1667 Giacomo Loredan
Relazione
Relazione di Giacomo Loredan 16 aprile 1669
Serenissimo Principe,
doppo lungo indefesso servitio prestato alla Serenità Vostra, da me Giacomo Loredan humilissimo suo servo, con quella svisceratezza e devotione ch’è propria d’ogni buon cittadino della Patria, in cariche diverse in armata et in Levante e soggiaciuto a gravi incomodi e dissaggi, vantandone due cospicui troffei di sangue sparso e povertà estrema, nella quale sono restato costituito; ritornato in patria, parve all’alto intendimento dell’eccellentissimo Senato d’ingiongermi il peso di Proveditore estraordinario di Cattaro. Carica, quant’importante e riguardevole, altretanto laboriosa, ed io, c’ho sempre tenuto uniforme il proprio volere a publici riveritissimi commandi, intrapresi con tutta prontezza l’accennato impiego, in cui ho fermato il mio sogiorno per corso di due eccedenti (?) anni e contribuito le parti possibili della mia debolezza in servitio di Vostra Serenità, e nell’accidente memorabile del passato terremoto, che costituì quella Piazza in un tragico compasionevole spetacolo e me stesso nella passatezza di in gravi giatture, coll’offesa della propria vita, la quale tuttavia ne riprova sensibil dolore, e colla perdita totale di mie povere sostanze, essercitai pure quel di più che mi è stato concesso dal potere in quei horibili anfrati, com’è di già noto all’Eccellenze Vostre. Preservato in vita, per opera della Divina Misericordia, forse per sacrificar il ristante de miei giorni nel loro riverito servitio, e gratiato finalmente del regresso alla patria, conosco mio debito ossequiosissimo (?) humiliare alla Publica sapienza quanto m’è occorso raccogliere e conosciuto dovuto alla notizia di Vostra Serenità.
In primo capo, oltre il ristauro del castello et altre opere stabilite dall’eccellentissimo sior Caterin Cornaro, fu Provveditor general in Provincia, colla sua dimora in quella Piazza, m’applicai con tutto il fervore alla ristrutturatione d’altre indigenze della medesima, secondo m’è stato concesso dal possibile e dalle publiche ristrettezze de genti e denaro, come saranno le Eccellenze Vostre par udire dal seguente distinto humilissimo raguaglio.
In castello et alla Piazza Magna ho fatto rinovar in aggiustata forma le due cisterne, rissentitesi notevolmente nel passato terremoto colla crepatura de lati, opera molto neccessaria a quella (?) parte per il commodo dell’acqua.
Si sono proseguiti con tutto vigore dalla parte della Fiumara, nelle fortificationi esteriori, li spalti delle strade coperte del rivelino delle due cortine, beloardo Bembo e Pedochio (?), e per definire quell’importante opera riesce (?) bisognosa la loro continuatione.
La riva della marina, crolata in mare un passo in circa dal passato terremoto e nel crescimento dell’acqua battendo il flusso dal mare fino le mura, ch’impediva il transito entro le porte e l’accostamento de naviglii, con non lieve incomodo, l’ho fatto alzare a segno proportionato col rovinazzo della città, serrata sopra l’acqua col suo muretto e coll’appertura di diversi canaletti per l’esito dell’acque piovane della città, in quest’essential e longa opera, non havendo il publico ricevuto incomodo di spesa, havendo impiegato le genti del contado e la fassinata della città.
Sopra la Porta del Gordichio, al torrion Soranzo et al mezzo beloardo Pedochio (?), ho fatto ristaurare quelle cannoniere et alla mezza luna nuovamente fatta l’incamisatura di lotte (?), sendo state quest’opere sensibilmente danneggiate nel passato terremoto.
Ho fatto costruire diverse barache, per habitatione di quegl’illustrissimi rappresentanti e governatori della piazza, et aggiustare altri luoghi proprii per ricovero di quelle militie e conservatione delle publiche monitioni, e seguir anco il rifacimento de ponti e rastelli [barriere] delli corpi di guardia di quella parte.
Per la caduta delle torre Pelegrina in montagna, l’ho fatta novamente costruire col ferro di due brechie contigue da una e l’altra parte della sodetta torre, con muro in calzina stabilendoli doppia difesa, alta e bassa, che bastevolmente può guardare quelle mura, e le venute e calate tutte, che può far il nemico a quella parte.
Poco discosto dall’accennata torre verso la città, ho stessamente fatto serrar con buona muraglia altra brechia e per l’agevolezza del sito s’è formata una piazza, col suo circuito di muro capace di tre pezzi di cannone, per travalgiar da qualsi voglia parte il nemico e difendere tutto il Canale, errigendovi anco un castello commodo per una picciol squadra de soldati.
S’è pur serrata altra brechia alquanto lunga al posto Contarini, con facitura di muraglia fiancata, per quant’ha potuto permettere la stravaganza del solo luogo.
Sopra il valone del Gordichio ho pure fatto serrar la brechia del precipitio, stabilendo quel posto in miglior difesa di quello era prima.
Su la metà della montagna s’è costruito un quartiero di legname, commodo d’alloggio d’una compagnia per guardar quell’importante sito posto.
Si è pure terminata e ridotta a total perfetione la brecchia grande in montagna, di altezza e grossezza proportionata nel reflesso all’importanza di quel sito.
Stessamente s’è definito il ferro (?) di tutte l’altre brechie in montagna, dal posto Priuli fino la torre Loredana e da Zuista fino la torretta Contarina, stabilendovi il commodo delle salite per tutto il recinto di quella parte, molto neccessario alli difensori per accorrer da uno all’altro posto senza difficultà di acesso (?).
Per il notabile deterioramento dal terremoti della torre Soranzo in montagna, s’è dato principio alla sua ristauratione, colla costrutione fatta fino la mia partenza d’un grosso fianco di muro e doverà con ogni sollecitudine continuarsi quell’impiortante opera, per stabilire in total difesa la montagna.
In queste opere tutte si è fatta la spesa di lire 8.804 soldi 17 di quella moneta, che fanno cechini 293 (?), come del tutto rispicano le note in quella publica Camera.
Ho pure fatto seguire buona condotta di terra per parapetti e terra rossa per le muraglie, perchè in caso di bisogno sia pronto così neccessario marteriale.
Terminata che sia la costruzione dell’accennata torretta Soranzo, riesse d’importanza che si dia mano alla ristauratione delle due brechie alla marina sopra il porto (serrate di presente con muro a secco) con buona muraglia fondamentata con palificate nel sito proprio che deve esser fabricata. Le altre mure poi, che continuano sopra il sodetto porto, in maggior parte sono sfassiate con minacciante pericolo di caduta, e però fatte le sodette opere, riesse d’urgenza che siano riparate in buona forma, onde quella parte tutta resti ben stabilita nella difesa. Questi lavoriesi (?) conosco per mio humilissimo sentimento di maggior premura, che devono esser intraprese senza perdita di tempo, come del tutto n’haurà anco fin hora havuto le notitie e relationi la publica sapienza dall’eccellentissimo Provveditor general in Provincia Priuli, quale, colla sua non breve dimora a quella parte, ha osservato e conosciuto col suo gran zelo ogni cosa difettosa della Piazza ed io humiliandomi a quel di più che dalla sua singolar prudenza sarà stato portato all’Eccellenze Vostre, conosco superfluo ogn’altro mottivo in quest’affare.
Fatta già seguire la totale consegna delle munitioni da vito e da guerra, vessistono in quelle monitioni depositi di publica ragione dal vecchio al novo monitioniere in atto della medesima mi sono accertato col proprio occhio di quanto effettivamente n’essiste et aggiuntivi altri ricapiti posteriormente capitati fino la mia partenza, ne contrasegno alla publica sapienza congiunte alle presenti distinte note per lume e notitia della Serenità Vostra.
Per la caduta dal terremoto de publici depositi in quella piazza, doppo haver ricuperato tutti i capitali da sotto le rovine della città, ho fatto ristaurare et aggiustare luochi proprii per il loro ricovero e conservatione, et ho sempre havuto particolar mira alla loro preservatione e risparmio possibile.
I lazzaretti fuori alla marina, deteriorati nell’horore del terremotto, gl’ho fatti rissarcire in buona maniera e serviranno non solo di ricovero alli Caiduzzi et altri, che capitano in contumatia dal paese inimico, che prima per mancanza d’alloggio andavano vagando per la giurisditione, con pericolo di gravi conseguenze alli riguardi della salute, ma anco in caso di bisogno puono servire per alloggiare più di duecento soldati. Caduto affatto dall’horrore del terremoto quel publico hospitale di militie, n’ho stabilito un’altro migliore e più capace del primo, proveduto sufficientemente d’utensili et altre cose neccessarie per il buon governo di (...) degl’infermi.
Restan di presente in quella piazza di presidio doi cento trentaquattro soldati, numero molto debole, che non può supplire n’anco all’ordinarie fontioni, onde restarà alla publica providenza di compensare il bisogno con oportuni ricapiti.
Oltre la rimessa che deve farsi delle monitioni da guerra, levate l’anno passato da quei depositi per l’occorenze di Candia, particolarmente di bombe e granate de quali affatto sono sprovisti, bisognoso riesse l’accrescimento d’altra più abbondante proviggione d’esse monitioni, com’anco de formenti e biade, quelli per li quarti di paghe agli offitiali e queste per le compagnie de Pastrovichi, Zuappani et altri proviggionati, a quali mensualmente se li corrispondono invece del biscotto, conche venghi il pane medesimo a risservarsi ne maggiori bisogni.
Per mancanza de sali, che diversi mesi si provò in quella piazza, rifflettei a non piccol vantaggio che il publico potesse ritrahere colla vendita de medesimi nella sola publica gabella. Che però portatisi da me i proprii mottivi all’eccellentissimo Proveditor general, ne fece seguito l’invio in qualche summa. Feci che tutto si smaltischi in gabella, accrescendovi il prezzo delle nove lire, che prima si vendeva il staro a lire 1.125, stabilendo che così si continui, con che havendo in non lieve parte avantaggiato il publico interresse, rimaneva alla profondissima sapienza dell’Eccellenze Vostre di commettere celere et abbondante ricapito di stessi sali in quella Piazza, col ritratto de quali, ne presenti publiche angustie, potrà supplirsi alli bisogni di quelle fortificationi, dovendo però haversi particolar mira che ad alcun privato non sia permessa vendita de sali, via dalla publica gabella, ch’in altro modo verebbe a sovertirsi quest’ordine e vantaggio al publico.
Ho pure avvertito a grave disordine et abuso che colà si pratica nella comprada che fanno quei sudditi degl’effetti mercantili che capitano dal monte, mentre senz’alcun riguardo al publico interresse per quello comune, il datio, vengono portati nelle proprie case e caricati in loro barche, acusando al datiario, o esatore, quella quantità che li piace. Da che rilevando notabile pregiuditio Vostra Serenità, anco nell’offerte de datii, complirebbe sommariamente, che a quella parte sia instituita una douana [dogana] ove siano portate e ricevute tutte le mercanzie che vengono dal monte, e di là caricate dirrettivamente sopra barche o altri naviglii, con previa notitia et assistenza di persona, ch’havesse incombenza della riscossione del datio, per cautela maggiore del quale, e perchè in ogni tempo spichi precisa la quantità degl’effetti che di volta in volta capitassero, doverà anco instituirsi persona perita e fedele nella sodetta doana, in qualità di scrivano, quale a parte habbi da tenere ne libri apartati note distinte degl’accennati effetti, che così verrebbero, non solo a rimoversi le fraudi e li discapiti al publico interesse, ma li datii ancora accrescersi di gran rilevo, perchè di presente riescono molto tenue l’affittarle e ben spesso sogliono restar in Signoria, restando l’esatione all’esatore, nell’arbitrio del quale sta a fer quegl’esborsi che li piace.
Non lieve esito (?) pure colà s’incontra de panni che da questa città vengono estratti da mercanti per Cattaro, potendosene smaltire all’anno più di mille pezze, pagano per l’entrata solamente di datio sole due lire di quella moneta di ogni pezza, e conseguiranno di utile certo venti in venti cinque reali per una, onde rifflettendo al vantaggio c’anco in questa parte potrebbe riportare il publico interresse, stimarei per mio riverentissimo senso, che sia stabilito il pagamento del datio per l’uscida degl’accennati panni in ron. (?) d’un ducato la pezza, così che verebbe ad esser avantaggiata quella publica cassa con mille ducati in circa all’anno; e per rimovere ogni fraude, ch’in questa parte potrebbe esser praticata, doveranno passare per doana tutti li panni et altre robbe che si estrahessero da Cattaro per il paese Turchesco, che fossero sottoposte al pagamento del datio, stabilendo per la buona osservanza di tale institutione, quegl’ordini che fossero reputati più conferenti.
Humilio pure alla publica sapienza il foglio della descrittione degl’huomeni d’arme et altre persone inutili, de quali è habitata la città di Cattaro, sua giurisditione, Budua e Pastrovichi.
Non resta quella parte di godere tuttavia preciosa vicinanza delli popoli Cuzzi et altri monti di Barda, numerosi di dieci milla combattenti, mentre continuano nella già rassegnata devotione verso la Serenissima Repubblica, ed io per il corso della mia dimora a Cattaro non ho mancato sempre di coltivarli e tenirli in uffitiosità affettuosa, da loro continuamente appresa per continuo atto della publica propentissima volontà e predilettione. E se bene nelle correnti contingenze (?) di fiera guerra habbi soggiaciuto e tuttavia socombe tutto il paese Ottomano a incomodi dispendii e contributioni di genti, in aiuto e socorso dell’essercito contro Candia, ad ogni modo gl’accennati popoli, non ostante moltiplici vivi eccitamenti havuti dalla Porta, mai hanno voluto adherire a qualsi voglia contributione, ma sempre rimostratisi alieni dal partito ottomano, si per la propria natural intrepidezza, come per esser già atratti alla publica aderenza, coll’assignamento che godono di venti pagne, de quali andando creditori di rilevante summa, sono restati in parte consolati all’arrivo a Cattaro dell’eccellentissimo sior Proveditor general Priuli, colla somministratione fattagli di diversi panni. Comple singolarmente a publici riguardi la conservatione d’essi popoli al publico partito, si per l’avversione che dimostrano di non adherire al dominio Ottomano, come per l’impiego loro di cui l’Eccellenze Vostre potrebbero prevalersi nelle loro occorrenze, e massime a quella parte ove in ogni incontro et ad ogni mottivo s’incontrarebbe in loro totale prontezzsa, e per nodrirli in questa buona dispositione, sarebbe propria la sodisfattione di quanto vanno creditori dal publico in tanti panni.
Sono poi i più vicini a Cattaro i popoli di Montenero, quali perseverano nella buona amititia e corrispondenza di negotio con quei sudditi. Continuano nella condotta di mercanzie et altre vittovaglie a quella Piazza, senz’alcun alteratione del già stabilito componimento tra di loro. Via di questo riguardo in qualche publica militar occorenza, dificile s’incontrarebbe in essi alcuna buona dispositione, essendo tramischiati con Turchi et ubligati all’obbedienza de loro commandanti, qual ben spesso li fanni socombere a grossi taglioni et altre gravezze.
Li Christiani di Harzegovina [Erzegovina] numerosi di cinque milla huomeni d’arme negl’affarri della guerra, conservano neutralità et amicizia, continuano buona inteligenza con Cattaro e quant’anco la publica prudenza devenisse al conquisto di Castel Novo, s’esibiscono in questo sol caso d’unirsi coll’armi publiche, d’impiegarsi con pieno fervore e divotione, di che diverse volte quei capi, coll’occasione che capitavano a Cattaro, nun hanno fatto alte dichiarationi e ferme promesse.
La stessa piazza di Cattaro di presente non tiene più di cinquecento huomini d’arme, compresi cento cinquanta soldati pagati. Questo (?) anno prova estrema penuria de grani e se tal volta non venisse soccorsa da Ragusi, resterebbero quegl’habitanti anichilati da fame.
Anco quella città nell’horrore del passato terremoto ha rissentito notabilissimi danni nel suo recinto, quale ben che sia stato in parte risarcito, in molti luochi resta diffettoso e sottoposto alla caduta, col più minimo tiro di cannone, ne si vede a quella parte che Turchi applichino pensiero a rimediii fin hora, via di quanto insensibilmente operarono l’anno passato.
Restano in fine supplicate l’Eccellenze Vostre di ricevere nel loro humanissimo agradimento quant’ha potuto concedermi il proprio potere a contribuire nel loro riverito servitio e di benigno compatimento a ciò che non ha potuto arrivare la mia debolezza, ch’io, ancorche destituito dal vigore della primiera salute e degl’haveri, havrò sempre sommo honore d’abbracciar ogn’altro peso et incomodo per servire la Patria, con fiducia che benignamente rimirando la Serenità Vostra a miei lunghi impieghi et al stato depresso in cui m’attrovo, non sarà la publica munificenza per lasciarmi privo di quella gratia colla quale benignamente assiste a suoi cittadini. Gratie.
Allegati due elenchi: descrizione degli uomini d’arme, persone inutili e animali grossi e minuti di Cattaro e sua giurisdizione; elenco alfabetico delle pubbliche munizioni.
AS Venezia, Collegio, Relazioni, b. 65.
Trascrizione di Lia De Luca.