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1633 Antonio Civran

Relazione

Relazione di Antonio Civran ritornato di Provveditore generale in Dalmazia e Albania

 

Serenissimo prencipe

Opera molto lunga e tediosa mi proporrei io, Antonio Civran, ritornato di proveditore generale di Dalmatia et Albania, se seguendo l’ordinario stile volessi riferire a Vostra serenità et all’Eccellenze vostre li particolari tutti delle medesime province, le quali per commissione di questo eccellentissimo Senato e con li sapientissimi documenti d’esso ho governato anni due e mesi sei. Ma quando dalla continuata serie di relationi di molti prudentissimi e versatissimi senatori precessori miei si è ricevuto il più che per questa parte ha potuto desiderarsi, basterà a me che tralasciato il soverchio rapporti all’Eccellenze vostre quel solo che mi è riuscito osservare degno di riflesso e di compenso.

Devo però in primo luoco confessare la carica grave, travagliosa e ripiena di molti incontri, ma non punto inferiore la gratia della Serenità vostra e di Vostre eccellenze illustrissime e benignissime insieme, la loro mano, dalla quale sono sempre stato invigorito, ella m’ha dato lo spirito e con assistenza grande ha sovenuto alla picciolezza del mio talento et alla debolezza del mio operare.

Di quanta importanza sia allo Stato tutto della Serenità vostra, anzi a questa stessa patria dominante, la conservatione della provincia di Dalmatia, non è alcuno che non lo conosca e che con fondamento grande non lo possa discorrere, perché se bene ristretta d’intorno a tutto questo golfo e vi si estende con città, porti e ridotti in maniera che pare sia questi per ricevere a braccia stesse ogn’uno che vi entra dentro, mentre le marine dell’Italia opposte sono per lo più spiagge e naufraggi per chi v’è portato sopra, senza essa provincia la navigatione sarebbe annihilata, gl’altri Stati di Vostra serenità del levante resteriano recisi e l’alimento a questa medesima città può dirsi nella maggior parte levato, onde non è applicatione che non chiami, non studio né cura che non si debba per tenerne il possesso e questo non punto meno di che possa farsi d’alcun altra più stimata parte de luochi suoi.

Da che naque ne tempi andati, che non fu risparmiata né profussione né effusione di sangue per acquistarla e mantenerla e perciò nella varietà delle revolutioni s’impiegorno per soggettarla armate potenti, vi concorsero le forze tutte e la perdita de capi grandi, poiché s’hebbe non solo la contrapositione degl’habitanti della provincia, che ostinatamente volevano provare [?] ogn’altra cosa, ma vi concorsero l’armi delli re d’Ongaria insieme, che ne tenevano un tal dominio limitato e che ancora ne’ titoli lo pretendono e dichiariscono, se ben Vsta [?] Ladislao  mentre passò a ricevere il possesso del regno di Napoli, ne fece libera l’alienatione alla serenissima republica per ducati 100.000 d’oro.

Tutta essa provincia tiene il culto della vera fede catholica, osserva li religiosi et al sommo riverisce i prelati, onde sempre sarà rilevantissimo publico servitio che questi siano confidenti, di natura quieta e di praticata fede e divotione, per l’impressioni o buone o cative che possono fare, massime in tale dignità constituiti, godendo io grandemente che monsignore Garzadori, al presente arcivescovo di Zara, fortezza tanto gelosa, tenga le qualità tutte che migliori non possono desiderarsi.

Sono nella provincia in tutto habitanti 63.400, il qual numero paragonato con quello de gl’anni a dietro niente diminuisce. Sono huomini da fatti 17.800, vecchi 4.700, putti 15.500 e donne 35.400.

Le più habitate città e territorii sono Zara, Sebenico, Traù, Spalato, Almissa e Cattaro et l’isole della Brazza, Lesina e Curzola. Pago poi, Cherso, Ossero, Arbe e Veglia si trovano con non molta gente, per non haver occasione de traffichi, una delle tre cause che rendono habitati li luochi, come l’altre città sudette che per lo più negotiano col paese vicino turchesco. Al tempo dell’universali calamità del contaggio si hebbe l’affettione a Zara e Spalato con li territori loro e due volte nella giurisditione di Traù. Il signor Iddio mi fece rimanere consolato, perché picciolissimo ne rimirai il danno, assiduamente operando e in particolare ripartendo i più poveri a scogli, m’ha fatto conseguire la preservatione di essi e questo ancora senza dispendio del publico denaro, concorsovi solo con certo picciolo assegnamento de biscotti, poiché per il restante la spesa s’è fatta dalla cassa di quei lazaretti e da alcuni pii legati, il tutto per mano d’habitanti stessi. Ho faticato intorno a questo con ogni cura e vigore dell’animo mio, perché vi concorreva l’interesse tutto della provincia e quello dell’armata ancora, non di meno ho conosciuto per grandissima l’intercessione del glorioso San Simeone Giuso, reliquia, se ben la più antica del mondo, conservata però intiera nella medesima città di Zara, alla quale è stata anco con quest’occasione fabricata la nuova capella e riposta col trasporto nell’arca d’argento di molto valore, donatale ne tempi andati dalla regina Elisabetta d’Ongaria, come riverentemente rappresentati.

L’abitatione di questa provincia è il più essentiale punto, il che si conseguisse in ogni luoco con il buon trattamento de sudditi secondo l’intentione constantissima della Serenità vostra, perch’esercitato da rapresentanti con buona maniera, in oltre sempre sarà il più forte et il più stretto vincolo della loro divotione. Questo deve essere usato particolarmente verso le genti della detta provincia ch’habitanto luochi poveri, sono travagliate da turchi, esposte alle loro incursioni, alle depredationi, agl’eccidii et le prime in caso di travaglio e di rottura ad essere manomesse e distrutte e fanno argine co’ loro petti all’insidiosa insolenza de turchi.

Temono la giustitia et ancorché pronti et arditi contro l’inimico, di questa paventano sopra tutto le cose e per sfuggire il rigore, risolvono più tosto diportarsi nelle mani de turchi stessi che di capitare nelle sue forze, il che nasce perché non potendo il generale essere da per tutto, per dar loto imediate i dovuti suffraggi, esercitando molti de signori rettori la mano assai pesante, più tosto che li medesimo rimanere colti, deliberano provare ogn’altra fortuna. Ho pratticato il disordine evidente, onde per consolare la povera gente e per fare insieme il servitio di Vostre eccellenze, poiché si prattica per l’ordinario non esservi di peggiore quanto la disperatione, ho terminato, che si come è statuito da signori sindici in Dalmatia et Albania e confermato dall’eccellentissimo Senato, non poss’alcuno di quei sudditi essere proclamato in minor tempo di mesi due l’inverno ed uno l’estate, acciò in questo mentre habbino modo di riccorrere dal superiore per convenienti e giusti suffraggi. Che così ne anco si possono esequir sentenze di morte, fatte da signori rettori, di mutilatione de membri, né di simili, de quali poi l’appellarsi punto non giovi, se non passato mese uno d’inverno e giorni 20 d’estate, che non è l’essere solamente banditi possono anco lontani far comparire per suffraggi di giustitia da signori generali e pure quando non siano essi in provincia da illustrissimi magistrati di questa città. Atto clemente e pio, havendo la Serenità vostra formato le sue leggi, li suoi religiosissimi instituti et constituito tanti magistrati e consegli, non per altro se non perché siano molto bene ventilati i casi che concernono la preservatione e l’esstintione delle vite e delle facoltà de suoi sudditi, di che più d’ogni altra cosa esaltano il suo nome, onde riverentemente stimarei, che quando essa terminatione fosse d’intiero compiacimento dell’Eccellenze vostre, si degnassero d’interporvi il loro supremo decreto, perché pontualmente esequita, levato nell’avenire ogni disordine e con atto giusto, rendessero consolate quelle genti, da che per mio humile senso derivarebbe il concorso sempre maggiore d’altri molti non sudditi, per riporsi sotto il moderatissimo governo di Vostre eccellenze. S’andarebbe aumentando l’habitatione della provincia e vi conseguirebbe grandissimo il vantaggio di tutti li publici interessi.

Diversi sono li comodi che Vostra serenità riceve dalla detta provincia, la navigatione per li porti e ridotti sicurissimi d’essa, affare di tanta stima; le levate di genti, così di cavalleria come d’infanteria, di che si tiene tanta necessità. L’armar delle galere e la celerità con che da mano sollecita può in caso d’urgenza essere ciò posto imediate ad effetto.

Per le gelosie d’armata spagnuola, prima che passasse la regina d’Ongaria, a me occorse d’armare in provincia quattro delle dette galere, per publica comissione, premeva la prestezza et in 15 soli giorni me ne riuscì l’opera.

Ma in questo luoco non devo che pagare il debito alla verità. Non è male che più impoverisca quei popoli, quanto l’armare stesso per le contributioni, né cosa che possa più dishabitare quei stimatissimi luochi, quanto la frequenza del medesimo armare. Per mio parere humilissimo potrebbe solo farsi negl’ultimi urgenti bisogni, se cara si tiene, come per tante gravi conseguenze certo deve essere, la popolatione di quella parte.

Produce essa provincia vini in assai quantità, entrata la migliore di quelli habitanti, qualche somma d’ogli, de quali assai più ubertosa sarebbe e per aventura potrebbe suplire a qualche parte del bisogno di questa città, se quelle genti volessero aplicarvi maggior industria, onde l’eccitarveli con alcun ordine sarebbe opera molto giovevole.

Ha pescaggione e perciò fa non pochi salummi [?], estrahe dal paese turchesco carnaggi e particolarmente animali bovinii, che servono al totale abbondantissimo sostegno di questa città, fu fattosi perciò traghetto frequentissimo de vascelli che da Zara ne conducono qui non solo per l’estate, ma l’inverno ancora.

Questo negotio era al tempo del contaggio quasi che abbandonato, esercitai tutto me stesso per farlo ripigliare, come anco mi occorse con provigioni sufficienti all’urgenze calamitose d’all’hora et è continuato in maniera, ch’il presente anno solamente sono stati condotti qui d’intorno a 15.000 d’essi animali bovini.

Si fabricano rasse per tutta l’armata, lane e formaggi in quantità stimatissima, levati dal paese turchesco formenti et altre biave. Il che tutta apporta utile di molta consideratione alle rendite di questa città per li tanti datii, così per l’entrata come per l’uscita, particolarmente di molte robbe e merci per quei e per li vicini luochi turcheschi, tralasciata la fruttuosissima Scala di Spalato di sommo beneficio et emolumento.

Per il che io humilmente concludo questa provincia doversi stimar molto et esser di conseguenze maggiori di quello ch’io medesimo sappia esprimere.

Produce anco sali sibione [?] fa qualche summa, ma per tempo limitato ch’è di soli mesi tre all’anno, per li molti che si facevano nello Stato della Serenità vostra non necessario in tanta quantità per mancanza del dispazzo.

A Pago vengono abondantemente fabricati et devono esser mozza 10.000 in circa all’anno, de quali oltre alcuni soventioni di denaro che sono inviate da quell’illustrissimo magistrato del sale, il quarto viene loro permesso d’esitare alla Scala d’Obrovazzo, terra turchesca nel seno di Novegradi sotto la Morlacca. Ricordarei riverentemente che per ridure li sali tutti della Serenità vostra, come sono quelli di Corfù, Sebenico et Pirano e come ultimamente è seguito degl’altri di Capo d’Istria, si dovesse riceverne anco di quei di Pago, nella maniera appunto che si è fatto dalli medesimi di Capo d’Istria pagati con denaro, con il qualle poi essi habitanti di Pago potriano da ogni parte provedersi di formenti et biave, come fanno l’altre scale tutte, senza il modo al presente usitato da essi de concambii de sali alla detta scala d’Obrovazzo, dannosi per li contrabbandi che sogliono succedere con il poner le persone e le loro facoltà nelle mani di quei turchi et sudditi loro.

Vostra serenità potrebbe esitar poi buona parte de detti sali a Novegradi, dove potria introdursi nuova scala et con il negarne la missione [?] ad Obrovazzo, luoco di la poco distante, deviariano il concorso affatto. In tal maniera la Serenità vostra farebbe anco in terra sua una buona Scala et formarebbe ogni sicurezza a suoi sudditi.

Et poiché li tanti dispendii sostenuti da Vostra serenità chiamano ogni suo zelante e divoto cittadino di pensar alli modi con quali potessero augumentarsi le sue rendite, son andato a questo proposito de sali pensando, gettate per verità summe considerabili di denaro, le quali sono provechiate [?] non d’altri che da conduttori dei sali nei partiti che ne fanno con lei.

Questi non solo nella provincia medesima, ma anco, cred’io, per gl’altri luochi dello Stato, offeriscono e s’obligano di vendere una tale quantità de sali ogn’anno et li ricevono da Vostre eccellenze a minor prezzo di quello che poi li danno via, meschiandovi insieme sali e cose simili e per l’altra parte ancora li […] i tempi di contaggio, le turbolenze a confini et altri emergenti per essere in tali casi sollevati dall’obbligatione, non essendo nei confini della provincia senza turbolenze, né il paese turchesco senza il male di contaggio, essi partitanti si rimborsano siccuramente e senza alcun rischio o danno summe considerabili di denaro.

Il partitante di Zara riceve d’utile oltre 1.000 ducati all’anno. Quello di Sebenico più di 2.000; Traù, Spalato, Sorazza et Almissa vicino a 3.000, altretanti puonno dirsi quelli di Macarsca. E con questi gl’altri di Lesina e Curzola non si provecchiano poco.

Giudicarei poi riverentemente che benissimo si potrebbe ridurre la vendita di tutti i sali in Serenissima signoria nella provincia di Dalmatia, particolarmente al prezzo che vengono esitati da partitanti, con deputatione di ministro di fede, riconosciuti secondo la quantità del dispaccio con ducati 150 all’anno a Zara, 300 a Sebenico e 100 a Traù, 200 a Spalato e 300 a Macarsca, ma con ordinario di pieggiarie tali ch’intieramente veniva ad assicurasi il publico denaro, il quale fosse anco contato di tempo in tempo in quelle Camere, perché debba esser inviato in questa cassa dell’illustrissimo magistrato del sale.

L’avanzo publico sarebbe di 9 o 10.000 ducati al’anno in circa nella sola provincia di Dalmatia et l’esito de sali sarebbe quale appunto riesce, perché li partitanti massimi di quei luoghi non fanno capitare altri compatrioti in maggior numero di quello essi sono, né meno davano più di quello è il bisogno, né l’urgenza del paese, e sudditi e convicino turchesco ricerchi.

Ma perché deve anco nel tempo stesso considerarsi all’essere degl’officii che si mantengono con li ministri delli assegnamenti loro concessi e stabiliti, se questi partiti si levassero diminuirebbero conseguentemente anco gl’emolumenti de ministri dell’officio del sale, per i karatti [k nel testo] che restariano levati loro, onde per conveniente compenso potrebbe dell’utile sopracenato levarsi la decima ogni anno, la quale dovesse esser dispensata nella forma che delli medesimi curiali [?] al presente si osserva, onde con l’intiero del publico vantaggio potessero esser insieme le fatiche d’ogni uno bastevolmente rimunerate.

Tutti li rispetti ricercano che capiti in quelle parti un eccellentissimo proveditor al sale. Questa materia de sali è anco incaricata al generalato di Dalmatia, ma le molte cure et occupationi d’esso non gli ne permettono l’applicatione. L’illustrissimo signor proveditore de sali in Istria vi si potrebbe condure e certo sarebbe di grandissimo frutto per il compimento particolarmente del principale magazeno di Pago, nel quale sin hora si è spesa considerabil summa di denaro, come dal dissegno che già riverentemente inviai s’è potuto vedere.

Risservati li sali in luoco sicuro, senz’altri inconvenienti, le cose passeriano con regola migliore, perché per tal che hora devono riputarsi così poco ordinate. Gl’ho tenuto e lasciato barc’armata et espressa, acciò la custodia dovesse essere quanta si conviene, ma ne anco questo può tenersi remedio che basti.

Dall’incliantione presente della provincia sudetta, punto che per mio riverente parere deve con diligenza ne’ sudditi di cadauna sorte indagarsi, se non potrò discorrere intieramente almeno nella miglior parte procurare tocarla.

Tiene essa provincia distintion di persone. Li nobili, che formano le communità e conservano grado segregato da gl’altri habitanti. Li cittadini, a quali pare che s’unisca il popolo, perché li procuratori si denominano di questo e di quelli, ma però rispetto alli privileggi de nobili, i deputati de quali assistono con la voce consultiva alli signori rettori nella maggior parte della provincia in civile et a Zara anco in criminale, et in riguardo dei lavori della loro terra; i contadini in fatti più dipendono dai nobili che dai cittadini, perch’interpretando l’assistenza per l’autorità e parere riverisce et osserva essi e temendo anco di perdere i lavori delle terre procurano di non declinare dalla loro sodisfattione.

Li medesimi nobili tengono le maggiori prerogative, ma in ogni luogo sono ridotti a numero ristretto, onde tanto più facili ad unirsi e conservare celati i pensieri loro. Tennero ascose gl’andati anni le loro risolutioni per la sorpresa di Clissa, fortezza di turchi di consideratione, vicina a Spalato, fu da essi trattata con imperiali, stabilita et anco espedita, senza che se n’havesse risaputa cos’alcuna, con motivo grandissimo della provincia tutta, affare che riuscì molesto a Vostra serenità per le sue gravissime conseguenze e che per sedarlo convenne spedire l’anno 16... [punti nel testo] la felice memoria del signor Benedetto Moro proveditore generale, il quale con mano vigorosa rintuzzò l’ardire di molti.

Sono veramente essi nobili gl’habitanti vecchi e per questo capo d’antichità pretendono cose grandi, nobiltà senza paragone, ch’i loro maggiori vivessero non soggetti, reggessero e comandassero quei luoghi, senza altra recognitione che l’assistenza dell’armi del re d’Ungheria in loro solo mantenimento e difesa. Hanno non piccolo incentivo dell’esempio di Trieste, Fiume e Segna dove quei nobili, che pure come essi formano le comunità, si trovano con alcun’apparenza di viver liberi con preminenze del giuddicare et con altri simili officii, non convenienti a sudditi di ben regolata Republica.

Sono essi nobili di Dalmatia in continuate contese con quei cittadini che vestendosi anco del nome del popolo formano l’università e per mio riverente senso ottime sono state queste diversioni, perché doppo gl’ultimi acquisti della provincia medesima, maneggiate da rappresentanti prudentemente e concessi diversi privileggi a cittadini, che per avanti nel tutto dipendevano dal volere de nobili, sempre si è conservato il dominio di quei luoghi quieto per Vostra serenità, ne è seguita novità maggiore che del sopracitato fatto di Clissa che fu stimato molto.

Dalli presenti modi di vivere si potriano giudicar ottimi pensieri in tutti, ma non questo sodisfa a chi tiene governo di Stato e cura di sudditi. Le nationi quasi sempre operano per le medesime vie e delle loro inclinationi restano imbevute col latte delle proprie madri.

Nel corso di 220 anni che Vostra serenità tiene l’intiero possesso della detta provincia, diverse famiglie d’essi nobili si sono estinte, perché l’aggregarne della mano solo di Vostre eccellenze dipende. Questa estintione leverà di breve la di loro divisione con i cittadini, che moderata riesce altretanto giovevole, quanto l’esperienza delle cose andate patentemente ha insegnato, massime in provincia distante, di diverso linguaggio e di gente ch’impatientemente sa servire.

Il prender anco le cose lontane è proprio della sapienza di chi regge, il racordarle è dovuto a chi zelantemente serve.

Vari posson essere i successi, et impenzati et non creduti gl’accidenti et l’arti del buon governo, sono stati sempre equiparate alla forza dell’armi et anzi riputate superiori a questa, onde per mio humilissimo senso miglior via non può tenersi che quella delle disgiuntioni sudette, ma perché non restino da se medesime estinte, stimarei che tra li nobili della provincia fossero aggregate alcune delle famiglie le più degne di quei cittadini, de quali si trovano molte che trahono origine d’honoratissime nascite, capitatevi con occasione d’esilii e di mercature dalle parti d’Italia, overo da luoghi del levante per l’oppressioni de turchi, privileggiate anco da Vostra serenità per la conditione, ma però questo non in altro modo che per elettione sola di Vostra serenità, perché quando altrimente fosse ciò permesso, saria causa ciò di dipendenza dannosissima, anzi riuscirebbe compenso affatto contrario al fine, al quale io riverentemente miro. Con questa via si meschiarebbero anco esse famiglie, si levarebbe la molta confidenza ch’è tra le poche e si consolarebbero insieme i cittadini sudditi, a quali pare condittione molto dura di non poter, non ostante l’uso dello Stato tutto, vivendo con tutti i numeri di civiltà gionger intieramnte giamai alli privileggi della patria loro.

La vicinità de luoghi imperiali et la conessione de confini turcheschi m’hanno fatto tenere questo divotissimo discorso, doppo il quale conosco, che mi conviene aggiungere alcuna cosa intorno a quello che doverebbe farsi quando la detta provincia fosse invasa dall’animi hostili.

Né per miglior partito o propria contrapositione saprei dire, se non che la difesa per mio riverente parere consisterà sempre nel mantenimento di ben munita armata.

Questa sola potrà sovenirla, questa soccorrerla, questa conservarla, sarà essa l’unico rimedio d’ogn’invasione, la mano che le porgerà ogni aiuto, anzi che l’armata da mare è quella che sempre sarà il fondamento delle riputationi delle forze di Vostra serenità e sopra la quale anco ne più placidi e quieti tempi dovrebbe starsi con pontualità rigorosissima.

E se bene Cattaro e Budua sono tenuti nella provincia dell’Albania, tutta volta discorrendo della presente materia darò principio da essi.

Budua è luogo debole et in tempo d’ogni invasione, ma de turchi in particolare, senza sostegni d’arme caderebbe e sotto quel castello si potrebbe ritenere qualche giorno.

Cattaro ha il male nelle fauci e i turchi lo conoscono molto bene. Abbazza [?] bassà di Bossina quando nel tempo del mio generalato giunse poderoso a quei confini volea fabricare un forte in sito il più ristretto di quel canale, ma con il negotio et con la mia continuata osservatione et assistenza con galere et barche armate a quella parte, se ne levò il pensiero, altrimenti chi non sa che fattavi essa construttione haveria potuto, con ogni pezzo d’artigliaria, oviare l’entrata a qual si sia ancorché picciolo legno, onde quella piazza, senza poter esser in tal caso da parte alcuna soccorsa, caderebbe pure ne mani de nemici, né con altro se non con l’armata sudetta potrebbe, se ben con dificoltà grande oviarsi.

Almissa, Spalato e Traù senza essa, per trovarsi con forificationi debolissime, sarian sottoposte alla medesima fortuna.

Sebenico, egualmente a Cattaro, per esser questa città ancora dentro ad un canale in più luoghi ristretto, a segno che li tiri di sola mano posson a chi si sia oviar l’entrata.

Et se bene la fortezza di San Nicolò è alla bocca del detto canale non contende però altro che l’entrata d’armate  da mare, mentre può capitarvi in poche hore da luoghi turcheschi alle rive del canale stesso, lungo più d’un miglio e mezzo, con siti che non posson esser né scoperti né offesi dalla sudetta fortezza. Et essendo la detta città circondata come l’altre sudette dal paese d’essi turchi, che li soministra come all’altre il quotidiano vivere, se non d’altro dalla sola fame sariano costrette di rendesi al volere degl’aggressori.

Tutte l’isole poi assalite dal numero, quale che fosse, e per l’inettitudine degl’habitanti all’armi et insieme per la loro vicinità a luoghi di terraferma, caderiano certamente anch’esse, mentre pure non fossero sostenute dal vigore della armata.

Solo Zara, fortezza di consideratione e di stima capo e metropoli può dirsi della provincia tutta, rimane come ottima piazza d’armi e che più facilmente che l’altre può esser conservata et mantenuta, ma questa ancora senza armata, dato che la nemica havesse addito nel golfo, soggiacerebbe all’infortunio de gl’altri luoghi, perch’havendo da ogni parte pure il vicinissimo paese turchesco e trovandosi all’incontro scogli, ch’uniti uno con l’altro, le formano un canale lungo più di 20 miglia e largo 5 in 4 in circa, basterebbe che la medesima armata nemica alloggiasse qualche numero d’infanteria con alcun cannone sopra li due scoglietti dello stretto di Pasmano, il che molto facile le riuscirebbe, et che dall’altra parte buon nervo d’essa armata si trattenisse solamente alla volta d’Ugliano, perch’in tal modo et insieme con alcuna banda di gente da terra, haveria facoltà di stringer la piazza di Zara in maniera ch’essa, senza porsi mano all’armi, convenirebbe per mancanza di vivere cadere necessitatamente in poter de nemici, onde se col mantenimento della provincia di Dalmatia dipende da Vostra serenità la preservatione di gran parte de suoi Stati et vi concorre la consideratione di tanti altri gravissimi interessi, non potendo altro servirvi di compenso che la sola armata, ogni aplicatione a questa io riverentemente raccordo la dillettione e tutta la maggior cura, perché non rilasciati gl’ordini et instituti passati, si mantenghi in buon essere e possa sempre fruttuosamente portar il servitio che se ne potesse promettere.

Dello stato in ch’essa al presente s’attrovi non posso dirlo fondatamente, non havendone io havute che sole squadre in golfo, ma ogni intiero Vostra serenità havrà dalli eccellentissimi signori proveditori ch’hanno comandata in levante.

Sono i luochi della provincia tutta e Zara ancora con pochissime monitioni da guerra e senz’alcun imaginabile di vivere, disordine grande e che riesce tanto maggiore quanto che dipende dal volere de turchi di levare a luochi stessi o pure il concedere il quotidiano vito. Per questa somma necessità si convengono aggiustare più tosto, che si […]rebbero prove di qualche summa, altrimenti le miserie sono inesplicabili, il che potria riuscir sempre con disavantaggio grande, quando da risolutione forte non venirà sostenuto il punto, come io ho procurato fare, se non con altro, almeno col vigor tutto dell’animo mio.

In essi luochi della provincia non sono migli, non formenti, non ogli, non aceti, né alcun di quei depositi che non solo a confini de potentissimi barbari, la fede de quali non mai fu intiera, ma in qualisisia parte con prencipe li più quieti e li più deboli sono soliti tenersi.

È nella medesima angustia pure luogo di Novegradi, castello di non ordinaria importanza per il sito che presta ottima difesa al territorio di Zara, che tiene il freno a turchi, posto quasi alla lor spalle in ogni lor mossa ha vicinissima la fiumara d’Obrovazzo, prontezza di legnami dalla Morlacca, di pegole e di tant’altri materiali, con quali si potriano formare vascelli da corso et corpi di squadre d’armata può dirsi intieri. Tanta necessità et la consideratione del stretto della montagna, che occupata dal turcho, anzi alloggiatosi sopra per esser sua, può vietare l’entrata a chi si sia in quel seno, m’hanno fatto introdurvi di tempo in tempo qualche migliaro di biscotti anticipati, picciol sovegno però riguardo al bisogno.

All’istesso stretto hanno i turchi di quando in quando pensato di construirvi fabriche, il che si tiene lontano con il negotio et con ogni impiego, perché se mai succedesse potrà dirsi Novegradi perso. Vi hanno altre volte fatto sino calcare di calcina per tal effetto. 300 stara di formento, 400 di miglio, 10 botte d’aceto e 6 d’oglio vi sariano necessarie.

E quanto poi a Cattaro, fortezza importantissima per gl’interessi dell’Albania et per altre conseguenze, sottoposta partialmente all’oppositioni sudette, doverebbe esser meglio di tutte l’altre munitionata e per ogni accidente benissimo tenuta provista, hebbi non picciol gelosia al tempo del mottivo d’Abbazza bassà sudetto.

Ne luochi medesimi è mancanza di polveri, piombi, corda da fuoco e cose simili, il che è stato da me più volte divotamente rappresentato et ha meritato il sapientissimo riflesso di Vostre eccellenze.

Trovai disordine molto dannoso. Era grandissimo il disordine delle polveri, anzi il consumo d’esse per salutare un generale, un eccellentissimo bailo et simili cariche, se ne spendeva in provincia il valsente di ducati 1.000. Tutti li pezzi erano sparati con deterioramento dell’artigliaria, dei letti et patimento delle stesse mura. Nell’arivo e nella partenza de signori rettori era quasi fatto lo stesso. Ho con mia terminatione stabilito alcuni particolari, che senza diminutione del publico decoro, mirano alla preservatione de pezzi, della mura et al risparmio dovuto di materia della quale massime si tiene tanta scarsezza, li quali ben sarebbe che fossero decretati dal valore supremo di Vostre eccellenze per la loro puntual esecutione. Ne anco si trovano nella medesima provincia moschetti, se non in poca quantità. Questa arma è il vero tormento della fortezza de turchi, perch’essi sin hora ne tengono pochi, li sconcerta e per la piccolezza de lor archibuggi sono colti senza poter cogliere.

Il raccordarei, con la solita mia divotione, ch’unirebbe servitio molto fruttuoso il dispensar moschetti a tutti li descritti nelle cernide, habitanti ne’ luochi da terra nella detta provincia e ch’insieme fossero creati capitani e sergenti per ogni territorio all’uso di terraferma, ma di lor natione crovata, essendone diversi sufficienti, resisi atti per gl’impieghi nelle turbolenze d’Italia. Se tale diligenza viene reputata come anco riesce ottima in questa parti lontane, può dirsi dalli strepiti tutti quanto più deve ciò farsi in quella dove l’armi et i disturbi non mai cessano e che non è settimana che non si veda in moto. Sono quegl’habitanti bellicosi, hanno coraggio, ogni huomo di villa pretende bravura e da questo nascono tra turchi et essi certe disfide, le quali riescono pericolose e come tali sono state da me tenute lontane ad ogni mio potere, onde qualche disciplina d’esso moschetto si ridurebbe in ottimo stato e sarebbero a turchi di terrore in tutte l’occasioni.

Zara è presidiata da fanti italiani 560 in circa in compagnie sette suppliscono alle sole sentinelle et ronde, militia povera, havendo cadaun de soldati soli ducati quattro al mese, non bastevoli per il mero vito, non che per armar e vestirsi, affare degno dell’occhio pietosissimo della Serenità vostra per alcun compenso proprio della munificenza sua. Li capitani procurano non di meno per sempre di proverchiarsi.

Ho fatto ogni cosa per cassare i casalini e conseguentemente per levar le mezze paghe.

A tal proposito son tenuto dire con l’ordinario della riverenza mia, che reputo disordine molto grande il non tramutarsi le compagnie per tutta la provincia, come si fa in terraferma, perché in tal modo s’oviarebbe al pregiuditio altissimo abuso e si formarebbe migliore, più cauto e più sicuro il servitio.

Né minor pregiuditio viene ad essere ch’i capitani, se bene finiscono con la compagnia il lor tempo delli cinque anni, passano poi nel presidio medesimo al comando d’un’altra e così susseguentemente erano già 10 e 15 anni et anco al presente vi sono. Le leggi hanno prudentemente stabilito li cinque anni, perché gl’huomini a quali si fidano le piazze devono esser lontani da ogni interesse et l’armi che si inducono a pratiche lunghe si fanno dipendenti e partiali e mal possono sostenere interesse della più elevata consideratione, la perpetuità de capi e soldati è sospetta e nociva. In materia di fortezze ogni cosa deve stimarsi e questa che tra l’altre è la più esentiale, merita il riflesso sapientissimo di Vostre eccellenze, né tralascio di dir loro lo stesso del sergente maggiore, carica tanto importante e sopra le vigilie della quale riposa l’animo del prencipe e quello del rappresentante.

Custodiscono ordinariamente la fortezza di Novegradi fanti 40 sotto un capitanio.

Nella città di Sebenico si trova una compagnia di fanti italiani 50; un’altra nel Castel Vecchio di fanti 25 et alla fortezza di San Nicolò una di fanti 40. A Traù una di fanti 12.

A Spalato un’altra di 50, oltre quella di 100 poglizani tenuta principalmente per guardia di quei lazzaretti. A Vissechio e Starigrad d’Almissa fanti 20. A Budua fanti 24.

A Cattaro sono altre 4 compagnie pur d’italiani ripartite tra la città et il castello.

Tutte queste potriano cambiarsi con quelle di Zara, così ch’ogni tanto tempo seguissero le tramute di consideratione tanto fruttuosa.

Tiene Vostra serenità al suo servitio 29 barc’armate, albanesi 17 e 12 crovate. Queste hanno fanti 480 e quelle 680 in circa, come di nationi o di capitani distinte, così sono due governatori Zuanne Gini albanese et Nicolò Delimarcovich crovato; è militia sofferente, brava et atta a tutte le cose, serve in mare, lo stesso fa in terra, s’impegna contro turchi, fa ottimi servitii nel tener netti li ridotti e canali di quelle rive da gente di mal affare per sicurezza della navigatione, arrestar vasselli de contrabandi, tener in freno tutte le genti, et suddite et estere, e confesso che nel tempo del mio generalato è restato in ogni occorrenza intieramente incontrato da essi il servitio di Vostre eccellenze, sono andati anco scorrendo le rive di sottovento e ciò senza esempio per la picciolezza de loro legni. Così faranno sempre, ben commandate e disposte, gareggiando gl’uni con gl’altri per avanzarsi nel merito e nella buona riputatione del loro servitio. Le son andate rafinando e riducendo alli miglior soldati. Haverei anco fatto vantaggio et utlimamente haverei riformato alcuna conforme alle commissioni di Vostre serenità, se havessi havuto denaro per i loro saldi. Ma non mai a qual si sia rispetto, benché l’Eccellenze vostre diminuiscano a gran segno queste nationi, anzi mi sia concesso di dire, ottima cosa riverentemente riputarei il conservarle per sempre, come uno delli vigorosi nervi delle lor forze. Le levate de quali, quando vi sia il fondamento delli tentativi al loro servitio, saranno più facili all’occorenze, in paragone delle dificoltà che si provano nelle condotte di genti d’altri paesi, non da uguagliarse né d’impiego né di bravura con queste, mentre se in terra se in mare e se anco posti sopra l’armata, mai ricusano modo alcuno di servire et a tutte le maniere riescono fruttuosi e di publica riputatione, anzi se, guardi Iddio, succedesse in alcun tempo rottura con turchi, non saprei chi altri in quelli siti potrian meglio sostenere gl’impeti loro, quanto queste due nationi albanesi e crovata, come anco per esperienza molte volte s’è provato; onde non sarebbe che servitio di Vostra serenità e dell’Eccellenze vostre il conservarne un numero intiero di barc’armate, sufficienti al bisogno quasi che ordinario, al servitio loro; et che in terraferma fossero tra l’una e l’altra natione fanti 3.000 almeno con diminutione più tosto d’ogni altra sorte di militie, le quali non potrano che replicatamente e di vantaggio contrapesar questo numero et in tal modo con supplirsi alli bisogni delli presidii delle piazze, resisi veterani et atti al maneggio dell’armi, oltre il servitio che potriano prestare in essi luoghi di terraferma, sempre riuscirano, quali io riverentemente li rappresento, in ogni occasione ancora d’armate da mare et questo d’esse contro turchi particolarmente. Il distinguere però le nationi stesse giudico però divotamente punto per tutte le maniere dovuto.

Ho udito qualche moderno … [puntini nel testo] modesto giovane tra crovati perch’in terraferma le loro compagnie formate con loro sudor, dispendii e fatiche servono sotto il collonello d’altra natione albanese e che essi che pretendono uguale merito, sono quasi che negletti et poco ben veduti e tanto più se ne risentono quanto che essendo essi capi de crovati sudditi per la maggior parte, esser anteposti ad essi gl’esteri stessi. Questo punto in occasione di levate potria causar non poca difficoltà.

Veramente la distintione ch’è nella barc’aramta per li due governatori, un albanese, l’altro crovato fa toccar con mano il miglior servitio che se ne riceve. La concorenza è un gran punto. Servono anco gl’uni e gl’altri di contraposso. La publica sicurezza è maggiore e si formano tal volta i capi di guardia di più compagnie e di varie nationi stesse, per tanto maggiormente accertasi del buon servitio e quanto più devono distinguersi le nationi stesse, massime con tanto profitto e vantaggio. Vestono bene una sorte d’habiti, ma sono di linguaggi e di costumi in molte cose differenti. Anche l’alemano veste quasi come il francese, ma niente confano insieme, e per tenere ben disposte le nationi sudette non sarà mai che grandemente fruttuoso il riconoscere, qualche officiale rifformato et anche alcun soldato vecchio benemerito, del picciolo assegnamento di ducati due al mese al primo et uno al secondo oltre la paga. Questo in universale li consola, li eccita, da loro coraggio e l’anima al ben operare. L’esempio si restringe nel beneficar pochi, la speranza si dilata in tutti, dalla quale sono guidati ad ogni maggior cimento e passandone anco le voci in paese imprime in quelle genti dispositione ottima verso il servitio dell’Eccellenze vostre.

Nelle poche regolationi che da me sono state fatte, valendomi della facoltà concessami da questo eccellentissimo Senato, ho con maniera conveniente procurato di ben incontrare in questo insieme tutt’i punti del publico servitio, a dovuto beneficio del quale ho medesimamente con universale termination mia imposto obligo, di fare un prefisso numero di gente di luochi esteri ad ogni occasione di publico bisogno, altrimenti che restino decaduti non solo dal vantaggio, ma tenuti insieme alla restitutione di tutto quello ch’havessero riceputo, onde spero ch’ad ogni cenno potrà haversi buon numero di fanti delle sudette nationi, per esser posti sotto quei capi che saranno giudicati migliori o da Vostra serenità, overo conforme al suo beneplacito da chi haverà governo di quelle provincie, havend’io havuto mira di tener piùtosto leggiera per tanto maggiormente render facile l’effetto quando si rappresentasse l’emergenza e seben pare che non se ne trovi sostegno alcuno, sarà nondimeno servitio publico, ch’essa terminatione resti dall’autorità suprema di Vostre eccellenze confermata.

Poco devo dire della cavallaria di quelle provincie per haverne scritto più volte l’intiero con la rifforma insieme ultimamente fatta di quella, di corpo poco utile e di compagnie diffettose, hora è stata ridotta da me, conforme il sapientissimo publico volere, a termine che se ne può promettere fruttuoso servitio.

Con l’accrescimento alli crovati siano alli ducati 9 al mese et alli levantini sino alli 10, senza essere stato aggravato il publico di spesa maggiore, potrà goder essa cavallaria la sua compita perfettione. Sarà ben montata, ben armata et havrà soldati buoni e di fortuna, perché potreno vivere, mentre per lo passato con i loro cavalli perivano per fame. Le manca il tenente, Vostra serenità si compiaque dirmi che l’era stato destinato e che doveva capitare di la quanto prima, mai non è comparso, che sia carica necessaria e di chiaro vantaggio ogn’uno lo confessa.

Questo eccellentissimo Senato l’ha stabilito, onde ne anco occorre ch’io repplichi riverentemente che se in Candia se ne mandano, dove non si maneggiano l’armi alli confini de turchi, dove quasi sempre convengono tenersi in mano, necessario esserne almeno uno solo, con cosa fruttuosa al pari d’ogni altro, io n’accenno humilmente il bisogno.

Ne meno per loro interesse devo tacere in questo luogo, che nominati alcuni particolari i quali altro non conservono  che la buona regola della scrittura, è quella dell’importantissima materia de rolli della cavallaria, ch’all’hora viddi in molto disordine et pure sono il fondamento della dispensa del publico denaro. Mandai anco i particolari medesimi estesi in mia terminatione all’autorità suprema di Vostre eccellenze, perché fossero o censurati o dalla loro sapienza confermati. Versano d’intorno al miglior servitio loro il signor proveditor Barbarigo, zelantissimo signore, li fa pontualmente osservare, come fece anco il signor Soranzo suo precessor, e di compite e perfettissime conditioni, non di meno non approbati; il doverne continuare l’esecutione nella forma che sono, sarà in arbitrio di cadauno de signori proveditori successori, né il servitio havrà il suo intiero adempimento.

E trattando io della cavallaria di quelle provincie, militia necessaria e profittevole, et havendo considerata più volte la civiltà del paese, per lo più esente da tutte le fattioni, ma altretanto atta all’uso dell’armi, massime gl’habitanti di Zara, Sibenico, Traù e Spalato, luochi che confinano con il paese turchesco, mi è capitato per la mente che senza alcun dispendio di Vostra serenità potriano alquanti d’essi fanti montare a cavallo e per le sole occasioni dell’armi far sortite in campagna, il che riuscirebbe di riputatione al publico, di difesa a sudditi et accrescimento di forze a quella parte, oltre che s’anderia allevando la gioventù in questa professione dell’armi appunto, propria di quella gente, per formar anco un tal incentivo et amaestramento compagnia pur a cavallo et condursi all’occorrenze dove ricercasse il bisogno della Serenità vostra, ma per la povertà ch’è comune del paese stesso convengo anco discorrerne il modo.

L’isole della provincia godono quanto ad invasioni de turchi una somma tranquillità e pace, mentre li confinanti sudditi alla parte di terra sostentano tutti gl’incontri et con il sangue e con gl’eccidii sono il ritegno delle dannosissime risolutioni de medesimi turchi, li quali senza ostacolo tale si porteriano certo sopra d’essi isolani con totale esterminio et rovina loro.

Parerebbemi perciò effetto, anzi molto proprio et giusto, di stabilire un imposition ben leggiera et moderata sopra li vini, salumi, formaggi et animali dell’isole medesime, che potria esser a soldi quattro per barilla di vino, altretanti per ogni migliaro di salumi, tanti per cadaun migliaro di formaggi, soldi 10 per ogni animal grosso et uno per cadaun picciolo, il che potria rendere all’anno sufficiente summa di denaro. Di questo in doi o tre annate, formata la cassa delle soventioni, si potriano elleggere a Zara, a Sebenico, Traù et a Spalato otto compagnie di giovani volontarii di quella civiltà, che non eccedeno il numero di 15 a due compagnie per luoco, le quali poste sotto due capitani delle medesime, uno nobile, l’altro cittadino, perché altrimenti non servirebbono, overo nasceriano continui rancori e disguosti tra essi per l’accennate discensioni  loro, e dare a questi li cavalli con assegnamento di ducati sei al mese per mantenerli, da esiggersi dalle contributioni dell’isole sudette, ridotti in datii et con obligo di restituire le soventioni delli cavalli medesimi a ducati uno al mese, per dover in tempo dell’arma sortire in campagna, contraposti et combattere il nemico e per il restante esser esenti da tutte le fattioni di guardia et altro, a quali devono esser sottoposti li soldati pagati, con privileggio insieme di poter portar l’armi, ancorché in quella provincia in riguardo della vicinità con turchi ad ogni uno sono permesse. A questo modo et con la guerra ch’insorgerebbe immediate tra d’essi, haveriano in provincia 120 soldati a cavallo di vantaggio, che certo riuscirano meglio montati delli soldati stessi, e questo con pochissimo aggravio d’isolani, che ben di ragione devono contribuire ad alcuna cosa, e senza imaginabil dispendio di Vostra serenità.

Li confini della medesima provincia con turchi principiando da Zara e suo territorio sino a Spalato s’estendono in lunghezza per molte miglia.

Vi è poi Almissa, ultimamente Cattaro e Budua. Sono li detti confini ristretti assai per esser cinque e sette e 10 miglia solamente distanti dalla marina et in altri luoghi d’essa alle sue zenzive. Vero è che diverso il trattare con turchi per la diversità di luoghi, di negotii et interessi loro, perché dove tengono comertii mercantili si contengono in maggior quiete, dove non sono huomini insolenti si vicina più in pace e per lo più quelli che niente possono perdere causano li disgusti e disturbi.

M’è successo il farne ogni esperimento per le molte cose occorse nel mio generalato. Ho trattato con diversi sanzacchi et negotiato con più bassà della Bosna, tutti ministri di qualità e stima, con li quali per lo più ho havuto fortuna d’intratenermi in corrispondenza e particolarmente con Abbazza bassà, huomo delle conosciute conditioni, che fu e si mentenne tanto tempo ribelle in … [punti nel testo] contro le forze tutte della casa ottomana. L’huomo reso così confidente che quando haveva ingelosito ogn’uno per la sua venuta a confini, a me esibiva grandissimo affetto con intese anco diverse a darmi de mal’intentionati ragusei, egli a mia gratificatione prohibì severamente che robba di sorte alcuna dovessero passare dal paese a lui sottoposto alla scala di Ragusi e diceva di venir a confini per costringere gli disubidenti et inquieti et in particolare quelli che restavano renitenti di restituire i restanti animali della depredatione ch’era seguita alli confini di Zara.

Con li turchi vicini ho trovato poi due modi da trattare, migliori per mio riverente senso di tutti gl’altri. Per il primo il risarcimento subito e pronto della conditione del danno ricevuto e seguito nel bolor del sangue de offesi medesimi, quando s’è possuto, et in altro modo da soldati stessi. Per il secondo se gl’accidenti, overo lo stato delle cose del mondo altrimenti ha ricercato, com’era in particolare quando furono inferiti alcuni danni al territorio di Zara in tempo che l’armi imperiali alloggiavano sopra il veronese, levar loro la pratica et il comercio di tutte le parti et astrigerli con tal via alle cose della ragione e del dovere, com’anco in questo modo mi successe, perché senza esempio mi furono restituiti da turchi gl’animali levati. Il risarcimento però ha termine più proprio d’ogni altro, perché se bene di conseguenze che facilmente posson far sortire la morte d’alcuno, non di meno non è affare con turchi, che per il mezzo d’alcun donativo o simil cosa non si possa aggiustar et componer. Esso risarcimento sodisfa li sudditi et li consola, in altro modo riputandosi abbandonati, se possono habitar altrove si levano da quelli luochi con le famiglie et con ogni havere, con deterimento della difesa de confini et con molto publico danno, non essendo sostenuti dall’insistenza de sudditi in ogni modo i turchi s’estenderiano alle stesse marine, le quali ne meno sariano bastevole ritegno alle lor insolenze et inquietissime maniere.

Ne’ confini del territorio di Sebenico vi è il castello di Verpoglie, che i turchi vorebbero veder disfatto, perché è il solo ostacolo alle loro incursioni, che senza seguiriano sino alle mura della stessa città e saria certa la perdita di tutta la campagna, io in persona fui a rivederlo con l’occasione del motivo d’Abbazza bassà, e per il vero è luogo di gran conseguenze, ma di poca fortificatione et in stato di potersi appena difendere dalla batteria di mano. Ne’ tempi placidi e quieti ben sarebbe di ridur il detto castello a qualche buon segno, alla qual cosa è chiamata la somma vigilanza dell’Eccellenze vostre, per la preservatione della più habitata città e del miglior territorio della provincia.

Elegono anco quei nobili un tal carico chiamato il capitan del contado, il quale tra l’altre cose s’assume il debito d’invigilare, che da turchi, sudditi loro et loro animali non siano trapassati né dannificati li confini, con recognitione alla sua persona per i pascoli e luoghi che concede loro; da che derivano pretensioni ne’ turchi, che pascolando gl’animali loro, sino alli tali quali segni tutti quei tratti di paese pascolato di Vostra serenità siano di ragione turchesca et da questo poi i strepiti e le comissioni con pregiuditio et danno molto grave de publici.

L’eccellentissimo Senato con ducali di 27 novembre 1631 per una scrittura capitata in publico d’intorno a questo affare, riflettendo all’importanza d’esso, mi diede comissione di formarvi processo sopra, per divenir al castigo di chi s’havesse trovato colpevole et ad altre provigioni che fossero più convenienti. Ho esequito con la formation del processo l’ordine impostomi, ma ho insieme trovato che tutti gl’elletti ad esso carico di capitano del contado hanno commesso il mancamento, il castigo de molti che formano l’universale non ho giudicato convenirsi al servitio. Ho ben portato meco il processo, ch’è con secretezza, e devo riverentemente dire, che si come non mai a bastanza si potrà rimediare a tanto disordine con quante severità possano usarsi, perch’il male è radicato nell’interesse et per le sole elettioni si comprano balle, si fanno matrimonii, si concludono paci e si fa tra quegl’habitanti ogni altra maggior cosa, così divotamente per me stimarei non esservi compenso più salutevole né migliore, quanto di lasciar il capitano di contado col salario o pagamento che hora si trova e levargl’il carico de confini et ogn’incombenza d’essi, il che tutto può restare benissimo appoggiato al governator di quella cavallaria et al capitano d’essa, come lor proprio cibo, et questi governatori e capitani non possino esser del luogo, ma forastieri levantini, ancorché gl’andati ultimi anni, contro espresse parti della Serenità vostra, è stato diversamente introdotto, in modo che anco il presente governator della cavalleria è nativo, il quale però com’ho lasciato ordine doverà a questa nuova stagione dal signor proveditor della cavalleria essere tramutato.

Questo affare ancora geloso niente meno ch’alcun altro chiama il riflesso sapientissimo di Vostre eccellenze et alcuno di loro gravissimi decreti per trattarsi d’alienationi de confini, interesse che per mio credito deve conumerarsi tra gli più importanti.

Con imperiali ho tenuto buonissima corrispondenza, li travagli della Germania hanno fatto ch’i loro ministri hanno tenuto lontane tutte l’occasioni di disturbi. Se alcuno per rubbare qualche animale o simil cosa sopra l’isole vicine sudette s’è spiccato da Segna o da altri loro luochi, capitatavi la mia indolenza è stato profugato e castigato.

Se per alcun inditio de sviamento de nostri ho arrestato alcuno di coloro il dimandarmelo in gratia non solo dal capitano di Segna, ma dal general della Crovatia medesima sono stati termini ch’hanno usato.

Ho anch’io ad essi sempre corrisposto con le dovute cortesie et Vostre eccellenze delli particolari tutti sono state da me riverentemente raguagliate. Valerà a conservare questa buona inteligenza il permetter che segnani et altri sudditi imperiali possano condursi colle loro barche della limitata grandezza et in numero d’huomini maggiore de capitolato a mercantar e negociar per la provincia, perché restando con tal via allettati al guadagno, si levano dalla necessità di provecchiarsi rubbando il vivere. Non è rimasto però in essi estinto affatto il desiderio, perché l’habitatione, particolarmente di quelli di Segna, è in città et parte sterile e dove non nasce cosa alcuna, ond’il freno delle barche armate deve anco accompagnare questa stimatissima opera della sicurezza della navigatione e della publica quiete.

Il corso di queste genti fu veramente di disturbo et danno et origine di mosse grandissime d’armi, ma per i contrario l’invasioni loro tenevano a freno li confinanti turchi, che niente ardivano né sapevano a chi doversi volgere, si come hora resi insolenti pretendono il tutto e con l’habitationi e case loro si sono estesi per tutte le campagne, con avanzo di forze e di miglior fortuna, onde non solo i confinanti territorii, ma le rive a marina di Scardona, Salona, Macarsca e Narenta sono ripiene di gente turchesca.

Li medesimi segnani et uscocchi furono quelli che con il corso finirono di distruggere la navigatione de ragusei et il traffico de turchi con quella città, perché mentre prendevano li vascelli, le genti erano poste da essi in schiavitù e le robbe svaleggiate et rubbate tutte, levato il lor corso in Ragusi s’è accresciuto il negotio, si procura diminuire quello di Vostra serenità da ragusei. Non è bene alcuno che non habbi il suo contrario, né male alcuno che non serva ad alcun profitto, ma da ogni modo bilanciate tutte le cose, megliore è la quiete e più profittevole il tener lontane l’indolenze alla Porta che da turchi confinanti offesi da uscocchi erano fatte, con reclamationi che per il mare di Vostra serenità passassero queste genti e con pretensioni anco de turchi di condursi con armate intiere in golfo. Non mancarono modi alla Serenità vostra di proveder con le proprie forme a suoi interessi, con intanto se uscocchi operassero cos’alcuna, giudico humilmente, che debba alli principii unicamente ostarsi con indolenze con ministri e con altri alla Corte cesarea e non tralasciarsi intentato officio alcuno per la loro corretione e castigo.

E dovend’io dire alcuna cosa intorno a ragusei sudetti, gente in vero ripiena d’insidie e di malissimo talento, se bene di tempo in tempo ho significato tutte le cose all’Eccellenze vostre, m’occorre però in succinto e ristretto epilogo, per non riuscire maggiormente tedioso in questo eccelso [?] luogo di tocare ch’essi ragusei sono in maniera male intentionati a questa serenissima republica e dipendenti da gl’emuli d’essa, che mai niente possono valere con essi i buoni trattamenti, l’amorevoli dimostrationi, né alcun altra di quelle cose che dall’humanità della Serenità vostra potriano esser usati.

Diverse occasioni ho havuto di trattar con loro agenti et ambasciatori, tutti con voci di riverenza e con parole di sommo ossequio fingono divotione, humiltà et obligo et riverente dipendenza, ma in fatti poi contrarii non tralasciano di sparger in ogni luoco il veleno della loro mala volontà. Hanno massima più tosto di ricorrere alla incertezza della protetione ottomana et alla variatione et instabilità di Roma, Napoli e Spagna, per le pretensioni della libertà della navigatione e del possesso del scoglio di San Marco, che di portare i loro gravammi alla clementia dell’Eccellenze vostre, non ostante che con la destrità io ne habbi additato loro l’aperture più d’una volta.

Si dolgono della vietata navigatione per sottovento e stimano grandemente l’affare del detto scoglio di San Marco, né possono sentire che sia di ragione di Vostra serenità, come quello che per la sua vicinanza li pone in ubidienza e servitù totale. Vorrebbero superare questo punto e vanno tessendo e machinando tutte le cose per otenere il fine. La dispositione che seguì d’ordine di lei delle case di tavola che havevano fatto di sopra, esequito con maniera propria dall’eccellentissimo signor Giovan Battista Grimani all’hora capitano del golfo, che in tutto il restante ha meritato il nome d’acurato, valoroso e prudentissimo rappresentante, ha lor toccato al vivo et lo stesso va facendo ogn’altra operatione con la quale si dimostri il giusto et reale possesso che ne tiene la Serenità vostra.

La loro mala inclinatione porta cred’io l’origine con il nascere di quella libertà e lo tengo per due riguardi, o per essere quella città picciola con debole territorio circondato dallo Stato della Serenità vostra e dalle sue armi, onde la continua gelosia si converte in odio e sdegno, o pure perché reputino che quando la serenissima republica non havesse il dominio di Dalmatia potrebbe capitar da essi, come provincia di lor linguaggio e della quale anzi al presente pretendono d’esser metropoli e capo, per il che procurano in essa per i loro cittadini quelle dignità ecclesiastiche che più possono e mentre tra loro giunge alcuno de sudditi della medesima provincia, massime di conditione, lo blandiscono e si rendono con loro al possibile ufficiosi et cortesi. Abbracciano poi ogni occasione pregiudiciale a gl’interessi di Vostra serenità, procurano il danno, […] della scala di Spalato, la distruttione del negotio, che pur è il principale sostegno di questa città, et vorrebbero quanto ad essi render rovine, desiderariano che restassero ampliati i traffichi d’Ancona e di quella parte, onde quel porto […] quasi seno del golfo venisse a divertire li negotii tutti di questa piazza, annihilare le rendite di Vostra serenità, il comercio a gl’habitanti et introdure la mancanza et il male et ne anco qui reputo riverentemente ... [puntini nel testo] lor pensieri.

La scala di Spalato è un gran punto e la sua consideratione deve tanto stimarsi, quanto la maggior parte del negotio di questa città. Vi capitano mercanti d’ogni qualità e religione non pure dalla Bossina, Servia, Bulgaria e Constantinopoli, ma anco dalla Persia e dalla più lontana parte dell’Asia, con cere, pellami, zambelotti, sede et ogni sorte di mercantie, le quali trasportate qui, vendute e ridotte in altre robbe et particolarmente in panni di seta e di lana, li riconducono ne’ loro paesi et con il negotio comodo a lor guadagno rendon ubertose l’arti et abbondanti li datii e rendite della Serenità vostra. L’ultime guerre d’Italia e così quelle di Germania, havendo causato molte difficoltà nell’esito delle robbe che capitavano dal paese turchesco, solite spedirsi per quelle parti, ha fatto che la diminutione dell’utile in quelle parti ha disposto mercanti e dato qualche incremento al concorso delle robbe alla detta scala di Spalato. Dalli stessi accidenti derivata la scarsezza di denaro nella piazza, che tutto si scriveva in bianco, con discapito grandissimo de negotianti, vi fece più sensibil danno e finalmente sopragiuntovi il contaggio, questo per la stragge che faceva e per la sospensione che successe di tutte le cose, riesce la medesima scala al sommo esausta. Il più da mercanti reputando la perdita certa, li negotii svaniti, ritirato et allontanato, prese ogn’uno o rissolutione di fermarsi senza altro negotio o pur di tener altra via per li loro traffichi.

Li riuscì ch’havendo alcun inviamento de loro mercantie verso Ancona, tenuto sempre e particolarmente di quello dei cuori, osservata la conditione de tempi et aggiuntasi l’opportunità alla lor ordinaria natura, non tralasciarono via intentata per far tralasciare la scala di Spalato et ridure le cose alla città loro et con alcuna riuscita, ma non totale, per le contrapositioni ch’io particolarmente vi feci tenere et in particolare presso Abbazza bassà, ancorché tra l’angustie che non si potevano nascondere, provedevano i ragusei con la missione de loro vasselli et robbe in Ancona, et altro di panni di seta e di lana, estrahevano di là per la loro città, ma l’arresto che feci fare di più vasselli et la loro speditione a questa volta, conforme alle publiche e sapientissime commissioni, ha fermato le rissolutioni de mercanti et i loro negotii, cos’che dove il corso era di già fatto grandissimo verso Regusi, hora è d’assai diminuito et è nella maggior parte tornato alla scala di Spalato. Continuando le diligenze per gl’arresti stessi, continuarà il profitto degl’interessi di Vostra serenità e questo tanto maggiormente quando ch’anderà accrescendosi il modo de gl’operarii in questa città, l’esito delle mercantie si farà sempre maggiore et saranno poi ben esequite le prudentissime regole dell’Eccellenze vostre.

È cosa indubitata che li mercanti concorrono solo la dove credono poter ricever alcun utile et guadagno, onde non è senza pregiuditio il datio che gl’andati anni fu imposto sopra i cuori, come riverentemente scrissi a Vostra serenità, che se quasi tutti prima erano portati in questa piazza e che si spedivano di qua in Ancona et altrove, s’osservano condotti hora da ragusei in quel luoco, al quale perciò concorrono mercanti sino da tutta la Lombardia a provedersene et a mercantarli.

Dissi ancora devotamente che per levare il modo della conza delli detti pellami in Ancona, bene saria ancora ch’in quel porto non passassero dal levante vallonie, né di Dalmatia foglie solite estrahersi e per quella città e per sotto vento ancora. Il datio de quali non arriva ch’a ducati 25 o 30 all’anno. Quando in Ancona non havessero con che acconciare i pellami, non sapriano che fare d’essi, restariano crudi et conseguentemente ne cessarebbe il spazzo et l’inviamento e costante [?] il nuovo datio predetto ritornarebbe verso questa città e da esso il beneficio che per tant’altri rispetti deve considerarsi.

Per ridur anco alcun timore ne’ mercanti a tralasciar il negotio d’Ancona, essendo si com’è verissimo, che questi tali non solo per sottovento ma per questa piazza ancora tengono i traffichi loro, poiché per li panni di seta e di lana non possono far di meno che di frequentarli, mio parere riverentissimo sarebbe ch’oltre tutte le diligenze d’arresti et altro effetuato con la ben dovuta pontualità, si facesse anco publica prohibitione ch’alcuno non dovesse transitar per il golfo da luoghi esteri a luochi alieni di robbe, senza prima capitare al porto di Zara per quella recognitione de datii, la quale è dovuta al dominio che tiene la Serenità vostra dell’istesso golfo, altrimenti chi lo facesso o di ragione di chi fossero le robbe, dovesse intendersi sottoposto non solo al pagamento de datii medesimi, ma alla perdita d’altretanto capitale, quanto fosse stato l’estratto in contrafattione dell’ordine, per doversi procedere anco sopra denontie secrete contro le robbe et mercanti di chi i sia et in qualunque luogo poste, et li denoncianti riconosciuti con la metà, in tal modo difamato il fatto in paese e poi con desterità in alcuna cosa eseguito sovra quelle robbe che si trovassero di contrabando, correrebbe freno così grande a negotianti,  che certo valerebbe più d’ogni altro ritegno et trapassarebbe quello degl’arresti de vascelli e tutte l’altre diligenze.

L’intratenersi anco con buona maniera con li bassà della Bossina, con li sanzacchi di Clissa et con emiri della scala sarebbe bene, come ottimo ancora il veder i mercanti con buon occhio.

Et la frequenza de viaggi delle galere di mercantia sarà molto giovevole una d’esse sempre fermandosi a quella Scala, per esercitare con l’evidenza del comodo la sollecitudine de mercanti nel capitarvi. Le Camere della provincia aggravate di maggior spesa che non è la rendita d’esse, per li diversi salariati et provisionati, sono malissimo proviste di ministri per il poco di che vengono riconosciuti e pure doveriano esser ottimi, maneggiando scrittura che regola il publico denaro, ch’è il fondamento di tutte le cose. A Veglia non si trovava chi volesse attender per scrivano, onde riverentemente raccordarei, che si come l’istessi nobili di questa serenissima republica, per arrivare a gradi della patria loro convengono passare per le solite vie e senza trascenderle punto faticar e dar di sé saggio in varii modi, che così anco s’ordinasse una forma di debito a quelli ministri che particolarmente s’impiegano nella funtione stimatissima di raggionato, in maniera che gl’obligati di servire prima qualche limitato tempo per scrivani, scontri et altri simili ministerii nella Camere dello stato e della Dalmatia in particolare, venirebbero a far prova della loro sufficienza e fede e per l’altra parte con il fine del buon servitio, per portarsi gradualmente a cariche maggiori, suplirebbero sufficientemente al bisogno.

Doverei dir alcuna cosa delle fabriche publiche della provincia, ma per non riuscir più tedioso mi restringerò a poco.

Vi sono mura delle città che guaste dal tempo vanno deteriorando ogn’hora. A Veglia sono delle cadute. A Sebenico in pessimo stato.

La fortezza di Zara si trova con difetto grande. Le mura del forte non han stradella per la ronda, onde caminandosi sovra il terrapieno vana riesce ogni diligenza, perché non può vedersi il piè delle sudette mura, quando per aventura chi vi è sopra non volesse precipitarsi giù d’esse et in questa maniera l’inimico non veduto dalle ronde, che per altro non si mandano che per accrescere la custodia, potrebbe intentare ogni pregiudicio e danno; li spalti et l’innegualità del terreno, le cannoniere et i posti dell’artigliaria ricercano dipendio et meritano che vi si applichi con particolar cura; cose tutte degne del sapientissimo riflesso di Vostre eccellenze a quali già anco riverentemente lo significhi, ma veramente il dispendio non può esser volto a tutte le cose et i bisogni maggiori levano l’applicatione de meno urgenti. Il più proprio sarebbe che quei signori rappresentanti potessero, non ostante la parte, applicar condanne a publici concieri, li quali essendo infiniti (oltre i nominati di sopra) per diversi edifitii, per li publici palazzi, per le molte strade et altro che va in rovina e dovend’ogni cosa sempre più andare a male, sarà publica e sapientissima risolutione l’apportarvi alcun compenso et insieme il farlo servitio suo di non ordinario rillevo, perché mentre per la restauratione valerà il poco, non basterà poi il molto in tempo del deterioramento totale. Le condanne poi dovrian esse poste in Camera et di la spesa con giro di scrittura, la permissione potrebbe esser a tempo et prolongata secondo li soli bisogni, la cognitione de quali potria esser rimessa a signori generali.

La materia de biscotti è molt’importante e ricerca grandissima applicatione. Io stimo che la Serenità vostra per la rapacità de ministri, così di terra come d’armata, venghi defraudata all’anno più di 150.000 ducati. Non bastano le regole, che sono sapientissime, perché li ritrovi de tristi sono molti e per mio riverente parere stimo non potria farsi meglio, quanto che elleggere un magistrato di versati prudentissimi senatori, li quali molto bene potessero esaminare tutte le cose e trovar modo con il quale dovesse fondamentarsi la sicurezza d’interesse di tanta consideratione et portarne l’intiero lume nell’eccellentissimo collegio. A Zara trovai boteghe che palesamente vendevano biscotti, la formatione d’accurato processo mi portò al chiaro, che lo compravano da soldati et altri, che l’uso era di molti anni.

Il disordine già invecchiato mi fece passare con assai moderatione contro i botegheri, ma ben con severissime prohibitioni oviai che non dovessero progredir più oltre. Al sopra massaro della medesima città ho fatto riveder i conti. Egli si trova scoperto et diverse sono le sue transgressioni, la sua speditione rimane all’eccellentissimo mio successore, ma certo lui non è atto per modo alcuno a sostener il peso di quel carico, ch’è molto pesante, tenendo anco massime la carica di monitionero, ella ancora rillevantissima.

Non è vescello che navighi la Dalmatia e quasi il levante, che non habbi la provigione et il vitto de publici biscotti. Costano a Vostra serenità ducati 40 e più il miliaro e sono venduti a 10 solamente e poco più da quelli che ne fanno il provecchio, per tanto più facilmente esitarlo et per non esser scoperti nella fraude.

Devo finalmente troncar al lunghezza del mio dire, se bene molte cose di vantaggio mi resteriano per discorere l’intiero di carica in vero repplico pesante, nella quale però confesso che fra le cure molto gravi m’è riuscita di molto tollero l’assistenza dell’eccellentissimo signor bailo a Costantinopoli Capello, senatore che ne continui ardui affari con turchi occorsimi a quei confini, ha di gran mano conprobato il ben degno concetto che si tiene della virtù et prudenza dell’Eccellenza sua. Non devo se non fare comemoratione di somma lode verso gl’illustrissimi signori capi di mare che sono stati in golfo al tempo del mio generalato, li quali hanno sempre corrisposto nel zelante e pronto impiego a tutti li numeri di prudente accadimento et di molto valore.

Dalli signori rettori della provincia non ho havuto a desiderare cosa alcuna in servitio della Serenità vostra. S’io volessi a cadauno d’essi signori dare atributo particolare della lode che le convenirebbe, so che sarei necessitato a trapassar il limite della brevità che mi sono proposto, ma havendolo anco fatto con mie lettere in diverse occasioni, questo tanto dovrà bastare all’intiero della mia, anzi della publica sodisfatione, la quale ne anco vorrei ch’havesse ad eccettuare chi si trova tutt’hora tenuto a quel debito.

Ho convenuto di valermi di più galere per la mia condotta, non havendo mai voluto che resti ritardato il disarmare di cadauna d’esse. Il signor Lunardo Pasqualigo sopracomito fu il primo. Il signor Giovanni Giustiniano fu il secondo. Il terso il signor Gerolamo Trevisano, gentil huomini certo di conditioni dignissime, ch’hanno tenuto le galere più brave, intendenti della professione, pronti e valorosi de quali Vostra serenità si può sempre ben promettere fruttuosi servitii. Si come pure sono di qualità stesse li signori Filippo Boldù et Giovanni Marcello, le galere de quali molte volte sono state da me adoperate in mancanza delle sudette, per le continuate speditioni d’esse a più parti. Doppo l’impiego presso la mia persona del secretario Franceschi, ch’havendosi esercitato fruttuosissimamente per alcuni mesi convenne ad andare al servitio di Palma, e è poi del già secretario Gabriel Cavazza, il quale pieno veramente di molto merito e degno d’ogni maggiore comendatione, con molto mio ramarico per le sue honorate conditioni et per il vantaggio de publici affari, passo da questa ad altra vita, mi son servito di messer Giovanni Alvise Vincenti. Questo soggetto per il vero m’è riuscito accurato, circonspetto e degno di valore e di costumi, che pienamente lo rendono meritevole della gratia et munificenza dell’Eccellenze vostre.