16 dicembre| 1652 Geronimo Loredan
Dispaccio del 16 dicembre| 1652|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe
Terminata la carica di Proveditor Estraordinario a Spalato e Traù esercitata da me con debolezza infinta, ma con applicatione e disinteressatezza certo come è noto alla Provintia et a cotesto Eccellentissimo Senato, spero merce a gli attestati moltiplici e benignissimi che si è degnato portarne allo stesso l’eccellentissimo signor Proveditor General Foscarini, mi sarei subito portato a quella di Proveditor Estraordinario a Cattaro, che da Vostra Serenità s’è appoggiata al mio zelo, ma non ne havendo altra notitia che privata senza ducale e senza commissioni, non ho saputo come poterli eseguire; onde più con incomodo e con dispendio che con sollievo o respiro m’è convenuto portarmi in patria, subito giontovi ho ritrovato l’eccellentissimo signor Proveditor General Delfino con il prede in galera, onde apena abbraciati i miei, mi sono non solo rassegnato alla sua obedienza, ma obligato a seguitarlo e servirlo sopra il legno istesso per portarmi a Zara e di la alla mia residenza di Cattaro. Serenissimo Prencipe se una applicata integrità potrà bastare, si accerti che continuerò con prove di sangue e di fede farmi conoscer servo non inutille di Vostre Eccellenze. Considero solo alla prudenzza Publica ch’io vado in piazza lontana, dal confine geloso e sempre insidiata da Turchi. Quattro mille duccati sono statti deliberati per questa carica et sa signori miei fratelli consignati all’eccellentissimo signor Proveditor General Delfino (…) io obligato nonmeno dal Publico servitio che da mio privato interesse, suplicherò Vostra Serenità di una cosa che parerà forse nuova, ma mi glorierò sempre in cose simili haver sentimenti diversi dall’oniversale. La piazza di Cattaro è come un me(…) diviso dal Generalato di Dalmatia, la si mandano proviggioni separate, si delibera denaro a parte, ne v’è quella subordinata dipendenza che si dovrebbe al capo supremo; il motivo ne fu la pestilenza, il progresso è statto causato, non vorrei offender alcuno ma credo di non errare, dal desiderio di meno che si può dipender da gl’altri. Io che le mie maggiori glorie stimerò sempre sian l’ubbedire et che a desiderii che ho sempre havuto di rassegnarmi a capi supremi, né ho motivi particolari di farlo con la supra grande virtù dell’eccellentissimo Delfino, riverito da me con ossequi subordinati solo a Dio, alla Serenità Vostra; bramo d’haver questo merito di devotione contradistinta dall’ordinario, oltre le obligationi debite di offerir le volontarie a questo prestantissimo Senatore, supplico dunque Vostra Serenità ordinare che quella partita, che m’ha formato debitore delli quattro mille duccati, sia regolata a debito dell’eccellentissimo Delfino e da lui poi consignata a me quella minor o maggior portione che stimerà propria, et così di tempo in tempo io all’eccellenza sua farò i miei ricorsi, Vostra Serenità a lui mandarà le provisioni et dalla sua virtù saran fatti quei equilibrati comparti che conoscerà bisognevoli così di provisioni da viver e da guerra, così d’ogni altra occorrensa, sicuro che l’eccellenza sua mai perderà di vista la più gelosa, la più lontana, la più esposta, la più insidiata piazza delle Provintie et io certo ho questo confidenza nella pietà di lui, nell’ossequio mio che opererò in modo che ai motivi del Publico bene come Generale unirà gl’oggetti del mio privato riguardo come figlio suo ossequentissimo.
Eccellentissimi Signori io rassegnati questi sentimenti alla Publica notitia, abbandono ogn’altra istanza di formenti, di minuti, di dennaro, non considero debiti vecchi, dilatione di haver soccorsi, dogana del sale serrata, popoli di nuova divotione da mantenersi ben affetti, impossibilità di provedersi d’altri luoghi vicini, mancanza totale di negotio in quelle parti, povertà d’habitanti inhabili a poter soministrar dennaro; la piazza è di Vostra Serenità: io sempre che occorra, farò del mio petto muraglia viva alla diffesa di quella, col mio sangue scriverò sempre testimonii della mia fede, ma il dannaro è sempre bisognoso, il pane bisognosissimo. Gratie etc.
Di galera a San Nicolò del Lido li 16 dicembre 1652.
Geronimo Loredan Proveditor Estraordinario.
ASVe, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni