI – 184 (7414), ff. 57r-86v). More precisely, we are interested in a chapter concerning Meletios Pigas, Greek patriarch of Alexandria and, for a brief period of time, locum tenens of the Greek patriarch of Constantinople († 1601). The fragment is quite autonomous and it interrupts the narration. Inspired by the then en vogue Venetian literary genre of the biography of notable men (Virgilio Marone, Pietro Bembo, and Pietro Giustiniano), which he had already applied in his Historia della peste nel Regno di Candia, but relying also on his own experience, Vergitsis composes an exemplum which mirrors the exemplary conduct of a man confronted with a difficult choice. Forced by the Ottomans to negotiate the peace between the Porte and Michael «the Brave», the rebellious prince of Wallachia († 1601), Pigas – convinced that such a mission is impossible – eventually chose to take refuge in the monastery of St. John on the island of Patmos, before resuming his duties as Patriarch of Alexandria. The aforementioned chapter of the Cretan chronicle as well as the reports of the Venetian bailo in Constantinople share some interesting insights on the strategy adopted by the Porte in the pursuit of war after the fail of the military expedition of 1595.
Lo studio si occupa di una storia inedita relativa a Creta veneta, composta nel 1597 da Ioannis Vergitsis [Giovanni Vergici/Ιωάννης Βεργίτσης] (Historia del Regno di Candia – History of the Venetian Realm of Crete) Marc. Ital. XI – 184 (7414), ff. 57r-86v). In particolare ci interessa un capitolo relativo a Meletios Pigas, Patriarca greco di Alessandria e, per un breve periodo, locum tenens del Patriarca greco di Costantinopoli († 1601). Il frammento è a sé stante e interrompe la narrazione. Ispirato dal genere letterario veneziano della biografia di uomini famosi (Virgilio Marone, Pietro Bembo e Pietro Giustiniano), allora in voga e già utilizzato da Vergitis nella sua Historia della peste nel Regno di Candia, ma facendo riferimento anche alla sua personale esperienza, lo scrittore compone un exemplum che illustra la condotta esemplare di un uomo di fronte a una scelta difficile. Costretto dagli Ottomani a negoziare la pace tra la Porta e Michele “il coraggioso”, principe ribelle di Valacchia († 1601), Pigas – convinto dell’impossibilità di una missione del genere – alla fine scelse di rifugiarsi nel monastero di San Giovanni sull’isola di Patmos, prima di riprendere il suo ruolo di Patriarca di Alessandria. Il capitolo citato della cronaca cretese e le relazioni del bailo veneziano a Costantinopoli mostrano alcuni aspetti interessanti della strategia adottata dalla Porta nella prosecuzione della guerra dopo il fallimento della spedizione militare del 1595.

Katerina B. Korrè, Ionian University, Corfù

L’«intollerabile liquidità» della frontiera dalmata e gli stradioti della Serenissima / The “Insufferable permeability” of the Dalmatian border and the stradioti of the Serenissima.
A livello locale, i già limitati confini dei possedimenti veneti in Dalmazia subivano continui cambiamenti: spesso alterati, non rispettavano quanto indicato nelle mappe dei confini concordati dalla Serenissima e dalla Sublime Porta. Rifugiati e nomadi si spostavano da una parte all’altra dei confini alterandone lo stato, creando strutture temporanee o permanenti, deprimendo demograficamente la già ridotta manodopera degli agricoltori stanziali. I Veneziani cercarono di affrontare la situazione con la ben nota combinazione di azioni politiche applicate nei possedimenti orientali: mediante sia nuovi insediamenti sia il dispiegamento di forze militari composte principalmente da mercenari stradioti.
Utilizzando materiale archivistico inedito, nella nostra presentazione cercheremo di descrivere il comportamento di questi corpi militari; le loro relazioni con le popolazioni indigene, la loro evoluzione e la loro integrazione presso le comunità locali. Inoltre, cercheremo di prendere in esame i fenomeni di sincretismo istituzionale provenienti da altre entità sovrane.
I documenti d’archivio mostrano il carattere sui generis dell’evoluzione della cavalleria stradiotesca in Dalmazia. Questi documenti costituiscono un caso di studio interessante, sia per la storia delle forze veneziane di difesa sia per le realtà della regione, per oltre un secolo soggetta alla presenza veneziana.
At a microscale level, the anyhow limited borders of the Venetian possessions of Dalmatia underwent constant changes: they were often destabilized and did not obey in boundary lines applied in maps which were agreed by Venice and the Ottomans. Both refugees and nomads moved on either side of the borders, altering the situation, creating temporary or permanent facilities, demographically depressing the small manpower of permanent farmers. The Venetians tried to deal with the situation using the well-known policy mix that they followed in their eastern possessions: forming settlements and deploying military forces consisting mainly of mercenary stradioti. Using unpublished archival material in our presentation, we will try to describe the behavior of these military bodies, their relations with the native populations, their evolution and integration by the local communities. Also, we are going to deal with phenomena of institutional syncretism, adopted and incorporated in the Dalmatian region, which came from other sovereign entities.
The archival evidence outline that the character of the evolution concerning the cavalleria stradiotesca of Dalmatia was sui generis. This evidence constitutes an interesting case-study for both the Venetian defensive forces and the realities of the region, for more than a century of Venetian presence.

Lorella Limoncin Toth, Sovrintendente ai beni culturali Regione Istriana

Strutture difensive in Istria d'età veneziana. Uno sguardo architettonico / Defensive Structures in Istria. An Architectural Approach
L’intervento vuole essere un contributo alla valorizzazione delle strutture difensive costruite sul suolo istriano in epoca veneziana, dal X al XVIII secolo. La loro costruzione è strettamente legata alla suddivisione politico-amministrativa del territorio, alle guerre e agli accordi di pace susseguiti durante i secoli.
Nell’intervento sono illustrati esempi di come questi edifici abbiano cambiato stile e funzione in seguito ai cambiamenti che la penisola ha vissuto nel corso del tempo.
La crescita economica dell'Istria durante il Settecento, e il conseguente aumento demografico della popolazione, portarono alla ricerca di nuovo spazio urbano, con il conseguente abbandono, e abbattimento, di numerose strutture difensive (castelli, torri, mura), lasciando un vuoto indelebile nella storia urbana e architettonica istriana.
This paper contributes to the valorization of defensive structures built in Istria during the Venetian age between the 10th and the 18th centuries. Their construction is strictly connected to the political-administrative division of the territory, with wars and with peace agreements occurring century after century.
Here are shown some examples of the various stylistic and functional modifications the buildings underwent, following the changes the peninsula experienced over time.
18th century economic growth in Istria, and the resulting demographic increase, led to looking for new urban spaces and therefore to neglecting, and eventually demolishing, many a defensive structure (castles, towers, walls), which left a permanent void in Istrian urban and architectural history.

Nora Lafi, Leibniz-Zentrum Moderner Orient, Berlin

Venezia e il Medio Oriente all’incrocio tra storia globale e storia locale / Venice and the Middle East between the global and the local
Questa presentazione vuole riflettere sul rapporto nel tempo tra Venezia e il Levante Ottomano. Vuole anche riflettere sul concetto di “entanglement of scales”, vale a dire la connessione tra considerazioni geopolitiche e società locali. Particolare attenzione è posta su Aleppo, una città del Levante in cui i mercanti veneziani acquisirono una notevole influenza alla fine del medioevo, conservandola per la maggior parte dell’era ottomana. Partendo da una lettura proposta durante la scorsa edizione del convegno, a proposito della posizione dei mercanti e dei consoli veneziani nella città, scopo di questa presentazione è il confronto tra l’entità di un’integrazione a carattere locale e le diverse fasi sia della storia della situazione geopolitica nel Mediterraneo, che del rapporto bilaterale tra veneziani e ottomani. Lo studio si basa sulla lettura delle cronache locali aleppine e degli archivi ottomani (BOA Istanbul).
The object of this presentation is to reflect on the relationship between Venice and the Ottoman Levant on the longue durée. It is also to reflect on the entanglements of scales between geopolitical considerations and local societies. The main focus will be put on Aleppo, a city of the Levant in which Venetian merchants acquired at the end of the Middle Ages a considerable influence, that they retained during most of the Ottoman era. Elaborating on a reading of the position of Venitian merchants and consuls in the city that was proposed for the last conference of this cycle, the aim of the presentation is to confront this dimension of a micro-local integration to the different phases of the history of the geopolitical situation in the Mediterranean and of the Venetian-Ottoman bilateral relationship. The study is based upon a reading of local chronicles of Aleppo as well as of Ottoman archives (BOA Istanbul). 

Angeliki Tzavara, ricercatrice / researcher

Cancellieri, notai e mercxati veneziani a Negroponte: documenti pubblici e privati, secoli XIV-XV / Venetian Chancellors, Notaries and Merchanta in Negroponte: Public and Private documents, 14th-15th centuries.

Despina Vlassi, Società dalmata di storia patria

Il Consiglio dei cittadini di Cefalonia. Regola e sregolatezza / Citizens’ Council of Cephalonia. Law and Lawlessness
In data 22 dicembre 1725 il provveditore generale da mar Francesco Correr inviò al Senato il rendiconto della sua ispezione a Cefalonia, dalla quale emerse per l’ennesima volta la questione del Consiglio, sia per il suo modo di operare sia per il numero e l’idoneità dei propri membri. Secondo Correr, l’unico rimedio possibile era intervenire sulla composizione del corpo cittadino con l’esclusione, non perenne, dei “rustici, artefici e di quelli ch’esercitavano arte mecanica”. Infatti, Correr lasciava la possibilità agli esclusi di rientraci nel caso che qualcuno di loro o dei loro eredi cambiasse condizione economica o stile di vita. Inoltre, suggeriva, era indispensabile che tutti i cittadini, sia coloro che erano membri del Consiglio sia coloro che non erano ammessi, venissero registrati e obbligati a dichiarare la nascita dei loro figli maschi e la morte dei loro famigliari. Il Senato, prima di deliberare a riguardo, chiese il parere di Giorgio Pasqualigo, ex provveditore generale da mar e di Daniele Dolfin IV, ex capitano generale da mar, i quali giudicarono esagerate le opinioni del Correr ed espressero la propria opposizione all’epurazione del Consiglio, ferma restando la necessità di prendere qualche provvedimento a proposito dei non idonei.
On December 22, 1725 Provveditore generale da mar Francesco Correr sent his report after his inspection in Cephalonia, showing for the upteenth time the problem of the Council, as regarded both their way of working and the number and eligibility of their members. The only possible solution, he wrote, would have been the temporary exclusion of the “rustici, artefici e di quelli ch’esercitavano arte mecanica”. Actually, Correr allowed those left out to be included again in case they, or their heirs, changed economic conditions of lifestyle. All citizens, he suggested, both members of the Council and those left out, should have been registered and should have mandatorily recorded the birth of their sons and the death of their relatives. Before deliberating on that, the Senate asked for the opinion of Giorgio Pasqualigo, former Provveditore generale da mar, and of Daniele Dolfin IV, former Capitano generale da mar: they considered Correr’s ideas to be excessive and rejected the removal of the Council, although agreeing on the need to take some steps against those not eligible.

Eugenia Liosatou, Università Ca’ Foscari Venezia

La Guerra di Morea (1714-1718) nel componimento di Manthos Ioannou / The War of Morea (1714-1718) in the poem of Manthos Ioannou
L’opera di Manthos Ioannou intitolata Della Sciagura e Prigionia della Morea riporta vari momenti dell’ultima fase della dominazione veneziana del Peloponneso diventando importante fonte storica sulla guerra di Morea.
The work of Manthos Ioannou, On the Disgrace and Captivity of the Morea reports different moments from the last phase of the Venetian domination in the Peloponnese, thus becoming an important historical source on the war of Morea.

Cristian Luca, Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia / Università del Danubio Meridionale di Galaţi

Dispacci tra il Bailo a Costantinopoli e il Provveditore generale in Dalmazia e Albania: «materie mercantili» e aspetti politico–militari dell’Europa orientale / Dispatches between the Bailo in Constantinople and the Provveditore generale in Dalmatia and Albania: «commercial matters» and political-military aspects in Eastern Europe
A partire dalla Guerra di Candia, la carica di Provveditore generale in Dalmazia e Albania assunse un peso non indifferente nella gestione dei rapporti mercantili tra la Serenissima e l’Europa orientale. Le relazioni con la Porta vedevano nella figura del bailo a Costantinopoli il diplomatico più capace per penetrare efficacemente le intricate logiche del governo ottomano, e poiché il bailo era effettivamente sia ambasciatore residente sia console, egli svolgeva molteplici funzioni che implicavano contatti continui con le massime autorità dell’Impero e della corte del sultano. Nell’esercizio dei suoi molti incarichi, il bailo era in costante contatto con il Senato, gli Inquisitori di Stato, il Consiglio dei Dieci e, quando le particolari esigenze relative alle questioni mercantili lo richiedevano, con i Cinque Savi alla Mercanzia. Inoltre, per affrontare o definire argomenti che riguardavano vari aspetti dei rapporti veneto–ottomani, il bailo corrispondeva con consoli e viceconsoli veneti, rettori, Provveditori generali da Mar, Provveditori generali in Dalmazia e Albania. Questi ultimi magistrati veneti erano impegnati lungo il confine veneziano–ottomano per contrastare gli sconfinamenti dei sudditi della Porta provenienti dal Pascialato di Bosnia nei territori della Serenissima, al fine di impossessarsi con la forza di beni e mercanzie, secondo quello che ritenevano un diritto acquisito. Oltre alle dispute inerenti le zone di confine, che sono un argomento spesso ricorrente nel carteggio tra il bailo e il Provveditore generale in Dalmazia e Albania, emergono pure le «materie mercantili» e gli aspetti politico–militari dell’Europa orientale, sia attraverso le tempestive comunicazioni che richiedevano interventi a sostegno dei molti soggetti veneti operanti in quelle aree, sia tramite le lettere informative che filtravano le notizie che giungevano a Costantinopoli dallo scacchiere europeo. Le notizie più importanti, ovvero quelle che il bailo riteneva degne di essere riferite alle alte autorità veneziane, erano ovviamente riportate nei dispacci che il diplomatico spediva al Senato, agli Inquisitori di Stato e al Consiglio dei Dieci.
From the war of Candia on, the office of Provveditore generale in Dalmazia e Albania gained an important place in managing commercial matters between the Serenissima and Eastern Europe. In the relationship with the Porte, the bailo in Costantinople was the most able diplomat to successfully go through the entangled ways of thinking of the Ottoman government. The bailo being both a resident ambassador and a consul, his many offices implied constant relations with the highest offices of the Empire and of the Sultan’s court. While carrying on his many offices, the bailo was in constant touch with the Senate, the Inquisitori di Stato, the Council of Ten and, in case of particular commercial matters, with the Cinque Savi alla Mercanzia. Moreover, to discuss or define matters concerning Venetian-Ottoman relations, the bailo exchanged letters with Venetian consuls and vice-consuls, rettori, Provveditori generali da Mar, Provveditori generali in Dalmazia e Albania. The latter were involved on the Venetian-Ottoman border in fighting against Ottoman subjects from the Pashalic of Bosnia who would trespass on the land of the Serenissima to steal goods and wares. Beside the issues on the border areas (a common topic in the letters between the bailo and the Provveditore generale in Dalmazia e Albania), “commercial matters” and political- military aspects of Eastern Europe are discussed, both through speedy communications asking for a
support to the many Venetian actors in those areas, and through information letters filtering out news from Europe to Costantinople. The most important news – i.e., what the bailo considered worthy of mention – were included in the dispatches the diplomat sent to the Senate, to the Inquisitori di Stato, and to the Council of Ten.

Raffaele Santoro, Direttore emerito dell’Archivio di Stato di Venezia

L’Archivio antico di Capodistria all’Archivio di Stato di Venezia / The Old Archives of Capodistria in the State Archives of Venice
L'Archivio municipale di Capodistria fu portato in Italia nel 1944 da responsabili dell'esercito italiano per sottrarlo all'avanzata delle forze di Tito.
In una prima fase venne depositato all'Archivio di Stato di Venezia, poi passò alla Biblioteca Marciana. Si componeva di 57 casse ben chiuse, contenente ognuna decine di registri, filze, aggregati archivistici composti.
Nel 2017 la sua collocazione ha trovato una sede più confacente alla sua natura archivistica essendo stato versato integralmente all'Archivio di Stato di Venezia, previo accordo fra le Direzioni degli Archivi e delle Biblioteche e del versamento mi sono personalmente occupato.
La documentazione di antico regime è corredata da un indice di versamento molto analitico compilato nel 1904 dall'archivista istriano Mayer per i documenti di antico regime e da un semplice elenco, senza indicazione del contenuto ma solo con le date estreme, per la parte ottocentesca.
Fra le due parti non vi sono sovrapposizioni.
Occorre dire che rispetto all'inventario del Mayer esistono importanti vuoti documentari, ma la documentazione relativa è conservata ancora a Capodistria, come mi è stato confermato dai rappresentanti dell'Amministrazione slovena.
Mayer divide l'Archivio in diverse sezioni, fra cui si possono citare a titolo esemplificativo “Vicedomini e Nodari”, “Libri dei Consigli”, “Atti della Comunità”, “ Estimi”, “ Fondaco e Annona”, “Monasteri, Confraternite, Scuole, Fabbriceria”.
La parte ottocentesca comprende documenti dal primo periodo austriaco per passare al periodo napoleonico ed alla Restaurazione. Si tratta di centinaia di buste contenenti fascicoli il cui contenuto ci è per il momento ignoto e che richiedono un'inventariazione analitica, anche giovandosi degli strumenti che sarà possibile rinvenire nel fondo.
Una parte non piccola della documentazione riguarda le carte dell'illustre figlio di Capodistria Gian Rinaldo Carli con corrispondenza scientifico-letteraria, brani storici con indicazioni geografiche relative all'Istria e molto altro ancora.
Anche presenti le carte del conte Agostino Carli, con manoscritti fra la fine del XVIII secolo ed i primi anni del successivo.
Sarà necessario anche intervenire con operazioni di condizionamento e restauro dato il precario stato di conservazione di alcune unità.
The Council Archive of Capodistria was brought to Italy in 1944 by officers of the Italian army to save it from the approaching Tito’s forces.
It was first deposited in the State Archives of Venice, and later moved to Biblioteca Marciana. It consisted of 57 nailed wooden trunks, each one containing dozens of registers, boxes, and other material.
In 2017 it was transferred to a place more suitable to its archival nature, the State Archives of Venice, after an agreement between the Directions of Archives and of Libraries – I was personally involved in such transfer.
The ancien regime documentation is supplied with an analytical transfer list, drawn up in 1904 by the Istrian archivist Mayer as regards ancien regime documents, and with a simple list, with no content indication, only first and last dates, as regards 19th century documents.
There are no overlaps between the two parts.
I must say, there exist major document gaps in comparison to Mayer’s inventory, yet I was confirmed by the representants of Slovene administration the related documentation is still kept in Capodistria.
Mayer divided the Archive in different sections, e.g “Vicedomini e Nodari”, “Libri dei Consigli”, “Atti della Comunità”, “Estimi”, “Fondaco e Annona”, “Monasteri, Confraternite, Scuole, Fabbriceria”.
19th century part contains documents from the first Austrian period, as well as from the Napoleonic period and the Restoration. They are hundreds of boxes containing files whose content is for the time being unknown and requiring an analytical inventory, using the finding aids discovered in the fond itself, too.
An important part of the documentation consists of the papers of Gian Rinaldo Carli, a distinguished Capodistrian: scientific-literary correspondence, historical texts with geographic indications of Istria, and much more.
The documentation also includes papers of count Agostino Carli: manuscripts dating back as far as late 18th-early 19th centuries.
Moreover, some items are in need of conditioning and restoration, due to their bad conservation state.

Elvis Orbanić, Direttore dell’Archivio di Stato di / Director of the State Archives of Pisino / Pazin

Biserka Budicin, Archivio di Stato di / State Archives of Pisino / Pazin

Il patrimonio archivistico veneziano dell’Archivio di Pisino / Pazin / The Venetian Archival Heritage of Pazin / Pisino Archives

Goran Crnković, Direttore dell’Archivio di Stato di / Director of the State Archives of Fiume / Rijeka

Il patrimonio archivistico veneziano dell’Archivio di Fiume / Rijeka / The Venetian Archival Heritage of Rijeka / Fiume Archives

Ante Gverić, Direttore dell’Archivio di Stato di / Director of the State Archives of Zara / Zadar

Il patrimonio archivistico veneziano dell’Archivio di Zara / Zadar / The Venetian Archival Heritage of Zadar / Zara Archives

Rita Tolomeo, Sapienza Università di Roma

Il trattato di Passarowitz: storia istituzionale e politica / The Teatry of Passarowitz: Institutional and Political History
Antonio Trampus, Università Ca’ Foscari Venezia
Passarowitz, la pace con i turchi e il nuovo concetto di guerra giusta / Passarowitz, the Peace with the Turks and the New Concept of Right War
Nel contesto dell’Antico Regime la guerra rappresenta la condizione normale: è la prima industria per la società e per lo Stato ed è il riflesso di una rappresentazione sociale basata sul mestiere delle armi, sull’onore e sul coraggio. La guerra è sempre presente, accompagna tutta la vita dell’essere umano, anche se non è più basata su motivazioni di carattere puramente religioso o ideologico, anche se è periferica, anche se è condotta da professionisti.
La pace di Passarowitz ha un significato particolare nella storia europea e veneziana che va al di là della soluzione di un conflitto periferico e pone problemi nuovi alla cultura e alla società europea. Essa rimuove anzitutto una delle cause di giustificazione classiche della guerra, fondata sulle diversità religiose o, meglio, dalla necessità di difendere la cristianità. Rimuove inoltre – almeno apparentemente – un’altra causa di guerra giusta, cioè il timore dell’avversario, la minaccia di un attacco. Apre di conseguenza il problema nuovo delle guerre non combattute con le armi ma attraverso lo strumento del commercio e la necessità di definire che cosa è una guerra giusta non analizzandone le cause ma le modalità e le forme con cui viene condotta.
La relazione mostrerà in che modo le conseguenze della pace di Passarowitz, sollecitando l’attenzione su questi temi, impongono alla cultura veneziana una riflessione su che cosa è una guerra giusta, principalmente attraverso Il dubbio chiarito intorno al dominio del mare Adriatico (1726) e la Storia civile di Vettor Sandi (1755).
In the Ancien Regime, war was the normal condition: it was the major industry for State and society, a society based on the profession of arms, honour and courage. War was a life companion for every human being, though no longer caused by purely religious or ideological issues, far away, and made by professional soldiers.
The peace of Passarowitz holds an important position in European and Venetian history: it went beyond the solution of a peripheral conflict and created new problems to European culture and society. First of all, it erased one of the main excuses to start wars: religious differences or, better, the need to defend Christianity. Moreover, it seemingly removed another cause for right wars, i.e. the fear of the enemy, the threat of attacks. It therefore introduced a new kind of war, to be fought not through weapons but through commerces. It also introduced the need to define the concept of right war by analysing not its causes but its procedures and the ways of fighting it.
My presentation will show how the outcome of the peace of Passarowitz shifted the attention on such themes, thus having the Venetian culture reflect on the concept of right war, mainly through the works Il dubbio chiarito intorno al dominio del mare Adriatico (1726) and Storia civile by Vettor Sandi (1755).

Koen Stapelbroek, University of Rotterdam, University of Helsinki

The Policy of Commercial Treaties after Passarowitz / La politica dei trattati commerciali dopo Passarowitz
In a recent volume dedicated to the legacy of the Peace of Passarowitz, the editorial introduction bemoaned the fact that the end of World War I was always likely to obscure the Peace of Passarowitz of two centuries earlier. Likewise the fact that treaties in general, and commercial treaties in particular, have never been a sustained object of scholarly focus has made it hard to appreciate the significance of the treaties concluded at Passarowitz. In this presentation I want to open up this subject and place the commercial agreements of Passarowitz in a wider perspective, one that inspired a current volume I co-edited with Antonella Alimento on The Politics of Commercial Treaties in the Eighteenth Century.
Nell’introduzione a un recente volume dedicato all’eredità della pace di Passarowitz, si lamentava il fatto che la fine della prima guerra mondiale abbia sempre oscurato la pace di Passarowitz di due secoli prima. Allo stesso modo, il fatto che i trattati in generale, e quelli commerciali in particolare, non siano mai stati granché considerati dagli studiosi, ha reso difficile apprezzare il significato dei trattati conclusi a Passarowitz. In questo intervento io intendo intavolare il discorso su questo argomento e porre gli accordi commerciali in una prospettiva più ampia, quella che ha ispirato il volume che ho curato assieme ad Antonella Alimento, intitolato The Politics of Commercial Treaties in the Eighteenth Century.

Thomas Schweigert, Professor Emeritus University of Wisconsin-Whitewater

Sources for Image and Text in the Legenda de miser san Triphone in the Bucchia Manuscript (Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, It. XI, 196 (= 7577)) / Fonti di immagine e testo nella Legenda de miser san Triphone nel manoscritto Bucchia (Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, It. XI, 196 (= 7577)).
The Bucchia Manuscript, produced in 1466 in Cattaro, Albania Veneta, is largely known because Molmenti and Ludwig considered one of its miniatures as the source for Carpaccio’s San Trifone ammansisce il basilisco at the Scuola degli Schiavoni. Here, the third century martyr from Anatolia, who becomes the patron saint of Cattaro after a translation of relics in 809, exorcises a demon from the daughter of Roman Emperor Gordian. It has been suggested that the Italianate dialect text of the Legenda derives from a Vita of Tryphon in a Latin translation of Symeon Metaphrastes Menologion (Constantinople c. 1000). Lacking any extant Latin version, I compare the Bucchia text directly to the Menologion and to a pre-Metaphrastic Vita whose origins are eighth century or earlier. I conclude that the middle portion of the Bucchia Legenda derives from the Greek historiographical tradition, but, in the case of the exorcism, the text is actually more closely related to the earlier, pre-Metaphrastic text.
Il manoscritto Bucchia, realizzato nel 1466 a Cattaro, Albania Veneta, è ampiamente noto perché Molmenti e Ludwig consideravano una delle sue miniature la fonte del San Trifone ammansisce il basilisco di Carpaccio presso la Scuola degli Schiavoni. Qui il martire del terzo secolo dell’Anatolia, che diventa il santo patrono di Cattaro dopo la traduzione delle reliquie nell'809, esorcizza da un demone la figlia dell'imperatore romano Gordiano. È stato suggerito che il testo dialettale italiano della Legenda derivi dalla Vita di Trifone nella traduzione latina di Symeon Metaphrastes, il Menologion (Costantinopoli, circa 1000). Mancando di qualsiasi versione latina esistente, paragono il testo di Bucchia direttamente al Menologion e ad una Vita prima di quella Metaphrastes, le cui origini risalgono all'VIII secolo o prima. Concludo che la parte centrale della Legenda di Bucchia deriva dalla tradizione storiografica greca, ma, nel caso dell'esorcismo, il testo è in realtà più strettamente correlato al precedente testo pre-metaphrastico.

Giulia Barichello, Università Ca’ Foscari Venezia

Istria Settecento. Leggi statutarie per il buon governo della provincia d’Istria (1757) / Istria, 18th Century. Statute Laws for the Good Government of the Province of Istria (1757).
Mediante l’analisi della documentazione raccolta nelle Leggi statutarie per il buon governo della provincia d’Istria, pubblicate nel 1757 per ordine del podestà e capitano di Capodistria Lorenzo Paruta, la mia relazione si prefigge di chiarire in quali ambiti le autorità veneziane siano intervenute nel corso degli ultimi due secoli di vita della Repubblica nel tentativo di attuare un efficace progetto di buon governo. Partendo dalla descrizione formale dell’opera e della tipologia documentaria in essa contenuta, illustrerò le materie affrontate in ciascuno dei quattro libri seguendone l’ordine originario. Il libro primo e il libro secondo testimoniano l’istituzione del Magistrato di Capodistria e le numerose prerogative che la Dominante concesse a partire dal Quattrocento al podestà di quella città; il libro terzo fornisce indicazioni in materia economica e per la corretta gestione delle istituzioni finanziarie e creditizie; il libro quarto, infine, riunisce la normativa prodotta relativamente alle cause civili e criminali e ad altre questioni connotative della realtà istriana. Il quadro che ne emerge è quello di una situazione regionale densa di problematiche specifiche, che chiedono di essere vagliate singolarmente attraverso lo spoglio sistematico delle fonti archivistiche proprie di ciascun ambito.
While analysing the documents contained in the collection of Statute laws for the good govermment of the province of Istria, published in 1757 at the behest of Lorenzo Paruta, podestà e capitano of Capodistria, my work will explain where and when Venetian authorities acted in the effort to implement a successful project of good government during the last two centuries of the Republic. I will start from the formal description of the collection and the documents contained to describe the subjects of each of the four books, following the original order. The first and second books show the institution of the Magistrate of Capodistria and the many privileges the Dominante gave to the podestà of such town from 15 century on; the third book gives indications on the economy and the correct management of financial and credit institutions; finally, the fourth book collects the rules on civil and criminal causes and other characteristics of Istrian life. The resulting picture shows a regional situation full of specific issues, in need to be singularly considered through the systematic check of the archival sources relating to any single topic.

Diana Wright, studiosa indipendente / Independent scholar

Nauplion Fief’s churches / Le chiese dei feudi di Napoli di Romania
This paper presents several churches that can be identified as churches on fiefs in the Nauplion area between the 13 and 17 centuries, and so lets us locate fiefs otherwise not identified in surviving documents. The loss and transformation of country chapels over the past generation or so has made identification difficult, so those that do survive must do extra service for any information they can give. Further, the difference between a fief church and a monastic church can be difficult to decide. This is the first part of a larger study of Nauplion fiefs for which almost no documentary evidence survives.
Questo studio presenta diverse chiese che possono essere identificate come chiese dei feudi nella zona di Napoli di Romania tra il XIII e il XVII secolo, permettendoci così di individuare i feudi altrimenti non identificati nei documenti sopravvissuti. La perdita e la trasformazione delle cappelle di campagna nel corso del tempo ne hanno resa difficile l’identificazione, quindi occorre un ulteriore sforzo per recuperare informazioni da quelle sopravvissute. Oltretutto, non è così facile distinguere una chiesa feudale da una chiesa monastica. Questa è la prima parte di uno studio più ampio sui feudi di Napoli di Romania, dei quali non resta quasi più alcuna traccia documentaria.

Bruno Crevato-Selvaggi - Valentina Stazzi - Raffaella Gerola, Società dalmata di storia patria

Il progetto Mare e il sito www.statodamar.eu / The ''Mare'' project and presentation of the website www.statodamar.eu
Il sito www.statodamar.eu, che contiene l'inquadramento storico, politico e amministrativo dello Stato da mar e le Relazioni e i dispacci dei rettori, è stato ulteriormente accresciuto con molti nuovi dati, in particolare le "cariche da mar".
The websitewww.statodamar.eu is dedicated to the historical, political and administrative framework of Stato da Mar as well as the Reports and Despatches of its rettori. It was recently enriched with new data, mainly the so called "cariche da mar".