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26 settembre 1795 Andrea Querini

Dispaccio del 22 aprile 1796

Dispaccio del 22/4/1796:

N. 19

Serenissimo Principe,
mentre mi disponevo all'imbarco, onde accelerare, come umiliai a Vostra Serenità col divoto n. 16, il mio divisato regresso da Spalato alla natural residenza della carica, mi sorprese colà il ricapito in quei lazzaretti del turco Murat Chiaus, e compagno per reclamare a nome del Visir della Bossina la manutenzion dei capitoli della pace, ch'egli pretende lesa da supposti usurpi di terreno ottomano nell'impianto della linea nei due territorj di Knin, ed Imoschi.
Conscio del fatto, perchè sulla faccia del luogo nella precorsa visita delle frontiere potei riconoscere la posizion della linea, e i termini divisorj d’entrambi gli Stati, all'infondata avaria contrapposi il più preciso ragionamento, e le ingenue osservanze di leal genio all'imperturbata conservazion di reciproca onestà tra i due rispettivi Sovrani.
Dopo cinque giorni di stazio in que’ recinti, lusingato dalle forme piacevoli di mia accoglienza, animata altresì, a tenor del costume, dai doni risultanti dall'annessa nota, che rassegno, implorandone l’approvazione, retrocesse soddisfatto, e mi lasciò colla fiducia di disimpremere il suo padrone dal mal concepito sospetto.
O che colui abbia maliziosamente infinto, o che qualche secreto maneggio de’ Ragusei inspiri nell’animo del Visir i semi di diffidenza, onde alienarlo da una facile adesione al ricapito de’ Turchi alle venete marine; dopo sei giorni del mio arrivo, qui mi raggiunse il turco Hassan con altro compagno, e mi presentò la lettera del Visir, che tradotta occludo ai venerati esami di Vostre Eccellenze.
Ripete egli in iscritto, le stesse rimostranze, che a Spalato mi precorse il primo di lui messo; esagera a carico de’ Veneti l’indebita occupazione delle terre ottomane tanto al confin d'Imoschi, come al margine del triplo nel riparto di Knin; reclama contro le erezioni di moltissime fabbriche di nuovo costruite; ed eccita all’osservanza dei capitoli della pace che asserisce violati per siffatte incompetenti operazioni. E’ ributtante, ma smentita la strana indolenza per ogni rapporto.
Il tristo genio dei comandanti di Cupres, e Duvno mal’affetti al veneto commercio, perchè venduti a Ragusei, che mal soffrono il riattamento delle strade, per cui preveggono un colpo decisivo al loro traffico, che pur vorrebbero esclusivo coll'Erzegovina, e Stato Ottomano, sublimò con falsi rapporti al Visir l’armo della linea di sanità, e ne ingelosì lo spirito sotto il pretesto di politici supposti.
Avezzi in addietro i Turchi a non soffrir restrizioni, ed abituati per un’ingiustificabile indolenza a divagar impunemente con libero passaggio dall'uno all'altro Stato, non sanno adattarsi alle prescritte misure, che li coartano a non eccedere le mete del loro territorio, impediti dalla onorata fermezza delle figure ispezionate, che oggidì presidiano, e diriggono la linea confinaria di sanità.
I caselli di paglia, che accolgono le guardie terriere, le intermedie garette, che avvicinano le custodie; i bazzari costruiti colla dovuta antevedenza per ovviar qualunque pericoloso commescolamento che compromette la gelosia della materia; e le stangate erette in siti opportuni, ma al margine del confine, senza ledere l’estero territorio, sono appunto quelle moltissime fabbriche, che provocano a diffidenza della veneta lealtà quel sedotto ed ingannato comandante.
Avrei sul momento riconvenute le fallacie del Visir con rimostranza del pari energica, e più verace; ma trovai più prudente consiglio attenermi all’annessa risposta a termini generali, in riserva di concretarla poi a miglior tempo dietro le comandate informazioni.
Disegno di accelerar il passaggio a Traunich del fedelissimo dragomano Calavrò coi consueti riscontri al Visir della regia munificenza dell’Eccellentissimo Senato: e l’abile ministro ben istrutto da me del fatto, e d’ogni circostanza che vi ha rapporto, saprà disingannarlo da quei equivoci, per i quali si mostra si zelante di voler inviolate le capitolazioni vigenti tra l’Eccellentissimo Senato e la Porta.
Progredendo con pari prosperità la salute nella Bossina, io mi lusingo, che all’epoca dell’arrivo presso il Visir del prelodato ministro, forse potrà effettuarsi senza pericolo il disarmo della linea: ed allora il fatto piuttostochè qualunque ragionamento sarà un testimonio non equivoco della pubblica leal amicizia, e riguardo verso i sudditi, e [dizioni] ottomane.
Non lascerei ad ogni modo di rendere con precision di dettaglio informato l’Eccellentissimo Bailo, affinchè in qualunque evento (sempre da temersi per l’ingenita malafede de’ Turchi venduti a Ragusa) fosse la in grado di ribattere l’erronea imputazione, e garantir i pubblici riguardi; ma non ravvivata per anco la posta veneta, io senza un positivo assenso dell’Eccellentissimo Senato non so da me stesso arbitrare prevalendomi di quella che in Provincia ha corso per trasporto de’ pieghi francesi andanti, e provenienti da Costantinopoli.
Ho rispedito quindi il messo; e Vostre Eccellenze nell'annessa polizza, che assoggetto per l’implorata approvazione, abbiano un ingenuo riscontro delle spese in tal incontro supplite. Grazie.
Zara 22 aprile 1796.
Andrea Querini Provveditore Generale in Dalmazia e Albania.
Allegati 4 inserti: traduzione della lettera del Visir Hassan data in Traunik il 6 aprile 1796; risposta del Querini da Zara in data 19 aprile 1796; due notule di spese fatte per ospitalità dei rappresentanti Turchi).

Nota: Arrivato il 4 maggio.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Provveditori da Terra e da Mar e altre cariche, b. 467 (ex 662).
Trascrizione di Guglielmo Zanelli.