26 maggio| 1707 Giovanni Foscarini
Dispaccio del 26 maggio| 1707|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
in questo luogo venero le ducali 13 cadente, con comando d’intraprendere nuovamente il maneggio dell’affare de’ sali e di passare di concerto coll’Eccellentissimo signor Inquisitor Grimani, per estirpare cogl’atti della giustizia la seta de’ banditi in Pirano. Per il primo importante e sospirato interesse ho immediate rillasciati gl’ordini in Capo d’Istria, perché mi s’allestiscano tutte le carti bisognevoli a lume del maneggio, come di passo in passo mi rassegnerò all’Eccellentissimo signor Ambasciator in Viena per ricevere le sue prudentissime direttioni, e per il secondo ho pure inchinato lo stesso Eccellentissimo Grimani in prova della mia premura per contribuir il possibile a servizio della giustizia, al sollievo de’ sudditi et a riparo de’ gravi discapiti che rissentono li patrimonii della Serenità Vostra dalle loro delinquenze. Questo vivissimo desiderio aggiungendo nuovi stimoli al mio debito mi riduce ad operare senz’intermitenza per restituirmi in brevi giorni alla pressidenza. Di là mi risservo rifferire ogni mio divotissimo impiego, come non posso di meno di non esponere un gravissimo disordine, che ritrovo in proposito di Scuole e Luoghi Pii.
Tra li molti riguardi sin hora conosciuti degni di non pocco riflesso, il maggiore è questo, mentre senza una particolarissima attenzione sono per disperdersi e consumarti li capitali in danaro, e terre che le dano il mantenimento. Investiti, una volta trovo dagl’instromenti assegnato il termine d’anni cinque per la francatione, ma spirato esso tempo di gran lunga hanno taciuto gl’obbligati, onde nasce che o mancati di vita li principali, o li pieggi, o mutata la condittion del fondo obligato, o hipoteccato per altri motivi, resta il capitale in pericolo, non assicurato più dalle condittioni espresse nel primo accordo, anzi diramato da un debito in molti, così che molti nelle tenui eredità si rendono innesigibili, del che sul fatto ne ho l’esperienza.
Tale incuria produce ch’alcuni siano contumaci nella contributione dei pro’, altri introdotti de fatto e propria auttorità nel lavoro de beni d’esse Scuole, e queste non li ripettono, perché giaciono senza catastici, et in una somma confusione li loro maneggi; a segno che tal volta succede di veder rascossioni senza che possa incontrarsi l’identità de’ capitali, altri li godono con una semplice concessione de’ confrattelli d’esse Scuole, senza riconoscere questa carica, com’è prescritto per legge.
La mia riverenza però vedendo chiamata anco la propria coscienza al riparo, ho voluto sotto l’ord(…) le note di tutti li debitori livellarii, coll’oggetto o di far seguire le francationi, o, compatendo l’impotenza di quelli che non potessero suplirvi, rinovarle l’habilità e l’hipoteche, e redimere in tal modo patrimonii tanto pretiosi.
Tuttavia al blando invito la maggior parte persiste senza rispondere, e mentre procederò con queste misure nella presente inspettione, restituito che mi sia alla carica, passerò alli stimoli di far ch’ogn’uno ubbidisca, volendo la materia che vi si versi con lunga mano, e che vi si proveda, per divertire nuove confusioni nell’avenire con precise dichiarationi. Ciò è tanto importante quanto che vale a presservare il più precioso patrimonio che si trovi in questa provincia, da cui mi vien sostenuto il miglior culto del Signor Iddio, si dà trattenimento, e modo di vivere a’ poveri, e serve d’invito a’ confinanti per cercare migliori vantaggi, e come suplisco nell’esponere liberamente il diffetto, così prometto la più forte applicatione per non mancar alle mie parti. In suplemento delle medesime humilio che nell’ultimo Conseglio fattosi in Capod’Istria, avanti le mie mosse sono stati creati due cittadini per rassegnarsi alla Serenità Vostra col titolo d’Ambasciatori, nel proposito del dacio del vino a spina, per cui ho suplito all’informationi già comandatemi, e mentre una precedente elettione era caduta per il rifiuto de’ destinati, mi lusingavo di protrahere anco per la seconda, ma pressandomi li Sindaci attuali per il rillascio delle credenziali, deposito le premure negl’arbitrii della Serenità Vostra per dipendere da quanto mi fosse ingionto.
Fra tutte le premesse inspettioni non perdo di vista gl’andamenti de’ Segnani, parend’invalsa una voce, che vi possa essere qualche unione per uscire alla volta della Puglia. Spero d’ottennere di giorno in giorno qualche siccuro rincontro, e lo rassegnerò senza ritardo a’ sapientissimi riflessi dell’Eccellenze Vostre, perché in questa parte ancora apparisca la premura della mia rassegnatissima ubbidienza. Gratie etc.
Rovigno, in publico servitio, li 26 maggio 1707.
Giovanni Foscarini, Podestà e Capitanio.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 88.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.