• it
  • it
  • en
  • hr
  • el
  • de

1622 Giustiniano Antonio Belegno

Relazione

Relazione di Giustiniano Antonio Belegno ritornato di provveditore generale in Dalmazia, Golfo e isole del levante

 

Serenissimo principe, illustrissimi et eccellentissimi signori

Per tenermi agiustato a propri numeri nella sodisfattione dell’obligo di dover riferir nel presente mio ritorno dal carico di proveditor generale, mi dilatarò a i soli punti più essentiali con l’isperienza stessa che han essi prodotto, levando il tedio all’Eccellenze vostre di reiterar ciò che da diversi illustrissimi generali da mar et proveditori se l’è in diversi tempi rappresentato.

Fui ispedito al commando dell’armata, mentre viveano gagliarde le solite gelosie de spagnoli e le pendenze in che essi tenevan le sue risolutioni, m’han tenuto applicato con incessante motto et con frequenti ispeditoni, a procurare li confronti nelle dubietà che si ricevevano de gl’avisi e si come nel passato anno, con li giusti sospetti che s’hebbero del loro animo a qualche surpresa nell’Albania per gl’apparati e per le voci che correvano sopra Castel Novo, Dolcigno, Scuttari et altri luoghi, stante l’intelligenze con gl’Albanesi e le sollevationi che nell’universale di quei popoli si scorgevano, io co’l tenere l’armata unita in buon allestimento e co’l lasciarmi spesso vedere anco fino in vista del Monte dell’Angelo a navigar con essa, potei far riuscire buon contraposto a gl’affetti delle diseminationi. Così nel presente anno le vintiuna galere, che sotto il commando del marchese Santa Croce furono sino ad Otranto, con la lingua che presero ch’io mi trattenevo con tutte le forze alle bocche del colfo, rese persuaso il marchese al ritorno a Taranto et di là poi a Messina, ove senz’altro operare di disciolse il loro ammassamento.

La resolutione di propulsare l’ingiurie e il vero metodo per divertirle. Questa potrà dar sempre bilancio grande a spagnoli, rallenterà e mortificherà grandemente li loro pensieri nel farli declinare dalle loro insidie.

Nel di più se ben travagliosissime mi son state le dilationi et la scarsezza nell’impedirmisi di costi danaro, biscotto, apprestamenti et altro. Ho però atteso a superar l’impossibile et ho tenuto in continuo motto le galee, hora unite, hora disgiunte, sotto signori capitani. Si è con diverse fuste prese liberato il colfo dall’infestationi de corsari, havendosi insieme raffrenato la rapacità di questi con la preda che si fece delli due bertoni di corso ad alcuni scelerati ladri, che rissorgevano nelle rapine, è conseguitato il condegno castigo, sendomi riuscito alle reti che tesi a Ferletich uscocco, di haver la sua testa e li suoi seguaci vivi nelle forze, che fu con altretanta mortificatione de tristi, quanto che interuppe il corso delle loro malignità. A confini ha havuto mira di render con turchi fermi li fondamenti di quiete, troncando sempre ch’è nato qualche motivo, le dilationi negl’accommodamenti per non augumentare le differenze. Et con ministri principali turcheschi ho nutrita buona corrispondenza, per renderli maggiormente facili alle sodisfattioni. A sudditi di levante et Dalmatia ricorsi per sufragi, ho lor data ogni giusta consolatione, edificandoli della publica benignità nel loro sollievo, come principalissima sostanza d’augumento della lor devotione. Ho riguardato sempre in tutte le cose al publico risparmio et al rassecare le spese superflue, come per buona summa in diversi luochi è seguito et havendo lasciati gl’ordini al signor capitano Tiepolo di condur in Candia gl’arsili et accompagnarvi anco le galee del regno, richiamate in conformità di publici commandi, li due galeoni che ispedii a scorger le navi di negotio sino in Soria, come pure appostata l’ispeditione del signor capo delle galeazze ad assicurar la navigatione ne’ mari di levante; sendosi da me regolate le militie delle barche armate in conformità del publico ordine, riducendole al numero di vinti et compartitele alle necessaire custodie; havendo (Dio gratie) lasciato in buona salute l’universale di tutta l’armata son venuto a dar sigillo al mio carico.

Questo succinto racconto del poco ch’ho potuto operare a segno del molto che haverei desiderato, se ben par forse che potria bastare, tuttavia, servendosi la prudenza de governi delle conietture, che mirando alle cose a venire, forma il giudicio con la discussione e notitia dell’antevedenti co’l porgersi nelle contingenze gl’opportuni ripari, porterò con la mia debolezza li particolari delle cose co’l ripartirli in capi, trattando in primo luoco del colfo e di chi in esso possano promover travagli, per seguitar poi nel discorrere dell’armata, delle fortezze di Corfù, di Cattaro, di Ragusi et dell’altre città di Dalmatia, dell’essere de confini, con toccar nella chiusa alcuna cosa intorno gl’uscocchi et il comercio che corre con li sudditi imperiali.

 

Del Colfo e di chi in esso possa promover disturbi.

Dal dominio che tiene la Serenità vostra nel colfo si fonde la base dell’utile publico e privato che le proviene co’l negotio, se ne forma la grandezza e libertà della patria. L’historie sono piene del sangue sparso da nostri maggiori nel sostentare questo possesso, che da gl’invidi fu sempre grandemente impugnato, come parte essentiale della propria gloria; onde sempre che il bisogno chiami il concorrere con tutto il spirito et le forze al suo mantenimento et l’havervi continua la mira per l’altrui porti, che comprende sarà regola di vera massima di Stato.

Nel presente esser di cose da due soli potentati possono in esso promoversi disturbi: dal re cattolico et dal gran signore. Il Cattolico per sé solo non tiene vigore de forze che possa rimetter una ben ordinata armata di Vostre eccellenze et il far giuntar quelle che esso tiene in altri mari, non l’è espediente così sicuro, cavadosi li contrarii dalle obiettioni medesime, mentre quell’altra parte le restarebbe esposta totalmente all’ingiurie de corsari et alle diversioni che se le potessero fare. Il mover tutti gl’altri prencipi al concedergli per questo effetto le loro squadre, è negotio da non spuntarvi così facilmente. Tengono essi lungo tratto di fertilissime riviere nella Puglia, esposte per ogni risarcimento et quei sudditi ad essi poco inclini, pieni d’affettuosa dispositione al nome di Vostra serenità, che tutto può in ogni caso esser loco con asprissimo morso nell’equilibrio di queste importanti considerationi.

Co’l signor turco continua la Serenità vostra in buona pace. Da i traffichi che corrono ne cede il commodo, l’utilità commune a gl’uni e gl’altri sudditi et al sturbar il motto di questo avantagioso flusso et riflusso, vi han molto ben da pensare li turchi stessi. Al mantenere la quiete a confini doverebbe con essi esser sufficiente il paese aperto e mal custodito che tengono, ove facili si porgono li messi alli resarcimenti. L’amicitia ch’essi hanno con Vostra serenità rende loro ligieri i disturbi da altri potentati e conserva la sicurezza a loro sudditi a nostri confini. Riesce in loro pungente spino il riguardo del modo che si ha d’unire le nostre forze a quelle d’altri principi in lor depressione. Le sollevationi delle militie a Costantinopoli con l’ultima depositione e morte di sultan Osman, riuscite tragedie senza essempio, possono far apparire non intiera sodezza nell’appoggio dell’imminente lor barbaro imperio.

 

Dell’armata.

L’armata ordinaria di Vostra serenità è di 28 galee sottili, cinque de signori capi, 23 private de sopracomiti et vi son hora quattro galee grosse delle quali parlerò in primi luoco. Il capitano e il signor Lorenzo Moresini governatore hanno armate come galeazze ordinarie et hanno del lor proprio con molto interesse comprate le ciurme, l’altre due delli signori Francesco Querini et Tommaso Morosini si chiamano estraordinarie e sono ciurmate di tre qualità de galeotti, parte fatti dalle scole, già due anni con importantissimo dispendio, 60 ve ne sono di quelli levati dalle galee di mercantia, per li quali la Serenità vostra sborsò il loro debito et il restante è gente fatta con molto spirito da signori governatori medesimi con la soventione delli 40 ducati per testa ultimamente datiglisi da Vostre eccellenze. La capitana [?] è armata in tutta perfettione e l’altre ancora sono in ottimo stato e se ben nelle cerche al signor Lorenzo Moresini vi mancano più galeotti dell’altre, non resta però che nelle navigationi non si sostenti perfettamente, sendo la ciurma delle già azzalate di coditione mirabile. Tengono soldatesca veterana, bravissima disciplinata, che accerta d’un fruttuosissimo servitio in ogni occorrenza. Ben mi afflige che per li ritardi nell’ispedirsi di qua le paghe, gl’armizi et altri apprestamenti convengono si può dir la maggior parte dell’anno rimaner infruttuose ad attendere questi tanto necessarii soccorsi, che come fossero con opportunità sovenute, altretanto servitio ne cederebbe a gl’interessi di Vostra serenità.

Versa il mio riverente parere che l’estate dovessero esse galeazze star giuntate con l’armata sottile, potendo questa forza unita far valorosa ressistenza, mentre dall’ordinarie armate spagnola o turca s’aspirasse a qualche molestia et dal mese d’ottobre poi sino a quello di marzo, tempo a punto che l’armate aliene stan ritirate e che li vascelli di corso escono, cessando il dubio d’incontrarsi in esse, dovessero remanere le galeazze medesimi ne’ mari di levante, per soccorrere alle crosere di Sapientia e Cerigo, assicurando da invasioni li vascelli di negotio che vanno e vengono da Costantinopoli, Alessandria, Cipro e Soria.

La più potente e riguardevol forza che la Serenità vostra ponga nel mare sono stimate le galee grosse, come fondamento del decoro dell’armi et della publica essistimatione e che atte in ogni fattione, vagliono ad opponersi anco a vascelli d’altobordo, specialmente corsari, per l’avantaggio de tiri, non tenendo questi artellaria in qualità de metalli. Essi stimo perciò che convenga alla grandezza, al commodo, alla sicurtà et al beneficio delle cose publiche, il tener queste quattro galeazze armate, essendo la spesa che si sopporta avantaggiosamente concambiata da così evidenti et segnalati benefici. Il dissarmarle è operatione molto facile, ma il remetterle di novo non così già, s’incontrano difficoltà inesplicabili, non si possono ridur in stato che in due o tre anni. Le ciurme mentre son nove, non avezze alle fatiche, all’horridezze de patimenti, miseramente cadono, si convien rinforzarle con aggiungere, il supplimento et tanta industria et sollecitudine usatasi col consumo di tanto tempo nel ridurle in questo presente buon stato si può perdere in un sol punto.

Può esser fatta l’obiettione che nelle due galee estraordinarie vi sono le genti delle scole et che il trattenerle fuori si lungamente sia cosa per aventura assai strana. Veramente quando questi fussero delle medesime arti et maritati, chiamarebbero l’instituto piissimo di questo serenissimo governo al richiamarli alle lor case, ma deve la Serenità vostra rimaner accertata che in tutto il numero di questi galeotti non ve n’è uno al quale habbi tocco la sorte, ma è tutta gente che ha voluto vender sé stessa, tirannegiare l’arti co’l toccar zonta di 100 e più ducati per testa et essendo questi in glaea per propria elettione, conoscendosi che sono della più mal nata et abietta gente avezza a malamente vivere che qui si trovi, comple anco al publico servitio il tenerla qualche tempo lontana per tener purgata la città, mentre se ne riceve da essa quell’unico servitio che può prestare; e quanto più frequentemente si ritorna ad armar di novo le galeazze, tanto maggior aggravio ne ricevon le scole, convenendo ogni volta trovar gl’huomini con li sopradetti eccessivi prezzi. Havendo le povere arti quest’ultima volta con loro eccessivo dispendio speso in ritrovar 400 huomini in rinforzo di esse galeazze ducati 50.000, come chiaramente si può veder nell’officio della militia da mar.

Quasi ogn’anno si rende bisognoso qualche conciero ad esse galeazze et perché forsi in quest’opera vi corre molta spesa et longhezza di tempo nel ridurle in essere, che non può meno seguire in quella perfettione che qui sortirebbe, loderei, che in questo arsenale si dovesse sempre tener pronti due corpi di esse galee per dar cambio a due delle più bisognose che fossero fuori e che si dovessero mandarle in Istria per il mese di marzo, poiché ritornate esse galeazze di levante, verriano le due in Istria per aprile a fare il cambio con le nove, che seguirebbe in sieci o dodeci giorni per ritornar poi subbito ad unirsi all’armata et le vecchie con commodo et con opportunità potriano esser qui acconciate, per mandarle l’anno susseguente in cambio dell’altre due che non si fossero acconciate.

Vengo a discorrere dell’armata sottile. Le galee de signori capi sono armate di tutto punto perfettissimamente, anzi alcuni di essi signori tengono con grosso loro interesse genti sopranumerarie, come s’havrà potuto vedere dalle cerche. Sarei tenuto a dir molto della virtù del zelo e dell’applicatione continua et utilissima con che questi signori et insieme il capitano delle galeazze s’impiegano nel servitio, se il di più che potesse giungere potesse pareggiarsi col loro merito. Li sopracomiti, la magigor parte di loro tengono galee perfette; et vaglia a dir il vero, abbattute tre sole galee alle quali mancano scapoli, galeotti di libertà et altra gente, come dalle cerche inviate s’haurà potuto vedere, le rimanenti sono in stato di poter in ogni occorrenza prestar fruttuosissimo servitio. In queste vi è qualche mancamento de condennati, ma il diffetto non nasce dal sopracomito, ben dal non esserne mandati fuori in quantità che possa riempire li loro numeri e se bene in più volte molti ne sono stati inviati a me, li quali senz’avantaggio in alcun sopracomito li ho ripartiti a sorte in portione di quanti mancavano, non resta però che liberandosi giornalmente molti che han finito il tempo, morendone anco qualcheduno, non vi sii hora il mancamento di 200 sforzati. Le condanne con che vengono molti di essi sono di sei, otto o 10 mesi, tosto questi finiscono et havendo supplito all’obligo delle loro sentenze, pare non si convenga il trattenerli maggiormente, sarà però bene sempre che nella fusta vi siano d’essi sforzati, l’inviarli fuori a signori capi con ordine particolare di farne la dispensa alla sorte, conforme all’ordinario, che di questo modo si può assicurare che le galere sempre s’andaranno mantenendo nel suo buon stato et la Serenità vostra riceverà buon frutto dal loro servitio. Intendo essersi spediti di qua 100 di essi sforzati. Questi soccorreranno in gran parte al bisogno nel mancamento de numeri che ci sono.

La qualità de scapoli non è veramente in tutte le galee di bona sufficiente, tuttoche nell’ultima regolatione se le sia dato l’accrescimento dalla 20 alle 25 lire per paga e pare che ne nasca l’origine dall’obligo che han essi scapoli d’accompagnar le ciurme nelle fatiche di andar per acqua et legne et esser sottoposti alle fughe de galeotti. Mi giova però di credere che essendo la regolatione d’esso augumento da soli doi anni in qua, si potrà per l’avvenire per il vantaggio sudetto migliorar di conditione. Io nell’occasioni di navigare ho supplito a questo diffetto col dar rinforzo alle galee et con le militie estraordinarie, che erano per le piazze della Dalmatia et con le genti delle barche armate ancora.

Di officiali, compagni et maestranze se ne prova gran strettezza et in molti di quei che servono si scorge poca attitudine. La paga che se li da è molto honesta, se ne possono contentare, ma ognuno di questi volendosi accompagnare con moglie, se li disperde la paga, bisognandole con questa sola mercede mantener la casa e loro stessi mentre vi stanno lontano. Sortisse ancora la causa dall’essersi impoverita questa tant’utile professione, poiché di molti beneficii lasciati a poveri marinari di case et legati per maritar le loro figliole, nelle distributioni che ne seguono per lo più tocca loro la minor parte et restano privi di questo allettamento. Loderei che per non lasciarsi essinanir totalmente questa professione, sendovi una scola particolare de marinari ricca de molti legati et beneficii a pro’ de poveri, se ben si scorge disperdersene la distributione, si dovessero astringere tutti li nobili che hanno havuto et che per tempo havessero carico in mare di farsi notare in essa scola e che ogn’anno appresso il guardiano, solito eleggersi dalli fratelli di essa, dovessero loro insieme far elettione di due nobili principali che fossero stati capi da mar, con titolo de governatori et con carico uniti co’l guardiano di attendere all’essattione dell’entrate della scola, tenendo cura che siano rettamente dispensate conforme all’ordinatione de testatori et che havessero a ridursi in congrega una o più volte l’anno, per disponer le cose concernenti il beneficio della scola medesma. Stimerei di più che dovesse esser trattenute ad ogni capo da mar attuale, alli sopracomiti, nobili, officiali, compagne e maestranze un bezzo per lira delle lor paghe, escludendo dall’obligo li scapoli et galeotti, mentre non ne devono essi sentir beneficio, per far una unione del tratto di tutte esse summe da esser riposto nella cassa della scola per dispensarlo nel maritare delle figliole de poveri marinari et per sovenir all’urgenze di questi nelle lor povertà all’età decrepite, havendo veduto con mia gran dispiacenza molti di essi huomini, conosciutisi valorosi, ridottisi gravi d’anni haver convenuto per miseria mendicar il pane. L’aggravio ad essi signori capi et altri riuscirebbe insensibile, sarebbe sprone in molti d’impiegar con gran cuore sé stessi et incaminar li proprii figlioli in questo essercitio, con la certezza d’esse grate recognitioni, ogn’uno s’arecharebbe a grand’honore di connumerarvisi prendendo l’essempio da proprii nobili nell’esser descritti nella scola, onde in tutte le parti scorgo se non servitio di ciò et util grande.

Di bombardieri l’armata n’è in qualche difetto. Crederei proprio che da gl’illustrissimi signori all’artellaria et all’armare, con altri de signori che fussero stati capi da mar, si dovesse in questo particolare tener una consulta per qualche provisione, portando li loro sensi in questo eccellentissimo luogo, poiché la medesima urgenza si prova anco nelle fortezze, sendo veramente la paga che questi hanno così tenue, che dimostra nascerne da ciò il mancamento non s’incontrando genti d’attitudine che amino l’impiego in questo tanto necessario essercitio.

Il cambiar sopracomiti o governatori, se non hanno finito il tempo statuitole, lo stimo di pregiudicio grande, mentre vi sian pure quanti ordini publici si voglino et usino li signori capi quanta diligenza è possibile con la mutation loro si licentiano molte genti, si rendono le galee dal molto al poco buone. L’isperienza ne’ passati anni l’ha dimostrato che per tal causa molte galee rimasero disertate et inutili.

Lodarei l’astenersi il più che fosse possibile dall’armarsi galee nel regno di Candia, poiché sendo passato il corso di molto tempo che ogn’anno se ne armano, si va diminuendo grandemente il numero di quelle genti, mentre nove alli patimenti s’infermano et muorono et quando pur gl’accidenti portassero di doverne armare, non lasciarei ch’esse se non in caso di bisogno urgente passassero l’isola di Corfù, dando quelle genti nell’accorationi, subito che veggono esser condotte in Dalmatia, formano dubii di più non haver a ritornare alle lor case, s’imprimono in questi timori et par loro che siano portate all’eccidio. Io ho posto ogni studio maggiore al tener consolate esse genti, havendo insieme mira al lor beneficio; dagl’officiali venivan assorbite le paghe alle ciurme et io vi posi il rimedio co’l far dar a ciscun galeotto ogni giorno un grossetto per testa a conto delle medesme lor paghe. E se ben ciò è seguito con molta faticha et è stato con grand’obligo, tuttavia armato di buona toleranza vi ho tenuto applicato continuamente l’animo et l’ho fatto volentieri per la loro preservatione.

Stimo punto di considerabilissima sostanza, quando si voglia valer di esse gale, il doversi dar gl’ordini opportuni, che dovessero esser per li primi di marzo […] alla partenza, havendo osservato che come maggiormente si differisce, corrono nel viaggio li rischi d’incontri in armate aliene, con lunghezze nel giuntarsi all’altre forze; onde per meglio poterne conseguir questo fine sentirei che non si dovesse, concedendolo li publici rispetti, passar la metà di settembre nel licentiarle, prima che quelle genti sentano il detrimento del rigore del freddo in disuguaglianza del proprio clima. Anzi per consular maggiormente li popoli di quel regno nel dar loro ogni conveniente sollievo, quando occorresse hora far levata di quattro di quelle galee. Crederei bene che in lor vece si dovessero a portione obligar le città della Dalmatia e le tre isole del levante di dover esse armarle e che conforme l’ordinario dalli loro consigli, si deputassero li sopracomiti delle proprie nationi. Concorreriano essi a questo effetto prontissimamente e si verria a por in uso, che in tempo di bisogno di summe maggiori, tanto non sentivano le città medesime l’obligo dell’armarle; et loderei che a vicenda si dovesse dar l’obligo d’armarsi un anno quelle di Candia et l’altro quelle delle tre isole et delle città di Dalmatia, poiché l’interpositione dell’anno libero da simil obligo, cederebbe a popoli di commodo et sollevo grande e sarebbe un eccitamento in essi di prontezza di concorrere al servitio.

 

Nel levante.

A Corfù si potrà sempre armare una galea e dalla Ceffalonia per esservi maggior numero de genti se ne cavarian due, lasciandosi il Zante, per esser essinanità la quantità di quel popolo dalla peste del’anni passati, che rende hora quasi impossibile la speranza di pensarvi. A Cattaro si sarebbe levata una galea, se l’afflitione del contagio non ne interdicesse il modo. Da Liesena, Traù, Sebenico, Zara, Veglia e Cherso si potrà sempre commodamente, per numero di genti e per qualità di soggetti che ne prenderanno la cura, cavar una galea in cadauno di questi luochi, descrivendo nel punto che tratto delle città il numero delle anime ch’esse comprendono.

Dalla deliberatione che li sopracomiti in esse galee siano conpatrioti, non posso se non scoprire effetti di ottimo servitio, per gl’essempi del poco frutto a che han servito li rinforzi delle genti levate dall’isole et altri luochi nelle passate occasioni d’armarsi, le città et sopracomiti haveriano honorata emulatione di superarsi l’uno con l’altro nella qualità della galea. Le genti tutte concorreranno al servitio più volontieri et li patroni obligheriano li proprii coloni. Che d’altro modo s’è conosciuto particolarmente ne’ galeotti greci, che come si mescolano con gente italiana danno subbito nell’accorationi, non possono haver la consolatione che sentivano del commmando del loro patriota, anco per la lingua, che son punti tutti che devono formar gran riflesso in ogni rissolutione.

Nelle levate di militie del regno di Candia incontrano li capitani facilità grande nel riempimento delle compagnie, mentre quei che sono obligati et descriti per servire del remo, col dubio che lor non tocchi di venire armandosi galee, prontamente concorrono a rimettersi soldati, venendo ad accrescer la condition della paga et a sotrarsi dal primo obligo, onde non devenirei mai a levata di militie in quel regno, poiché quanti soldati si cavano di tanti huomini da remo si priva la Serenità vostra, si spopolano li luochi, s’impoverisce la coltivation de terreni, pregititii tutti manifesti e patenti.

Teneva la Serenità vostra, mentre uscii alla carica, quattro galeoni al servitio. Di questi con li sensi riverenti che aprii alla Serenità vostra stimo di doversene sgravare. In quest’anno si sono armati li due galeoni publici e gl’ordini reiterati che mi vennero di doverli ispedire per scorta della nave Gran Dolfino et altri vascelli di negotio destinati per Cipro e Soria, mi indusse a sollecitare la loro partenza, rinforzandoli con le militie albanesi, con ordine di scorgere essi vasselli sino ne’ mari di Soria, per riaccompagnar di qua poi altre navi suddite che fossero cariche et quando non ve ne fussero pronte, dovessero attender il carico d’esso Gran Dolfino et altri vasselli per assicurarle medesimamente il ritorno, che si faceva il computo potesse seguire in doi mesi in circa. Mentre l’effetto ne era seguito mi capitorno gl’ordini posteriori di dissarmarli et io per più vie ne ho spedito l’avviso al signor capitano Priuli gentilhuomo di gran valore e mi persuado che per tutto febraro potranno esser di qui. Questa dilatione, che sarà seguita nell’essequir l’ordine, la stimo contrapesata da molto frutto, poiché i vascelli di traffico con questa scorta saranno andati e potranno ritornar sicuramente, con capitali ricchissimi a consolatione della piazza afflitta da tante perdite, oltre l’utile che verranno a sentirne li publici daci et giungeranno in opportunità di tempo che potrà la Serenità vostra dal stato di gelosie di aliene armate deliberare appositamente circa essi. Quanto fosse di maggior servitio, convenendosi in tal deliberatione prender regola da gl’apparati altrui, che come si scorgesse non mirarsi da altri potentati a provedimenti di simili vasselli, stimo, sendovi il vigore delle galeazze, non necessario anco all’armi di Vostra serenità il continuarne la spesa et in tal caso non serviriano essi galeoni, quando havessero a navigar uniti con l’armata, che a solo ritardo ne’ viaggi, de fatica et incommodo alle ciurme, ne’ rimurchii et d’obligo nel provederli d’acqua e legne. Non mi estenderò ad aggiungere, mentre vi sii la necessità di proveder numero maggiore di navi, li mezzi che si potessero tenere, havendosi già aperto l’addito col farne venir da più lontane parti et con la confederatione con signori Stati come sempre più da vicino capitano a Malamoco navi in qualità, che possono al bisogno esser tratenute et accommodate ad uso di guerra, con minor dispendio dell’altre di parte remote.

Le barche armate crovatte et albanesi erano al numero di 29 con 50 et più soldati per barca e vi rimaneva un buon numero di militie di esse nationi, che s’erano compartite a diverse quando in terra et tutta la summa ne ascendeva a 1.900 in circa; subito che uscii alla carica ne feci la rasegna cassandovi da esse tutti li sudditi, che v’eran in buon numero, poche col trattenersi questi al servitio si pregiudica all’agricoltura de terreni e la Serenità vostra pur resta priva di tanti huomini da remo. Io stante li publici ordini ho ridotto esse barche al numero di vinti, 11 albanesi et nove crovati con 50 soldati per cadauna, havendo regolato il rimanente d’esse militie. Ho trattenuto al servitio li capitani di maggior merito et isperienza et nelle rassegne che ho fatto ho havuto riguardo al raffinare et al sciegliere tutti buoni soldati, concedendo la licenza per ritornare alle lor case a quei che me l’han richiesto, che furono in buon numero e sebene con parole affettuose procurassi di persuadere li regolati di rimettersi al servitio delle galeazze o galee e che ne medemi ufficii habbino versato li signori capi governatori et sopracomiti, non s’è però incontrato nella rimessa che alcuno se ne habbi voluto render contento, ma quei che volontariamente sono rimasti si sono accordati nelle barche al supplimento del numero, per quei che si sono licentiati et buona parte s’è posta in accordo con altri capitani delle loro nationi, che erano in Dalmatia, per riempire le loro compagnie di Lombardia. Non formò però alcun dubio, che quei che hanno richiesta et ottenuta la licenza di ritornar alle lor case, non siano per declinare dalla brama mostratane a capo due o tre mesi che vi saran stati, che verran poi di nuovo al servitio, onde all’hora bonissima si mostreria la congiontura di far che essi si rimettino nelle galeazze et galee et l’esser questi partiti con buoni vestimenti et con denaro, edificati grandemente dalla munificenza di Vostra serenità, servirà in altri d’eccitamento al concorrere volontieri al servitio, sempre che se ne presenti l’occasione, non si essendo durate molte difficultà nell’ultime estrattioni, che si son fatte da capitani che da me furono ispediti nell’Albania.

Il numero d’esse barche l’ho compartito a quelle custodie e posti che ho conosciuto maggiormente necessarii. Debbo ben riverentemente aggiungere, che restano occupate per publico ordine, con tre barche con 150 soldati, alla guardia di Capod’Istria, che vuol dir interesse di ducati 600 et più il mese senza cavarsene imaginabil frutto et sendo queste di genti crovatte avezze al rubbare, nella distanza in che si son tenuti da capi han inferito diversissimi danni a poveri sudditi dell’Istria. Io non so per alcun conto vedere che dalla custodia di esse barche si possa traher immaginabil beneficio al negotio de sali per li contrabandi. A questo servitio può ben meglio supplire una o doi delle barche lunghe con quindeci o vinti persone; onde essistimerei molto proprio l’ordine che esse militie ritornassero all’armata, ove sotto l’occhio de signori capi da mar saranno tenuti in ufficio, non rimaranno infruttosi et la Serenità vostra verrà a riceverne buon servitio.

L’honore del giudicio, che cade nella mia persona, versò nell’appoggiarsi da Vostre eccellenze alla mia debolezza il peso di general semplicemente, stimorono poi d’aggiungermi il commissariato gravoso in sé stesso per la propria importanza, ma gravosissimo per la necessità in che ho sempre versato di paghe, biscotti, riso, armizi et altri apprestamenti. È stato in me medesmo afflittione grandissima il sentire le voci di tante genti che servono a dimandar soccorso, senza che mi restasse il modo di poterli consolare. Li signori capi da mar et sopracomiti nell’avanzo di cinque o sei paghe erano ridotti di non haver più il modo di sostentare le loro galee, mentre indebitatisi per tutte le città, obligata la loro parola, date le proprie robbe a mercanti in sicurezza de pagamenti, havean fatto quel più che concedeva le loro private forze. Han convenuto essi signori, per il difetto di non haver denaro, comprar li vini et altre vittuarie con loro interesse grande, poiché se il vino a contanti valeva 12 in 14 lire la barila, lo han convenuto a tempo pagar 16 et 18 et l’istesso interesse han provato in tutte le altre provisioni. Cessò pur anco questi ricorsi, né più se ne trovava et l’infelici ciurme sforzate han convenute rimaner prive di questa sostanza di doi tazze di vino, che se le dona per testa. Gli officiali che si sono spesati alla tavola, li compagni, scapoli et altri delle galee, abbandonati per impotenza dalli paroni, se han voluto vivere han convenuto vender le vesti et le proprie armi. Le povere ciurme han sofferto anco la necessità de risi e seben, con gran prudenza, nell’ultima regolatione si deliberò dalla Serenità vostra, che di sei in sei mesi ne fosse ispedita nelle munitioni di fuori la quantità che potesse bastare, non se le è però dato effetto et l’inverno passato non ne furon da poterle sovenire. La state ne venne, ma la provisione fu tanto scarsa che poco durò et da agosto in qua non hanno le povere genti provato il beneficio di questo alimento. Di biscotti pure si è andato con la man ristretta et molte volte in vece delle 22 onze di biscotto, che si da alli condennati per giorno, s’è convenuto darlene sola mezza libra. De gl’armizi et remi particolarmente, tutto che hebbi usato estraordinaria diligenza nelle dispense, co’l voler prima de cambi dal vecchio al novo sempre vedere con proprii occhi il bisogno, poco però ha potuto giovare all’armata che quasi sempre n’è rimasta sfornita, per le scarsezze tenute nelle missioni. Da questi mancamenti, particolarmente del denaro, non s’è potuto inspedir il signor proveditor dell’armata in levante, che con la sua assistenza haverebbe potuto soccorrere quell’isole particolarmente de formenti, come meno a suoi tempi non si sono inviate le galeazze ne’ mari di Sapienza. Conoscono Vostre eccellenze essere questi provedimenti d’essenza necessarissimi al mancamento, alla conservatione et all’alimento medesimo dell’armata. In tutte le operationi vi concorre la necessità de proprii mezzi per condurle a fine. Se co’l ritardar nell’inviarsi denaro scemassero li debiti altra conditione sarebbe, ma questi giornalmente accrescono et si convengono pagare et […] pare quanto meglio sia rasignar et sodisfar di mese in mese, che far in una sol volta cinque sei paghe, poiché si da causa a mille fraudi, che non si possono vedere né riparare. Non vi è cosa che concilii più l’animo delle militie e popoli, che il soccorrere a loro bisogni et ognun di questi posteri ama meglio l’haver le sue paghe ogni mese, poiché con esse dispone li suoi bisogni. Le ciurme come hanno le sue portioni di biscotto et le minestre di sostentano benissimo, che sprammiando [?] se le porta ciò in credito et se li da saldo fuori di tempo in una sol volta, la quantità la dissipano, la vendono per una miseria con notabilissimo lor danno et quanti vi sono che aggiunto alla gravità de patimenti che soffriscono, quest’altro ancora della fame, s’infermano et muorono. Vostra serenità sente il pregiuditio della perdita dell’huomo da remo et insieme del debito che le apparisse alle partite di processo, drappi et barbiero. Ho digredito dal mio discorso, in rappresentare questa vera necessità, sarà parto della sapienza singolare di Vostre eccellenze il mirarvi, il soccorerla et l’includere tra le altre necessarie occorrenze questo soccorse necessarissimo.

La spesa che ogni mese vi corre a pagar l’armata presente, ch’è di quattro galeazze, cinque capi da mare et 23 galere di sopracomiti, ascende all’anno alla summa de ducati 330.848 et di biscotto 180.190, che in tutta fanno ducati 511.038.

 

Delle fortezze di Corfù, di Cattaro, Ragusi et delle città di Dalmatia.

Molto haverei che dire delle tre isole di levante come principali per il sito, per le forze, per li porti et per il commodo che possono ricever da esse le armate, ma non havendo nel mio carico visitato il Zante e Ceffalonia, sendovi recenti le relationi di diversi illustrissimi generali, tratterò solo di Corfù, ove per qualche tempo per importanti occasioni son dimorato.

Quest’isola è gelosissima et importante per esser posta alla fronte del colfo, congiongendo il dominio d’esso col resto di quel del levante, tiene fortezze reali per il sito, per ogni altro rispetto di mirabile construttura, la vicinità che essa tiene con il paese turchesco le porge non solo copiosa quantità di vettovaglie, di formenti et carnali, ma insieme ogn’anno concorre gran numero di albanesi, sudditi del gran signore, per coltivare li terreni, trahendo molt’utile dalle loro fatiche; et molti di questi vedendo il tranquillo vivere sotto il dominio di Vostra serenità vi transportano le proprie habitationi, sendone venuti ad habitare da otto anni in qua in numero di più di 4.000, da che ne è venuto che quasi tutta l’isola s’è ridutta a cultura et in particolare la valle di San Zorzi, la quale già anni con tanto studio et dispendio si tentò di cultivarla a formenti; e se ben per quest’effetto non ha potuto riuscire, rispetto che la grandezza del circuito della valle in tutte le parti riesce montuosa et in essa vi colano tutte le acque, che vi dimoran sopra tutto il verno, non havendo per l’impossibilità dell’opera sortito effetto all’esshibitioni de scolatori, proposti dal signor Ascanio dal Monte, hanno però li paroni di terreni posto in uso di seminarla a calambocchio, che vuol dir come sorgo turco, facendone le semine l’aprile o maggio, che l’acque si sono essicate e raccolgono di queste biade in grandissima quantità, con molto lor benefitio, facendone l’essito a contadini per il lor alimento.

Quei cittadini nel passato tempo non haveano il commodo [?] di molte fortune, ma al presente pare che col benefitio della coltura introdottavi da gl’albanesi e col molto oro in più volte lasciato in quella città dalle nostre armate, molti di essi si sian fatti commodi; sono di natura et di dispositione poco buona, né corrisponde l’interno della devotione alle apparenze che ne demostrano et il tenervisi ben l’occhio da quei illustrissimi rappresentanti complirà sempre grandemente. Li contadini per li villaggi sono fedelissimi al nome di Vostra serenità et il confirmarli in questo dovuto obligo sarà sempre proprio. Vengono essi molto oppressi da cittadini con usure grossissime et quando hanno litigio con qualche persona civile, non vogliono gl’avocati difenderli, si che quasi tutte le lor dimande restano terminate con l’absenza, con totale loro esterminio, né havendo il modo di far passar l’appellationi a Venetia, rimangono oppressi con questo termine indiretto dall’altrui potenza. Essistimerei perciò operatione di gran pietà il mandarsi ogni tre anni almeno un generale nelle tre isole per tener scacciate queste tenebre, col far da pertutto apparire il splendor dell’equità, della giustitia incompatibile di Vostre eccellenze.

L’inquisitione a che devenni per il publico ordine sopra la scrittura presentata alla Serenità vostra da gl’ambasciatori di quella communità, intorno all’estorsioni che sentirono quegl’isolani nell’ultima levata de galeotti et il castigo che riportorno rei, con la mira che gl’aggravati fossero risarciti, potè sollevar quegl’infelici da una total rovina, che perciò predicano la paterna carità et la benignità grande dell’Eccellenze vostre.

Pativano insieme quei poveri villici oltre queste estorsioni altri innumerevoli ingiusti pesi, non solo da i cittadini et mercanti, ma anco dalli agenti delle baronie, poiché li lavoratori de loro terreni, ancorché per terminatione della Serenissima signoria con auttorità di questo eccellentissimo Senato, fosse stabilito che non potessero esser levati dal possesso quei che tengono terre et possessioni per traditione de loro antenati, né alterarsi le contributioni che pagano, overo aggregarselene di nove, soccombevano con tutto ciò a diverse altre gravezze, adossate loro da detti agenti in progresso di tempo con nove obligationi et instromenti, ho perciò tutti questi tagliati et restituiti li contadini al solo primiero antico obligo.

Solevano li medesimi agenti di baroni et li curfiotti ancora padroni di fondi studiosamente trascurar et portar innanzi l’essattione de gl’affitti et delle regalie, attendendosi da loro che sormentassero ad alto prezzo, riscuotendo poi dagl’infelici, che perdevano l’occasione delle consegne, mentre non tenevano più la prontezza delle biade, vini, ogli et regalie, il denaro invece sua con grand’acerbità et con utile troppo essuperante il dovere. Vi ho però posto opportuno riparo con molto sollevo de poveri infelici.

S’era anco introdotto che il capitan dell’isola, per nome suo et per nome tal hora di qualche persona publica, andava dispensando dinaro sino alla summa de migliara de ducati per caparre et postrichi d’ogli, biade, lini, vini, semenza de lini et altro et questo non solo a persone bisognose che voluntariamente si contentavano, ma forzatamente a gl’altri ancora che non ne tenevano bisogno, causando con questa violenza a poveri contadini un danno incredibile, poiché quello che viene incaparato anticipatamente et alla voce per sei lire, viene al tempo della raccolta a valer de dodeci, ho perciò vietato sotto la perdita del capitale et altre pene, che non possi detto capitano dell’isola et successori dispensar più questi postichi, che affligon troppo, spolpano e divorano in ogni maniera gl’infelici poveri.

Sentivano essi popoli gran dispiacere, che essendo antica et imemorabile consuetudine, che l’elettione de contestabili et vecchiardi delle ville, fosse fatta da gl’habitanti et sacerdote de cadaun casale, venisse loro usurpata dal sudetto capitano quella ragione di eleggere, li ho consolati co’l restituir loro questa antica prerogativa.

Si chiamavano anche molto aggravati dalla frequente missione de cavallerotti per la provisione di vittuarie a uso delle case publiche, ho assignato medesimamente a questo dissordine il conveniente rimedio et che non possino esser mandati altri che li spenditori a far le necessarie provisioni, con li dovuti et giusti pagamenti.

Nelle confusioni delle passate cose si sono smarriti li rolli de galeotti del contrastoff.o [?] et de falliti anco de gl’anni passati, ho terminato che con prima opportunità venga formato un novo catastico et una nova descrittione de galeotti, non essendo stata fatta altra del 1607 in qua et li novi che saranno in essi descritti siano portati in altretanti bollettini, li quali insieme col medemo rollo siano riposti in una cassetta da esser custodita in camera con due chiavi differenti, una de quali resti in potere del signor bailo et l’altra del signor proveditor et capitano et ogni volta che si vorrà far levata de galeotti, ne sia fatta l’estrattione a sorte, con l’assistenza de medesimi signori due rettori et interventione anco de sindici della communità, così che se non in caso d’infirmità et patente non possano l’estratti esser iscusati, né possano di novo imbossolarsi quei che saranno stati in armata, se prima non saranno iscriti tutti gl’altri; et essendo supremo il bisogno che hanno anco le altre due isole d’esser visitate molto propria e riuscita l’elettione del general Ponte, che con la virtù et singolar valor suo, supplirà pienamente al publico servitio.

Nella camera pur di Corfù, con la revisione che feci di essa, vi ho abolito diversi abusi, statuendo diversi ordini. Vi ho cassati molti salariati per terminatione non confirmate dalla Serenità vostra, annullando la responsione di stipendi et altre cose grandi introdotte con utile et con importantissimo benefitio della camera.

L’isola tutta di Corfù comprende il numero di 30.000 anime in circa et di questi vi saranno descritti 4.000 galeotti et 1.000 soldati delle cernide. Questa militia non si rendeva possibile, l’unirla tutta in una volta ad una rassegna generale, per non vi esser sopra esse capi et altri ufficiali, ho terminato che ogni 100 soldati di cernide siano sottoposti ad un capitano, debbano haver un sargente con alfiere et quattro caporali.

Gli hebrei sono in numero di 700, de quali non ve ne sono 100 de gl’antichi corfioti, sendo tutto il resto levantini et spagnoli, questi vivono col traffico di mercantie di terraferma, oglio et altro. Habitano sparsi per la città, mescolati con li medesimi greci. Crederei proprio il mirarsi a darle luoco appartato, che come in un ghetto dovesser star uniti. Con gran scandalo della cattolica religione, s’era da questi introdotto di far processioni solenni, prender ad affitto baronie, terreni et altri stabili et habitavano sparsi per l’isola, che con mia terminatione et con rigorose prohibitioni rimediato ad un inconveniente di questa natura; et havendo sopra le prenarrate et altre importanti contingenze instituiti diversi ordini, li presente riverentemente, perché se saranno conosciuti degni da Vostre eccellenze della loro confirmatione possono darvi il vigore del supremo beneplacito.

Mi resta in questa parte a toccar alcuna cosa particolarmente delle fortezze di Corfù. Al mio partire vi erano 10 compagnie ordinarie et due estraordinarie de fanti, fra tutte 746 et furono queste da me rassignate, quando mi attrovai a Corfù, cassandovi una quantità di 114 casalini che vi erano, come diedi conto con mie lettere a Vostra serenità et vi deliberai diversi ordini per regola di disciplina militar. Il numero che vi vuole in tempo di pace per ben guardare questi pressidii non suol esser meno di fanti 650. Quivi lasciai il signor conte Giovan Battista Polzenigo governator della fortezza vecchia, gentilhuomo di molta esperienza nelle armi et consumato molti anni nelle guerre, ch’avendo con la molta sua intelligenza disciplinato nel maneggiar l’armi queste militie, che non si haveva da desiderar d’avantaggio, restando io compitamente sodisfatto della persona sua, per haverlo conosciuto cavaliere molto degno, devotissimo verso il nome della Serenità vostra et zelantissimo in ogni publica occorrenza.

De bombardieri è mal proveduta e quei che vi trovano sono quasi tutti artisti accasati et molti vecchi impotenti, dependendo ciò dalla paga tenue che distrahe la concorrenza di buona gente. De scolari ve ne erano solo 50, numero così scarso che si dimostrava insensibile et rimanevano senza disciplina. Io li ho ridotti a 100 tutti di gente scielta et li ho partiti in quattro squadre, l’una sotto il capo ordinario de bombardieri et l’altre sotto altri capi che vi sono, ispeditisi di costi. Ho ordinato che essi scolari si essecitano nel bersaglio et ogni domenica una di esse compagnie a vicenda rimane obligata a questo essercitio, per apprender l’uso di maneggiar l’artellaria. La concorrenza e gara d’honore che tra essi capi anderà versando, da con ragione a credere che servirà loro di stimolo molto efficace di tenerli con buoni documenti disciplinati, onde s’avanzino nella professione con servitio, utilità et riputatione di quelle piazze.

Le munitioni sono essauste totalmente de viveri. Vi era una summa di 4.000 stara di miglio, vecchi di vinti et più anni, de quali per quanto intendo se ne son gettati via più di 400 stara, che erano marciti, onde per riparar al danno stimai, nella penuria de biade che sentiva l’isola, d’ordinar la dispensa di esso miglio alla contadinanza a contanti in raggion de lire 14 il staro et il mio oggetto era che il tratto dovesse il presente anno esser reinvestito, che per l’informationi havute saria seguito con utile di sei lire per staro. Ma la povertà della camera e l’urgenza di pagar le militie assorbirono tutto il denaro. Il mirarsi da Vostra serenità al provederle subbito, o coll’inviare de qui tante provisioni de migli o co’l ordinarne l’investita nel paese turchesco, sarà proprio della prudenza sua singolare, conoscendosi non vi voler minor summa di 10.000 stara di tali biade in quei depositi.

Nella fortezza vecchia vi è un grave punto da considerare, che è il pensiero che apporta la continuatione del domo nel luoco ove si trova al presente, perché per molte solennità dell’anno che in questo si celebrano, danno occasione di concorso frequentissimo, si per causa del reggimento a queste più funtioni accompagnato da una infinità de greci et altri habitanti, come perché sono solite entrar tutte le processioni de corfioti  et stando il medemo domo nella parte più intima et nelle viscere si può dir della cittadella, non si deve star senza timore che quando vi fosse qualche mal animo potessero tentare di essequirlo in queste occasioni, oltre che conservandosi nella cittadella le polvere et altre monitioni, la quantità de lumi può sumministrar l’origine di qualche grave incendio; questo rispetto è stato considerato alla Serenità vostra da molti altri signori generali et proveditori et io credo che il concorso della spesa che vi andarebbe nel fabricar in città il palazzo a monsignor reverendissimo arcivescovo, che hora è in fortezza, habbi portato in dilatione il rimedio a così importante punto. Sentirei riverentemente che essendovi contigua al signor bailo una chiesa latina, sotto il titolo di San Giacomo, capace di positura molto commoda, si dovessero in essa reportar le reliquie che sono nel domo, per celebrarvi le dette funtioni solenni, così che non derogandosi al culto del signor Dio, si verria nell’istesso tempo a metter in sicuro le cose publiche et liberarsi da questo giustissimo timore, potendosi per hora tralasciare, stante la strettezza del denaro, la fabrica del palazzo ad esso monsignore reverendissimo, il quale si come con l’habitatione ch’egli hora ha in fortezza vecchia, in alcune funtioni che occorrono farsi la notte, come il Natale, va egli co’l clero a dormir nella cittadella, che per esser disgiunta da essa fortezza si serrano la notte le porte, così sarebbe facile il trovarsi nella città come si fa nella cittadella, per esse due o tre notti habitatione propria per esso monsignore reverendissimo, che le cederia senza immaginabil incommodo, celebrandosi di giorno tutte le altre solennità e credo ne rimarà contento, sendo veramente esso prelato di costumi et di bontà preclara molto devoto ne’i publici interessi.

Vi erano prima in essa fortezza molte case di corfioti e col tempo sono state comprate dalla camera et fatte publiche. Hora vi restano tre o quattro sole case habitate da corfioti medesimi. Di questi ancora loderei il liberarsi co’l prender esse case in signoria e credo che li paroni si mostreranno pronti a venderle, onde cessarà ogni ombra di sospetto in questo capo. Invigila hora con molta prudenza in tutte le cose il signor proveditore Veniero, il qual ben corrisponde con utilissimi effetti all’essenza del proprio valore.

La fortezza nova è piazza assai più gelosa di quello sia la vecchia, poiché resta più esposta e per l’amplitudine del suo recinto e per la qualità della sua constitutione, tiene quantità numerosa de luochi che devono esser guardati. Stimerei che si dovesse transpostare alla sommità l’habitatione del signor proveditor, che è posta quasi al piede d’esso, mentre rimane la notte con troppo rischio la parte più principale et l’artellaria in potestà di quei pochi soldati che vi si trattengono, nel governo sostenutoci dal signor proveditor Molino, s’è egli mostrato veramente vigilante et fruttuoso rappresentante.

Io per stabilire quelle diligenze che si convengono ho lasciato ordeni che si mutino frequentemente le compagnie da una fortezza all’altra; che il portello che conduce il mandracchio si tenga chiuso; che non si rimettino in quelle compagnie sudditi del cattolico; che dal signor bailo Loredano, genitlhuomo di gran prudenza et che impiega tutto il suo ardore nel ben servire, si facci tener un registro di tutti li forastieri che capitano, li quali sieno obligati di prender un bollettino per il tempo del soggiorno et che si osservino gl’andamenti e le prattiche del consule Lipavati, che ivi rissiede a nome di Spagna, il quale essendo apparentato con molti di quei cittadini, come pure suo padre vi era accasato, riesce egli un pungente spino ne’ gl’occhi e può apportare gran gelosie e pregiudici a publici interessi. Semina egli zizanie e fu quello che persuase a gl’habitanti del Fano di trasportar il domicilio a Manfredonia, tutto che non ottenesse il suo intento, havendo io doppo per gl’avvisi e le commissioni che mi vennero, confirmati quei sudditi nella lor devotione. Ogn’altro che fosse mandato da spagnoli a essercitar quel consolato, riuscirebbe più tolerabile e manco geloso a quella parte.

 

Di Cattaro.

La fortezza di Cattaro riesce per ogni rispetto gelosissima et importante, sendo situata a capo un canale di circa 18 miglia, nel quale vi sono porti capacissimi per armate et alla sua bocca vi è Castelnovo, fortezza del signor turco, che col tiro può facilmente offendere le galee o altri vascelli nell’ingresso et in consequenza porgerci impedimenti a i soccorsi ne’ casi di qualche motivo, mentre dalla parte non di terra non può esser soccorsa, che dal solo paese turchesco. Con mio stupore intesi che in quelle munitioni non vi si trovano che soli 1.000 stara di miglio et questi ancora, per la penuria di biade che provava il contado, furon da qualche rettor e da proveditor Malpiero, gentil huomo valoroso et di gran prudenza, distribuiti a contadini in raggion de lire 14 il staro. Il danaro del tratto si trova in camera, doveva seguir l’investita di esso nell’Albania, ma la scarsa raccolta del presente anno ne ha levato il modo, sopragiuntivi anco li travagliosi accidenti di peste che meno da peramini s’è potuto attender a procurar qualche investita de formenti. 1.000 stara però di miglio in quella fortezza riesce summa insensibile et loderei che da Vostra serenità ne dovesse ivi esser sempre tenuto con deposito di 6.000 stara al meno. Questa piazza in tempo di pace resta custodita con tre compagnie ordinarie, ma al presente tiene l’aggiunta di due altre compagnie estraordinarie. Li soldati delle prime per la poca paga che hanno di sole 17 lire il mese, nette da i dritti che se le trattengono, sono gente diserte, di pochissima consideratione. Anzi non riuscendole possibile il vivere con essa ne’ presenti tempi, massime penuriosi molti ne fuggono nel paese turchesco. Sono armati co’l solo arcobuso, che è arama non più in uso ne gl’altri principi. Loderei che dovessero esser armati a portione di moschetto et piccha et che in una rassegna si dovessero raffinarle di buoni soldati, rendendoli alla paga de lire 24 il mese, del modo che, che si deliberò per quelle di Corfù. Come esse compagnie fossero ridotte in stato di buona militia, cessaria il bisogno di tenervi in tempo di pace gente estraordinarie et potria la Serenità vostra rimanere sollevata da così grosso interesse di spesa, porgendosele facile l’adito di esso raffinamento col sbandar esse straordinarie et riempir il numero dell’ordinarie con li buoni soldati di esse.

Nell’ultima descrittione che feci fare di quel contado si trova il numero di 3.557 anime. Quei cittadini e popoli sono devoti, se ben per la naturale fericità tal volta si mostrano poco confidenti, particolarmente li perastini, li quali trahono il lor vivere dal navigare con una quantità di forse 60 et più vascelli che han fabricato, molti di essi di portata di 400 et più botte, estrahono la maggior parte di loro formenti dall’Albania et vanno soccorrendo la Dalmatia, ne portano in Istria et molti ne vengono, ma quest’anno per li suspetti di peste son stati sequestrati nella lor terra con gravissimo patimento.

 

Di Ragusi.

Vi sono li ragusei che tengono la loro città et picciol dominio nel mare e fra lo Stato della Serenità vostra. Nascono con hereditario veleno et si nutriscono con intenso odio alla serenissima republica, credendo con la nostra depressione di poter poner lor stessi in sicurezza e di ritornar ad atraher quel negotio che trasportato a Spalato era l’aggrandimento delle loro sostanze.

Il poco territorio che hanno è capace di molti porti, principalmente Lagosta et Melada, de quali saran sempre paroni chi haverà numero di più vigorosa armata. V’è il porto di Santa Croce vicino per terra un miglio alla città, molto amplo e capace di consideratione importante. Dalla città in fuori non tengono altro che un castelletto di consideratione alla bocca di Stagno. Mandano bene in diversi luogni uno de suoi gentilhuomini con titolo di conte, ma serve ciò più ad apparenza che per bisogno di governo.

Il deprimere questa gente, quando il caso il portasse, non sarebbe molto difficile alla Serenità vostra o almeno se gli potria ponere un molto gagliardo freno col fabricarsi un forte al scoglio di San Geronimo, che è alla bocca del porto di Santa Croce et domina quel canale, li rispetti del signor turco ritengono la Serenità vostra da questo effetto, tuttavia sempre che si scorgesse mirarsi da altri potentati a questo colfo, sarà vera massima di purgatissima prudenza il prevenirsi in una tale deliberatione.

Hanno essi ragusei sempre trattato meco come rappresentate della Serenità vostra con termine di molto ossequio, havendo essi in particolare più volte fatti ritener et consignarmi nelle forze diversi huomini fuggiti dalla nostra armata, da che ne derivò per li dubi di simil incontro che non ne son fugiti, come era solito ne passati anni. Io ho trattato sempre con loro con maniera grave, ma però cortese, dissimulando tra essi la certezza del loro rancore. Questo io l’ho stimato vero termine et loderei sempre l’astenersi con loro dalle legieri offese, mentre esse non ricambiano il loro demerito, se le porge adito d’amplificar le loro voci de taciturni travagli et gelosie da più d’una parte et di coprire sotto manto d’honesti la malvagità propria.

 

Di Curzola.

Curzola è terra cinta de deboli muri poco atta a diffesa, vi si trova artellaria che può bastare per l’occorrenze, si deve farne capitale per il canale et per li molti porti contigui commodi per ricevere armate. Il numero dell’anime della città et isola ascende a 2.393. Nella città vi sono molte maestranze, se bene in maggior summa ve ne erano ne tempi adietro et vi si solevan fabricare vascelli grossi, con molto utile et commodo grande di quei popoli.

La città di Liesena per la propria positione, come aperta che è, non valeria a diffendersi. Vi è però un castello forte di molta consideratione che domina per il porto armato con artellaria sufficiente. Vi sono dodici soldati paesani et doi bombardieri, pagati tutti da quella Camera, che è di propria ragione della communità et tiene d’entrata più di 7.000 ducati l’anno. Quella custodia è debole molta. Crederei però che senz’interessar il publico di spesa si potesse ordinare che dalla medesima Camera, invece di pagarsi li soldati paesani si pagassero dodeci soldati forastieri, con paga de ducati quattro il mese et un capitano con ducati 12, onde di questo modo rimanerria molto meglio proveduto alla sua securezza, sopragiongendo già il denaro in quella Camera, il quale molte volte viene da quei cittadini malamente distribuito. Sentirei anco che la notte il castellano dovesse sempre assistere et dormire nella fortezza medesima, havendo io anco nell’altro mio generalato lasciato in questo proposito mie terminationi.

Occorre molte volte all’armata il doversi ivi trattenere, come in sito opportuno per esservi l’arsenale et le monitioni di biscotti. Molto proprio sarebbe la fabrica di un hospitale per ricovrarsi gl’infermi, havendo il passato anno, che vi erano le genti greche nelle galeazza, molti di quali per esser nuove s’ammalorno, durato fatiga grande nel provederli d’habitatione con patimento grande de poveri infermi. Il numero dell’anime della città et territorio ascende a 7.405. 

Spalato in sé stesso non è luoco dalla parte de terra molto forte, ben a batteria di mano potria ressistere. Il porto è benissimo guardato dal castello, sendo anco li lazzaretti custoditi dalla torre detta de Arsano, è fatto luoco molto mercantile per il corso di quella importantissima scala, il numero delle anime compreso il territorio ascende a 5.801 et da fattione 1.000 in circa.

Traù non è molto forte, né molto habile a ridursi in fortezza, ma per batteria di mano può sostentarsi, tiene un numero d’anime di 8.163.

La fortezza di San Nicolò di Sibenico si è havuta sempre in essistimatione grande dalla Serenità vostra, come in sito che ha il dominio di quel canale, per dove non può transitare barca o vascello senza essere da essa riconosciuto. Vi è il castellano con un capitano et 36 soldati. Non sarebbe forse se non proprio, che l’elettione de magnifici castellani fossero in avvenire prima fatte per scotrinio et poi per l’eccelso Maggior consiglio, dovendosi stimar questa fortezza come ricerca la sua impotanza, tiene abbondante numero di bellissima artellaria. Vi sarebbe bisogno di molti concieri, già con mie lettere riverentemente rappresentati, particolarmente a i volti, che per l’ampiezza loro et per l’humidità grande riescono grandemente dannificati. Quello a che di presente con poco denaro si può supplire, in progresso di tempo ci vorrà gran spesa, sendovi delle parte in esso che corrono il pericolo di rovina et sarà certo proprio il tenersi la mira al loro riparo.

La città de Sebenico è popolata et il castello di sopra la guarda dalla parte di terra nel borgo fuori della porta di terraferma, vi si sono per il passato fabricate e si continuava a fabricare molte case, che potevano impedir in ogni accidente l’offesa a nemici. Ho prohibito il potersene fabricar di nuovo e in occasione di guerra col turco sarebbe necessario il spiantar molte delle fabriche. La discrettione dell’anime della città e territorio è di 11.384.

Zara come metropoli della provincia riguardevole per ogni rispetto, per l’opportunità del sito è stata tenuta sempre in particolar cura della Serenità vostra. Le militie ordinarie di quel pressidio spero che con gl’ultimi ordini che da lei si sono dati si reduranno in buon stato, onde in tempo di pace potranno suplire li 480 fanti ordinari.

D’artellaria è benissimo munita, ma di bombardieri patisse l’istessa oppositione dell’altre fortezze, le munitioni di viveri sono essasauste totalmente. In quella Camera vi sono 2.000 ducati in circa di questa ragione et si potrebbe investire in tanti migli per supplirsi di qua del remanente, sino alla summa di 6.000 stara almeno, che stimo sempre bisognevoli in quei depositi.

L’escavation di quel porto deliberata da Vostre eccellenze et principiata dal signor proveditor Zorzi è stata proseguita sino al presente, ma con pochissima gente per la scarsezza del denaro, si sono cavati passi cubi circa 13.120 con spesa de ducati 3.960. Molto interesse et poco frutto concorrerà nel contiuar essa escavatione, massime dalla parte di Buora ridotta al presente in stato che le galee et galeazza possono commodamente metter scala sino a canton di Santa Marcella et si è veramente riparato d’un inconveniente notabile con l’escavatione d’alcuni quartieri sotto il forte, poiché prima la cavallaria poteva unir venir fine al rastello del contrafosso a piede asciutto. Con ogni diligenza ho fatto misurar e livellare per la construttione d’un gattolo grande, che asportasse l’acque et immonditie dalla parte di sirocco maistro, per conservar il porto in buon stato. Verrebbe ad esser esso gattolo de passa circa 440 et non vi si può dar più di un terzo d’onza per passo de declivio, rispetto alla poca altezza che è di solo piedi diece, ne ve se potria dar che soli due altri. Per haver la sua debita ragione doverebbe haver onze una et mezza almeno per passo, la spesa sarebbe ducati 4.400 ducati, ma non se vi è posta la mira, poiché cedeva infruttuosa et vi era anco il mancamento del denaro.

Il terreno havuto dal beneficio dell’escavatione del porto medemo è riuscito di gran servitio, havendo riempito et formato una buona piazza al beloardo San Simone, che è quello che difende il porto e colla ghiara si son riempite alcune buse nella spianata, ch’era servitio molto necessario. Trovai esso beloardo in cattivo stato di fissure et la sua fondamenta rovinata così stranamente, che essendo caduti li quadri di pietra viva nel porto et continuamente sgretando anco il terreno, minacciava tosta rovina, onde con le fortificationi fatte e coll’haver riempite l’aperture l’ho ridotto in ottimo stato.

Le cisterne, tanto commode alle milite e necessarie in fortezza dell’importanza di questa, che ben spesso ne pativa penuria, si sono con spesa de ducati 500 fatte accommodare e voglio credere che con ciò s’haverà supplito a questa bisognevole contingenza, havendo nella mia absenza con virtù, ardore et diligenza grande supplito il signor Lunardo Pisani, che ne era capitano con frutto et molta lode del proprio valore.

Sarebbe necessario l’accommodarvisi il molo, essendo in molte parti caduta la fondamente, ma la strettezza del danaro non ha lasciato effettuare così importante servitio.

Vi è gran bisogno d’alloggiamenti per l’infanteria, convenendosi prender molte case ad affitto per supplire al bisogno, stimerei necessario che ne dovessero esser fabricati de novi, sendovi il sito opportuno alla Madonna del Castello. Nella città et territorio di Zara vi sono anime 15.388.

Ho goduto del fruttuoso impiego con che vi ha esserciatato la carica di conte il signor Pietro Loredano, havendo effettivamente egli demonstrata la propria virtù con particolar commendamento, havendo anco il signor capitano Bragadino dato l’isperimento col dimostrarse vigilantissimo rappresentante.

La fortezza de Novegradi ancorché picciola, posta sopra un vivo sasso, riesce per natura e per arte molto forte. Veneva necessità di racconciar le due cisterne della piazza superiore et quella del barbacano. Io vi ho posto il rimedio, come pure ad altri bisogni che nella visita ivi fatta conobbi necessarissimi, viene questa fortezza riputata gran freno di turchi, ma si ha d’haver l’occhio da tenerla ben proveduta di viveri. Li vorrebbe almeno formenti et biade de minute che la potessero sostener doi anni, a guisa de deposito, da esser poi di tempo in tempo rinovato, perché difficile in occasione de turbini con turchi sarebbe il porgerli soccorso. Hanno per la via di terra, Islan, Zemenico et Polissane, che vicini in ugual distanza, numerosi con li loro territori di soldatesca, accalorati l’uno dell’altro et ricevendo calor anco da altri luochi convicini, impedirebbono il transito alle vettovaglie che havessero a passar per il lor paese et potria essere che per la via del stretto disturbassero il condurlo anco per mare. Questa fortezza, come sii ben proveduta di viveri, guardata da soldati et da gl’habitnti, potrà far da sé medema di quelle valorose diffese, con che già valorosamente si sostenne contra numerosissimo essercito turchescho, dal quale con più pezzi d’artellaria venne battuta al tempo della passata guerra; l’anime sono 700 et ne possono essere 200 da fattione.

È solito d’armarsi ivi doi barche de soldati paesani per custodia di quei canali et per impedimento a turchi di danneggiare, se ne riceve di queste diligentia fruttuoso servitio, ma al presente non tengono essi barche a proposito, che perciò sarebbe necessario il mandarsene di qua doi più piccole dell’ordinarie, non armandosi questi che con 18 soldati per una.

Io non mi estendo al particolar dell’altre città di Dalmatia, per non digredire nel tedio, dirò solo che havendo nell’isola della Brazza fatto fare la discrititone dell’anime ascendono esse al numero di 4.604; a Veglia et territorio ve ne sono 5.719; in Arbe et territorio 2.620; a Cherso et Ossero co’l suo territorio 7.341.

 

Dell’essere de confini.

A confini per gl’angusti termini di territorio ben spesso suole occorrere tra li sudditi di Vostra serenità et quelli del signor turco accidente di qualche molestia. In levante li sudditi del Teachi riescono gente incorrigibile, tutta dedita alla rapina, poiché sendo la loro isola disgiunta dalla costa Ionia, lontano dall’occhio de rappresentanti, non temono la giustitia, né il freno de publici decreti. Riescono infesti a turchi et molte insolenze per lor causa son venute. Rimasero fortificati et furono rimessi in ufficio coll’ispeditione che feci a quella parte del signor proveditor dell’armata, per gl’accidenti d’alcuni turchi che da costoro si fecero pregioni. Si camino in questo negotio da esso signor proveditor con maniera molto propria, le furono abbruggiate le barche, delle quali questi tristi si valevano al corso, li riuscii di haver nelle forze uno de principali tristi e co’l castigo che riportò dell’ultimo supplitio, si potè mitigare gl’animi de turchi essacerbati et stabilire il publico nel concetto presso li confinanti del ben vicinare.

A Cattaro si confina con quiete non nascendo dal canto de turchi alcun scandolo et veramente li perastini, buduani et patrovicchi, gente tutta valorosa, sono quei che tengono turchi ne’ loro termini, né si lasciano soprafare dalla loro insolenza. Almissa e Spalato ha il contrario di haver per confinanti clissani, che sono gente molto perfida che ad altro non miran che ad inquietar la tranquillità, non havendo per anco posto in oblivione l’accidente di quella figliola turca da Clissa che in Spalato si fece christiana e se be rimase sopito da me ogni reclamo co’l mezzo del sanzacco, che giustificò la ragione del nostro canto, non resta però che non conservino qualche radice di veleno e procurino di seminar discordie et apportar disturbi negl’accommodamenti che sono seguiti; ma il vero rimedio di stabilire una querela quiete a quei sudditi sarebbe far col mezzo della Porta levar da Clissa alcun de capi principali, auttori sempre in ogni scandalo e che con la medema consideratione mandati li nomi di questi al signor bailo Giustiniano.

Non ostante che si siino parati diversi gravi accidenti a Spalato, mai però si è rallentato il corso delle merci a quell’importantissima scala et io vi ho sempre tenuto la mira anco in questi ultimi accidenti di peste che se ne mostrava qualche interuttione, onde ho rese patenti le vie nella continuatione del commercio, com’è seguito e seguiva con gran floridezza.

A Sebenico s’ha sempre confinato bene, né altro disturbo ne nacque che le sfide venutte da turchi ad un nostro suddito per un steccato, che fu oviato da me per le consequenze pessime che potean nascer, mentre per questa effettuatione remaneva ammassato un numero de 2.000 turchi, né alle minaccie con che essi passavano sortì alcun effetto, per il contraposto che diedi nel tener armati li confini e col tener in trattatione gl’accommodamenti.

A Zara si vive con gran quietezza, sendo rimasti li turchi edificatissimi dell’ultimo supplicio che feci dare ad alcuni assassini che trucidorno fuori della città il daciaro turchesco.

Riesce mirabile al tener quieta quella parte de confini l’haver obligato alla Serenità vostra co’l stipendio Giunif Agà, poiché sendo questo soggetto principale in paese, fratello di un vuiveda, tiene mortificati li spiriti vivi de turchi, avvisando a signori rettori li loro andamenti e pensieri, seben a dir il vero pare che nel territorio di Zara in particolare li nostri siano per ordinario li primi a suscitar li motti, con voler sforzosamente pascolar et arar li terreni di turchi, specialmente a Zara Vecchia, poiché sendo molto ristretto il termine della coltivatione nel Stato della Serenità vostra, molte volte eccedono il limite de confini e questo inconveniente ne trahe l’origine da turchi stessi, che volontariamente concedono li lor terreni a lavorar a nostri et se bene vi è decreto publico in contrario, che prohibisce a sudditi il poterli ricevere, ciò non dimeno non si è essequito, poiché come li nostri resiussero privi di questo commodo, non potriano cavar il vivere. In tutto il mio carico non si è provato altro altro [scritto due volte] travaglio che dalle suscitationi di un Ali Agà della Vrana perfidissimo, che gode nell’insolenza et nell’inquietezza, che come costui fosse rimesso da quelle parti, restarebbe essicato ogni cattivo humore.

Con molta virtù e prudenza invigila in questi particolari il signor proveditor della cavallaria Tiepolo, il qual’accompagna la stima in che è tenuto da turchi medemi con li effetti del proprio valore.

Io ho riguardato al nutrire amorevole corrispondente con principali ministri turchi et in tutte le cose de confini che mi sono occorse o havuto mira di darne sempre parte al signor bailo in Costantinopoli, havendo sempre provato di haver attestati che conprobassero esser li turchi stati li promotori di tutte le novità, che han grandemente giovato alla Porta, per la consuetudine de i commandamenti imperiali, ottenutisi in diversi propositi [?] dal signor bailo medesimo, con effetti veramente di valor e prudenza singolare, come molti proprii saran riusciti, quello ottenuto per il mercante Gaiaffoli nel danno sofferto de i sali levattigli a forza dalli daciari d’Obrovazze et l’altre per l’abolitione delle barche et fabriche, che si erano introdotte nel canal di Scardona et la rimotione di questo pregiuditio incalitosi già colla coniventa con che era passato sotto reggimenti diversi, cederà con altretanto avantaggio de sudditi quanto tendeva prima al lor concerto, per l’informationi che potevo sentire.

 

Degl’uscocchi e del comercio con li sudditi imperiali.

Trovomi haver sodisfatto alle prime parti che promisi, resta ch’io tocchi alcuna cosa nel particolar de gl’uscocchi, li quali si come con gl’eccessi delle loro invasioni furono origine de primi apparati de mari et delle mosse d’armi per terra, così non essendo stati da austriaci effettivamente sradicati del tutto di quelle riviere quei ladri, che è l’unico rimedio per saldar la piaga per renderli continenti, poco sicura e poco durabile si può creder la tranquillità a quei confini. Dopo l’ultimo concordato di poco, si son fatti sentire con qualche incursione, se ben dirò di non molto momento et all’indolenze passate con li capitani di Segna, si sono riportate semplici promesse di non admetter l’ingresso a banditi nominatisi nelle stesse capitulationi. Quei che sono usciti al corso sono stati in cinque, sei per volta per la via di terra, ma ultimamente diece di costoro che uscirono di Segna, impatronitisi nel porto di Sant’Arcangelo d’un vascello di sottovento, scorsero con esso sino nell’acque di Curzola, dove trucidarono sei poveri perastini in una lor barca, levandogli il denaro. Mi riuscì d’haver uno di questi assassini nelle forze, del qual non havendosi la certezza del furto che si conveniva con la promissione di salvargli la vita, havendolo condennato diece anni alla galea, hebbi notitia di tutto il successo et del nome da gl’altri tristi, di che passatasene da me querimonia grave col general di Crovatia et col capitano di Segna, stimò la Serenità vostra di farne passare la voce alla maestà di Cesare, da cui uscirono gl’ordini che da lei mi furono inviati in copia. Mentre continui il ricetto di questi scelerati, non serà meno in mano dell’imperator medesmo il porgerle freno. Ha stordito [?] però grandemente li scelerati l’haver veduto che prima li seguaci e poi Ferletich non potè fugire gl’inciampi delle mie reti, havendovi convenuto lasciare la testa e già constui s’era presso di essi posto in concetto del loro Achille. Io resto informato che in Segna li soldati sono tenuti tanto tempo senza le paghe, che non è possibile possan vivere. Et quei capi principali d’uscocchi, che con le rapine s’eran già arichiti, hora havendo posto in consumo tutto il rubbato, convengono stentatamente guadagnare il vivere col solo taglio di legna nella Morlacca per vendere. La disperatione tira gl’affetti humani a precipitose rissolutioni et il non haversi di che sostentare è peso intolerabile. Ciò porto per accennare de i dubii in che si deve versar degl’animi di questi, onde per la lor povertà non ne risorga nova Hidra.

Trovo che il condurre gl’uscocchi al servitio di Vostra serenità cede con solo svantaggio senza immaginabile profitto. Riescono senza disciplina e col solito inclinato al rubbare, né questi tristi ricercan già per buon zelo fede di venir al servitio con le loro famiglie, ma ben violentati dalla necessità, dal timor della pena e dalle prohibitioni di uscir al corso, onde ad ogni minima occasione di rubare o altro se ne fuggono et ritornano al primo vomite; l’isperienza l’ha dimostro che di quei che s’erano rimessi in armata per passare al servitio in Candia, la maggior parte sono fuggiti e m’assicuro che li pochi che restano presentandosele buon partito di rapina, seguiranno l’essempio medesmo. A poco serve loro il riguardo de tener le mogli e figlioli a Zara, benissimo assicurati che non si pone le mano in castigar le loro famiglie, loderò però sempre il vietarsi il ricetto di questi, massime de capi tristi, potendosi lasciar scorrer coll’insister a procacciar con ogni diligenza il loro castigo, capitando finalmente al pago de loro demeriti.

Con l’accommodamento seguito con li commissarii cesarei sono venuti a sentire gran beneficio l’isole di Veglia, Cherso, Arbe et Pago, poiché erano si può dire nelle fauci degl’uscocchi, che con l’incursioni continue havevano lor snervato gl’animali et ogni sostanza che hora manifestamente si scorge haver quei sudditi multiplicato le loro entrate et essere ridotti a conditione de buonissimo stato. Anco li sudditi imperiali di buona mente risentino utile grande di essa pace, sendosi già il traffico di Segna, Fiume, Buchari et luochi del Vinadolo fatto commune et facile capitando giornalmente de quelle parti legnami, ferramenta, tele et altre merci che tutto ritocca essito et reciproca utilità de communi sudditi.

In tutte l’occasioni navigationi che mi sono occorse nella mia carica son sempre stato sopra la galea del signor Antonio Naviger, sopracomito gentilhuomo di molto spirito, di virtù grande et virtù singolare e che accompagna l’ardezza del suo serviito con effetti di molto frutto, tenendo egl’una dell’avantaggiate galee d’armata con gente di libertà sopranumerarie, con molto interesse della sua casa. Confesso di esser tenuto a rappresentare le conditioni dignissime di questo soggetto, per il fondamento che porge d’un’utilissima opera con ogn’altro impiego di lui.

Ho havuto per mio secretario nell’ingresso al carico messer Marc’Antonio Pozzo, il quale dimostrò la propria virtù con la diligenza con che attese al suo ministerio, sino che egli hebbe l’occasione di esser destinato in Candia con l’illustrissimo signor general Trivisano, che venne poi in sua vece al servitio messer Giovan Caopenna, soggetto di bontà grande, di modestia et di virtù singolare, resomisi carissimo, per quelle principalissime parti che in lui concorrono et per l’attitudine et ardor grande con che egli s’impiega nell’occorrenze. Non mi ha lasciato in ogni proposito che maggiormente desiderare dalla sua opera demostrata favoritissima in diverse cariche sostenute con molti altri illustrissimi rappresentanti, che lo rendono ben degno della gratia di Vostre eccellenze.

Di me medemo, si come conosco l’imbecillità, la debolezza mia propria, così havrei desiderato che le forze havessero potuto maggiormente corrispondere all’ardore della mia volontà, posso ben accertare la Serenità vostra, non mi haver in tutti li carichi amministrati nel corso di 36 anni che servo, accompagnato altro oggetto che di poter dimostrare la mia somma riverente devotione, come le darò sempre li segni sino all’ultima goccia del proprio sangue in tutta l’occorenze di pio et di servitio della patria, alla quale il signor Dio augumenti la gloria et influisca nel particolare a Vostra serenità et a cadauna di Vostre eccellenze ogni prosperità maggiore. Gratie.