24 marzo| 1709 Ferigo Calbo
Dispaccio del 2| aprile| 1709|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
li primi passi del debito, assunta dal mio ossequio divoto la carica, furono rivolti dal zelo ben ardente che mi accompagna all’importanze maggiori e più essenziali di questo castello, et all’esame delle publiche monizioni. Io trovai queste, rispetto alla qualità del luoco competente, molte proviste d’armi ed attrezzi, con numero sufficiente d’artiglieria. Tra l’armi descritte tutte nell’inventario che unisco, scopersi le segnate nel foglio n° 1 totalmente inutili, pregiudicate dall’uso e logorate dal tempo. Quando fosse in piacere di Vostra Serenità, elle potrebbero spedirsi alla Casa del Reggimento Eccellentissimo all’Arsenal per il loro cambio, e dove sarebbero agevolmente convertite ad altr’opra di publico miglior servitio.
Portatomi poi a visitar il recinto, mi rincrebbe vedere alla mura del bastion contiguo alla chiesa di San Zorzi accresciuto notabilmente il danno dal gravio dell’ultima passata stagione, ruinati li suoi fondamenti con pericolo che, non restando legata la parte superiore che sussiste, e che non poggia che sopra alcun sasso pur mosso del cingio (?), tormentata dalle pioggie che vi s’introducono, ceda anch’essa un giorno al suo peso, et attivi seco, precipitando, la parte medesima del bastione che resta esposta.
Mi sono vié più adolorato coll’osservare, nel giro che ho fatto del castello, non poco numero di case lasciate in passato cadere, e molte in vicino procinto di rovinare, mentre rinversciati (?) frequentemente i colmi da venti gagliardi e violenti, che qui signoreggiano, non volendo li padroni sopportar la continua gravosa spesa del riparo che importa tal volta molto più degli affitti, eleggono di lasciarle più tosto all’indiscretezza de tempi e di perderle.
Io ho procurato andar insinuando l’accomodamento delle meno pregiudicate, e confido una qualche miglior attenzione dell’usata in passato, se ben, impoverito il numero delle famiglie e rese vuote molte dell’habitazioni, allegano anche questo motivo ben forte per colpa dell’incuria e del loro abbandono. Ed infatti havendo bramato d’haver sotto l’occhio il numero presente dell’anime, ho stupito di vederlo ristretto a sole trecento e quaranta, compreso anco quelle che non sono da comunione, quando per quello mi viene asserito era notabilmente maggiore già non tant’anni.
Importante sommamente questo punto per il beneficio che sempre può ritrahersi dalla popolazione, non starà ozioso il mio humilissimo zelo nell’andar studiando ciò che potesse confluire più agevolmente a promuoverla in servitio migliore di Vostra Serenità e dell’Eccellenze Vostre.
Io devo con pena del mio animo partecipar ancora la necessità in che pure si trovano d’esser riparati ne’ colmi e ne’ balconi questa publica casa ed i luochi delle monitioni, dove le pioggie che vi s’introducono espongono l’armi del continuo ad un notabile pregiuditio, et al rugine che le consuma. Gratie.
Pinguente, 2 aprile 1709.
Ferigo Calbo, Capitanio di Raspo.
Allegato: nota delle armi inutili (1 c.); inventario delle armi che si trovano nel deposito di Raspo (2 cc.).
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 89.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.