1507 - 1512 Andrea Foscolo
Relazione
1512
ANDREA FOSCOLO
bailo
Relazione cod. it. cl. VI. 277 (5806). cc. 106-119.
Iesus Christi.
Essendo del 1507 per grazia di Vostra Sublimità sta ellecto baylo in Constantinopoli, adì 5 zener me partì de qui cum l’arsil mandato a Zara per cambiar la gallia Capella la qual per decreto del excellentissimo Consiglio de Pregadi fo deputata a condurme a dicto baylato. Et havendose haute in camin duro navegar per li tempi hyemali, adì 27 marzo 1508 imbocassemo el strecto. Da poi essendome sta necessario dismontar in terra a Galipoli per transferirme dal magnifico Achmat bassà, capitano de dicto luogo, qual se atrovava zornata una fra terra, per exequir certo ordene haveva dal excellentissimo Consiglio di X, adì 5 april intrai in Constantinopoli dove zonto immediate per la excellentia del Signor, iuxta el solito, me fuorono mandati refrescamenti et persone per custodia de la casa fin tanto che andasse a basar la man a Sua Excellentia. Et perché dicto illustrissimo Signor alhora non se atrovava in bona convalescentia de la persona, et etiam respecto al bayran turchescho qual alhora occorreva, non si puoté più presto che adì 22 andar a sua visitation, ma interim andai a far el debito cum li magnifici bassà et beglerbei de la Grecia, facendoli a chadauno el suo presente, come per Vostra Sublimità mi era sta imposto. Intrato poi adì 22 da la excellentia del Signor et basatali la man, cum le lettere credential de Vostra Sublimità, li feci le debite et conveniente salutation et congratulation per nome de quella, come per la comission mia haveva in mansionibus et da dicto illustrissimo Signor fui visto benissimo. Li dechiarai esser venuto baylo de lì per nome de Vostra Sublimità, per conservation de la bona pace et amicitia se ha insieme, et che pregava Sua Excelentia la volesse pariter commetter a li sui magnifici bassà che dovesseno far el simile, et sopra tutto operar che i ladri et corsari fossero puniti et castigati, ad ciò fosse tolta de mezo ogni causa qual potesse interromper la dicta pace. Esso illustrissimo Signor me rispose che questo era el dover et al tutto ferma sua intention ch’el fosse observata la forma di capitoli et che de quelli non se dovesse uscir; et re vera tegno che Sua Excellentia sempre sia stata de tal animo, anchora che li suo ministri intenti a le rapine et extorsion chi per una via, chi per un’altra, habbino pro maiori parte lassato andar le cose sotto de si, come da tempo in tempo per mie lettere Vostra Sublimità haverà particularmente inteso.
Da poi prosequendo io voler explicar a dicto illustrissimo Signor le altre cose haveva in commission da la prelibata Sublimità Vostra circa el far lamento de diversi danni inferiti a nostri, me fo notizato per li magnifici bassà che in semel materie non dovesse tenir occupata Sua Excellentia, perché sue magnificentie per zornata intenderiano tal lamenti et li dariano expedition. Ex questo alhora tolsi licentia da dicto illustrissimo Signor.
La Sublimità Vostra per la mia commission me haveva imposto che circa i nobel homeni messer Marco Orio et compagni, et altri nostri i qual se atrovavano in captività presi ne li servitii de quella al tempo de la guerra, dovesse usar ogni mio studio in procurar la liberation loro et sopra de ciò la scrisse sue lettere a dicto illustrissimo Signor, in recommendation pregando et persuadendo Sua Excellentia la volesse esser contenta de acceptar per redemption de essi presoni quella summa de danari qual per loro in spatio de tanti anni et per via de vender tutte le loro substantie et de elymosine, cum grandissima fatica, era sta recuperata per esser impossibile de trovar più. Zonto io da la banda di là, et vedendo che essi presoni per la paura continua de esser tagliati bavevano facte a la zornata gran promesse de taglie fin a la summa de ducati 13 in 14 mila et che re vera non ne era el modo salvo de ducati 8.000 in tutto, di qual etiam bona parte non erano prompti da poder exborsar, me parse prima facie dicti presoni esser in pericolo maxime che da poi molte dilation tolte per loro a pagar dicte sue taglie, tandem havevano promesso che infallanter per la venuta mia che li haveriano la provision del danaro. Da l’altra banda compresi chiaramente che le paure li venivano facte non erano salvo a fin de trazer da loro più che se podeva, non ch’el fosse inclination de la excellentia del Signor de farli despiacer. Et da poi hauto bon consulto sopra questa cosa, dinotai a la Porta come re vera non ne era el modo salvo de ducati 8 mila et che le gran promission erano sta facte per essi presoni erano causate da la paura, i qual haveriano promesso non solum ducati 14 mila ma ogni altra mazor quantità per scorrer la vita loro. Inteso questo per li magnifici bassà me fo resposto che non ne era modo de poder liberar essi presoni cum mancho summa de quello havevano promesso, et che senza dubio sariano tagliati. Et più volte fo mandato uno de li agà de la Porta a farli intender che se immediate non pagariano quanto haveano promesso sariano tagliati. Tamen quelli semper steteno constanti come da mi erano preavisati tutta volta cum boni mezi se attendeva a la salute loro in caso che se havesse visto che effetivalmente dovessero precipitar. Vedendo la Porta tal loro constantia et che più non se movevano per minaze, cognosceteno chiaramente non ne esser modo de trazere più denari et alhora se rissolse che dovesseno pagar ducati X mila. Tamen non lassai che mai promettessero ducati uno de più de li ducati 8 mila, et quando havesseno facto altramente la cosa saria andata in infinitum, né altra via ne era a reuscirne ben, salvo la constantia loro la qual dovesse expurgar le sinistre information erano sta dade a la excellentia del Signor de le possibilità de essi presoni. Al fin per la Deo gratia da poi, scorsi mesi 4, vedendo che io dimostrava de non curarme più de essi presoni, adì 12 septembro me fo mandato a dir per la Porta che se dovesse presentar ducati 8 mila, che i presoni sariano liberati, et cussì fo facto et a la liberation loro dimonstriorono de farlo in compiacentia de Vostra Sublimità per le lettere scritte per quella a dicto illustrissimo Signor in recommendation de essi presoni. Tamen re vera fo perché cognosceteno non poder trazer più summa de danari.
Continuando io per zornata di dar expedition a le altre cose erano sta imposte per Vostra Sublimità, maxime in rechieder la refaction de i merchadanti nostri ai quali, al romper de la guerra, furono tolte le robe sue a Salonichii et poste nel Casnà del Signor, necnon de altre materie. El magnifico Ali bassà alhora governo de tutta la Porta, al qual come Vostra Sublimità ha inteso havendo cum el mezo de ser Nicolò Zustignan facto cargar a Sethines per Costantinopoli sopra 2 nostre nave candiote certa quantità de formenti et orzi per corsari de Ponente furono intercepti dicti grani, et za haveva principiato muover garbuio al magnifico mio predecessor, cominzò a darme tanta molesta per questa cosa, usando le parolle et stranii modi dinotati contrarie a Vostra Sublimità che mai fo possibile haver veruna expedition alchuna. Ma ogni volta chel me accadeva andarli a parlar et publice a la Porta et separatamente a casa intintrava sopra la materia de dicti suoi formenti et orzi, usando parolle ignominiose et dicendo che Vostra Sublimità non feva né haveva mai facta existimatione de lui et che lui pariter era per far verso quella, né metter a luogo cosa alchuna de le facende de quella. Talmenteché da poi molti de lungi contrasti hauti con dicto magnifico bassà perché el dimandava cosa iniusta, tandem fo forza a Vostra Sublimità de agetarlo, et sotto quella forma le parse satisfar el pretio de dicti sui formenti et orzi: anchora che etiam el non rimase del tutto satisfato parendoli che tal resolution non fosse facta a suo modo et che Vostra Sublimità quodammodo constat l’havesse facta. Cosa questa non me extenderò qui oltra per non attediar Vostra Sublimità ma ben dirò questo Dio perdon a chi fo causa de dar questo danno a Vostra Sublimità.
Io, Padre Serenissimo, cognoscendo questa esser cosa prohibita da le leze, et de incargo ignominia et danno de la nation christiana, prima facie li ricusai de far cargar dicte robe et tanto più sapendo che quando de quelle fosse intravenuto danno in camin, ne saria sta dimandata la satisfation. Et per tal cosa fui in grandissimi contrasti cum li magnifici bassà, dai qual mi fuorono usate de stranne parolle et, inter cetera, che io non voleva servir la excelletia del Signor de cussì pocha cosa, et che questo dimostrava la intention de Vostra Serenità non bona cum Sua Excellentia, et altre parolle le qual particolarmente significai a Vostra Celsitudine. Tandem dubitandome de non intrare in altro mazor inconveniente, del che poi ne havesse ricevuta imputation da Vostra Sublimità, et maxime che in quel tempo quella era in arme cum la Cesarea Maestà in da le bande de là, anchora se intendesse quello havesse a reuscir de dicta impresa, preterea ch’el me veniva allegato et dimonstrato che el magnifico mio predecessor haveva pariter facto cargar sopra navilii de nostri simel cose per condur a Modon, necnon dubitando che quanto havesse volesto del tutto star renitente haveria tolto dicto illustrissimo Signor tanto a sdegno che farsi la cosa de quelli poveri presoni, la qual alhora stava cussì suspesa senza altra ressolution haveria preso mal termene, me parse per mancho inconveniente intravenendo etiam parolle poste de mezo per qual che sia de li nostri a fin de metterne al puncto de far cargar dicte robe sopra tutte do le nave. Tutta volta tanto mal volontaria questa cosa fosse mai in vita mia, l’occorse poi che essendo in camin sta intercepta da fra Bernardin corsaro rhodiano una de le sopradete nave et toltoli quanto la se atrovava de esse munition, me fo continue data grandissima molestia et uscite commandamento da la Porta che io fosse astrecto a la satisfaction de quelle. Tamen per la Dio gratia sempre steti costante né mai volsi assentir de pagar cosa alchuna de tal rason, talmente che de ciò non se ne ha havuto danno.
1509. Vedendose quel illustrissimo Signor in età provecta et mal condicionato de la persona, considerando quella cosa che re vera saria occorsa in caso de la morte sua, sì per le dissension de li 4 fioli el se atrovava, come respecto a la secta del Sophi, del qual è piena tutta la banda de Natolia, et che el paese saria andato tutto in ruina, havendo Sua Excelentia ferma opinion de voler avanti la sua morte eleger et stabilir nel dominio uno de dicti suo fiuli, videlicet el secondogenito sultan Achmat signor de Amasia, al qual per esser de la natura et costumi paterni sempre haveva havuta affection, comminzò a temptar li animi de li schiavi de i qual più el se confidava per veder de metter ad execution tal suo proposito. Et zà haveva facto venir in Costantinopoli el magnifico Achmat bassà per volerlo far sentar visir a la Porta, ma vista la indisposition de li ianizari la mazor parte di quali zà comminzava a tumultuar, visto etiam lo absentar del sultan Corchut fiul de Sua Excelentia qual ex abrupto et senza saputa né voluntà del padre se levò de Satalia et passò in Alexandria et subsequenter al Cayro, il che se tien certo non fosse per altra causa salve per interromper tal desegno del padre qual el tutto preparava de consignar la Signoria a dicto sultan Achmat, parse a dicto illustrissimo Signor, per non incorrer in altro mazor inconveniente, pretermetter alhora questa sua intention et aspetar qualche altra miglior occasion ne la qual el potesse sattisfare al suo desiderio.
Interim successeno le motion de Italia et la colligation facta per i principi christiani contra el stato de Vostra Sublimità. Et venuta la nova da le bande di là del romper del exercito de quella et de quanto poi successe, anchora che quelli magnifici bassà sempre dimostrassero haverne displicentia, tamen per quanto ho podesto cognoscer tegno fosse tutto el contrario, non però che havesseno haute tanto a piacer de la total ruina de Vostra Sublimità, ma ben ché quella restasse asai debilitata de le forze sue parendoli che quel Signor Turco non habbi mai haute altro obstaculo, over impedimento, a li suo progressi che Vostra Sublimità, come quella sapientissima benissimo cognosce. Et me aricordo a questo proposito che per avanti, quando Vostra Sublimità fo ale arme cum la Cesarea Maestà et che la acquistò tanti luoghi del Imperio, ogni volta ch’el me accadeva dinotar per ordene de Vostra Serenità qualche nova a la Porta de quelli successi, dicti magnifici bassà sempre facevano vista di non creder quanto li diceva, subzonzendo che etiam dicta Cesarea Maestà haveva tolto molto più del nostro, et altre simil parolle, per le qual se comprendeva manifestamente el dispiacer havevano intrinsecamente che le cose de Vostra Sublimità andassero augmentando. Ne se persuada la Serenità Vostra che in queste combustion et successi seguiti in Italia contro el stato de Vostra Sublimità, quando le cose da le bande di là fossero sta quiete da le diffension di fiuli et che dicto illustrissimo Signor fosse stato in prosperità de la persona ch’el havesse podesto personalmente andar a le imprese, l’havesse restato de molestar Vostra Sublimità dove l’havesse podesto, ma bisogna ringraziar la Divina clementia qual non ha permesso seguir tal inconvenienti.
Essendo adì X septembre de quel stesso anno 1509 seguito in Costantinopoli el caso del terremoto qual fece danno assai et precipue a li muri de la terra, parse a dicto illustrissimo Signor de levarse et andar in Andrianopoli, cum vose et fama de andar a cambiar aere respecto a la invaliditudine sua et ad ciò che interim se reconzassero le ruine facte per el terremoto. Tamen re vera per quanto se ha discoperto tal partir de Costantinopoli fo per aluntanarse da ianizari et per poder in dicto luogo de Andrianopoli meglio tractar et assestar le cose sue, circa al proposito et intention de voler conseguir la Signoria al Signor de Amasia. Lassati adonche in Costantinopoli li ianizari soto pretexto che dovesseno restar per custodia de la terra et per attender a far restaurar le ruine, dicto illustrissimo Signor se levò adì 22 octobre et adì 5 novembre zonse in Andrianopoli dove zonto, in spatio de non molti zorni, deliberò de far fabrica el luogo del Demoticho cum presuposito da poi consigliata la signoria al fiul de andar ad habitar de lì et in gran presteza fece ixpedir dicta fabrica.
Avanti el partir de dicto Illustrissimo Signor de Constantinopoli, parse a Vostra Sublimità et cussì la me commesse per sue lettere de X septembre, che temptar dovesse cum bel modo se da esso illustrissimo Signor l’havesse podesto haver subsidio de 8 in X mila cavalli i qual per via de la Bossina passassero a la volta del Friul. In execution del qual ordene foi prima a parlamento cum li magnifici bassà, et presertim cum el magnifico Ali, qual era el governo de tutta quella Porta, et comminzai a dechiarirli quanto me parse necessario persuadendoli che la indignation de li signori collegati non era causata da altro salvo per non haver Vostra Sublimità volesto violar la bona amicitia l’ha cum quel illustrissimo Signor, né condescender de unir se cum loro per venir a li danni de Sua Excellentia, et questo esser el principal obiecto de dicti potentati, né hora cerchavano altro salvo de levar de mezo Vostra Sublimità per poder poi cum facilità venir a tal impresa, concludendo che quella non manchava né era per manchar a la zornata de far ogni bona et gagliarda provision per deffenderse et che quando da qualche banda l’havesse un pocho de subsidio de cavalli 8 in X mila la se prevaleria talmente che non solum la se deffenderia da dicti signori, ma del tutto faria dissolver li loro desegni et collegationi, talmente che dicto illustrissimo Signor saria certo de non haver in futuro molestia alchuna da loro, usandoli tutte quelle altre parolle me parseno. Et motizandoli che le zente tien Sua Excellentia in Bossina sariano de proposito de questo effecto, perché cum facilità et senza incommodo de le cose de Sua Excellentia potriano immediate passar a la volta del Friul et unirse cum lo exercito de Vostra Sublimità. Dicto magnifico bassà me rispose facendo varii discorsi: et prima me disse che quel illustrissimo Signor non curava né feva existimation de alchuna colligation de potentati christiani; ulterius non esser la verità che tal colligation se havesse mossa contro Vostra Sublimità per non haver quella volesto assentir de unirse cum loro per venir a li danni de esso illustrissimo Signor, ma che la se haveva comprata questa guerra a danari contadi havendo, de tempo in tempo, usurpati et tolti li paesi et luogi de altri, il che era sta causa de far tandem excitar dicti potentati per recuperation del suo. Me disse etiam che Vostra Sublimità da principio non haveva facta existimation de quel illustrissimo Signor, et quando l’havesse facto altramente et factoli intender el tuto sariano sta facte de le provision bone, ma che hora che l’haveva perso el stato la cognava de voler aiuto da quelle bande, et che esso magnifico bassà non sapeva che conseglio darli. Da poi intrò a lamentarse che la prefata Signoria Vostra mai haveva facto conto de Sua Magnificentia et che el consueto de tutti li signori del mondo è che in le corte de li altri signori hanno qualche amico et fautor, el qual tengono per ogni via ben edificato et acarezato, talmente che de lui se possono servir a li occorrenti besogni, ma che a la Porta de quel illustrissimo Signor non haveva amicitia cum persona alchuna la qual havesse causa de tuor in protection le cose sue.
Da poi tutti questi discorsi, ai quali feci quella conveniente risposta, me parse cerchando pur de tuor benivolo esso magnifico bassà, me disse che Vostra Sublimità alias mandò uno suo secretario de lì per diverse cose, et che Sua Magnificentia li persuase ch’el dovesse referir a Vostra Sublimità per parte de esso magnifico bassà che la volesse più presto cum sua voluntà et cum el so pugno dar a quel illustrissimo Signor X over XII mila ducati al anno che lassasse tuor el suo et che quel conseglio lo dete in quella volta a dicto secretario la me lo dava etiam hora a mi. Tandem instando pur io de haver qualche rissolution, me disse che dovesse andar a la Porta ch’el me saria risposto.
Andato a la Porta adì 20 octobro me fo risposto che havevano conferito cum la excellentia del Signor et andariano facendo pensier sopra questa cosa, che alhora per la levata de dicto illustrissimo Signor non ne era tempo de attender a semel materie, né altra rissolution se ne puotè haver. Dal che chiaramente compresi che non havevano né mai hebeno, et cussì se renda certissima Vostra Sublimità, sentimento alchuno de darli subsidio né impedirse in tal cosa. Et questo per diversi respecti. Prima perché mai è sta visto che quel illustrissimo Signor, etiam in tempo ch’el se ha trovato in prosperità de la persona, habbi dado subsidio ad alchuno, et non solum a Christiani, che per la leze loro come za me fo motizato par sia prohibito, ma né etiam a Musulmani, come è seguito de Aliduli, qual molte volte li ha rechiesto aiuto per le vexation l’ha dal signor Sophi et non mai ha podesto obtenir altro che parolle. Dicto illustrissimo Signor ha sempre cerchato de viver in pace, et se per el passato essendo in prosperità lui l’ha facto, tanto più el cerchava hora de viver quieto essendo condicionato al modo che chadauno intendeva, et havendo el paese suo tutto in conbustion et per le diffension et odii intestinii de i fiuli et per le novità de la secta del Sophi si atrova nel paese de Natolia, adeo ch’el haveva disposto né in altro pensava salvo de ripossarsi quelli pochi de zorni li restava. Essendo adonche cussì Vostra Sublimità sapientissima puol considerar se mai fo intention sua de impedirse et exercitarse contra li predicti signori de la liga.
Preterea, come zà ho predicto a Vostra Sublimità, dicto illustrissimo Signor per quanto se ha podesto comprehender mai ha haute apiacer che quella vada augmentando le forze sue, ma si ben che quelle siano diminuite, cum obiecto che a qualche tempo tal cosa debbi redundar a suo proposito in non haver molto obstaculo a li suoi progressi. Et cognoscendose chiaramente che, quando dicto illustrissimo Signor havesse volesto dar subsidio a Vostra Sublimità, de necessità el conveniva far gagliarde preparation, item per honor suo et per sigurtà de le zente sue, et consequenter Vostra Sublimità non solum se haveria deffesa da la colligation dei potentati, ma etiam asai ampliato el stato et forze sue. Quella puol benissimo considerar se l’era possibile che dicto illustrissimo Signor se havesse mai inducto ad intrar in questa impresa et a che fin. Concludendo iterum replico che mai la Porta hebe fantasia alchuna de impedirse in tal cosa et cussì continue fo convinte dinotato a Vostra Sublimità, et per mi et per lettere de Andrianopoli, videlicet che da le bande de là la non era per haver salvo parolle et false demostration cum nullo effecto. Etiam quod hoc sit verum quando per ordene de li signori capi del excellentissimo Consiglio di X fo rechiesta a la Porta la tracia de 4 in 5 mila moza de formenti da esser tracti la mità del colpho di Nepanto, el resto de canal de Negroponte, mai fo possibile esser exauditi de tal piccola rechiesta, il che benissimo indica lo animo de esso illustrissimo Signor, qual mai volse che’1 se cognoscesse che in cosa alchuna el se impedisse né desse favor a Vostra Sublimità.
Da poi levato el Signor de Constantinopoli soprazonseno altre lettere de Vostra Sublimità de 19 septembre dirrective a mi et a ser Nicolò Zustignan cum ordene ch’el se dovesse continuar cum ogni sollicitudine la instantia de haver el dicto subsidio et cum celerità, per esser cussì el bisogno. Et a ciò che a questo officio se havesseno propitii li magnifici bassà, la dete ordene ch’el se potesse prometter ducati 1.000 a chadauno de loro, et altri ducati 1.000 al anno per uno. Alhora perché la prelibata Sublimità Vostra comandava che tal praticha per molti respecti dovesse andar secreta ad ciò l’andata mia in Andrianopoli non desse che dir et supplicar a le brigate et maxime a le nation forestiere se attrovano de lì, deliberassemo fosse per el meglio che dicto ser Nicolò et el mio cancellier andasseno insieme a la Porta per continuar questa pratica i qual per zornata per sue dovesseno dar noticia a Vostra Sublimità de ogni successo in tal materia.
Zonti in Andrianopoli adì 16 novembre comminçiarono a sollicitar la cosa iuxta l’ordene de Vostra Sublimità et da poi molti rasonamenti seguiti non se puotè trazer construdo né rissolution alchuna, et post multa li fo risposto esser alhora tempi hyemali et che le zente per le asprità de freddi et per le aque et passi angusti convenendo maxime passar per el paese de altri saria impossibile quello inverno far tal effecto, ma che fin a tempo novo haveriano bona consideration sopra questa cosa et vedevano de far cosa grata a Vostra Sublimità cum altre simel parolle general et senza substantia alchuna.
Adì 13 zener soprazonseno altre lettere de Vostra Sublimità de ultimo novembre et 3 decembre per le qual pur cum assidua instantia la sollicitava questa cosa del subsidio et havendo per mie zà inteso le parolle ne erano sta usate per el magnifico Ali bassà, avanti el levar de la Porta da Constantinopoli, la dete novo ordene che a li magnifici bassà se poetesse prometter altri ducati 2 mila et a dicto magnifico Ali fin ducati 4 mila, preterea che s’el pareva fosse necessario, né se potesse far altramente, de offerir a la excellentia del Signor ducati XII mila al anno in vita sua tamen dando questo subsidio. Ex quo vedendo che de questa cosa per avanti mai se haveva podesto trazer constructo né rissolution alchuna, fo deliberato de far tal offerta de i ducati XII mila a dicto illustrissimo Signor et veder se mediante quella se podeva trazer ne qualche votiva ressolution. Tamen non fuit dare modum se potesse haver altro che belle parolle et false demostration, come Vostra Sublimità de tempo in tempo fo advisata, che per non attediarla non me extenderò in replicar altro. Et da poi varii discorsi, rasonamenti et proposte per che alhora dicto illustrissimo Signor haveva mandato exercito de 12 in 15 mila persone oltra el Danubio per reprimer li andamenti del vayvoda vlaccho, li magnifici bassà commençiorono ad excusarse cum dir che el Signor non voleva intrar in questa impresa se prima el non vedeva quello dovesse seguir del exercito suo mandato in Vlachia, ma rissolvendose dicta impresa in bon tenivano certo che etiam la cosa nostra prenderia bon fin, et cum tal excusation scorseno molti et molti zorni.
Da poi essendo la impresa expedite prospera introrono in altre nove et excogitate excusation, et presertim cum dir che fin che dicto illustrissimo Signor non renovava le tregue cum la regia maestà de Ungaria, le qual compiriano per tutto el mese de zugno, non era possibile intrar in tal materia de dar subsidio a Vostra Sublimità et cum tal excusation scorseno fin al mese de augusto. Facta la renovation de le tregue cum la maestà de Ungaria, vedendo non haver più excusation legitima da proponer, da poi molte dilation, se ressolseno a dir che questa materia de rechieder subsidio era cosa de maximo momento et bisognava che Vostra Sublimità havesse mandato orator; el qual venendo la excellentia del Signor se moveria ad assentir a la rechiesta de Vostra Sublimità adeo che le cose passariano ben ma che quella dovesse advenir de mandar persona cum larga commission et ordene; la qual zonta fosse in quelle bande, potesse firmar i capituli et expedir el tutto senza altra dilation de scriver et aspectar ordene da Vostra Sublimità circa le cose fosseno rechieste per la excellentia del Signor in questa materia. Et questo disseno non per sentimento alchuno che havesseno de condescender al voler de Vostra Sublimità ma più presto indicando che quella mai dovesse mandar orator et consequenter che la dovesse cessar da tal rechiesta. Et ch’el sia la verità quando hebeno nova de la election et venuta del magnifico orator parse restasseno quodammodo attoniti anchora che in caso de la venuta sua non li erano per manchar nove invention et excusation come da poi successe. Quello da poi seguisse al zonzer del magnifico orator non me extenderò altramente in explicarlo perché quella per lettere de sua magnificentia el tutto benissimo intese. Verum est che sempre era sta previsto che de qui non se era per far fructo alchuno in tal materia et el tutto continue de tempo in tempo significato a Vostra Sublimità.
1510. Dimorando adoncha quel Signor in Andrianopoli et vedendo li ianizari che Sua Excelentia da poi restaurate le ruine facte per el terremoto non curava de ritornar né etiam che loro andasseno apresso la persona sua, comminziorono a mormorar usando a la zornata de stranii modi et tanto più andavano tumultuando perché ormai vedevano segni per i qual comprendevano certo lo animo de Sua Excellentia in voler rinuntiar el stato al Signor de Amasia. Preterea Selim bei, fiul menor de dicto illustrissimo Signor, qual dimorava in Trabesonda, etiam lui comminzò ad excitarse a fin de voler a tutto suo poder impedir tal desegno del padre, eo maxime che ad esso Selim bei, per esser sempre sta persona bellicosa et per fama iustissima, el paese haveva principiato a ponerli affection et zà secretamente da li schiavi i qual per alchuno modo non volevano sentir che el stato devenisse in el Signor de Amasia improperandolo chi de iniusticia, chi de viltà de animo, chi de una cosa, chi de un’altra, veniva invitato et persuaso ad experimentar la sorte sua. Mandò adonche a la Porta a dimandar per suo fiul el sanzachato et luogo de Capha, a fin de metter una volta el pe in quel luogo qual è da la banda de la Grecia et molto commodo al intento suo. Tandem da poi facta qualche resistentia per la Porta fo necessario de compiacerli. Et obtenuto ch’el hebe dicto sanzachato et in quello mandaro suo fiul esso Selim bei in spatio de pochi zorni contra saputa et voluntà del padre passò personalmente in dicto luogo de Capha cum certi suo navili et tolto l’haver et danari spectanti a la Porta, iterum ritornò in Trabesonda.
Scorsi alchuni zorni mandò altri suo messi a la Porta rechedendo li fosse assegnato altro luogo et decendo non voler più dimorar in Trabesonda, et questo non ad altro fin salvo per venir più vicino al padre et ad ciò che la longeza del camin non fosse quella qual lo impedisse che in ogni occurrentia el non podesse continuar lo intento suo. La excellentia del Signor fece ogni resistentia per non lassarlo levar de Trabesonda et più volte li mandò suo messi exhortandolo et persuadendolo el volesse remaner, necnon crescendoli la provision et continue mandandoli bellissimi presenti. Tamen non fuit dare modum che mai el volesse aquescer sempre dicendo volesse levar et che non essendoli assignato luogo el se levaria da sua posta. Et vedendo pur continuar la renitentia del padre, comminzò a metterse in ordene per levarse; et a la prima fece demonstration de voler venir per terra a la volta de Angare per andar poi in Magnesia et lì reponerse. Il che fo causa de far che el Signor de Amasia fece ogni suo forzo per non lassarlo passar ponendose a la campagna cum exercito benché re vera decto Selim bei anchora che de fuoravia el demonstrasse de voler venir per terra per quanto se puoi indicar, mai hebe fantasia de tuor quella volta ma de passar da l’altra banda verso Capha parendoli quel luogo et respecto a la commodità de i navilii et etiam de poder poi passar in ogni occorrentia a la volta de Constantinopoli per terra esser più al proposito de le cose sue. Et cussì successe che adì ultimo septembre 1510 dicto Selim bei cum tutti li suo schiavi se levò de Trabesonda cum navili 56 et adì X octobre zonse in Capha. Il che dete asai che dir a tutto el paese, et la excellentia del Signor ne hebe grandissima displicentia et perché se vedeva che brigate asai per via de terra comminzavano ad andar in dicto luogo de Capha per adhonarse et seguir esso Selim bei. Fuorono poste gran custodie a le scale del Danubio ad ciò che per quelle non passasse persona alchuna senza saputa de la Porta. Tamen per ogni via lì concorrevano brigate.
In Capha el predicto Selim bei stete tutto quel inverno mettendose in ordene et de navilii et de zente per terra maxime mediante qualche favor l’haveva dal imperador de Tartari, cum el qual el contrasse grande amicitia cum presupposto de passar poi più avanti come successe.
1511. Del mese de aprii essendose divulgato in Turchia (licet falso) esser manchato quel illustrissimo Signor se levò repentinamente una multitudine dei seguazi del signor Sophi sotto el governo de uno nominato Sacchali Calpha, homo tenuto de vita sancta, qual in le bande de Satalia viveva in luogo remoto et haveva cum sì gran devotion del paese et poste insieme da persone 5 in 6 mila comminzarono a metter ogni cosa in preda amazando tutti quelli li parevano non esser de la loro secta et tra li altri molti sanzachi et subassì mandati per la Porta a la custodia de i luogi. Adeo che scorseno fin zornate do apresso Bursia, sempre acrescendose el numero de loro perché ogni zorno multiplicavano da ogni banda, et havendo volesto el magnifico beglerbei de Turchia andarli contra cum le zente sue et alchuni altri sanzachi feceno impeto contra de lui el qual rompetene et preseno, mettendolo sopra el palo et lo fecero sagittar et crudelmente finir sua vita.
Intesa tal nova per la excellentia del Signor mandò subito commandamento in Constantinopoli et fece venir apresso la persona sua la compagnia de li ianizari. Da poi deliberò de far exercito et mandarlo in Turchia per reprimer dicta motion la qual zà haveva facto sublevar et messo in confusion tutto el paese. Et fo mandato el magnifico Ali bassà cum cavalli circa XX mila et ianizari 3 mila el qual passò per la scala de Galipoli et andò a quella volta et cum lui se unite el signor de Amasia cum altri cavalli X mila de li suo. Passato el bassà cum lo exercito Selim bei qual se haveva zà preparato per venir a la volta de Andrianopoli, capitata occasione, se levò de Capha adì X mazo cum li suo navilii et tragetò de qua dal Danubio le zente sue, li qual erano da 8 in X mila persone computando 3 mila Tartari l’haveva cum si cum uno de li fiuli del imperador. Da poi lui cum dicti navilii vene in Varna luogo largo de Constantinopoli zornate 6 in 7 et de lì, lassati dicti navilii per ogni respecto, se messe in camin a la volta de Andrianopoli.
Questa nova messe tutta la Porta in confusion et statim uscite commandamento a tutti li sanzachi de la Grecia che dovesseno festinamente venir a la Porta cum le sue compagnie. Zonto Selim bei adì 3 zugno, meza zornada largo de Andrianopoli, mandò a dir al padre volerli basar la man et esser cum lui a parlamento, el qual mai volse assentir, et per timidità maxime ch’el se trovava cum poche persone per non esser fin quella hora reducti salvo pochi de li sanzachi, se tirò dentro de la isola de la fiumera cum gran custodie. Da poi essendo reducte bona parte de le zente dicto illustrissimo Signor deliberò de uscir da la isola et se messe a la campagna fuor de la terra al incontro de li alozamenti de dicto suo fiul. Stando cussì l’uno et l’altro exercito ogni zorno scomparivano brigate dal campo del padre et se reducevano da Selim bei et ulterius de fuoravia concorrevano zente asai ramenge a le qual tutte el feva stipendio. Adeo che in pochi zorni el se atrovava da persone 25 mila in suso. Da poi mandatoli più messi per el padre in persuaderlo el non volesse usar questi termeni et lui respondendo esser venuto per atrovarse cum Sua Excelentia et farli intender li mali governi del paese, preterea ch’el dimandava luogo in Grecia per poderse substentar cum li suo schiavii. Tandem dicto illustrissimo Signor per mancho inconveniente da poi mandati a dicto suo fiul molti presenti de animali, schiavi, vestimenti et danari li concesse etiam el sanzachato de Samandria, indicando cum tal cosa aquetarlo. Lui dimostrò de ringratiar el padre de tal concession. Nihilominus l’andava perseverando in star fermo nel luogo nel qual el se atrovava posto a la campagna. Al fin el fece vista de volerse retirar indriedo et andar verso Samandria. Tamen quando el fo in Zagora, luogo largo de Andrianopoli zornate do, iterum se fermò a la campagna né volse andar più avanti et de lì stando comminzò a metter le man sopra le intrade venivano a la Porta mandando etiam suo schiavi per el paese ad scoderle et tuorle per forza.
In questo mezo essendo passato el magnifico Ali bassà contra ’1 Sophi, 1’occorse che da poi scorsi alchuni quando esso magifico bassà insieme cum el signor de Amasia et da l’altra banda el fiul del signor del Caraman credeteno haverli serrati per esserse loro reducti a certo passo tra li monti et una fiumera, una nocte li predicti sublevati secretamente se levorono per andar verso i luogi del signor Sophi et nel passar fuorono a le man cum le zente del Caraman talmente che de luna et l’altra banda ne morirono asai, et tandem el capo de i dicti sublevati cum circa persone X mila passò et andò al suo camin. Intesa tal cosa per el magnifico Ali bassà, sopra le spalle del qual era el governo de tal impresa, deliberò a la desperata de seguirli et tolte de l’exercito da persone X in XII mila de li più ellecti, et ianizari 2 mila, et el resto del exercito lassato a corassar cum el signor de Amasia, comminzò a seguirli zorno et nocte et quando se approximò a loro sotto i confini del paese de quel Signor il che fo al intrar del mese de luyo cum presuposito de esser a le man el zorno seguente. I dicti sublevati deliberarono de esser li primi a ferir et ita impetum facto arsalirono el bassà et lo rompeteno tagliandoli a lui la testa talmente che de li suo non remasene da 3 in 4 mila persone le qual, al meglio puoteno, disperse per montagne et luogi inaccessibili ritornarono verso l’altro exercito.
Havuta questa nova per quel illustrissimo Signor considera Vostra Sublimità de che animo el se doveva trovar, eo maxime ch’el obiecto suo era che obtenendo el bassà victoria in Turchia nel ritorno suo el dovesse insieme cum lo exercito condur in Constantinopoli el signor de Amasia per farlo sentar. Il che era potissima causa che Selim bei non voleva aluntanarse dal padre, ma andava temporizando et continue stava attento a tal cosa. Alhora sua execellentia deliberò de levarse de Andrianopoli et cum celerità redurse in Constantinopoli per segurtà de le cose. Et ita adì 23 luyo se levò cum tutto lo exercito et immediate spazò olachi in Constantinopoli che le porte de la terra et le castello de la bocha de Mar Mazor fosseno diligenter custodite dubitando che Selim bei non fosse più presto che Sua Excellentia et prevenisse a la terra per far qualche innovation. Inteso Selim bei el levar del padre de Adrianopoli, et indicando che re vera el fosse mosso a fin de venir a metter in stato el signor de Amasia, se mosse senza altra dimora cum persone da 25 mila in suso et andò driedo al padre. Il che fece non per intention che l’havesse de offenderlo ma incitato secretamente da alchuni sanzachi suo fautori, i qual erano nel campo del padre et lo exhortavano a presentarse in campagna cum promission de levarse loro et adherirse a lui, et cum tal mezo indur el padre ad assentirli quanto el desiderava.
Zonto adì 28 luyo, passata l’hora del mezo zorno, apresso lo exercito paterno qual in quella hora era per alozar, se fermò cum le zente sue, il che messe chadauno in terror et per spatio de hore 3 et più tutti steteno sopra la sua né alchuno se mosse. Tandem, approximandose la sera, et dubitando la excellentia del Signor che sopravenendo la nocte et alozando le persone non seguisse altro mazor inconveniente visto che Selim bei pur stava restrecto in le arme fo imposto al beglerbei de la Grecia ch’el dovesse investirlo, el qual essendo mosso et vedendo che li sanzachi non lo seguitavano fece intender a dicto illustrissimo Signor esser necessario che Sua Excellentia se movesse personalmente cum le zente de la Porta. Et cussì fo facto. Alhor tutti li sanzachi se mosseno insieme non possendo per honor loro far altramente. Interim havendo el beglerbei facto el primo assalto fo rebattuto da le zente de Selim bei et convene retirarse indriedo et se la excellentia del Signor non se moveva in prima le cose sariano andate per mal modo. Visto Selim bei el venir del padre et che per li sanzachi non li veniva atteso a le promesse, prese partito de non contender ma lassati li cariagi se messe a scampar verso el monte et le zente sue se sperseno in qua et in là, le qual fin a nocte abscura furono perseguitate. Da l’una et l’altra parte ne moriteno da persone 1500 ma el forzo de quelli de Selim bei et tra li altri tre de i primi homeni l’havesse. Lui insieme cum el fiul del Tartaro se ne ritornò incognito in Varna dove erano li suo navilii et da poi dimorato in fusta alchuni zorni fin tanto ch’el racolse alchuni de li suo seguazi passò poi in Capha tutto deserto et mal in ordene.
Adì 14 augusto la excellentia del Signor intrò in Constantinopoli et li sanzachi et exercito de la Romània restorono a la campagna fuor de la terra ne la qual venuta de la Porta me fo forza visitar li magnifici bassà et altri gran maestri de qualche presente de zuchari et refrescamenti iuxta el consueto, come a Vostra Sublimità el tutto particolarmente dinotai. Et perché dicto illustrissimo Signor dubitava che tutti quelli havevano seguito Selim bei per paura de esser puniti da la Porta continuassero de seguirlo fece uno pubblico edicto che a tutti quelli ritornavano in campo de Sua Excellentia fosse liberamente remesso ogni ira et cum tal mezo levò gran parte del seguito a dicto suo fiul.
Interim el signor de Amasia qual haveva presentito del fugar del fradello, se haveva approximato cum le zente et era venuto zornate do apresso el passazo de Turchia. Il che visto per li schiavi et che la excellentia del Signor non dava licentia al exercito comminziorono a tumultuar, maxime ch’el se divulgava dicto signor de Amasia esser per passar in Constantinopoli né podevano patir che senza loro saputa el fosse sta facto approximar et tanto più se indignavano perché per avanti dicto illustrissimo Signor li haveva promesso de non consentir in vita sua la signoria ad alchuno. Il che fo quando Selim bei volse passar el Danubio et che essi ianizari fuorono chiamati in Andrianopoli appresso la persona sua.
Dicto ilustrissimo signor alhora comminzò a star continue in gran consulti cum li magnifici bassà et cum lo agà de li ianizari, tutto a fin de voler persuader et indur li schiavi al suo desiderio benché sempre li trovava più renitenti. Interim el signor de Amasia se haveva approximato meza zornata apresso la scala et se ha per certo che a tempo de nocte el passò per 2 volte nel Seraglio et fo a parlamento cum el padre. Da poi dicto illustrissimo Signor fece più volte convocar tutti li sanzachi et etiam separatamente li ianizari per intender ben lo animo loro et veder de indurli al suo proposito. Tamen mai fo possibile trazerne constructo. Tandem perseverando pur Sua Excellentia per el stimulo l’haveva dal dicto signor de Amasia de volerlo far passar cum vose de voler solamente li venisse a basar la man, et poi subito se ne ritornasse di là, et zà essendo sta preparate gallie do et 2 fuste per tal effecto de tragetarlo. Adì 19 septembre, la nocte, concorseno li ianizari in arme a le case de li magnifici bassà et altri grandi homeni de la Porta cum intention de tagliarli et non havendoli trovati li sachezarono le case, come per avanti intese Vostra Sublimità. Dal che ne seguite danno de ducati 160 mila. Adeo che le cose se aquetorono et alhora dicto illustrissimo Signor fece intender al signor de Amasia ch’el dovesse retirarse et andar al suo luogo. Tamen el stete molti et molti zorni facendo resistentia de non voler retornar indriedo et tandem da po’ gran contrasti el se levò et quando el fo alargato per zornate do mandò a la Porta a rechieder li fosse concesso de poder ex se destribuir i sanzachati et timari de la Turchia exceptuando i luogi tenuti per li altri fradelli. A la qual rechiesta non havendo assentito la excellentia del Signor perché tal cosa haveria posto el paese in mazor confusion de quello l’era, esso sultan Achmat se messe andar cum le sue zente verso el Caraman cum obiecto de intrar in quel paese parendoli molto a suo proposito per el gran numero de le persone da facti sonno in quelli luogi. Questa sua andata fo causa de far che el fiul del Caraman al qual per la excellentia del Signor zà era sta concesso quel paese se mettesse in arme per deffenderse et non lassarse expeller eo maxime che la Porta dimostrava non voler per modo alchuno eh’esso sultan Achmat tolesse quella volta ma ch’el dovesse ritornar in Amasia.
Sopravenendo li tempi hyemali fo necessario a la excellentia del Signor adì 8 de octobre de dar licentia a li sanzachi et exercito de la Romània, ma avanti el partir loro li dete zuramento de fideltà et che in ogni occurentia dovesseno esser presti a venir in campo et non aderirse a persona alchuna contra el voler de esso illustrissimo Signor.
Interim Selim bei, quale se atrovava in Capha, attendeva a restaurarse al meglio el podeva cum intention poi de far quanto successe. El qual havendo inteso de la licentia data a li sanzachi et quelli esser ritornati ne li suo luogi, captata occasione et non obstante li tempi hyemali se levò de Capha al fin del mese de novembre cum persone circa 6 mila et vene a Moncastro al qual in camin per la asperità di tempi manchorono persone asai. Zonto a Moncastro se fermò de lì et mandò a la Porta rechiedendo li fosse assegnato in Grecia luogo idoneo per sua residentia, dimandando signatamente alchuni sanzachati sopra la banda de qua del Danubio. A questa sua rechiesta furono facte varie resposte, cerchando pur de non volerlo lassar venir in Grecia. Tamen post multa fo forza de assenterli, maxime ch’el se vedeva queste cose esser de contento de li schiavi. Li fo a donche concesso el sanzachato de Sylistria, Nicopoli et alchuni altri paesi circumstanti vicini a Constantinopoli per 6 in 7 zornate, et li fo constituita intrata de ducati C mila al anno, al qual pagamento fuorono deputate le intrade de Capha et de le scale del Danubio. El dicto hauta tal concession passò de qua da la fiumera et se messe in Sylistria non facendo altra novità immo dimostrando extrinsecar de voler esser obtemperante a li mandati paterni.
Attovandose in questo mezo el signor de Amasia in la Caramania da poi molte contention seguite tra lui et el nepote tandem del mese de febraro obtene quel paese et li fo data obedientia, il che fo causa de far alterar i schiavi, et tanto più mormorarono perché dicto signor de Amasia se atrovava molto potente in campagna cum persone da 30 mila in suso et cegava de farse signor de tutta Natolia per disponerse poi ad altri effecti. La excellentia del Signor alhora deliberò de mandar altri suo messi a dicto signor de Amasia per admonirlo el volesse lassar tal impresa et ritornar al suo luogo altramente la faria exercito contro de lui, et ita li mandò do capi de ianizari a farli tal proposta. Esso sultan Achmat non fece conto de dicto commandamento immo non volse aldir li predicti messi et li minazò de farli tagliar usando stranne parolle in vilipendio de ianizari et che de brieve l’era per andar a trovarli et darli la punition dei loro errori.
Ritornati dicti messi a la Porta et facta relation del seguito i schiavi se indignoron per tal modo che più non volseno differir maxime suspicando che tutto quello faceva el signor da Amasia el dovesse farlo cum secreta intelligentia del padre, et havendo discoperto come per Sua Excellentia a la zornata li era sta mandata gran summa de danari, se redusseno adoncha da poi molti consulti essi schiavi a la Porta adì 27 marzo proximo passato et volseno esser parlamento cum la excellentia del Signor, narrandoli prima come el paese andava in ruina né più ne era obedientia et che le intrade de Turchia più non venivano a la Porta, preterea ch’el era necessario far exercito per passar in Turchia a reprimer li andamenti del signor de Amasia. A la qual rechiesta, vedendo dicto illustrissimo Signor non poder far altramente, fo contento de assentir. Da poi dimandarono uno capo del exercito idoneo a tal impresa motizando de haver la persona de Selim bei. Etiam a questo dicto illustrissimo Signor convene aquescer, chi che universalmente et li schiavi et el popolo ne hebe gran contento, cum demostration et segni de alegreza et immediate se levò una infinità de persone cussì de li schiavi come del popolo de fuoravia per andar in Sylistria ad annuntiar tal cosa ad esso Selim bei. Da poi el sequente zorno per la Porta li fo mandato el messo solemne significandoli tal sua ellection et ch’el dovesse venir de longo a la Porta.
Adì 30, ex improviso, comparse in Constatinopoli sultan Corchut, qual da olacho se haveva levato dal suo luogo de Mangnesia et era venuto a Michaliçi, sopra la riviera de Turchia, et de lì a caso trovata una barcha cum 3 homeni, acompagnato da 2 suo schiavi solamente, illico se messe in mar, et vene in Constantinopoli reducendose a le habitation de ianizari avanti el fosse cognosciuto. Divulgatose tal suo zonzer tutta la terra fo sotto sopra temendo de gran inconveniente. Tamen non seguite mal alchuno. Lui diceva esser levato dal suo luogo per paura del fradello sultan Achmat, et esser venuto per andar da Selim bei. Nihilominus re vera el vene invitato secretamente da li suo fautori per experimentar la sorte sua se in quelle combustion l’havesse podesto tuor de mezo. La excellentia del Signor dimostrò displicentia de la venuta de dicto suo fiul, et li fece intender el dovesse levarse de la terra per mancho inconveniente. Lui sempre fo renitente dicendo che poi che l’era capitato de lì, el voleva visitarla et basarli la man. Et benché dicto illustrissimo Signor per 3 over 4 zorni facesse resistentia de non voler assentir, pur al fin vedendo che li schiavi non recusavano deliberò de compiacerli. Et ita adì [**] april l’andò a basarli la man, tutta volta come privato sanzacho et senza pompa alchuna, né acompagnato da alchuno de li agà, o altri officiali de la Porta, ma solum cum li suo schiavii et ianizari cinquanta, i qual erano sta deputati a la custodia sua. Et questo fo per non metter suspicion a li schiavi, né etiam a Selim bei. Intrato da esso illustrissimo Signor et facta la debita salutation iuxta morem gentis, immediate uscite et se ne ritornò a casa. Da poi un altro zorno etiam che fo adì [**] l’andò pariter a la Porta et per spatio de hora una stete in colloquio cum el padre, né però se veté che per la venuta de dicto sultan Corchut le cose se alterasseno più de quello se atrovavano circa la affection de le brigate a la persona de Selim bei.
Adì 16 zonse Selim bei al qual bon spatio fuor de la terra andorono contro li magnifici bassà et universalmente tutta la Porta et li schiavi, propterea innumerabile multitudine del popolo et zonto apresso li muri de la terra uscite sultan Corchut et andò ad incontrarlo et salutarlo poi per aliam viam se ne ritornò a casa. Intanto Selim bei in la terra alozò cum li suo pavioni in certa campagna vacua dentro da li muri, né volse andar dove li erano sta preparate le case per sua residentia.
Adì 19 l’andò a basar la man a la excellentia del Signor, cum tutte le solemnità et pompe consuete, et poi se ne ritornò a li suo pavioni. Da poi, adì 21, li fuorono mandati li signori chadilescheri cum el commandamento et commission in ampia forma circa a la constitution sua in capo del exercito, concedendoli tutti li schiavi et persone stipendiate da la Porta, necnon li animali, armamenti et Casnà necessarii a tal impresa, videlicet a passar in Turchia et in ogni altro luogo per reprimer qualunque inimico de quel stato. El qual commandamento ricevuto el zorno sequente fece chiamar a la sua Porta li magnifici bassà, l’agà de li ianizari et zeneralmente tutti li altri agà de la Porta cum le sue compagnie et prima stete in colloquio cum li magnifici bassà et altri capi soprascritti, da poi, uscite fuora et publice, fece intender a chadauno la continentia de dicto commandamento, dicendo poi lui non esser per passar in Turchia simpliciter sotto la forma de dicto commandamento perché lui et tutti li schiavi el seguitasseno sariano mandati al macello, volendo quasi inferir che la intention de la Porta era de mandarlo de là per farlo mal capitar insieme cum essi schiavi: concludendo che de necessità a voler redrezar le cose del paese qual andava in ruina bisognava farne altro remedio. Alhora se levorono ianizari cridando che li bisognava uno Signor qual fosse in prosperità de la persona cum la forza del qual se podesse tuor tutte le imprese necessarie a quel stato. Li fo risposto per Selim bei artificiosamente che la excellentia de suo padre haveva 3 fiuli, et che se dovesse elezer quello pareva fosse più al proposito. Unde illico disseno che non volevano altro Signor che esso Selim bei. Li rispose ch’el non acceptaria quel cargo, nonne in quanto tal cosa fosse de contento del padre. Dicti schiavi, alta voce et cum segni de letitia, comminzarono a cridar che lo acceptavano et al tutto lo volevano per Signor, et li andorono a basar la man anchora che lui sempre dimonstrasse de reportarse a la voluntà del padre cum presuposito che el primo zorno de Porta se dovesse intender la mente de quello. Dicto illustrissimo Signor, inteso tal successo, rimase del tutto attonito et el sequente zorno fece restituir a Selim bei tutto el suo Casnà et altre robe li fuorono tolte quando el fo rotto, et continue cerchava de mitigar la cosa et retenir la segnoria, maxime che pur se atrovavano molti de i schiavi vechii i quali non havevano a piacer de tal mutation.
Adì 23 havendo Sua Excellentia deliberato de far Porta da poi reducti li magnifici bassà a la audientia mandò a chiamar lo agà de li ianizari. Il che inteso per li schiavi et havendo notitia de la intention de esso illustrissimo Signor non permesseno che dicto agà andasse a la Porta. Immo tutti se messeno in arme et mandarono el loro prothoiro a la Porta facendo intender a la excellentia del Signor loro haver acceptato Selim bei per principe et che se Sua Excellentia non assentiva metteriano le man nel sangue, minazando de tagliar a pezi li magnifici bassà et tutto el resto de la Porta. Ex quo vedendose esso illustrissimo Signor a tal termene né più possendo resister al impeto, preterea che cussì portava la sorte et condition di tempi, necnon la inclination de le predicte brigate a la persona de esso Selim bei, deliberò per mancho inconveniente dar luogo a la fortuna et fo contento de ceder la signoria ad esso Selim bei, al qual immediate fo facta intender tal sua deliberation et che el sequente zorno el dovesse venir ad acceptar el dominio.
Adì 24 Selim bei andò a la Porta acompagnato universalmente da tutti li schiavi in arme et altra infinita moltitudine. Et da poi basata la man al padre Sua Excellentia li confirmò la concession del dominio, dandoli la spada et facendolo publice sentar et salutar come principe: da poi esso Selim bei uscite fuora et ritornò a li suo pavioni nel qual luogo immediate el comminzò a far Porta et exercitar la signoria. El presente deliberò de levarse de Constantinopoli et andar ad habitar al Demotiche et de lì finir el restante de li suo zorni.
Sultan Corchut visto el successo de le cose, deliberò de ritornar al suo luogo et cussì li fo concesso per el fradello, intravenendo la intercession del padre et adì 26 dicto se levò accompagnato da do gallie et 2 fuste el qual in la presentia sua fo presentato dal fratello cum asai bona demonstration.
Intrato Selim bei a la signoria, immediate mandò a chiamar tutti li sanzachi et subassì de la Grecia che dovesseno venir a la Porta. I qual tamen vedendo le cose al modo erano successe andorono temporizando né se mosseno fin che el signor vechio vivete aricordandose del sacramento li havevano facto.
Da poi, adì 20 mazo, sultan Beyasit se levò da Constantinopoli per andar al Demoticho, né volse che ianizari lo accompagnasseno fuora de la terra. Selim bei li fece compagnia fin fuor de le Porte et poi, tolta licentia, se ne ritornò dentro et immediate se ne vene de longo et intrò nel Seraglio.
Essendo zonto sultan Beyezit apresso Andrianopoli et sentendose mal conditionato fo necessario fermarse a la campagna et de lì dimorato alchuni zorni, adì X zugno manchò di questa vita et subito el corpo suo fo mandato in Constantinopoli et sepulto nel suo amarato. Et benché fosse suspicion apresso le brigate che esso signor vechio per opera del successor fosse sta venerato, maxime vedendo ch’el haveva difficoltà de haver la obedientia del paese, nihilominus considerando la età del predicto Signor vechio et la mal condition et invalitudine inveterata de la persona sua, necnon el grandissimo cordoglio et fastidio nel qual l’era incorso essendo successe le cose al modo le erano circa la privation sua dal dominio, non se ha però podesto far vero fondamento de la qualità de la morte sua, né intenderse se re vera el sia sta tolto de mezo cum veleno.
Per la intrata del dicto novo Signor me parse conveniente né altramente se puote far per honor de Vostra Sublimità de andar a sua visitation iuxta el solito. Et cussì ne andai adì 4 mazo cum el presente qual per mie dinotai a Vostra Sublimità et da poi basata la man a Sua Excellentia me congratulai asai per nome de Vostra Sublimità et de tutta la nation de la intrata sua a quel dominio, assicurandoli che quella era per ricever singular contento et gaudio per esserli affettionatissima, havendo sempre inteso et cognoscendo la summa sua sapientia et iustitia necessaria al governo de tanto Imperio et che me rendeva certissimo che immediate hauta questa nova per Vostra Sublimità la expediria de qui suo orator per far quel officio se convien verso esso illustrissimo Signor. In demonstration de tal leticia Sua Excellentia me fece asai bon accepto cum segno et demonstration de ringratiamento. A la qual poi dissi che Vostra Sublimità come quella qual per solito instituto cerchava sempre el ben de la pace, haveva per el passato desiderato de star et perseverar in amor et benevolentia cum li progenitori di esso illustrissimo Signor et che el simile la desideraria far cum Sua Excellentia come venendo lo orator de qua la intenderia più ampiamente la intention et mente sua, et che interim pregava quella che le cose et mercadanti nostri se atrovano nel paese li fosseno recommendati. Dicto illustrissimo Signor me rispose che questo era el dover et che a la venuta poi del orator el tutto se adaptaria. Alhora tolsi licentia de Sua Excellentia.
Per quanto puoti considerar dicto illustrissimo Signor è persona de età d’anni 38 in 40, ma de pocha presentia et in fine dimostra esser de natura melinconica et colerica. Me parse etiam lui non esser molto al exercitio de governo et ogni volta ch’el diceva qualche parolla sempre riguardava in viso a li magifici bassà.
Divulgata per el paese la morte de sultan Beyasit, tutti li sanzachi et subassì senza altro respecto venero a la Porta cum le sue compagnie et quel illustrissimo Signor comminzò a preparar lo exercito per passar in Turchia, maxime ch’el vedeva che el signor de Amasia ogni zorno andava adunando zente in la Caramania dove el se atrovava preterea che suo fiulo haveva levata la bereta rossa et fatose de la secta del Sophi per haver el seguito de quelli del paese. Adeo che tra lo exercito de dicto sultan Achmat et dei fiuli se attrovavano in campagna de persone 35 mila anchora che da poi la morte del vechio fosse in qualche parte manchato el seguito a dicto signor de Amasia.
Al intrar del mese de luyo la excellentia del Signor fece principiar a passar la zente da la banda di là et continue per zornata andorono passando. Da poi essendo passato etiam el beglerbei de Turchia cum molti sanzachi dicto illustrissimo Signor passò cum li schiavi adì 5 augusto et per spatio de zorni X andò temporizando pocho largo dal passazo fin terra tanto ch’el restante de le zente se reducevano, le qual continue da ogni banda soprazongevano, le qual reducte Sua Excellentia tolse el camin per andar verso Angare. Et per quanto se ha podesto discorrer l’ha in campo da 125 in 130 mila persone in suso, computando axapi 15 mila tracti de la Grecia, preterea l’ha conducto cum sì infinito numero de artelarie de ogni sorte et facte sì gagliarde preparation quanto mai fosseno facte per impresa alchuna in quelle bande de Turchia, victuarie per le zente et per gli animali ha facte passar in extrema quantità, adeo che non se vede ch’el exercito sia per partir sinistro alchuno.
Dicte illustrissimo Signor, al partir mio de Constantinopoli se atrovava apresso Angare et era qualche vose ch’el dovesse invernar in quelle circumstantie, verum est de le commune opinion Sua Excellentia esser per dimorar di là questo inverno et etiam bona parte de la estade che cussì ogni rason persuade perché, essendo passato di là cum tanto sforzo, senza dubio el non vorà levarse finché l’haverà posto fin al tutto et nectado el paese.
El signor de Amasia, per quanto risonava, se atrovava a certi passi tra Amasia et la Caramania, et benché da la Porta venisse vose ch’el andava retirandose non se ne podeva però haver altra certeza. Immo risonava ch’el simulava de andar indriedo per tirar lo exercito de quel illustrissimo Signor in quelle bande longinque. Se diceva etiam ch’el sperava de subsidio dal signor Sophi, tamen altro fondamento non se ne podeva far. Et iudico che tandem li sarà forza ceder né potrà resister a le forze et grandissime preparation de dicte illustrissimo Signor. Idio dispona quello sia per el meglio.
Nel tempo me ho trovato in quel baylato me sono occorsi diversi garbuglii mossi per turchi, sempre ho cerchato et facto ogni mio forzo che de tal rasone Vostra Sublimità non babbi danno et per la Dio gratia finché le cose de quelle bande non sonno sta del tutto in combustion ho scorso che mai ho pagato uno aspro. Tra li altri garbuglii mi soprazonseno fo uno navilio veniva de Alexandria cum robe de mercadanti sopra el qual erano etiam alchuni ianizari schiavi del Signor et a la isola de Micone fo preso da corsari ponentini et li homeni de quello se salvorono nel castello de Micone ai qual fo dado tutto quel subsidio fo possibile. Non di meno zonti fuorono a la Porta fecero lamento de quelli del castello dicendo loro esser sta la causa de farli prender per esser uscita una barcha cum 3 homeni, la qual andò a dar aviso a corsari i qual erano a la Syra et cum dicti vene ad investir el navilio preterea che tal navilio era sta preso nei pari et luogi de Vostra Sublimità: et per tal cosa dal principio del baylato usque ad finem sempre ne hebi gran controversie a la Porta. Tamen come ho predicto fin che le cose di là non furono del tutto sotto sopra scorsi che non puoteno tutti haver loro intento et dimandavano ducati 12 mila per el navilio et robe. Ma ultimamente essendo et la Porta et tutto el paese reducto in confusion adeo che el tutto se referiva a la voluntà de ianizari, captata occasione, me fo facto tanta fortuna per dicto navilio intravenendo 13 ianizari se atrovavano sopra quello che da poi molti contrasti, obrobrii et insulti facti in la persona mia, come particularmete intese Vostra Sublimità non essendoli altro remedio per esser afforzato me convene asestar i predicti ianizari cum pagarli aspri 32.000.
El simile me convene far del garbuglio del solacho, qual fo preso in le aque de Salonichi da uno bergentin sopra el qual erano alchuni de quelli da Schiati et per el suo danno dimandava aspri 40 mila. Questo garbulio ne fo mosso fin al principio del mio zonzer in Constantinopoli. Tamen cum dexterità sempre andai scorrendo cum dir de scriver et cussì scrissi più volte a quel rector de Schiati ch’el volesse astrenger i delinquenti a la restitution de esso solacho. Tamen mai se puote haver execution. Etiam Vostra Sublimità me scrisse che de lì la era per mandar al magnifico provveditor de l’armata per castigar i delinquenti et farli pagar el danno, et cum tal proposta andai differendo la cosa per spatio de anni 3. Al fin non essendo sta facta provision alchuna perché dicto magnifico provveditor per le occurrentie de Italia non hebe commodità de passar in Arcipelago et non havendose podesto haver execution alchuna dal rezimento de Schiati fo necessario asestar etiam tal garbuglio, et de aspri 40 mila che dimandava el dicto solacho, cum grandissima difficultà la cosa fo reducta in aspri 8 mila et vesta una de panno come più particolarmente intese Vostra Sublimità per mie lettere. Concludo a quella io haver sempre cerchato cum ogni studio che la non habbi danno et quando l’ha accadesto dispensato el danaro de quella cum gran parsimonia et molto più de quello haveva facto per la specialità mia.
Preterea nel tempo me ho trovato in dicto officio sonno sta facti molti danni a nostri et a li confini de Dalmatia et per le fuste in Arcipelago cum depredation de molte anime. Sempre ho facto lamenti de simel inconvenienti et cerchato de recuperar i schiavi di qual infiniti ne ho liberati ma molto più sonno sta quelli se hanno persi et questo perché chi ha governate le cose de quella Porta non hanno lassate andar le cose sotto de sì né se hanno curato de far el dover suo. Ho continue instato ch’el sia facta provision che i sanzachi confinano in Dalmatia non permettino sia facte incursion et damnificati i subditi de Vostra Sublimità preterea che i sanzachi sonno a le marine de Natolia non debbino tolerar siano armati legni over fuste nei suo luogi come vuol la forma di capitoli se hanno cum quel Signor. Li magnifici bassà ab extra hanno sempre dimonstrato havere displicentia né tal cose esser de mente de la excellentia del Signor. Tamen mai ne hanno facta provision alchun. Adeo che dicti sanzachi per participar etiam loro de le prede hanno perseverato in lassar far danni come di sopra ho dicto talmente che quel paese de Turchia è tutto pieno de nostri subditi né altro remedio se ne ha podesto far maxime da poi che le cose de quella Porta sonno state confuse.