26 febbraio| 1617 Camillo Michiel
Dispaccio del 17 giugno| 1617|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe
ricevo hora l’occlusa lettera di persona che tengo a posta a Ragusi per esser avisato di quanto succede, dalla quale vederà la Serenità vostra, che la sua armata et la spagnola si sono bersagliate per molte hore coll’artiglieria in porto di Liesina, et che la nemica n’ha havuto il peggio, et si dice che si sia indrizzata verso Ponente, ma di questo non v’è certezza, et n’aspetto più sicura nova. Ho voluto ciò significar riverentemente alla Serenità vostra per non mancar al mio debito, se ben so che fin hora n’haverà havuto più particolar aviso dall’eccellentissimo signor proveditor general Belegno. L’illustrissimo signor capitano di Golfo si trova qui colle galere di Levante, et sta attendendo di potersi andar ad unir con Sua eccellenza et s’haverà hoggi più sicura nova della partita dell’armata nemica, partirà dimani, et imbarcherà sopra queste galere la compagnia de soldati olandesi, il capitano della quale ho sovenuto d’altri denari fin alla summa di ducati cinquecento e settanta in tutto fin hora, onde non debbo restar di raccordar riverentemente a Vostra serenità il bisogno in che mi attrovo di denaro. Scrivo a Sua eccellenza, alli illustrissimi signori rettori di Dalmatia et alli illustrissimi signori proveditori alla sanità, che il paese d’Albania è infetto di peste, il che ho inteso da più parti et vien in particolare rifferto dalli huomini d’un vascello perastino venuto d’Albania carico di formento, uno de quali huomini è morto nel viaggio di mal contagioso, et un altro doppo gionti di qui. Per il che ho voluto io istesso conferirmi hoggi con una galera a Janizza scoglietto a queste Bocche, dove erano stati sepolti quei due corpi et veduto quello essere luoco deserto, et impratticabile, ho fatto sì col farvi far sopra fuoco, et poi col coprirli d’un alto cumulo di grossissime pietre, operando sempre li medesimi huomini del vascello colla debita distanza di ogn’altro che posso assicurarmi, che da detti corpi non possi esser più causato alcun inconveniente, et farò dimani abbruciar tutte le sartie, velle, et fornimenti del vascello, drappi et ogn’altra sorte di cose sottoposte a contaggio, et scaricar il formento in un altro vascello vuoto, et poi affondar il scaricato senza lasciar che altri mai vi mettano mano, che li medesimi huomini del vascello sospetto, a quali ho posto guardie, et li faccio et farò fare rigorisissima contumatia. Di tutto ciò ho voluto darne conto alla Serenità vostra, et userò ogni possibile vigilanza in questa importantissima materia, non risparmiando anco quando bisogni la propria vita per il publico servitio. È gionto un altro vascello grande d’Albania con mercantia di molta consideratione, li huomini del quale per la Dio gratia sono fin hora sani, et fano la contumacia, ma per esser le robbe dette sottoposte a contaggio, che per ciò bisognerebbe sborarle, ne essendovi qui luoco atto per tal effetto, non so che partito prendere, ma non mi risolverò mai né di dargli prattica né di lasciarlo passar a basso senza ordine espresso di Vostra serenità, tutto che vi siano diversi mercanti turchi et altri a quali ciò è per riuscir di gravissimo danno, onde sarebbe necessario il devenir a qualche risolutione, et perché sono qui alcuni altri vascelli perastini di ritorno pur d’Albania, et altri se n’aspettano, userò anco con quelli la medesima diligenza et rigore, né debbo restar di raccordar riverentemente a Vostra serenità che capitando frequentemente in queste acque vascelli che vengono d’Albania, paese che quasi sempre è sospetto di contaggio, sarebbe meglio alla conservatione della publica salute. Ho levata la prattica a Castelnovo, Risano et Ragusi perché li turchi d’Albania vi pratticano […]ramente et senza fedi, et duolmi che questo accidente potrà precluderm[…] […]sario l’operar di tal modo per il servitio et salute publica. Gratie.
Di Cattaro, lì 17 giugno 1617.
Camillo Michiel conte e provveditore
Allegati: lettera del confidente del rettore di Cattaro a Ragusa (n°1).
Allegato n°1
In lettere de Cattaro de 17 giugno 1617.
Illustrissimo signor et patron colendissimo.
Io haveria mandato il messo sino gieri a Vostra signoria illustrissima, ma perché non ho inteso mai cosa alcuna da questi nemici, li qualli hano dato pena di forca a tuti che non sia fato bocoli per [?] ne meno parlar di armata, et coì ho voluto tardare a mandar il messo aciò lo posi mandare con qualche nova. Hora haviso Vostra signoria illustrissima come è capitato qui uno meso, il quale confesava che le armate si sono atacate in sieme a Liesina, et che hano tirato di molti pechi per spacio di sie hore et alla fine hano butato per tera tuta la pupa del galion di Chlistoviz con morte di pareche persone et a doi galere le arborate, finalmente sono stati mal tratati li spagnoli et così si sono partiti verso Ponente, non si sa però dove vogliono pigliar la strada. Haviso Vostra signoria illustrissima come questi nemici sono tuti morti et non si sano do si trovano, io aspetarò altra nova con la qualle avisarò Vostra signoria illustrissima con che devotione et prego li bel Signor Idio colmo di hogni suo bene.
Di Ragusa, lì 16 zugno 1617.
Nobilissimo servitor Ber[?] Arsini.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 16.
Trascrizione di Marco Rampin.