10 marzo| 1652 Francesco Bragadin e Marco Bembo
Dispaccio del 1| luglio| 1652|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe
Questi signori Giudici della città vedendo sempre più accrescersi i bisogni di dannaro e le proviggioni di biade per servitio di questa piazza e di sudditi distrettuali, pensavano di spedire Ambasciatori a’ piedi di Vostra Serenità per instare la celere missioni di medesimi, essentialissimi bisogni, ma nutriti da noi con speranze che sopra più nostri humilissimi motivi dovevan dalla Publica providenza restar opportunamente suffragate l’occorenze di questa parte, ben conoscendosi da noi quanto sian molesti all’Eccellenze Vostre simili ricorsi nel stato delle presenti spinosissime congiunture, che tengon ubligate le Publiche applicationi e tante parti, habbiamo giudicato con forme proprie et addatate a loro sodisfattioni divertire l’ispeditione di essi Ambasciatori; ma desiderosi di suplire in ogn’altro modo alle parti che li costringe, non men l’affetto della patria che una total scarsezza delle proviggioni suaccenate, hanno nella riduttione di loro consiglio in stato la trasmissione a Vostra Serenità della scrittura qui annessa, accompagnata da nostre riverentissime righe che per termine d’un ottimo governo, non habbiamo potuto negarli l’effetto.
Li bisogni che dalla medesima scrittura rillevano, son pur troppo patenti e chiari. Questa Camera è in stato così esausto d’ogni sorte di denaro che non può figurarsi d’avantaggio. Li depositi publici et il fontico totalemente estinti, convenendo hora per sola mancanza di formenti e d’ogni altra qualità di biade far dispensa di biscotto, in puoca quantità ultimamente pervenuto in vece della ratione di pane ch’alla giornata si distribuiva ai soldati di queste militie, per loro terzi nella defficienza di danaro.
Riffletta per ciò la Publica somma virtù al stato infelicissimo con cui siamo cinti noi suoi zelanti rapresentanti, nella vicinità di due Sangiachi che nelle viscere d’una torbida campagna, in soel poche hore potrebbono con poderoso nervo di forze avanzare ad ogni danno da loro immaginato, a pregiuditio di questi sudditi, nel qual caso, ch’Iddio rimova, converrebbe riceverli nella città per non lasciarli esposti alle prede nemiche, ancorché mal proveduti di vitto; onde col stimolo che ci porge il nostro humilissimo debito, rinoviamo all’Eccellenze Vostre le più efficaci divotissime premure per il sollevo di questi languori, tanto perigliosi alla salute di questa piazza e di sudditi ancora. Nel resto che riguarda la preaccenata scrittura, non sappiamo che apportare alla Publica somma prudenza alla cui humilissimi li rimmettiamo.
Anco li Perastini erano per mandare tre loro Ambasciatori a’ piedi di Serenità Vostra, pretendendo l’ampiezza di loro privilleggi nell’esentione di datii delle mercantie che conducono loro vascelli, habbiamo havuto fortuna anco questo rimovere dall’ispeditione per non reccar molesti disturbi all’Eccellenze Vostre, rissoluti però essi d’effettuarlo da qua a qualche mese, tutto che da noi non si trallascierà a procurarsi di totalmente divertirli dalla delliberatione (…). In tanto d’ogni successo habbiamo distintamente portato notitia all’eccellentissimo signor Proveditor Procurator General in Provincia per non aggionger tedii alle gravi (…) dell’Eccellenze Vostre. Gratie etc.
Cattaro a primo luglio 1652.
Francesco Bragadin Rettor et Proveditor.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.
Allegato: lettera redatta dai giudici indirizzata al doge (cc. 2).
ASVe, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni