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24 marzo| 1709 Ferigo Calbo

Dispaccio del 21 ottobre| 1710|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
ha commesso il Reggimento Eccellentissimo all’Arsenal, in obedienza al regio decreto della Serenità Vostra di 3 maggio decorso, il taglio di roveri quatrocento ne’ boschi di questa provincia, mettà nel sortil della luna passata d’agosto, e mettà da essequirsi in quella del venturo febraro. Il Capitanio che n’hebbe il comando, sollevato ancora dal mio debito, rifferì non haver potuto adempirlo che in cento e diecisette, e per l’angustie de’ giorni ne’ quali spirava la luna, e per la scarsezza de’ legni, che sono stati destrutti in passato dall’eccedente libertà de’ privati coll’universale costume de’ tagli. Incaricato a continuare non ostante le diligenze per scieglierli e marcarli tra tanto col bollo, aggiunge in sua relatione di hieri non haver potuto imprimerlo che in altri sessanta tre. E per li due cento e venti che mancano a compire li quatrocento non restarle speranza di trovarli dell’ottima qualità comandata, che nel bosco di Magran in Polesana.
Sopra le premure del predetto Eccellentissimo Reggimento d’accellerare la condotta di quelli che nel prescritto numero di duecento confidava sentire recisi l’ultima spirata luna, ho creduto di publico interesse e servitio cometterli d’avanzarsi senza ritardo in qualunque luoco esso creda poter farne il bollo, poiché, se ben dovrà differirsi il loro taglio a febraro, con tutto ciò col lume della grossezza, e qualità de’ legni bollati, e della distanza da’ publici caricatori de’ boschi, da’ quali havranno ad estrarsi, potrà darsi facile mano agl’incanti per la loro condotta e stabilirne l’appalto. Io riputai necessaria l’immediata consumatione di questi passi con un altro esentiale importantissimo oggetto, relativo del clementissimo amore e dell’innata pietà con quali si riguardano dalla Serenità Vostra e dall’Eccellenze Vostre li sudditi della provincia. Egli è che, firmato l’appalto stesso, si può su la norma di questo passar per tutti li quatrocento roveri, benché saranno del taglio di due lune al netto d’una sola carattada, e con un solo corrispondente comparso rendere a peso de’ poveri contribuenti anche sola e meno gravosa la spesa. Nel mentre però che il Ministro va prosseguendo le proprie incombenze, l’umiltà del mio ossequio rassegna all’Eccellentissimo Senato lo stato in ch’essiste l’affare per l’auttorità del suo regio assenso al hetto della carattada medesima, persuaso benignamente della mia più costante appassionata attenzione, perché segua con la mira del maggior caritativo sollievo, e della più accurata giustizia.
Seguito già mesi di comando del predetto Eccellentissimo Reggimento il taglio di sopra due mille cornolari coll’opera del Capitanio della Valle di Montona, fatti da molto passar a quella casa, portò il taglio stesso e la loro condotta alle rive la spesa di lire cento venti e soldi sedeci, come d’altre lire trenta l’acconcia della burchiella di publica ragione, che giaceva da tant’anni sfasciata ed inutile alla bastia. Ancorché vi fossero li materiali spediti per risarcirla dalla Casa dell’Arsenal, ho dovuto supplire anche a questo bisogno, che fu commesso in passato, e per non perderla intieramente, e per la necessità d’usarla nel trasporto del legname publico, ch’era incondotto nella Valle di Montona dallo stretto del fiume che si va ogni dì più atterrando, sin al luoco ove possono avanzarsi li barchi per farne il carico.
A quest’incontro rassegno ambe esse spese alla Publica Sovranità, non solo per il decreto clementissimo ch’esse siano bonificate, ma per rifletter profondamente ancora, se per essere seguite a motivo d’occorrenze dell’Arsenal e di legname destinato ad uso di quella Casa, fosse riputato dall’auttorità venerata di Vostre Eccellenze che, ad immagine di quanto fu prescritto con ducali di 21 decembre passato per occasione del taglio precedente de’ cornolari, esse habbino a reintegrarsi col soldo della natura di carattade.
Per conto di queste resta tra alcun’altre debitrice di non poca summa la Comunità di Valle. Inutili tutti li sperimenti reiterati, e d’insinuazioni e di speditione di cavallaro, per obligarla al pagamento, assicurato che il diffetto possi cadere ne’ benestanti più contumaci, e negl’esatori che s’hanno proffittato del publico soldo, risolsi scrivere a quell’Illustrissimo Rappresentante fosse commesso a’ suoi Giudici di dover presentare a questa carica il libro dell’esazione particolare di questa gravezza, per essere fatte le osservazioni proprie, restituito col mezo d’un costituto, recredono essi Giudici all’ordinata presentatione, figurandoli d’un’estrema gelosia a solo oggetto di rendere coperti gli altrui mancamenti e deffraudata la Cassa publica della sua giustissima sodisfattione. Prima di replicare la commissione perché sia obedita, non essendo questo libro della natura che vorrebbero colorirlo, ma semplice scodarolo, di qui terminata l’esatione non serve ad altr’uso, ho creduto dovere il ragguaglio anche di questo emergente alla Serenità Vostra, ed in atto delle mie costantissime rassegnazioni, e per quello riputare convenirsi a indennità del suo reale interesse. Grazie.
Pinguente, 21 ottobre 1710.

Ferigo Calbo, Capitanio di Raspo.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 90.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.