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1576 Giustinian Valier

Relazione

Relatione di sindici di Dalmatia et di levante del signor Andrea Giustinian fatta l’anno 1576

Dovendo serenissimo prencipe, illustrissimi et eccellentissimi signori, riferir alla Serenità vostra et alle Signorie vostre eccellentissime tutto quello che’l clarissimo messer Ottavian Valerio, mio carissimo et honoratissimo collega, et io habbiamo operato nel sindicato nostro di Dalmatia et di levante, chi d’ordine di questo eccellentissimo Consiglio habbiamo essercitato per mesi 10, spero da Vostra serenità haver quella grata e cortese odienza, ch’ella è solita dar a tutti li suoi rapresentanti. Et se li clarissimi ambasciatori che riferiscono il stato, il potere et le forze de gl’altri prencipi sono con attente et grate orecchie ascoltati, doverò anche io credere d’esser con la medesima gratitudine udito, dovendo darle conto delle cose sue proprie e del Stato suo di Dalmatia et di levante, del qual mi sforzerò, con ogni mio potere et con quella brevità che mi concederà a dire et dar conto dell’isole, della città, delle fortezze, delle genti, dell’entrate delle Camere, delle spese ordinarie et opportune et superflue, del modo del governo della qualità delli rappresentanti et ministri suoi, dell’affettioni di popoli et di tutto quel luogo che particularmente si conviene al carrico et magistrato che habbiamo havuto.

 

Zante

Partimmo dunque alle 20 di giugno 1575 da questa città con la galera chersana per andare a diritura al Zante, dove arrivassimo alli 8 di luglio in quel porto. L’isola, come ben sa la Serenità vostra, è di circuito di 60 miglia o poco più, ha ville numero 47. Il terzo d’essa è coltivata di vigne, olivari et uvepasse, dalle qual uvepasse, trahendone quei populi tanta utilità, avviene che vi ponghino ogni accurata diligenza per piantarle allevarle et conservarle, dal che nasce che li terreni che producono o produrriano biade non siano coltivati con quella diligenza che si converrà, ho cavalcato io stesso per una campagna bellissima, la quale si dice esser lunga 102 miglia et larga otto, gran parte della quale non s’è seminata, perché l’acque che piovono dalle montagne in quelle pianure, non havendo dove scolare per negligenza di quelle genti, che non sanno o non vogliono saper fare de fossi per far scolar l’acque, sono causa che così bella campagna, che sarebbe fertilissima, restarebbe inculta. Et perché havevimo ordine da Vostra serenità di procurare con ogni ingegno nostro, che quelli cittadini spianassero et sradicassero quella maggior quantità di vigne et uvepasse che si poteva, per ridur quelli terreni a cultura, tentada da noi molte volte questa cosa et informati veramente che spianando esse vigne era la total desolation di quelli poveri populi, afflitti et ruinati per la passata guerra, li quali non hanno altra speranza che nell’uvepasse, poiché un campo di uvapassa li rende 25 et 30 ducati d’entrata, dove il formentone li rende 3 o 4, et considerato ch’essendo in tutta l’isola campi 38.000 in circa che si coltivano, delli quali 20.400 si seminano, 1.200 sono d’uvepasse, 5.820 le vigne, se quelli seminati non fanno biave per tre mesi et sono quasi li due terzi, con spiantar l’uvepasse et vigne si verrebbe ad accrescere molto poco, con desperatione infinita di populi. Però essendone volontariamente dalli proprii cittadini offerto un deposito di ducati 6.000 da esser fatto in anni 3 et con quello comprar fomenti per il vivere dell’isola, habbiamo giudicato bene accettar questo partito, come havemmo fatto a beneplacito però della Serenità vostra, di che per nostre lettere ne dessimo riverentemente avviso. Questa isola ha anime 8.800 in tutto da fatto 30.200 nella città et castello 6.000 da fatti 2.000 in circa ultimamente, che in tutto il corpo solamente sono anime 10.000 in circa et da fatti intorno 5.000. Vi sono due compagnie di ordinanza: l’una di fanti 600 sotto il capitano Andrea Pisano, l’altra di 500 sotto il capitan Giulio Nani da Bologna, ambedue di bella gente et assai ben disciplinata. Et certo che per diffesa di quell’isola, a giuditio mio, sono molto bene a proposito et credo io che riusciranno sempre bene. Vi sono da 25 stradioti a cavallo, bella gente, ma non hanno né ponno haver buoni cavalli, perché la maggior parte di loro non hanno altro tratenimento ch’essention della decima delle sue entrate, la quale non importa al più ricco ducati 10 all’anno, perché tutta l’essention non passa ducati 500. Il proveditor d’essa statia valoroso e da bene chiamato Ruan Vasconfi [?] non ha più di ducati 40 di provisione, se bene altri sei capitani sotto di lui hanno ducati 56 all’anno per uno, cosa che a giuditio mio è molto sproportionata. L’entrata di quella Camera sono ducati 7.500 in ur [?] a lire 5 [?] predetto. La spesa ordinaria è ducati 4.200, l’estraordinaria 2.500 in circa quando meno, il restante che dovrebbe avanzare non si scuote come sarebbe honesto, perché habbia trovato un disordine grandissimo in quella Camera, poiché non si menavano li partiti di tempo in tempo, li datiari saldavano le lor paghe ad un fascio di bolette et di bollettini di un Giacomo Murmuri, il qual essendo rasonato di Camera s’era impadronito si fattamente di quello, ch’egli disponeva del dinaro di Vostra serenità a piacer suo et gli consiglieri rare volte vedevano danari, cosa di mal essempio et molto pregiuditio di Vostra serenità, perché non era possibile di vedere li conti di Camera, se bene inanti al nostro arrivo al Zante fu fatto intendere a quel regimento rasonato et scontro che mettessero tutte le partite in libro, a finché al gionger nostro trovassimo la scrittura all’ordine, nondimeno furono trovate 180 partite in zornale non poste in libro et quello ch’è di peggio trovassimo alcuni molti debitori in Camera, li quali essendo astretti da noi vennero fuori con un numero grande di bolette per uno, che non gl’erano stati fatti buoni et giustificarono che per loro non era mancato di far menar le patite, onde si convennero far metter in zornali 110 partite et poi in libro, con tutto ci habbiamo scosso per conto di Vostra serenità ducati 1.000 in circa di datii vecchi et per conto del deposito delle biave ducati 2.000, li quali habbiamo consignati a quel magnifico consigliero ch’era alla cassa, con espresso ordine che detti denari non sieno spesi in altro che in biave, per sostenimento di quel populo. Et habbiamo lasciato buon ordine in scrittura perché da qui in poi si tenghino li conti di Camera regolati per altra via di quello che sin qui son stati tenuti, il qual’ordine si saria essequito da chi aspetta, giudichiamo noi che sarà di molto benefitio alle cose di quella Camera. Son stato a vedere quelle saline di quell’isola et sono miglia 10 lontano dalla città, le quali s’affittano stara 17.000 di sale all’anno, che ne sono fatti sin hora un terzo di più, le quali non si hanno affittate perché erano ancora nuove et l’anno passato solamente fecero un poco di sale, ma spero che faranno la parte sua et se s’usa diligenza, se ne farà ancora dell’istesso luogo altrettante con pochissima spesa, perché in queste fatte di nuovo non s’è speso più di ducati 170. Il che habbiamo dato ordine a quel regimento ch’essequisca. Et si fossero queste saline governate nel modo ch’io ho veduto fare in Capod’Histria, senza dubbio darebbono molto maggior utilità, ma o che non sanno o che non vogliono governarle. V’è gran differenza da quelli del Zante a quelle di Capo Histria. Habbiamo veduto al Zante due cose, a giuditio mio, di qualche interesse di Vostra serenità, alle quali in parte habbiamo proveduto, in parte vi bisogna l’auttorità di questo eccellentissimo Consiglio. La prima è stata che ritrovandosi in castello una compagnia di 40 soldati grechi o più tosto paghe da guazzo, con un loro caporale, li quali hanno carrico di far la guardia al castello 10 per settimana et 3 settimane, non fanno cosa alcuna, parendone spesa superflua, tanti gl’habbiamo ridotti in 34 con obligo di far la guardia solita otto per settimana, che sarà il medesimo, et staranno due in settimane senza far niente. Et si viene ad avanzar ducati 850 l’anno che si pagano a lire 8 al mese. Questi dinari habbiamo ordinato che sieno mandati di tempo in tempo sopra le Camere come si fanno quelli delle paghe da guazzo di Dalmatia. Il caporal di quelli è domino Murmuri da Napoli di Romania. Al quale per suoi meriti è stato dato quel carrico per questo eccellentissimo Senato, il quale se bene importa niente, però gli rende più di ducati 500 d’entrata, perché ancorché non habbia più di ducati 37 all’anno di provisione, ha oltre di questo fromento stara 74 et orzo stara 148 venetiani. Il quale alle volte gl’è stato pagato il fromento a lire 24 il staro et l’orzo a lire 18, cosa che a me certo pare di molta considerazione. Et perché oltre il formento et l’orzo che si da a questo se ne dispensa a molti salariati et provisionati, et molte volte non se ne trovando di ragione di Vostra serenità gli sono pagati molto largamente, con evidente maleficio publico, però crederei che fosse bene commettere che tutti quelli ch’hanno provisione di fromento et altre biave fossero ridotte a conveniente prezzo et pagati in dinari et non più in biave. Il che habbiamo voluto riverentemente ricordare a Vostra serenità, rimettendosi però sempre al suo sapientissimo giudicio. Habbiamo trovato che li proveditori e consiglieri sono soliti per loro uso pigliar fromento, vena, spelta a certo prezzo, come sarebbe il fromento a lire 38 il staro l’orzo a lire 16, l’avena a lire 8 non ci parendo in tutto levar via questa loro antica consuetudine, essendosi massime per legge strettamente prohibito di non poter levar utilità a rettori, si siamo risoluti limitar quello che per uso loro da qui in poi ciascuno doverà havere, senza poter pigliar di più sotto strettissime pene, et così habiamo fatto et con sodisfattion del presenta reggimento. Questa consuetudine, che il reggimento si ha pigliato sempre delle biave a questo prezzo, hebbe origine, per quanto habbiamo inteso, che trovandosi molte biave in Camera di ragion di Vostra serenità, le quali si guastavano non essendovi modo di espedirle, furono per il proveditore di quei tempi dispensate a diversi a quel maggior prezzo che si puote. Et l’istesso proveditor per dare essempio a gl’altri ne tolse anco lui, onde quello ch’è addesso utilità hebbe origine da Ungheria, essendo che per la penuria di biave viene ad esser di molta utilità alli proveditori et consiglieri il pigliarla, così habbiamo donque voluto limitare, per non lasciar in arbitrio d’ognuno di pigliarne più di quello che li paresse bisogno. Il castello del Zante circonda passa 800, sarebbe assai forte si dalla banda del porto gli fosse fatta qualche spesa, ma perché non si deve creder che li Turci, nostri naturali nemici, volessero perder tempo a scarricare artigliaria per darli assalita generale, dal qual sarebbe impossibile di difendersi, però a giudicio nostro si potrebbe lasciar in questi termini, ma sarebbe ben necessario che li fossero fatti due magazini per le monitioni et armi, che stanno in luogo angustissimo et molto incommodo. L’isola tutta fa all’anno biava stara 24.000, uvapassa miara 2.500, vini botte 8.000, olio botte 2.000; ma questo olio un’anno si e un’anno no si paga decima dell’uvapassa ducato uno per migliar, del vino lire 2 la barile dell’olio lire 82, la barila di tutto quello si cava dell’isola si paga 4 per 100, onde forse sarebbe bene che Vostra serenità accrescesse un poco li datii, come è stato fatto in Candia, per poter supplir a tante spese che si fanno per conservation del Stato di levante, facessimo l’inquisitione ordinaria delli ministri et rappresentanti publici et habbiamo havuta buona informatione d’ognuno, ma conservano quelli populi honorata et illustre memoria di due proveditori, cioè del clarissimo messer Francesco Pisani et del clarissimo messer Paulo Contarini; del Pisani perché dicono loro che quel clarissimo gentil huomo gl’ha honorati et ridotti alla civiltà, havendo egli in instituir collegio di notarii cancelliere di commune provisto quello che s’è potuto a quella sorte, di usar da loro chiamati prostici, ordinato il deposito dell’uvepasse instituito per comprar biave, dato principio a quella santissima opera di ricuperar schiavi di quell’isola dalle mani d’infedeli et farre molte altre opere honoratissime, che lo rendono et renderanno famoso et degno della gratia di Vostra serenità. Il secondo è messer Paulo Contarini il quale nel tempo della passata guerra s’è dimostro così valoroso et prudente. che per la molta diligenza ch’ha usato quando tutta l’armata turchesca sbarcò a quell’isola et abbruggiò il borgo et tutte le ville, egli presevò tutta la gente nel castello, onde l’inimico non puotè gloriarsi di prendere pure un’huomo solo per haver Linguavista [?] solo ammazzato un stradiotto et una donna in una villa, che non volse partirsi di casa suoa, et delli turchi ne funno morti più di 100, cosa certo ammirabile, il che rende quel gentil huomo celebre et illustre in quel paese.

 

Cefalonia

L’isola della Cefalonia, lontana solamente 17 miglia da quella del Zante, è di circuito miglia 160 in circa, ha ville 802 d’ogni sorte, è per la maggior parte montuosa, ma fertile et abondante molto di tutte le cose necessarie al viver humano. Et se ben è tutta sassosa, però si gli viene usata diligenza fa biave non solamente per il vivere de gl’habitanti, ma per servirne anco altrove. Però fu deliberato già da questo illustrissimo senato che’l terzo delli fromenti di quell’isola fossero mandati a Corfù per far biscotti, il che però da alcuni anni in qua non è stato osservato per causa della guerra et delli tristi raccolti che sono stati. Il castello, posto in cima di un monte lontano quattro miglia dal mare alla più breve, non si può dire realmente forte mancando di fianchi. Et essendo molto ristretto, che non gira più di passi 400, però non capace di preservar molte anime dell’isola. Vi è un poco di borgo di fuori, il quale fu roinato in parte da turchi la passata guerra, con poco giudicio da chi vi haveva il governo a quel tempo.

Questo luogo si potrebbe cinger d’un muro a secco, nel modo che fu principiato dal quondam clarissimo messer Marc Antonio Giustinian, il che sarebbe di grandissimo benefitio et di pochissima spesa di Vostra serenità, perché li sassi non mancano, la maggior parte de gl’huomini sono obligati servir per angaria, onde con poca spesa si farebbe buonissima opera et si tornarebbe ad habitar esso borgo, al presente con pochissima gente. Nell’isola non so io in che luogo vi sieno monti così forti che possino preservar quei populi oltre una incursion de turchi, poiché la passata guerra forno perse forse 2.500 anime et la maggior parte sopra i monti, et se non succedeva la felice vitttoria, con la quale si liberoron o quasi tutti, senza dubbio quell’isola rimaneva in gran parte deserta. Vi sono in quel castello molto più artigliarie di quello che fa di bisogno et massime cannoni da 50, che salvo il vero ne sono 7 o 8, però loderei che fossero levati di li et mandati in luoghi più bisognosi et mandarli quattro ferrine [?] in quel luogo, che sarebbono di molto benefitio. Vi sono in tutta l’isola et fortezza anime 29.000 in circa, nelle quali vi sono 4.300 da fatti. Il resto donne, putti et vecchi. Si può cavare un anno per l’altro formenti et altre biave stara 70.000 in circa. Vini botte 800, uvepasse miara 400, olii botte 200, formaggi numero 156, lini, miele, manna, gottoni, animali infiniti d’ogni qualità. Ha la Camera d’entrata ducati 12.000 in circa a lire 6 per ducato, di spesa ordinaria ducati 16.000. Il restante parte in spesa straordinaria et parte non si scuote, habbiamo trovato anco in quel luogo diversi disordini in quella Camera, così del tener della scrittura, come del riscuotere li denari delli datii et delle condennationi, a che ci siamo forzati provedere con buoni ordeni, conforme a molti altri fatti per avanti, ma il tutto consiste che siano osservati; habbiamo scossi ducati 1.000 da diversi debitori di Vostra serenità et dato buon ordine per scuotere il restante. Vi sono circa 260 stradiotti sotto il governo del cavaliere Bondacchi, gentil huomo da bene et valoroso, li quali sono assai bella gente, ma pochi buoni cavalli, come anco al Zante, perché non havendo la maggior parte di loro altro stipendio che l’essention delle decime, ch’importa una miseria, è impossibile che tenghino cavalli buoni, quelli che hanno stipendio che sono 58 hanno molti di loro assai buoni cavalli, questi hano alcuni ducati 32 l’anno altri 48, 56 secondo le concession loro. Et perché alcuni hanno paghe per un ragazzo, che importa ducati 40 all’anno, della maggior parte de quali facilmente la Serenità vostra non ne ha notitia alcuna, però habbiamo terminato che se questi tali a chi vengono pagati li ragazzi non faranno confirmar le gratie loro in termen de mesi otto, ch’egli sieno cassi per alleviare Vostra serenità di questa spesa certo superflua; le ordinarie sono fanti 400 in circa sotto il governo del capitano Gieronimo Fasiol di quell’isola. Questi sono assai buona gente per il lungo, se la fosse meglio disciplinata riusciranno sempre per scapuli di galera molto bene, vi sono due compagnie pagate di fanti 25 in castello: l’una sotto il capitan Tommaso Strambali gentil huomo cipriotto, l’altro sotto il capitano Tibero da poca da Este, tutti doi assai buona gente. Che debbo dire io di quelle condennaggion così perpetue et continue che non v’è huomo in quell’isola che non sia condennato almeno tre volte l’anno. Certo serenissimo prencipe è una meraviglia et una compassione di veder tanti progressi criminali et quelle raspe così alte, che non basta appena 10 quinterni di carta a capir tutti li condennati. Non si può negar che quelli populi per natura non sieno ladri, ma Dio sa se vengono condennati solamente gli ladri. La somma è che non v’è argomento che faccia manco condennatione di 4 in 5.000 ducati. A questo disordine non saprei che provisione ricordarle. Quello che havemo fatto noi è stato tagliar quelle sentenze che ci sono venute in appellatione, ma sono state molte, perché essendo con gratia non si possono appellar; habbiamo fatto la debita inquisitione et ritrovato che tutti universalmente si laudavano di proveditori et camerlenghi et altri ministri presenti et passati. Et siami levato di dare questa verità, se bene io parlo d’una della mia famiglia il clarissimo Marco Antonio ser Giustinian di buona memoria è sempre stato tenuto universalmente da tutti per gentil huomo, così giusto, così intelligente et così conservatore delle cose di Vostra serenità, quanto alcun altro rappresentante suo et la sua morte dispiacque così come se a ciascuno fosse morto il proprio padre.

Habbiamo molto ben inteso le calonnie, dove sono venute et perché, ma questo non è luogo, né tempo da raccontarle, basti che Vostra serenità et le Signorie vostre illustrissime sieno sicure che hanno havuto bono et fedel rappresentante, in tempo così calamitoso di guerra, et se non moriva il povero gentil huomo non s’havrebbe perduto pure un huomo in quell’isola. Le saline fanno tanto sale quanto basta et strettamente per il paese, s’affittano per cinque anni, tanto che viene a Vostra serenità ducati 197 l’anno.

Il clarissimo messer Gabrielle da Canal proveditore, gentil huomo valoroso et da bene et degno certo della gratia di Vostra serenità, s’è affaticato per accrescer dette saline et ne haveva già principiate alquante, ma trovando il fondo del terreno tanto occupato da radici di legni dolci, che non ha potuto riuscire, ma deve per esperienza in un altro luogo dove spera buona riuscita. Et certo che quel gentil huomo da bene non ha mancato d’ogni sollecitudine per ben servire la Serenità vostra in ogni attion sua. Ci siamo espediti da quelle due isole in quattro gironi havendo usata ogni diligenza possibile in dar consolation a que’ populi et prestarli quelli giusti et amorevoli suffragii che habbiamo potuto, né però siamo punto mancati di rivedere et provedere alle cose di quella Camera. Partiti donque dalla Cefalonia alli 17 d’agosto felicemente arrivassimo a Corfù.

 

Corfù

L’isola di Corfù come ben sa la Serenità vostra circonda miglia 90 in circa, ha ville 78, anime 9.970 delle quali da fatti ne sono 2.936. Nella fortezza oltre li soldati vi sono anime 250 et da fatti 78 solamente. Nelli borghi 7.300 tra quali da fatti 2.229. Tanto che in tutto sono anime 17.517 delle quali da fatti 5.243. Nell’isola vi è un castello chiamato Sant’Angelo assai forte et comodo per salvar intorno 1.000 persone, due altre montagne vi sono che se havessero acqua preserveriano 3 et 4.000 anime, ma per mancamento di quella, in tempo d’incursioni tutta gente ricorre alla fortezza. Questa non essendo di più di passi 1.200 di circuito, compresa la parte di San Sidro, poca gente dell’isola può ricevere, però li meschini si ritirano nel fosso con evidente pericolo della vita loro, possono anche alcuni ritirarsi dalla banda del mandracchio, ma portano loro pericolo d’esse battuti dal scoglio Malipiero et anco al monte delle Beccarie. Di questa fortezza chi volesse parlare converrebbe di far longhissimi discorsi, li quali essendo stati fatti tante volte da eccellentissimi generali et da clarissimi baili et proveditori generali et da tanti altri, pare a me che sia sovercio in questo luogo et a quest’hora parlarne, non essendo questo nostro special carrico, dirò solamente che la fortezza ha di molte imperfettioni et molti contrarii. Il maggiore de quali è che l’inimico può in 4 hore, senza metter mano alla spada, venir fin sotto la contrascarpa et piantare l’artiglieria, alche si potrebbe, a giudicio mio, provedere in molti modi, ma almeno con l’impadronirsi di quelli dui monti così vicini. cioè delle Beccarie et delle Castrade, facendosi sopra due forti di terrapieno aperti dalla banda di dietro, che bastassero a tratenere l’inimico qualche giorno, come fece il forte di Sant Ermo a Malta et quello di Siena a quella città. Molte altre cose si potrebbono anco in questo proposito dire, che per hora tralascierò, per venire ad altri parti; l’isola per il più è piena et ha pochi sassi et per natura fertile et sarebbe abbondantissima se fosse coltivata, ma tra l’esservi pochi habitanti, tra la dapocagine loro, la maggior parte è inclinata et con tutto ciò fa grano per il vivere di quella per mesi quattro dell’anno o poco più. Per il restante bisogna che se’l procacci dalla terra ferma et dalle scale che le sono più vicine et alle volte dalla Puglia, come fece l’anno passato, essendovi stata nella Traccia assai penuria di biave. Produce quell’isola vini assai, che gli fanno per il bisogno suo et ne vendono anche fuori, olii ne fa 6.000 bote all’anno. Fa qualche poco di grano. Ha molti bestiami da terra ferma di dove, non essendo lontani se non 12 miglia, ci vengono ogni giorno molte barche. La Camera di Corfù ha d’entrata 17.000 ducati et di spesa ordinaria 8.000, senza li soldati, tanto che ne dovrebbe avanzare 9.000 per li soldati et per le fabriche. Vostra serenità ne manda di tempo in tempo se bene strettamente. Ma che devo dire di gratia in questa parte non vorrei dir male et se dirò bene dirò la buggia. Queste entrate che sono entrare di Vostra serenità sono tanto mal scosse, che non è mai anno che non vadino in malhora di molti dinari e come passano 406 [?] anni li debitori si fanno inesigibili, vuol altro la Serenità vostra che nella prima fronte del libro di Camera vi sono due pariti, che dicono debitori in monte debbono dar per resto tratto dal libro precedente ducati 24.000 et un’altra simile ducati 19.000. Io’l’che vedute et lette così dicono et in questo modo le riferisco, doppo questi vi sono infiniti debitori, ma tanto poveri per quello s’intende che non si sa cosa pigliarli. Et certo (serenissimo prencipe) è bisogno che li clarissimi suoi rappresentanti usino maggior diligenza in far riscuoter il denaro di Vostra s erenità di quello che s’è fatto sinhora. Et tra le altre cose non voglio restar di dirle, che di tutti li datii che si affittano, che sono 20 in numero, due soli hanno piezi, parlo dell’affittati questi ultimi anni, dalche può giudicare Vostra serenità in qual termine si trovano li conduttori. Tutto questo viene dalli mali ministri di Camera li quali parte per ignoranza et parte per la malitia lascino andare ogni cosa in malhora, perché il scontro o vero scrivano d’essa Camera è fatto dal suo consiglio, il quale conoscendo questi, ben fiero, da quelli cittadini per suo interesse gli ha grandissimo rispetto, onde vengono occultati li loro debiti, nascono molte difficultà nel riscuoterli. Rappresentai sempre molti intrighi, perché tra le altre cose non si può vedere né imaginare scrittura più mal tenuta, più confusa, più disordinata di quella ch’è tenuta sin hora in quella Camera. Et se noi habbiamo trovati molti debitori et se ne habbiamo conventi due che hanno rubbato a Vostra serenità 19.202 et 25.000 ducati non è stato già perché in quelli libri di Camera in nome loro apparessero tanti debitori, ma ha bisognato fare lunga et continuata fatica per ritrovare quello che habbiamo ritrovato. Questi due sono stati sopramassari delli fromenti, li quali da noi sono stati prima sententiati: l’uno in ducati 10.000 et l’altro in ducati 6.800, poi intromessi, et per mezzo dell’eccellentissimi consiglieri saranno anco per noi placitati al suo tempo. Il scontro di Camera ch’era all’hora a Corfù fu per noi condennato a restituir alcuni denari, per lui fatti indebitamente pagare da Vostra serenità, et privo in perpetuo di poter più essercitar officio alcuno in quella Camera, poca pena certo al suo demento. In luogo suo fu eletto un altro per quel spettabile Consiglio, secondo il solito, il qual ha fama di huomo da bene et così credo che sia, ma non mi pare che sappia di quel mestiero quel tanto ch’io vorrei, onde riverentemente raccordarei a Vostre serenità che lei mandar diggià uno ch’essercitasse il carrico di scontro, senza aggravar la Camera di più di quello che l’è, son sicuro che la troverebbe chi gl’andasse, perché si potrebbe dargli ducati 150 all’anno di salario fermo, oltre altre regalie che gli arriverebbero a ducati 200 in tutto et anco meglio, ma perché di quello bisognarebbe discendere a molti particulari io mi riservo, se così piacerà a Vostra serenità, dar minuta informatione alli illustrissimi signori Savii et in voce et in scrittura, li quali poi con il prudentissimo giudicio loro potranno deliberar quello che giudicheranno esser più spediente per quella Camera, la quale per il vero non può esser in stato peggiore di quello la è al presente. Noi habbiamo ben lasciati buoni ordini in scrittura et quelli anco fatti essequir, mentre siamo stati de li, anzi io stesso per tutto il tempo ch’io son stato ho veduto ametter tutte le partite in giornali et quelle indirizzate et ditate come debboro andare. Ma Dio sa se continuaranno quell’ordine per noi posto. Le baronie di quell’isola sono 14, la maggior parte delli baroni sono obligati mostrare un cavallo et quello tenere a requisitione di Vostra serenità. molti anco sono obligati a tenerne due et far la sua mostra ogn’anno, ma si trova che da 1515 sin hora sia mai stata fatta mostra, di quella del 1515 habbiamo ben la copia et a giudicio mio il meglio che si potesse fare sarebbe tassar ogni barone secondo la qualità dell’entrate loro et farli pagar in denari ogni anno un tanto, che metterebbe più conto a Vostra serenità che obligarli a tener cavalli. Quest’è l’opinion mia. Riportandomi sempre al sapientissimo giudicio di Vostra serenità. Siamo stati a veder le saline, le quali se havessero huomini che le lavorassero farebbono molto maggior quantità di sale, ma per il vero si stenta molto a trovare persone che voglino far quell’essercitio, con tutto ciò l’anno passato ha fatto fra tutte le saline, così quelle che sono a Lischino in capo l’isola, come quelle vicino alla città, sale stara 26.706 parte de quali si mandano a Buda et Cattaro, ma la maggior parte in questa città. Li soldati, come ho detto, ch’eranno l’ano passato in Corfù erano 350, compresa una compagnia di 50 albanesi migliori che tutto il resto dell’italiani. Questi danno di spesa ducati 14.000 all’anno in circa. Vi eranno 102 stradiotti a ducati 56 all’anno per uno, importano co’ loro capitani che sono cinque ducati 6.000 in circa. Sono assai buone genti, ma tristi cavalli, et il viver loro non ponno a poveretti resistere alla spesa, la penuria del pane era grande et mostrava di venir maggiore. Con tutto che quel clarissimo bailo et il proveditor dell’armata facessero provisione per via di Puglia di stara 6.000 di fromenti a lire 15 il staro, ma che importa questo se l’armata ne consuma tanto ch’è un stupore. Et di qui non li vengono mandati biscotti, come si soleva. Et certo, serenissimo prencipe, non voglio restare di dirle in questo proposito che il tener l’armata così stretta di denari et di pane è d’infinito danno a Vostra serenità et di riuna alli capi di mare et alli poveri governatori, li quali non havendo dinari per sovvenire le loro ciurme, convengono tutto il giorno impegnare, far stocchi, pigliar ad usure et tener molti altri modi per haver dinari, onde da qui viene che ognuno quanto più può fugge questo mestiero, il quale è finalmente stato quello che ha data la riputatione a questo Serenissimo dominio, danno evidentissimo alla Serenità vostra, non mandarli denari a suoi tempi. Et perché pagarli in levante se li mettono li cechini lire nove soldi 7 l’uno, et quelli da 20 lire 22 l’uno che importa più di 12 per 100 di guadagno, modo che mette conto pigliar denari a 8 per 100 d’interesse, per avanzare 12 e mezo et assicurarsi che gl’huomini non abhorreriano così l’andare in galia. Questo ho voluto riverentemente ricordar a Vostra serenità, la quale mi haverà per scuso se li parrerà ch’io havessi eccesso l’obligo mio parlando di quello che non è carrico nostro speciale. Vi sono in Corfù fanti 500 di ordinanze malissimo disciplinate, perché gli capi loro, che sono vinetiani, li fanno mestieri che non sanno, però quelli haveranno bisogno di regolatione. Non voglio restar di dirli che i popoli della Grecia, cioè Zante, Cefalonia et Corfù, sono per quello che so et ho potuto comprendere fidelissimi di Vostra serenità. Si perché non hanno mai conosciuto altro prencipe, come perché hanno l’essempio così vicino della Turchia, dove vedono con quanta estorsione sono trattati quelli poveri infelici sudditi turcheschi. Et se quelli povereti di Corfù potessero impetrar da Vostra serenità che li fosse fortificato il borgo, molto più affettionati et divoti sarebbono, della qual fortificatione si potrebbon dire molte cose, che hora non mi pare d’entrarvi. Facessimo a Corfù anco la debita inquisitione et trovassimo dalli rappresentati suoi per la gratia ogni buona informatione et specialmente clarissimo messer Francesco Corner, chiamato padre di quella patria. Quel clarissimo bailo è gentil huomo da bene et honorato certo, il quale con molta sua lode ha introdutto uno imprevisto per comprar formenti a benefitio di quell’isola che sarà di gran salute a quel populo et grande alleviamento di pensiero a Vostra serenità. Per il che esso clarissimo bailo giustamente merita la buona gratia di lei.

 

Parga

La Parga è un castello in terra ferma lontano da Corfù miglia 60 et dalla Prevesa 25, gli sono stati fatti alcuni baloardi et piazze per defendersi et per il disegno che ho veduto non è così luogo da sprezzar. V’è stato speso doppo la guerra ducati 6.000 in circa, quali saranno getati via se non se ne spendono altri 2.000 per finir del tutto. Si affitta quel datio da ducati 130 all’anno in circa. Vi stantiano forse 200 albanesi, che stanno con le loro famiglie nella fortezza da basso et altritanti parginoti stanno nel castello di sopra. Vi stano anco 30 fanti con un capo. Se questo luogo fosse in poter di Turchi, potrebono dar del danno a San Nicolò di Civita et alle Governizze, luoghi vicini dell’isola di Corfù, però forse sarebbe bene fargline qualche pensiero, del che però mi rimetto al sapientissimo giuditio di Vostra serenità, non essendo officio mio di dilatarmi in queste cose di fortezze.

 

Cataro

Spediti da Budua in due giorni venessimo a Cataro vedendo et considerando quel Castello Nuovo, così miseramente nel tempo della passata guerra tralasciato, poco più oltre, dove havevano fatto lo forte di Varlogno, del quale con l’aiuto di Dio non si veggono vestiggie quasi. Et Dio guardi che in tempo di così dubbiosa pace venesse voglia al Signor turco far un altro forte simile un poco più avanti. Hora arrivassimo a Cataro. Il sito del quale reputo superfluo di scrivere, sapendo molto bene la Serenità vostra che quella città è fabricata nella costiera d’un monte altissimo, aridissimo et inaccessibile, il quale la rende da una parte inespugnabile. Vi è da una banda sola commodità di poterla battere, che è dalla banda di ponente, ma cred’io che vi vorrebbe molta spesa, molta fatica et molto tempo ad espugnarla, essendovi che batteriano il luogo che batte la città. Né so veder io perché molti di questi nostri capitani, che trovano sempre oppositioni alle fortezze di Vostra serenità et a quelle de gl’inimici niuna, come dicono che la città di Cataro non sia forte, certo serenissimo prencipe se ben non so’ soldato né questa è mia professione, non pare a me che quella fortezza si debba stimare così poco, se non in quanto difficilmente possa esser soccorsa, però laudarei che la fosse ben presidiata de soldati, di monitioni et di vetovaglie, ma che poi si dovesse tanto temer io per me non lo conosco. Questa città ha sotto di sé ville 17 nel territorio, per rispetto del morbo che fu del 1572. Non si trovano più d’anime 1.203 in tutto, delli quali 313 da fatto. Vede donque la Vostra serenità che per guardar detta città, la quale già passa 1.200 in circa, compreso il monte dove è il castello, a mezzo del qual monte vi vanno ogni notte le sentinelle, che certo è cosa non solamente difficile, ma spaventosa a riguardare dove convengono andar li poveri soldati la notte. Vi vuole più delli fanti 250 che trovassimo al nostro essere de li. Nella sommità di detto monte vi è il castello, come ho detto, il quale è luogo fortissimo, se bene picciolo, perché l’ascesa è così faticosa, difficile et periculosa, che a me per il vero più tosto pare tana da fiere che habitation da huomini. Nondimeno vi sta un castellano et un capitano con fanti 15. Ma tornando alla città trovassimo che ivi erano fanti 250, come ho detto, sotto il governo di domino Raffael Rasponel certo gentil huomo. Il quale più d’una volta mi disse et mi replicò, che per causa del sito così montuoso di quella città, per guardarla non bisognava meno di 500 fanti in tempo di pace, poiché ogni giorno nella città vi concorrono molti turchi et diversi anco vi dormono la notte. Et sono così vicini al territorio turchesco che in 3 hore ponno venir tante genti, che meritamente si deve temere et perciò non li mancar delli debiti presidii a quei poveri soldati, vengono mandate le loro paghe così scarsamente et con tanto intervallo di tempo, che molte volte li poveri sono creditori di 3 o 4 paghe, però non è meraviglia se vogliono esser pagati con cechini a lire 8 soldi 12 l’uno, se ben delli 11 spendono lire 9. Perché non venendo le paghe alli loro tempi sono forzati tuore in credenza della robba, con obligo di pagar i debiti loro alle paghe nel modo che vengono da Venetia, onde si può dire che Vostra serenità per mandar le paghe un poco tardi paga li suoi debiti con 6 o 8 per 100 d’interesse, che se si mandassero denari alli tempi debiti tutti li cechini si spenderiano a lire nove l’uno et se in tanti toleri si spenderiano a lire 6 l’uno, che tanto corrono.

Questo è parso riverentemente di ricordare a Vostra serenità, accioché la ne habbia qualche consideratione sopra, poi si risolverà in quel modo che al suo prudentissimo giuditio parrà. Trovassimo all’hora poche biave in quel luogo. Perché fromento v’erano stara 3.000 in circa et un poco di legumi, v’erano bene circa stara 1.700 di sorghi tutti marci, che Dio perdoni a tale consiglio, mandar simili biave per monitione d’una fortezza, ma perché hora non si pagasse più fitto de magazeni di quella robba fossimo forzati a dar ordine che fossero gettati via, per alleviar la Serenità vostradi quella spesa.

Facessimo la resegna de stradioti, che sono numero 136 sotto 3 capi, parte de quali hanno concessioni da questo illustrissimo Senato di tener ragazzi, ch’è contro la forma delle leggi, che vogliono che in quel luogo di ragazzi si tenghino huomini buoni et atti a far ogni fattione et con buoni cavai, perciò li fu intimata la parte di questo eccellentissimo Senato del 1563, la qual non ci venne in notitia se non in Cataro et d’essa mandassimo la copia a Corfù, Zante et Cefalonia con ordine alli clarissimi rettori che la facessero essequire. Questa stratia è pure alquanto migliore di quella di levante, ma certo che a giuditio nostro doverebe esser meglio regolata, perché dove vi doverebbono esser crovati vi sono albanesi, li quali ricordevoli ancora delle patrie loro hanno più commercio con turchi di quello che io vorrei et vanno anco molte volte in Albania, sotto pretesto di comprar fromento con avantaggio per suo vivere, che non so quanto sia utile a Vostra serenità, però non saria se non bene rimuover li albanesi da Cataro et Budua et metterli in Dalmatia, rimettendo in Albania crovati solamente, vista la disposition delle leggi. La Camera di Cataro ha d’entrata solamente ducati 850 et di spesa ordinaria 7.800 et di straordinaria 700 in circa. Veda mo’ Vostra serenità in che modo ponno fare li poveri rettori. È vero che si cava de sali che si mandano de li intorno ducati 1.200 all’anno, ma l’anno passato per il secco che fu in quelle parti le saline da Pirano fecero tanto sale, che a Cataro non venne alcuno a comprarne. Habbiamo cassati due bombardieri a un tratto, ch’erano estrordinarii aggionti al tempo della guerra, li quali davano spesa ducati 980 all’anno di più a quella Camera et erano tutti habitanti in detto luogo di Cataro, li quali in tempo di bisogno saranno sempre a questo servitio. Di questi denari applicassimo ducati 200 per racconciar le habitationi de stradioti sopra il suo scoglio, il quale non essendo habitato da alcuno portava pericolo che fosse occupato da turchi, come tuttavia essendo noi delli alcuni sudditi turcheschi mandorno a pascolare suoi cavalli et per esser luogo quello di molta importanza, però dessimo efficace ordine che li stradioti vi andassero ad habitare, il qual scoglio io fui a vedere, ch’è bello commodo, con acqua et atto a fortificarvi sopra una città, sicome altre volte mi ricordo che la Serenità vostra hebbe openione di transferirvi Cataro, quando al tempo del terremoto quella città patì tanti infortunii che fu vicina a dishabitarsi da sé. Però crediamo che il far habitar li stradiotti in quel luogo sarà stata ottima provisione, non vi essendo a Cataro Camera d’importanza. Retrovandovi ivi i libri adoprati in tempo della passata guerra, che furono portati di qui et non più rimandati, poco s’hebbe che fare in quella parte et pochissimo per conto di cause civili, li quali per li privileggi di quella città si divolvono in appellatione al collegio di Padova, Vicenza et Verona però pochi giorni ci tratenessimo in detto luogo, dove non voglio già tralasciar questo, ch’essendo venuti a visitatione nostra li giudici della città et procuratori del populo, uno di loro in nome di tutta l’università allegrandosi della venutanza, ci espose quanta fede, quanta devotione et qual riverenza portavano tutti a Vostra serenità, per molti et infiniti beneficii ricevuti da lei in diversi tempi et specialmente nel tempo della passata guerra, nella quale li previdero così de rapresentanti valorosissimi et di tanta sodisfatione a quella città, che più non haverebbono saputo desiderare. Et qui dimostrerò esser restati sodisfattissimi dell’eccellentissimo messer Bernardo Contarini, affirmando che la prudenza et valor suo preservò quella città da tradimento machinatoli da un Traiano siciliano capitano a quella custodia, il quale con la vita pagò la pena del diabolico suo pensiero, altre poi ch’in tutte l’altre cose, così in tempo di guerra come del morbo, il laudarno estremamente. Ma con infinita riverenza poi raccordono il clarissimo messer Zaccaria Salomone, alle lodi del quale non sapevano dar fine et doppo dette molte cose di sua maestà clarissima conclusero, se le città di Cataro e Budua sono care alla Serenità vostra, gli sia caro il clarissimo Salomone, perché doppo Iddio benedetto da sua maestà clarissima si devono riconoscere quelle città, il ché hanno anco confessato et tuttavia confessano li medesimi turchi di Castelnuovo. Rimasero anco sodisfatissimi del clarissimo Carlo et clarissimo Eristo presenti. È certo serenissimo prencipe che dalla città et in generale et in particolare habbiamo con molta sodisfattion nostra udite lodi honoratissime, le quali è parso debito mio riverentemente riferir a Vostra serenità per sua consolatione. Ma non dissero così del conte Sarra Martinengo, né del signor Giacomo Malatesta, perché il primo lo predicano per infedele et che si come egli fu causa di dar Dolcigno, così anco haverenne fatto di Cataro se non fosse stato il valore et vigilanza del clarissimo Solomone, dicono poiché li suoi soldati gli han fatto non minor danno che il terremoto. Del signor Giacomo Malatesta dicono che molto trascuratemente et con poco giudicio andò a farsi prendere da i villani scalzi, che con li sassi et senza armì lo stroppiorno. Hora dimorati noi in quella città giorni quindici, non ne restando altro che fare partissimo per Curzola.

 

Curzola

Curzola come molto bene sa la Serenità vostra è isola che circonda miglia 70 o poco più, ha ville sei, anime 1.003 da fatti 254; è coltivata a vigne per il più, fa pochi fromenti che non li bastano per tre mesi dell’anno, ma vini 30.000 quarte in circa; ha moti legnami et massime zuppini, perilché si fabricano molte navi et grosse. La città è picciola et non gira più di passa 450 in circa, non è forte né forse fortificabile a questi tempi, havendo muri deboli senza terra pieno con monte che li soprastanno et se si difesero alla guerra passata fu loro gran ventura, l’entrate della detta sono della communità, eccetto due datii l’uno del trentesimo, l’altro della nuova imposta quali si scuoteno per conto della Serenità vostra et si affittano ducati 300, li datii della communità importano ducati 850 in circa, pagano lire 800 di limitatione a Vostra serenità, il resto vano in pagar salariati, spese ordinarie et qualche spesa soverchia, talche crederei che fusse bene che la Serenità vostra li accrescesse un poco di limitatione, essendo massimamente accresciuti li loro datii dall’altro sindicato a questo molto. In detta città vi sono anime 1.084 da fatti solamente 151 et questi la più parte marangoni che fabricano navi. Trovassimo qualche dispiacere fra il reverendissimo vescovo, gli suoi canonici et quelli nobili, il quale ci affaticassimo per accommodare, et così con l’autorità di Dio s’accommodò, li due datii di Vostra serenità come ho detto s’affittano ducati 300 et in spese de salariati vi vanno 140. Il restante portano li rettori in questa città; et si fece la debita inquisitione et fu trovato bene d’ognuno Dio gratia.

 

Liesina

Liesina chiamata anticamente Faros, circonda miglia 90 in circa, è montuosa et sassosa molto, non fa grani, ma vini abbondantemente; ha ville 14, ha anime in tutto con la città insieme 3.034 da fatti 2.057, è situata alla marina, ha molte case fuori della città ha un castello che per battaria da mano sarebbe buono assai et vi sono anco molti pezzi d’artegliaria. Questa città al tempo della guerra fu abbrugiata da una parte dall’armata turchesca che sbarcò a quell’isola et si deve dire la verità, come è mio debito, la povera città patì quell’incendio per dapocagine di chi ne haveva la cura. Et perché li denari di Camera, ch’erano molti in un scrigno che fu trovato rotto et senza dinari, così si predica da tutti in quel luogo, et dicono che gli nemici entrorno nella città e l’abbruggiorno con la cancellaria et tutte le scritture, però fu loro lasciate le porte aperte, né dal castello se gli sparavano l’artigliarie, per dubbio dicevano che non si sdegnassero li turchi, così io ho inteso et tanto io riferisco.

Liesina è luogo così commodo che sicome del clarissimo proveditor dell’armata Corfù è la sua residenza, così questo luogo è il ridotto del capitan del golfo, perché essendo situato in mezzo esso golfo tutte le navi che vengono di levante et di Puglia per questa città et tutti quelli che si partono da Venetia per andare in levante, tutti danno capo principalmente a Liesina, talché certo è una buona e commoda scala et è luogo da esserne tenuto molto conto, perché è di traffico assai, ha poi quello scoglio di Lissa abondantissimo dove si pescano tante sardelle, che qual datio s’affitta ducati 4.000 l’anno, et quello della nuova imposta, ch’è datio che fu principiato l’anno passato solamente et fu affitato per otto mesi, si cava ducati 800 et quest’anno si spera arrivare a 2.000. Questo datio solo è per certo conto di Vostra serenità, tutti gl’altri sono per conto della communità, delli quali si cava ogn’anno ducati 12.000 in circa. Et ha di spesa ordinaria quella Camera ducati 2.500, talché detti 9.500 che dovrebbono avanzare sono spesi tutti o la maggior parte inutilissimamente, anci si può dire con carità, sono quasi tutti mangiati da chi ne ha il governo. Et se bene la Serenità vostra del 1574 regolò quelle Camere, ordinando che non fussero spesi li denari se non nell’arsenale, muraglie, Castelnuovo et altre spese necessarie, et che il restante fosse conservato in uno scrigno a beneplacito della Serenità vostra, però sotto pretesto di quella parola, altre spese necessarie, tutti li denari sono spesi et sempre la Camera è debitrice alli salariati. Noi sapendo che la Serenità vostra pur creditrice di quella Camera di buona somma di dinari al nostro andare in levante, facessimo intendere a quelli camerlenghi di nobili et di popolo, che procurassero di far si che al ritorno nostro Vostra serenità fosse sodisfatta del tutto, nondimeno al nostro ritorno trovassimo la Camera senza un quatrino. Però subbito furono fatti i conti di lei et doppo molte fatiche per venir alla sola verità del credito, ancorché quelli pretendessero d’essere debitori di ducati 1.800 in circa, però sententiassimo la communità in ducati 6.097, riservate raggioni a Sua serenità. Se si troverà altro credito, essendo questo liquidissimo et s’operò tanto che fu scosso ducati 2.400; si sequestrò parte delle paghe che vennero buone a Pasca passata et si sequestrò anco altri dinari, tanto che al settembre prossimo la Serenità vostra sarà sodisfatta di questo credito, dico di questo credito, perché di poi essendo noi in Zara habbiamo trovata la suddetta communità debitrice d’altri ducati 2.000, delli quali l’habbiamo sententiata al riaudiendum che anche quelli a giudicio nostro bisognerà che la paghi o sospendessimo tutte le paghe sino che questo debito sia sodisfatto; et doppo si diede ordine che la prima via che si facesse fusse il finir dell’arsenale ch’è ancor mezzo scoperto, tagliassimo tutti gl’accrescimenti di salarii et provisioni, che non erano confirmati da questo illustrissimo Senato et sopra la dispositione del denaro si diede buon ordine in che modo el dovesse esser pagado et speso. Et perché si trovò che in detta Camera si teneva malissimo scrittura diversissima da tute l’altre Camere, perché in quella non vi si tiene libro doppio con il zornale, come si fa in tutte l’altre, ma tengono nuovi libri confusi, dove non si può veder così facilmente il scosso et speso che si fanno, però havessimo oppinione di creare un scrivano di Camera, a beneplacito però della Serenità vostra, che dovesse tener li conti come si conviene. Ma vennero avanti di noi li giudici di nobili et populari del populo a pregarne che fossimo contenti di non far questo pregiudicio alli loro privileggi, perché promettevano da qui in poi tener libri ordinari con li suoi zornali, secondo il solito dell’altre Camere, il che ci parve bene di concederli per non dar materia di reclamar avanti la Serenità vostra con suo dispiacere. Et così terminassimo che loro dovessero essequire et che se in termine di due mesi non havevano indrizzato un libro ben ordinato con il suo zornale, che questo clarissimo conte dovesse far elettione di un scrivano di Camera da esser però confirmato dalla Serenità vostra. Ma a dir il vero per me non credo che si faccia cosa buona, s’ella non si dispone a mettervi la sua mano da buon seno et far che l’entrate di quella Camera, se lei non le vuole applicare a sé, almeno sieno utilmente a beneficio di quella città et isole, essendo che vi sono molte cose, a giudicio mio, che hanno bisogno di riparo: prima l’arsenale è necessario di fornirlo, perché oltre che l’opera è importante è pur male che tanti legnami mandati da Vostra serenità per quell’effetto vadino di male, sicome ne sono andati parte di essi. Il castello ha anco bisogno di diverse cose, così per acconciare le case de soldati come per far far un poco di piazza ad alcuni pezzi d’artigliaria, che per non haver ritirata sono del tutto inutili. Nell’isola vi sono due o 3 forti nelli monti et spetialmente uno che preservò forse 4.000 anime al tempo della guerra. Il qual luogo con 500 ducati di spesa et due pezzi di bronzo, per quanto sono informato, sarebbe inespugnabile. Vi è il scoglio di Liosa che tra vini e pesci da d’entrata ducati 70 in 80.000 a quella città, nel qual luogo sarebbe ottima cosa farli un poco di ridutto per preservare 1.200 anime, che habitan sopra quello, dall’incursion di fuste. Ma al far di tutte queste cose vi bisognarebbe persona che le facesse con amore et discretione et se quella Camera continuava nelle mani di quelli cittadini, non credo mai che la Serenità vostra possi in capo l’anno vedere un ducato; creda lei tra le altre cose che mi sovvengono, ch’essendo stato ordinato sino del 1565 che fossero descritte le ordinanze in quell’isola. Et essendo assai bene da principio incamminata quell’opera, successa la guerra si tralasciò et nondimeno hanno sin hora pagato un luogotenente con ducati 3 al mese, se ben sono sei anni che non s’è fatta cosa alcuna di dette ordinanze, la qual spesa superflua habbiamo anco tagliata. Ma perché crederei che fosse bene tornare pur ancora a intenderle, introdurle, trovandosi in questo castello un caporale con otto fanti, paghe da guazzo, che hanno ducati dua al mese. Ricorderei riverentemente alla Serenità vostra che la mandasse di li un capo di quelli tanti che stanno di quei a queste scale con otto buoni soldati per il castello et che questo capo havesse cura anco delle ordinanze di quell’isole. Et a questo modo senza spesa della Serenità vostra et con poco più spesa di quella Camera, la faria guardare il castello et introdurria esse ordinanze un’altra volta, saprà che la potrà parendole haver qualche consideratione et risolversi poi a quel modo che sarà giudicato meglio.

 

Brazza

Brazza è isola che circonda miglia 60 in circa. Non ha città alcuna, ha ville otto, in una delle quali, chiamata Herez, ch’è in mezzo dell’isola tra terra habitata dal conte. Ha anime 3.078 da fatti 744, il resto inutili. L’isola è tutta montuosa et sassosa assai, non fa se non pochissimi grani, ma vino assai et buoni grandi fa mieli, eccellentissimi formaggi perfetti, ma non molti. Quella Camera è governata dal conte, ha solamente 3 datii per conto di Vostra serenità, cioè trentesimo, datio de cavalli et della nuova imposta, si cavano in tutto ducati 364 all’anno; è obligata pagare alcuni provisionati di Spalato, che importano ducati 129. Il resto doverebbe esser portato sopra le Camere, ma vi sono pure alcune spese straordinarie che portano via qualche ducato. Nondimeno habbiamo trovato uno di quelli conti che va debitore ducati 500 in circa, dal quale si dimanderà conto per vedere che la Serenità vostra sia reintegrata. Alla guerra passata quell’isola non patì cosa alcuna, perché difesero quelli poveretti da alcune fuste et barche armate che li vennero a far danni. Quella communità paga il conte che ha tanto poco salario, ch’io non so in che modo con ducati nove al mese che hanno li poveri conti possino vivere, paga anco quella communità alla Serenità vostra lire 700 all’anno di limitatione. Si fece l’inquisitione et non fu trovato cosa di momento.

 

Almissa

Almissa, anticamente chiamata Ciclidium, è luogo in terra di maggior consideratione di quello che è forse stimata, è luogo picciolo alla costiera d’un monte aridissimo, come Cataro è murata attorno, può circuire attorno passa 400 in circa. Ha anime 1.204, da fatti 270, et a giudicio mio forte per il sito, perché è fabricata su la bocca di una fiumara bellissima chiamata Cettina et la chiamorono gl’antichi Ticinium, nella quale non vi può andare se non brazzare piciole, seben poi avanti è navigabile per ogni gran vassello per 3 miglia. Soprasta a questa terra la fortezza di Starigrado, ch’è luogo fortissimo sopra il ciuffo d’un monte inaccessibile, dove otto soldati che vi sono, sono bastanti a difenderlo da ogni potenza con sasso solamente. Et questa fortezza si difenderia assai da ogni armata che volesse sbarcare. Non può esser battuta Almissa se non da un fianco, che può esser 40 passa longo, dove vi è una assai buona muraglia, se la fosse terra pianata. Vi è drento della terra un castello vecchissimo, che minaccia rovina. Il quale certo dovrebbe almeno esser ripezzato, perché quello che si farebbe hora con pochi dinari converria poi fare con molti; tre miglia più avanti, come ho detto po’, a canto la riviera vi è la fortezza di Vischio, luogo in cima un monte come Starigrado fortissimo ancor lui et vi stanno medesimamente li 8 fanti con un capo et un castellano, et quattro fanti che sono 12, li quali sono bastanti con i sassi a difendersi da ogni potenza. Et con questa fortezza la Serenità vostra è padrona di tutto questo fiume sotto Almissa non vi sono ville assolutamente sottoposte, se bene al tempo della passata guerra forse 35 venero alla devotione di Vostra serenità et si obligarono pagar mezo tolero per casa all’anno di recognitione et hanno anco pagato qualche cosa, et credo che molti anci tutti pagariano, se non fosse un vescovo samariente, cativa persona, che habita in Polizza et ha molta auttorità con quelli populi, il quale si crede che si facci pagare a lui sotto pretesto di portar li denari in Almissa o Spalato et non porta mai niente. Però quel magnifico proveditor va destramente per veder pure d’impadronirsene con il tempo. Il che forse si farà et vi bisogna patienza et destrezza. Almissa non ha né Camera né datio alcuno, perché tutti li dati di quel luogo s’incantano a Spalato, eccetto che quello della nuova imposta, ch’essendo commesso a quel magnifico proveditor l’anno passato che l’incantasse lui diede molti incanti et non trovò alcuno che vi mettesse, però si scosse per conto di Vostra serenità, ma s’è cavata una miseria. Però crederei che fosse bene che anco quel datio s’affittasse con quello di Spalato che forse tornarebbe maggior utilità.

 

Spalato 

Spalato, città antichissima che fu altrevolte il palazzo di Diocleziano imperatore, godeva avanti la guerra una felicità grandissima, perché era padrona della torre di Salona, situata a canto al fiume, dove anticamente soleva esser la città nobilissima, era anco padrona del Sasso, fortezza inespugnabile lontana tre miglia da Spalato et due soli da Alizza. Queste 2 fortezze, occhi di questo territorio, furono vigliaccamente et fraudolentamente al tempo della guerra consignate alli nemici, li quali havute che l’hebbero mandorno quelli ribaldi soldati, che gli le diedero al conte di Spalato, acciò li desse il debito castigo, il quale li fece impicare per la gola. Si dogliono sino all’anima li spalatini, che mentre che quelle fortezze sono state nelle sue mani, sono state sempre preservate et difese, come anco hanno fatto di castello dell’arcivescovo et delli altri castelli di quel territorio, ma date in custodia a gl’italiani sono state miseramente perse, di modo che il territorio di Spalato non è più di 10 miglia sole fuori della città, con miserabile et degna compassione la città di Spalato è piciola, non atta a resistere a battaglia d’artigliaria, ma per battaglia di mano non haveria paura. Ha sotto di sé castelletti, o vogliam dir ville, nove, ha anime 3.695 da fatti sono 840, è buona gente. V’è una compagnia di fanti 38 italiani mediocre et una di 25 uscocchi, bellissima gente et atta ad ogni fattione, ma certo sono ladri et nati per rubbare et subito licentiati non sapendo in che modo vivere et vanno a Segna et diventano assassini et sono quelli che di continuo danno tanto travaglio a Vostra serenità, però forse sarebbe bene tenergli in levante et anco qualche guarniggion in terraferma, che credo io andariano per tutto. Vi sono in Spalato stradiotti bella gente et assai bene a cavallo per li presenti tempi, li quali furono ultimamente regulati dal clarissimo proveditore di cavalli di Dalmatia, iux l’ordine di Vostra serenità; quella Camera ha d’entrata ducati 2.500, oltre poi il datio delli ronzini et nuova imposta che si manda a Venetia, si spende ordinariamente ducati 1.000 et dovrebbe avanzar ducati 500, li quali per il vero sono malmenati né se ne vede mai un quattrino. Habbiamo trovati molti disordini in quella Camera, ma tra gl’altri un pessimo, che da alquanti anni in qua vi sono bollete vechissime del ‘476, ‘86, ’89, ‘502, ‘507 et de tempi simili, et quello ch’è peggio si sono trovate molte d’esse pagate più d’una et due volte, habbiamo sententiato alcuni miseri et infelici, come heredi di quelli che sono stati pagati due volte. Ma trovati poi in tanta necessità et informati noi che la maggior parte del danno è andato alla borsa di questi tali, siamo stati forzati farli qualche habilità, la colpa per la verità è stata delli camerlenghi et qualcaduno delli conti non ne sono senza, essendo stati quelli che con la sottoscrittione hanno vivificato le bolette. Et questo disordine è questo disordine tanto vecchio e peculiare di quella Camera, che habbiamo trovato un ordine che un clarissimo Augustin da Mula, il quale trovandosi del 1518 capitano a Zara, fu mandato sindico solo per tutta la Dalmatia et Albania et diede diversi buoni ordeni a Spalato, specialmente sopra il pagar di bolette vecchie, che sino all’hora pareva che si pagassero. Noi mo’ veduto che li buoni ordini non hanno giovato et non sono stati essequiti, habbiamo tagliato assolutamente tutte le bolette di qualonque sorte sino all’anno 1570 et ordinato che dal 1570 sino al regimento di questo clarissimo conte, fatte le bolette, si dovessero rivedere et con l’intervento dell’avvocato fiscale si dovesse pagare esse bolette et quello anco far pagare in quelli termini che per coscienza sua parrà che meritino i creditori. Habbiamo poi dati molti ordini che si devino osservare per levar via, se sarà possibile, le male amministrationi del denaro di Vostra serenità. Le dirò ben questo, che sarebbe necessario accrescere un poco di salario a quelli camerlenghi, li quali non havendo più di ducati 10 al mese di salario, a questo tempo con carestia di tutte le cose, è impossibile di vivere et perciò vanno chiamando in che modo possino trovar da vivere. Et a questo modo, con vie indirette, essrilano [?] il danaro di Vostra serenità con molto suo danno. Et quello ch’io dico di questa camerlengaria, dirò di molte altre simili. Si fece l’inquisitione et non s’hebbe cosa importante.

 

Traù

Traù è peninsula et luogo picciolo, è una bella città et più forte d’alcun’altra di Dalmatia da Zara in poi. Questa ha qualche conformità con Capo d’Istria, perché ha un ponte di circa 80 passa che va in terraferma. Ma sarebbe molto a proposito di cavare quel canale che ogni giorno si va atterrando. La sua fortezza da quella banda consiste nelli monti, da quali la città è molto diffesa, poiché non vi sono se non 3 strade assai difficili per discendervi, le qual strade con poca gente possino esser guardate, né artigliaria vi può esser condotta. Le muraglie della città haverebbono ben bisogno d’esser almanco rapezzate, poiché per vecchiezza in molti luoghi minacciano rovina. Questa città ha sotto di sé 13 castelletti o ville a marina, le quali in tempo di guerra si sono preservate tutte, Dio gratie, anci sicome tutte le altre città di Dalmatia hanno perduto il territorio che havevano, questa ha conservato il suo et più presto ampliato. Vi sono anime tra questa città et castelli 4.876 de quali da fatti ne sono 1.087, ma questa buona gente et valorosa; in quel luogo non v’era Camera, perché tutta l’entrata di Vostra serenità perveniva nelle mani del conte, ma non essequendo gl’ordini di questo illustrissimo Senato, habbiamo introdutto la Camera, come nelle altre città, et ordinato che’l magnifico castellano esserciti l’offitio del camerlengo, deputando un luogo parte per essa Camera et dando ordine che tutti li denari che vengono mandati da Venetia et passano per cancellaria passino per Camera et che si tenghino li conti ordinati, dovendo scrivere il conto di Camera in consonanza con il magnifico camerlengo. Et finalmente habbiamo dato forma a quello che si deve. Si cava d’entrata in quel luogo per conto di Vostra serenità ducati 5.288 senza il datio de ronzini, che s’affitta ducati 836, che non sono mandati a Venetia; si spende ducati 2.760 compresi questi ducati 950 circa di spese straordinarie, talche doverebbe restar ducati 2.528 all’anno d’avanzo. Io non so mo’ di questi quello di vide, o vero che l’occasion della guerra passata han dato occasione di molte straordinarie più del solito, ma hora io loderei che il soprabondante di quella Camera fosse obligato a pagar quelli fanti che si tengono di li, li quali non so in che modo possino stare andando sempre creditori di tre paghe servite. Il che certo serenissimo prencipe è un grande abbuso et si spende molto più credendo avanzare; sono pagati da quella Camera sette capi de uscocchi bogliezzani con tre compagnie per uno, che importa ducati 562 all’anno. Però di questa non habbiamo veduto se non un solo et io vedo che tutti habitano nel paese turchesco, come facevano per avanti et nondimeno Vostra serenità li paga senza servirsi d’essi. Rivedessimo anco li stradiotti et crovati al numero di 35, regolate ultimamente dal clarissimo proveditor de Dalmatia. Le saline che sono in Traù sono poche et s’affittano ducati 100 in circa all’anno, ma vi sono bene due o 3 luoghi dove con poca spesa si potriano far dell’altre, con molto benefficio di Vostra serenità, li quali luoghi habbiamo pigliato in nota et li portaremo alli clarissimi signori Savii, accio la Serenità vostra possa far quelle resolutioni che alla molto prudenza sua parerà. Non voglio restar di ricordare riverentemente a Vostra serenità che affittandosi il datio delli ronzini a Spalato et a Traù separatamente, sarebbe meglio d’affitare ambedue in Spalato, perché la vicinità di quel luoghi fa che li datieri concorrino insieme per far venir sotto suo datio gli mercanti, donando un terzo et la metà d’esso datio. Et dove ch’essi mercanti sono obligati di pagare un cecchino per cavallo, li datieri si contentano di lire 6 soldi 4 l’uno, perché venghino sotto di loro et se vi fosse un datiero solo si cavarebbe molto più, la qual cosa a giudicio mio è degna di qualche consideratione. Vengono anco in tutta la città di Dalmatia gran quantità de vino di Puglia, li quali non pagano datio alcuno. Però giudicarei molto a proposito che Vostra serenità facesse che pagassero datio, perché di quello si potrebbe cavare 8 in 10.000 ducati all’anno, li quali aiutariano a pagar li fanti et cavalli di Dalmatia.

 

Sebenico

Sebenico, città pure in terra ferma, è sitoata in costiera d’un monte non molto alto, nella sommità del quale vi è un castello, ch’è piccolo, con muraglia deboli et ha un monte di San Giovanni. Il quale batte il castello et lo ruinarebbe affatto, ma il monte è molto aspro da salire et credo io che con difficoltà vi si condurrebbono cannoni. Però chi volesse assicurar quella città da terra, ogni picciol forte che se gli facesse li sopra li sarebbe di notabile beneficio, dal mare si può dir forte, mentre che sta in piedi la fortezza di San Nicolò, ch’è due miglia lontana dalla città. Vi sono anco due castelli alla bocca del porto, il quale s’haverebbe potuto serrare con una catena et sarebbe stato a giudicio mio cosa utilissima. Ma quel castello o torrete che fossero per ordine di Vostra serenità al tempo della guerra forono ruinate, per consiglio di quei capi che si trovavano a quel tempo, cosa certo malissimo fatta et molto male intesa a giudicio mio. Ma che bisogna più pensare alle cose passate? Piacesse a Dio che questo solo fosse stato errore fatto in questa guerra. Ma tornando alla città v’è poco più d’un miglio di circonferenza. Ha anime 5.310 fra quali ne sono da fatti 931. Nelli scogli poi sottoposti a Sebenico vi sono anime 3.265 delli quali vi sono da fatti solamente 580 solamente nel territorio di terra ferma. Non vi habitano persone, perché tutti si sono ritirati nella città, la quale nel tempo della predetta guerra ha patito infiniti infortunii di perdite di genti, animali, possessioni, oltre due castelletti de particulari che si perdetero miserabilmente. Vi erano al nostro essere delli fanti 40 alla guardia della piazza 25. Alla porta di terra 12 in castello et 40 nella fortezza di San Nicolò, delli quali fessimo la risegna et trovassimo le compagnie assai bene ordinate, ma li poveri soldati erano ancor loro falliti, come gl’altri, per causa delle paghe che tanto tardavanno, che convenendo pigliare denari all’interesse per vivere.

Li stradiotti ancora loro bramano le paghe, li quali sono 40 in circa, sotto il governo di Dimitri Lascosi et due altri capitani, con cavalli assai buoni per la strettezza et carestia di passati tempi. Sono stato a vedere le saline, le quali per il vero parte di esse non sono in quel buon stato che desiderarei che fossero. Et questo per la povertà et forse negligenza delli patroni d’esse. Però habbiamo fatto fare un proclama che se quelli che hanno saline in termine di quattro mesi non l’haveranno messe in acconcio tale che possino rendere il debito frutto, quelli tali saranno privi di esse, le quali saranno messe nel fisco per conto del quale saranno governate, con il qual ordine forse si metteria uno sprone ali padroni che vi metteranno più cura et diligenza da qui in poi. Queste saline hano fatto solamente l’ano passato cabi 4.392 de sali, dove gl’altri anni ne fanno 20 et 25.000 et più. Un cablo è qualche cosa di più di mezzo staro venetiano. Ne abbiamo lasciato al partir nostro molti calbi in magazeno, non vi essendo all’hora un spaccio al mondo d’essi. Et questo perché in quei luoghi si vendono lire 2 soldi 8 la misura et nel resto della Dalmatia vale poco più di soldi 30 il che è grandissimo abuso causato da la deliberation di quel datio dato ad uno Michiel Carenich dalla Brazza et compagni, li quali guadagnano più di ducati 70.000 con notabile danno di Vostra serenità. Et certo serenissimo prencipe se la Serenità vostra non vi rimedia facendo vendere li sali per tutto ad un prezzo, la ne sentirà grandissimo interesse, oltre che la svierà il commercio da tutte le città et le invierà et introdurrà a Narenta et a Mararsca et altri luoghi del Signor turco; la Camera ha d’entrata ducati 9.954 et di spesa ordinaria ducati 4.233. V’è poi la spesa straordinaria che importa molti. Et certo che non si può far di meno per ben vicinare. Al che il clarissimo messer Vicenzo da Canal, conte et capitanio in quella città, attende con tutti li spiriti, valore et destrezza, ha però l’animo di quel sanzacco ch’egli ha tutto quello che vuole et li fromenti, che al nostro esser di li per tutta la Dalmatia valevano lire 13 et 14, vi si ritorvavano per lire 9 con molta lode di quel clarissimo gentil huomo et con molto contento nostro in quella Camera, nella quale al tempo della guerra è stato maneggiato più di 300.000 sc.di [?] habbiamo trovato questo notabil disordine, che dal ‘70 sino al ‘72 non era stata messa mai pur una partita in libro et dalli ‘74 sino al nostro arrivo in quella città, ilché veduto da noi con molta molestia nostra mandassimo a chiamare il scrivano della Camera, ch’era della città chiamato Zorzi Draconich, giovane di 20 anni, et gli dimandai per qual causa era stato in quel modo tenuto la scrittura. Il qual mi disse che il suo sustituto che haveva il carico era egli in colpa. Il qual per il vero è un vecchio ribaldo sfacciato et di mala qualità. Questo mandai io a chiamare et lo constitui diligentemente sopra diversi disordini di quella Camera et trovato il mancamento da lui, lo privassemo in perpetuo di non poter mai più essercitar officio publico. Riservando ragione alla Serenità vostra così contro di lui, come contro il suo principale per interessi che potesse haver patito la Serenità vostra, non gli potessimo dar pena pecuniaria per esser in miseria, ne meno di galera per passare settant’anni. Facessimo con diligenza mettere tutte quelle partite in libro, dessimo molti ordini per regolatione di quella Camera et portassimo con noi i libri a Zara per far li conti delli altri luoghi della Dalmatia con li libri delli eccellentissimi generali ch’erano in quella città. La fortezza di San Nicolò è cosa più artificiosa et più vaga da vedere che è utile per la Serenità vostra. Et è stata fatta a giudicio mio con molta spesa. Questa è fatta sopra un scoglio alla bocca del canale che va a Sebenico, è luogo molto piciolo et ristretto, et da terra può esser battuta, seben difficilmente poi potrebbe esser assalita. Ma quello ch’è il male è che la fortezza di San Nicolò del Lido qui da Venetia, et dubitano questi prattici et con ragione che con occasione di sparar molti pezzi, li muri et li volti non s’aprissero et ruinassero tutta la fortezza da sé ad un tratto, dimodoche quello ch’è bello da vedere, sarebbe dannosissimo per la Serenità vostra. Alla quale non voglio restar di ricordar riverentemente che le piaccia dar ordine all’arsenal che le siano mandati delli maggeri vecchi di galera, per far li corridori attorno le muraglie d’essa fortezza et si fuori via anco per dove vanno in terra ferma et così ancora per le muraglie del castello di Sebenico; mi soviene che trovassimo ch’erano stati dispensate biave al tempo della guerra a quella povertà per importanza di ducati 3.500 in circa, delli quali mai è stato scosso un quadrino, né mai se lo pensava, habbiamo donque vivificato questo credito con una nostra sententia contra quella communità et populo, et lasciato un libro di debitori a quel clarissimo con ordine che’l vedi di scodere con ogni diligenza, ma però con riguardo et destrezza verso li poveretti, che sono infiniti, di modo che spero che si scuoterà forsi la maggior parte. Ma certo serenissimo prencipe è stata poca carità di chi ha havuto il carrico, a lasciar andar di male tanti denari, tante biave et tante monitioni. V’è in quel luogo un sopramassaro alle monitioni, il quale è vecchio et impotente, li conti del quale erano molto confusi, ma con patienza et tempo si fecero al fine, et non si trovano intacco d’importanza lo lasciasssimo nel carrico suo, havendo egli in suo figliuolo ch’essercita quel carrico assai bene rispetto a gl’altri.

Zara

Zara è la più bella città di Dalmatia et meritamente la metropoli di quella provincia. Questa città è di passa 1.200 in circa di circonferenza, ha sei baloardi a quali non manca altro che alzarli un poco di terreno et fargli dei parapetti. Questa ha dalla banda di terra ferma un forte che circuisse 750 passi in circa. Questo poiché è fatto sarebbe bisogno esser finito, cioè allargata la fossa et profondata, alzate le spalte et fatti li parapetti, levata del tutto quella traversa et che fu fatta avanti che fosse fatto il forte, del quale in caso ch’esso forte si perdesse (che Dio guardi) sarebbe una trincea fatta per l’inimico. Sopra questo vi stano sempre 100 fanti et vi habita il magnifico camerlengo, al nostro partir di qui si lavorava molto poco per mancamento di dinari, ma in quel poco che si lavorava il clarissimo capitano usava certo diligenza assidua, perché li denari fossero utilmente spesi. Quella città merita d’esser del tutto finita, perché è la chiave del nostro golfo, merita esser guardata et custodita, poiché tanto vicino habbiamo gli nemici, come ben sa la Serenità vostra, ho cavalcato sino sopra li confini che si godono al presente, li quali sono migliara tre solamente lontano alla città et essendo destrutte tutte le habitationi, convengono li poveri contadini divenire ogni sera con tutti gli loro bestiami nella città et ogni mattina venir fuori in campagna a lavorare, accompagnati sempre da due compagnie de stradiotti. Veda la Serenità vostra in che miseria si trovino quelli poveretti. Però è necessario, espedita che sia la materia de confini, risolversi in qualche modo a finché li poveri contadini possino habitar fuori della città. Ma habbia si pure li confini antichi quanto si vuole, il punto sta nell’habitarli, perché non vi è gente et se si restituissero li terreni senza le torri, niuno ardirà coltivarli, quando bene vi fosse gente.

Nella città di Zara vi sono anime in tutto 7.161, compresi li contadini, delle quali ve ne sono de fatti 1.523, fra quali contadini non ne sono più che 500. Nelli scogli li sono anime 6.240 da fatti 923 solamente, di modo che veda la Serenità vostra quanto malamente si può pensare d’armar galere in quelle bande, che levata la ciurma dell’eccellentissimo generale non so chi potesse restarvi. Si ritrovano in Zara al presente fanti 450 sotto il governo di don Emiliano d’Azoli, gentil huomo certo a bene et di buona mente, il quale si trovò alla perdita di Famagosta et fu liberato con gl’altri prigioni ultimamente. Vi sono anco cavalli 285 tra stradiotti et crovati, li quali sarebbono buona gente, se havessero buoni cavalli, et si havrebbono di buoni se fossero pagati alli suoi tempi, ma il differir tanto quelle benedette paghe è causa di molti inconvenienti a danno di Vostra serenità et esterminio di quelli poveretti. Et sia sicura la Serenità vostra che la perde tanto a non mandarle paghe alli tempi che forse la non crederebbe, perché li miseri convengono di pigliar in credenze biave, carize, panni, cavalli, selle, briglie et tant’altre cose ch’è un stupore. V’è poi un notabil disordine a giudicio mio, che li denari delli stradiotti che si solevano mandar in Camera et passar per camerali pagamenti, hora vengono mandati alli proveditori solamente et non vengono tenuti i conti nel modo ch’io vorrei. Però ricorderò riverentemente a Vostra serenità che la commetti che la parte del 1563 in materia della regolation della cavalleria sia essequita, perché una nuova parte del 1575 che deroga a quella et causa de disordini assai. Non parlo già per causa di quel clarissimo proveditor di cavalli, che certo è gentilissimo et molto da bene, ma per quello che poteria occorrere per l’avvenire. Io ho veduto minutamente il conto di quella cavalleria, doppo la partita del clarissimo Grimani et ho dati anco conto alli clarissimi proveditori sopra le Camere per loro instruttione accioché provedino, se si deve tener conto in questo modo, con il qual conto spero che la Serenità vostra havrà avanzato poco meno di ducati 2.000. Ma credino l’eccellentissime Signorie vostre che tornerà più a proposito che si tenghi conto in Camera et che si mandino li denari dalli quartieri alli tempi debiti, s’elle desiderano haver cavallaria atta a poter far fatitone. Che forse che a questi tempi in Zara si può dire questi anni passati esser stata la sedia della guerra, però si hanno spesi tanti et tanti migliaia de ducati, tante monitioni et tante biave, tanti biscotti et tante altre cose che non mesi ma anni ponno bastare a vedere li conti minutamente et massime con l’assentia di chi l’ha maneggiati. Io certo ho usata quella diligenza ch’è mai è stata possibile per far quel più che s’è potuto, due o 3 errori a danno di Vostra serenità si sono trovati, si hano ancor corretti. Ma com’è possibile quattro anni doppo le spese fatte, essendo in molte parti tenuti confusissimi li conti, causati voglio credere da le qualità dei tempi che correvano, nelli quali difficilmente si poteva tenere così regolata la scrittura come haverebbe bisognato et essendo stato necessario quando un eccellentissimo generale succedeva all’altro saldare il libro del precessore nel successore, non si è fatto. Questo clarissimo, poiché doveva avanti al partir suo saldar tutti i conti con chi havea havuto da fare non l’ha fatto, dalché è necessario che tutti li regimenti di Dalmatia appareno grossi debitori, molti anco particulari appaiono debitori et creditori et non sono; et tra gl’altri appare creditore in partita viva quel sopramassaro delle monitioni de forti forse di ducati 4.000 et nondimeno è piutosto debitore che altramente, tanto che (serenissimo prencipe) non deve essere imputato a noi se non s’è potuto vedere ogni cosa. Un monitionero de Novegradi ha magnato in questa guerra poco meno di ducati 20.000. Con questo non habbiamo potuto far conto se non per li suoi libri per li quali appare debitore de ducati 1000 in circa. 

Ma quando siamo stati per tirar i conti in resto, il valent huomo s’ha assentado, onde habbiamo convenuto proclamarlo et intrometterlo et con el mezo delli consigli se gli darà il debito castigo. Quello che si può consolare è che seben non s’è potuto veder minutamente li conti, se l’inquisitione ch’habbiamo fatto è vera, li ministri sono stati legali et diligenti et l’eccellentissimi proveditori generali, che sono delli principalissimi senatori di questo illustrissimo dominio, credo ch’habbino fatto tutto quello che la qualità del tempo le concedeva, li sindici poi sono stati mandati tanto tardi che non è meraviglia che non si possi trovare il tutto. Fessimo conto con quel sopramassaro delle monitioni che ho detto, ma sopra li suoi solamente per li quali appare di 30 miara di biscotto dispensati, non vi sono li ricevuti, per il maneggio delle biave va debitore 150 et per il maneggio di certi denari che ha havuti va debitore di ducati 300. Quanto al biscotto gl’habbiamo dato terminatione 4 mesi a mostrar le ricevute. Quanto alle biave habbiamo levato un conto et fattolo chiamar debitore di quelli dinari, con sua sottoscrittione, del conto poi della sua cassa per la quale egli va creditore non habbiamo fatto altro, non si havendo potuto assicurar ch’egli habbia scossi tanti dinari a punto quanti lui dice, né meno spesi quanti lui mette a conto. La Camera di Zara ha d’entrata 12.364 ducati comprese alcune limitationi che vengono mandate da Cherso et Pago, ha di spesa ducati 10.974 compresi in questi le spese straordinarie, le limitationi che si mandano a Venetia et che si ritengono di li per conto di fabriche, talché dovrebbe avanzare 1.290 ducati, ma li disordini che sono nelle altre Camere sono anco in questa, perché non si scuode. Il scrivano d’essa è un sustituto, che a giudicio mio è tristo et ignorante. Questa scrivania è stata concessa per gratia di Vostra serenità ad una donna napolitana per benemeriti de suoi, la quale affitta quest’officio a chi più gl’offerisce, cosa certo cativa et perniciosa. Et sin a tanto che la Serenità vostra non si risolve in far che questa sorte d’officii siano essercitati dalli principali et che sieno idonei a questo carrico, sempre nelle Camere nasceranno disordini, tutti a danni et maleficio publico. Noi secondo il solito nostro habbiamo provisto con buoni ordini a tutti quell’inconvenienti che habbiamo trovati, a fine che da qui in poi le cose passino più regolate et voglio anco sperare che saranno osservadi, perché quelli clarissimi rettori, ambedue intenti al beneficio publico, procureranno che’l denaro di Vostra serenità sia riscosso et conservado et utilmente dispensato. Et certo posso dir questo con verità, che quei due clarissimi gentil huomini attendono così bene, così prontamente all’officio loro, con tanta unione et concordia et con tanta sodisfattione di quei popoli, che certo devono esser riputadi ottimi ministri della Serenità vostra. Similmente il proveditore della cancellaria valoroso, da bene et unitissimo con li rettori, talche con molta lode d’ognun di loro et con molta consolatione nostra potemo dire che sieno tutti tre dignissimi della gratia di Vostra serenità, habbiamo noi cassati alcuni officii superflui, rigolati alcuni altri ch’erano con troppo salario, perché non si fabricando al presente habbiamo riputati superflui quattro sovrastanti alle fabriche et però n’habbiamo cassati doi. Il proto de fabri che haveva ducati 200 all’anno l’habbiamo ridotto in 40, con obligo d’acconciar le ferramenta delle maestranze delle fabriche senza premio et le ferramente nuove delle fabriche farle a bezzi 3 la lira. Una introdutione anco v’era che si pagavano da quella Camera forsi ducati 900 all’anno ad alcune nene della pietà, che si diceva che lattavano figlioli esposti dalle loro madri, che andava moltiplicando in maniera che in poco tempo tutte le donne di Zara haveriano batute lire 3 al mese per questi figlioli che havevanno. Questo adonque habbiamo regolate che non si possi spendere più di ducati 25 al mese, distribuiti in quelle donne che consterà lattar figliuoli bastardi esposti et non altrimenti, da esser ciò conosciuto per gli clarissimi rettori, dal qual ordine spero che la Serenità vostra avanzarà almeno ducati 600 all’anno ch’erano certo getati via.

 

Nona

Nona lontana da Zara 10 miglia et 25 per mare gli resta manco di un piede d’acqua, però per batteria da mano non è dubbio che la potesse esser presa. Nondimeno al principio della guerra fu per ordine di chi n’haveva il governo abbandonata, bruggiata et rovinata la povera città, che haveva 700 archibuggieri del paese, che senza dubbio l’haverebbono difesa. Et vi lasciorono le campagne, della quali gli nemici si servirno in getare, per quanto si dice, artigliarie, con le quali vennero sotto Novegradi. S’impadronirno donque li turchi senza contrasto et vi stetero possessori due anni continui. Ma il signor Iddio, che non ha voluto tanto male, fece ch’un giorno svegliati li rappresentanti di Vostra serenità importunati dal reverendissimo principe la recuperorono et di nuovo tornorno ad habitarla, se bene come ho detto tutte le case et parte delle muraglie sono roinate. Et hora v’habitano drento anime numero 814 delle quali 232 ne sono da fatti. La città circonda passi 1.200 in circa v’è hora il conte com’era avanti la guerra et vi si tiene un capitano con fanti 25 et una compagnia de 10 stradiotti. Io per me fuggiria la spesa di fanti, parendomi supeflua. Si affitano due datii in quella città per pochi dinari, li quali si pagano a Zara. V’è questo di bene, che con la città s’è conservato il territorio, del quale non è stato usurpato pure una spanna di terra et sono campagne bellissime, che se fossero coltivate farebbono le spese a Zara et a tre volte tanto, ma tutto consiste nelli habitanti de quali in quel paese v’è penuria grandissima et questo è certo la maggior importanza di quei confini, ma è cosa lacrimabile il convenir raccontar alla  Serenità vostra quanti disordini sono stati fatti in quelle bande nel tempo della guerra passata et massime a Novegradi, quali racconterò in parte, seguitando il parlare di questo luogo.

 

Novegradi

Novegradi, da me veduto et visitato, è un picciol castello sitoato sopra un monte assai forte che haveva un borgo al basso con di buone case, un anno di poi che li turchi furono all’assedio di detto castello et che si fecero patroni di quel borgo, parve alli più illustrissimi capitani, che paga la Serenità vostra far abbruggiar detto borgo et in parte smantellar le mura senza punto di necessità. Certo serenissimo prencipe che non fu manco importante il rovinar questo borgo di quello che fosse d’abbruggiar Nona et ciò fece che dove quel luogo era populato assai, addesso non vi sono più d’anime 216, delli quali sono da fatti 65. Il castello come ho detto è assai forte et fu battuto con quattro pezzi di artiglieria cinque giorni continui. Et vedendo gli nemici di non poter far altro si partirono, doppo v’è stato fatto pur qualche riparo di più, ma perché fu di terreno et per le pioggie va rovinando a poco a poco, però habbiamo dato ordine che il detto castello sia racconciato et vi anderà di spesa un ducati 100 in circa, li quali si cavaranno di quelle spese superflue che habbiamo regolate a Zara. Vi sono in quella fortezza fanti 25 di mediocre gente, ma quelli che habitano nel borgo ad ogni occasione sarebbono molto a proposito.

 

Pago

Pago isola molto grande circonda più di 100 miglia, la magior parte della quale è sterile et non ha pure un albero. È vero che quella parte che non è sottoposta al vento di bora è fertile et sarebbe abondantissima, se la fosse coltivata, ma vi sono pochissime genti. Percioché in tutta l’isola non vi sono più che ville cinque, nella quale vi sono solo anime 247, delle quali da fatti ne sono 77. Nella terra anime 664, da fatti ne sono 77. Nella terra anime 864 da fatti 232.

A tal che fra la terra et l’isola vi sono anime 1.111, le quali non bastano a coltivar la decima parte. La Camera ha d’entrata ducati 672 et di spesa 291 a talche non basta a gran gionta quello che si cava a far le spese ordinarie. Ma sicome il luogo è povero, così deve essere molto caro alla Serenità vostra, poiché se gli cava un anno per l’altro stara 62.000 de sali, li tre quarti de quali sono della Serenità vostra senza spesa alcuna. Et se procurasse farvi andare delli salinieri che lavorassero, si farebbe un terzo di sali di più, che per avviso vi sono 400 cavedini di saline che sono inculte per mancamento di gente. Però li ricordo riverentemente che sia messo un poco di spirto a questa cosa, della quale Vostra serenità ne trahe anco utile senza una spesa al modo, perché li padroni delle saline sono obligati di darli li quattro terzi di tutti li sali che sono cominciati et condotti in magazeno a tutte loro spese, dell’altro quarto ponno disporre a sua volontà vendendolo però in queste bande et non altrove. Cosa donque utilissima sarebbe procurar di condurvi della gente et contentarsi di tener morti ducati 800 in 900 per sovvenir gli salinieri l’invernada. Et ciò facendo son sicuro che la Serenità vostra avanzarebbe decina et anco quindicina stara di sale all’anno et farebbe coltivare li terreni, perché li medemi salinieri ponno anco in qualche parte attandere et massime alle vigne. Vi sono in quella Camera alcune mutationi di spade, archebuggi, corazzini et cose simili. Il tutto vecchio e marcio, però farebbe bene dare ordine che fossero mandati di qui all’arsenale dove pur si cavaria qualche cosa, che li vanno in malhora del tutto.

 

Arbe

Arbe è picciola isola che non gira più di 30 miglia in circa, ha ville quattro, ha nella città ch’ancor lei è picciola anime 761 da fatti 133, nel territorio ha anime 858 da fatti 166. Tanto che in tutto anime 1.619 et da fatti 299. L’isola ha poche biave, ma molti vini et buoni, è molto sottoposta alla rapina d’uscocchi, però non è meraviglia se alle volte quelli sono d’accordo con loro, perché lo fanno per non esser depredati. Et sia sicura la Serenità vostra che mai si può liberar da li uscocchi il depredare con quante provisioni si possono fare, sin tanto che Segna starà nell’essere ch’è al presente, però è necessario che Segna o mudi governo o contentandosi sentir ogn’anno richiami da turci e dalli sudditi loro, et Dio voglia che la stia qui, ma di ciò non passo più dir che non tocca a me. La Camera di Arbe ha d’entrata ducati 833 et di spesa poco meno da 330 che si mandano di qui per limitatione ordinaria, ho veduto alcune saline vecchie derelitte già molti anni, per quello che mi fu detto, le quali con poca spesa si ridurranno in buon stado et forsi saria bene mettervi pensiero. Il che ho voluto riverentemente raccordare a Vostra serenità secondo la comission dataci da questo illustrissimo Conseglio, che dobbiamo informarsi in che luogo si potriano far saline, onde le dico di nuovo che in Arbe, per quanto sono informato, con poca spesa se ne fanno. Havessimo carico dalla Serenità vostra di giudicar una causa di un Simon Marinelli, processato da quello clarissimo conte et mandato da lui in questa città, contra il qual conte questo Marinelli s’ha instituito molte querelle, hor donque formato diligentemente processo, sopra tutto esso negotio venessimo in cognitione che quel Marinelli, seditioso ribaldo, haveva calonniato quel magnifico conte, contro ogni dovere, et egli anco non era senza colpa dell’impotation datagli, però per tutto l’eccesso lo bandissimo cinque anni, con dichiaratione che’l potesse redimere esso bando presentando un huomo atto a servir in galea da remo la Serenità vostra per anni due continui, senza paga. Il che facessimo per esser questo huomo condennato di 70 anni et più.

 

Veglia

Veglia è la maggiore e miglior isola del Guarnero, la qual circonda miglia 100 in circa, ha ville 20 et ha anime 4.589, delle quali sono da fatti 1.090. La città ha anime 1.753 da fatti 321, siché in tutto sono anime 5.932 delle quali 1.411 sono da fatti, poca gente certo al molto paese, quest’isola è molto sassosa et non è coltivata tutta per mancamento di gente, ma quella parte ch’è coltivata è abondante e fertile, massime di vini, che se ne fanno de buonissimi, ho cavalcato per quell’isola et visitato un castello che si chiama Castel Muschio, luogo lontano dal mare mezzo miglio solamente e dalla città 15. Si trova sopra un monte et ha anime 320, la castellanaria di quello fu data ad alcuni cittadini di Modon per benemeriti in vita della madre, un fratello et una sorella per sostentamento loro, hora morta la madre et il fratello, la sorella sola che vive sola vorrebbe andare al possesso del  castello et venne davanti a noi a Veglia per esser ammessa al sudetto possesso, ma essendo costei maridata ad uno di Segna et che habita in Segna, et essendo questo castello luogo non così da disprezzare, considerato massime che non è così distante da Segna più di 25 miglia et da Fiume et Becciano [?] otto miglia solamente, non ci parve ammettere costei al possesso, sicome anco quel clarissimo proveditore l’haveva licentiata, scrittone di ciò alla Serenità vostra. Ricordarei adonque riverentemente che fusse bene assignare a quella donna alcuna cosa in vita sua et conceder questo castello a qualche benemerito suddito, il qual castello doverebbe esser un poco acconciato, che poca spesa v’andarebbe, et mandarli anco tre o 4 pezzetti di ferro et quattro archibusoni et tenerlo con un poco più di riputatione, perché li Scuocchi, che molte volte sbarcano a quell’isola forse si asterrebbono di molti mali che fanno. Questo castellano ha di salario dalla Camera ducati 60 all’anno. Et per certo caposoldo è una vanità, ma si potrebbe incorporare il tutto in un salario solamente et obligarlo a tener uno o due huomini appresso di lui et si farebbe beneficio a qualche cittadino o a qualche altro poveretto; la Camera ha d’entrata ducati 3.670 et di spesa 2.548, talché li avanza ducati 1.351. Il scrivano della Camera sustituto, non miglior delli altri, già 18 mesi non haveva posto alcuna partita in libro, al quale habbiamo fatto un commandamento che’l debba tener la scrittura regolata in ordine sotto strettissime pene et ivi anco habbiamo lasciati buoni ordini, sicome habbiamo fatto altrove.

 

Cherso et Oseno 

Cherso et Osseno sono quasi in una medesima isola, distante solamente da un canale strettissimo. Queste sono sassosissime di circuito da miglia 100. In tutto non hanno grano per tre mesi, ma vini honestamente, vi sono sopra isola animali al numero di 70.000. L’entrate di queste isole importano ducati 1.273, che sono di questa communità, ma pagato alla Serenità vostradi certo ducati 636 all’anno, li quali sono mandati a Zara applicati alle fabriche di quella città. Vi sono anco due dati che s’affittano per conto di Vostra serenità ducati 187, li quali medesimamente sono mandati a Zara. Vi sono anime in tutto 5.006, delle quali da fatti sono 1.421, il restante donne et putti. Sono stato io ad Ossero, l’ho veduta quella cava ch’è cosa di molta importanza, perché quella salva et conserva infiniti navilii dalla rabbia de venti et fortunali di mare. Però havendo essa cava bisogno d’esser acconciata et governata, habbiamo dato buon ordine perché così sia essequito, in osservatione della parte di questo illustrissimo Senato. Ivi anco habbiamo dato le debite udienze et necessarii suffragii secondo che sappiamo esser l’intentione di Vostra serenità. 

 

Tutti questi sono i luoghi che d’ordine di Vostra serenità habbiamo visitato per il spatio de 10 mesi, come ho detto, nelli quali non habbiamo mai mancato di tutta quella diligenza che per noi s’è potuta per riscuotere il denaro publico, per provedere alli disordini passati, per dar nuovi ordini acciò da qui in poi non seguino più di quelli inconvenienti che fin hora sono seguiti; habbiamo scosso in tuto de contadi, netto da ogni spesa, ducati 20.922, fatte sententie diverse avvogaresche per importanza di ducati 21.135. Et potemo dir con verità che li tre quarti di questi denari si sieno cavati del fondo del mare. Vostra serenità si truova 3 isole et un castello in levante, 7 isole in Dalmatia, sei città di vescovato pure in Dalmatia et cinque castelli, tra tutti questi vanno 37 nobili al governo. Sono in levante anime in tutto 51.890, delle quali ve ne sono da fatti 25.000; nella Dalmatia in tutto vi sono anime 61.594 et tra queste da fatti 1.368, ch’è pochissimo numero et è necessario haver grandissimo riguardo all’armata delle galere, perché mancano da 10 anni in quà nella Dalmatia anime quasi 40.000 et nella Grecia anco poco meno. Vi è d’entrata in levante ducati 30.500 et di spesa ducati 22.000. In Dalmatia v’è d’entrata ducati 32.613 et di spesa ducati 23.140, delli quali si mandano a Venetia per diverse limitationi ducati 10.000 in circa, doverebbe sopraavanzar ducati 17.973, se fossero riscossi sicome devono nelli datii, ma questi tutti vanno in sinistro. Perilché devo riverentemente ricordare a Vostra serenità quanto importa tener regolata la scrittura delle sue Camere. Però a voler far questo è necessario fare due provisioni, l’una che tutti i scrivano o scontri di Camera siano li principali delli officii et non sustituti et sia di loro fatto la prova che sappiano tener scrittura, perché dar carrico ad uno di cosa ch’egli non intenda è di molto danno alle cose publiche. Farli anco dar sicurtà di ducati 1.000 almeno per il maneggio che hano da fare sarebbe ottima cosa. L’altra che qui a Venetia sopra le Camere fossero deputati due rasonati che havessero special cura di riveder libri delli reggimenti et Camere di fuori, ma che li rivedessero di buon senno et che referissero li rettori a capello, se non che il bolettino di questo rasonato sottoscritto dalli proveditori, ma bisognarebbe pagare questi poveri rasonati et impicarli poi se mancasser del debito loro, perché sebene vi sono le leggi santissime di questo eccellentissimo dominio, che tutti li rettori ritornati dalli soi reggimento siano legati obligati portar i libri loro sopra le Camere. Però ciò affermo alla Serenità vostra che non venghino mai né considerati né guardati essi libri et a questo modo si va procedendo di disordine in disordine sino alla ruina, che quando li rettori et li scrivano sapessero questi ordini et che si facesse niun mancamento, sarebbono subito scoperti, forse che andarebbono più ritenuti. Et se in qualche Camera vi fossero disordini son sicuro che li saria fatto rimedio. Queste due cose a mio giuditio sono di molta consideratione. Per tale raccordo riverentemente li poveri soldati et stradiotti meritano esser pagati ne’ suoi tempi, così per obedire al precetto del signor Iddio che conmanda che le mercedi non devino restar appresso del padrone dalla sera alla mattina, come per benefficio di Vostra serenità, la quale pagando alli suoi tempi potrà pagare con oro e moneda alli prezzi che corrono, cioè li cechini a lire 9 le piastre a lire 6 l’una. È grandissima utilità pagare alli suoi tempi la cavalleria, impedirà che non siano dati alli poveri stradiotti in luogo di dinari biave, camize e panni et tante altre cose che mi arossisco di dirle. Però credami Vostra serenità che il non darli denari alli tempi debiti divertono molti et infiniti inconvenienti che nascono al presente. Et quello che io dico convengono pur anco dire della povera armata. Et siame levato di parlar anco di questo serenissimo prencipe, che la Serenità vostra si disporrà a mandare le paghe in armata iusta la forma delle leggi, che sono paghe nuove all’anno, la farà che li huomini non abborriranno tanto l’andare in galera, li sopracomiti non haveranno causa di permettere che li suoi galeotti robbino di continuo, così sfacciatamente come fanno, li medesimi sopracomiti non li mandando tutte le sovventioni et conseguentemente non anderanno debitori, come intendo che vanno alcuni, oltre che il pagarli in levante con 22 2/2 d’utile di Vostra serenità, mi par bene ch’ella il sappia che nel stato suo dal Zante in qua oltre quello che pagano le Camere, si spende al presente ducati 90.000 o poco più all’anno che vengono mandati da Venetia, delli quali la Serenità vostra ne riscuote da quelle Camere parte del datio della nova imposta de falcini, datio de ronzini et parte di diverse pensioni ducati 10.000 in circa. Tanto che restano spese in questa città ducati 80.000 solamente, ma la Serenità vostra cava dal Zante sali stara 12.000, da Corfù stara 22.000, da Sebenico stara 15.000, da Pago 40.000. Che fanno in tutto stara 91.000 di modo che l’anno far questi sali paga largamente tutto quello che la Serenità vostra spende nel Stato de mare da Zante a qui. Et se consideraremo li sali di tutta l’Histria, forse che il tratto di quelli può pagar 15 galere o poco meno. Ma bisogna Signoria illustrissima non continuare in questo disordine d’affittar li sali da Traci sino Narenta, come s’è fatto a Michiel Canerich dalla Brazza, il qual li paga alla Serenità vostra lire 11 ½ il numero, che sono stara 12 venetiani, 40 sino a 48 lire il mozo, ilche è danno notabile, ma molto maggior ancora perché con l’occasione di questi sali le scale di Narenta et di Marasca si aviano et si fanno grandi et mettono in pensiero di turchi di fabricar essa Marasca, farli una città et li luoghi della Serenità vostra, come Spalato. Il missia de Sebenico disaviano il loro commercio. Né bisogna dubitare che Narenta o Magarsca si servissero de sali sottovento, perché oltre che converriano pagarli più assai, molto più volentieri i morlachi andariano in Almizza, dove sono sicuri da scuochi, che andare altrove dove erano con pericolo di quelli.

Questo dell’entrata, delle spese, del stato suo et delli sali è cosa importante et di molta consideratione et verissima, et mi obligo con far vedere et toccar con mano ad ogni rasonato. Però s’è così non si deve già spruzzar tanto le cose da mare et quello stato ch’è tanto bello e buono, che mentre quello durerà, anco il Stato di terraferma, ma perduto il mare non so che pronostico si possa fare del resto. Et se si vorrà usar diligenza si troverà anco l’entrate et spese di questa città et di terraferma, ma questo non tocca hora a me, però non le dico altro. Le raccordo dunque con la solita riverenza mia, che li tornarà molto utile mettere un datio a tutti li vini forastieri che capitano in Dalmatia, li quali vini sono molti et si cavarebbe forse in 8 o 10.000 ducati all’anno avanzati; habbiamo havuto per nostro secretario messer Giovanni Maria, secretario dell’illustrissimo conte di dieci, giovane tanto da bene, di così gentil costumi, di così buona creanza et di tanta nostra sodisfatione, quanto altro certo che possiamo desiderare. Questo lo raccommandamo di tutto cuore alla Serenità vostra et alle Signorie vostre illustrissime come degno della gratia sua. Due rasonati habbiano havuto con noi, un Zuanne da Maltia da Corfù et l’altro messer Zuan Maria Cin nepote del Vic.no di monsignor illustrissimo Patriarca di Venetia. Questi intelligentissimi nel carrico loro et di tutta bontà quanto si può desiderare. Et certo serenissimo prencipe che meritano essere riconosciuti con l’occasion delle loro fatiche et me lo ponno credere, perché io so di dire il vero et molto meno dirò per brevità di quello ch’io debbo.

Habbiamo havuto continuamente al servitio nostro la galea chersana, sopracomito domino Colane Brasco. Questa galera è una delle migliori dell’armata. Il sopracomito è uno delli più utili servitori che habbia la Serenità vostra in questa professione. Questo gentilhuomo nel giorno della fu vittoria fu ferito di 3 ferite, né pur mai non solamente non si perdé d’animo, ma fece conoscere manifestamente che alcuni capitani spagnuoli, ch’erano sopra la sua galera, vigliaccamente si portavano. Et se viveva il clarissimo messer Agostin Barbarigo di gloriosa memoria havea fatta honoratissima relatione di questo gentilhuomo, che mai egli scostò da caro. È vero che noi quasi tutto il viaggio siamo stati tenuti da messer Francesco suo figlio, rimasto in luogo del padre per indispositione, il quale messer Francesco, herede o per dir meglio imitator del valor paterno, s’è portato con noi in modo che giustamente merita la buona gratia di Vostra serenità. però con ogni affetto di cuore raccommandiamo padre e figlio alle Vostre eccellenze illustrissime.

Sono obligato ringratiar questo et l’illustrissimo maggior Consiglio che m’habbi dato per collega il clarissimo messer Ottaviano Valiero gentilhuomo prudente, savio et intelligentissimo, certo è molto conosciuto dalle Signorie vostre illustrissime. Con questo adonque siamo passati tutto il tempo in amore et concordia constante vigilando sempre in buon servitio di Vostra serenità, nel valore et prudenza del quale si habbiamo fatto cosa alcuna di buono si attribuisca alla divina bontà.

Questa è qual tanto che mi occorre di dire et riverentemente ricordare alla Serenità vostra et se nel tempo del sindicato habbiamo prestato grato servitio alle Signorie vostre illustrissime, sia sempre ringratiata sua maestà. S’io ho mancato in qualche parte sia ascritto all’imperfettioni del mio ingegno, piutosto che a difetto di buona volontà. Non cedendo a qual si sia di animo buono ben servire questo eccellentissimo dominio, patria mia. Onde pregandoli dal signor Iddio quella maggior felicità che desiderar si puote alla Serenità vostra et alle Signorie vostre illustrissime humilmente mi raccomando.