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1646 Andrea Vendramin

Relazione

Relazione di Andrea Vendramin ritornato di proveditore general di Dalmazia 23 maggio 1646

 

Serenissimo prencipe, illustrissimi eccellentissimi signori

Il riferire è incaricato ad ogn’uno che ritorni da cariche importanti, così che gl’instituti di questo sapientissimo Senato obligando all’essecutione quelli che n’hanno sostenuto il peso, a me Andrea Vendramin di presente resta alla Serenità vostra rappresentare lo stato della Dalmatia, nella quale per il corso di due anni e mezzo hebbi l’honore di soggiacere alle fatiche del generalato. Le congionture de tempi diversi dall’ordinario pongono forma in parte diversa alla mia narratione, che restringerò solo ne’ particolari per lo più essentiali e considerabili.

Prima cominciarò a discorrere quello che per servitio della provintia stimi necessario nella presente guerra con turchi e quanto possono valere segnani, per avantaggiar i publici interessi. Doppo passarò a singificar quanto in tempo di pace tall’hora li medesimi diano occasione di travagliare e come convenga cautellatamente operare per deviar i disturbi.

Ciò che di novità sia seguito a Porto Re, luogo de conti di Sdrino. Le qualità d’alcuni capi confinanti e loro pensieri con gl’andamenti de commandanti turchi in tempo di pace et in fine diverse osservationi stimate da me degne della notitia di Vostre eccellenze.

Ne’ presenti difficilissimi tempi l’opera de segnani sarebbe grandemente profittevole. Il lor nome temuto da turchi li tenirebbe in offitio assai et potrebbe procurarsi il loro impiego, trattando con l’Erbestain capitano di Segna, che possede grandissimo credito et auttorità con quella gente, riducendolo con termine di condotta a devotione, come anco alcuno delli conti di Sdrino et il Frangipani, figlio del generale di Carlistot, mentre questi tutti all’occasioni che otthomani si portassero contro il Friuli e Dalmatia, per il sostenimento de genti e per la vicinanza de loro Stati, grandemente potriano valere a vantaggiar gl’interessi di Vostre eccellenze et i capi segnani minori, con tacita permissione, anco operarebbero, occorrendo, conferendosi per terra sino a Scrisa o Carlo Bago, luogo distrutto nel mezo della Morlacca, di dove o d’altro luogo, con barche armate giuntati potrebbero portarsi in diverse parti et anco per via di terra nel stato otthomano.

Superato il punto dell’Erbestain, col quale pure per ordine di questo eccellentissimo Senato s’è fatta qualche apertura, perché permettesse in ogni caso a quei capi di scorrere nel paese otthomano, nel dubbio di maggiori progressi del turco per la calata del bassà; in ciò impiegato il signor governator di Zara Sbroiavacca, soggetto pieno di tutte le buone qualità e prontissimo nel publico servitio, doppo che di mio ordine passò a Fiume, sotto pretesto di visita di quel commandante suo zio, per informarsi delle qualità de conti di Sdrino et esperienza militare; anco l’Eberstain prese partito poi di mandar a me a Zara suoi agenti con il figlio, con offerte di levata di 1.200 fanti, quali furono con lettere accompagnati all’eccellentissimo signor Savio alla scrittura con le conditioni richieste, per quello havesse parso alla publica sapienza di deliberare; né resterà con li altri capi difficoltà per quanto ho sottrato, mentre segnani niente più attendono con inquietezza che la libera potestà di correre e depredare il paese otthomano. Per due oggetti si può valer di segnani: per diffesa et per offesa. Per diffesa sarà in caso d’attacchi de turchi, onde a diversione inferiscano loro danni.

Per diffendersi propriamente vi vogliono li necessarii preparamenti, che consistono nella isquisita fortezza delle piazze, ne’ soldati, munitioni da vivere et da guerra abbondanti e nella pronta provisione di denaro. Di piazze oltre Zara, Cattaro, San Nicolò di Sebenico, un poco Traù, non ne ha la provintia che quando giochi il cannone habbiano a resistere.

Per diffesa delle città di Spalatto, Sebenico, Traù, Almissa, come anco di Nona e Liesina, quello è stato deliberato di fare per qualche maggior fortificatione, s’è rappresentato a questo eccellentissimo Senato, onde superfluo riesce nuovo racconto.

Zara come antemurale della Dominante e d’Italia ha le sue imperfettioni. Manca d’abbundanti publiche cisterne, come anco il forte et la sicità della passata estiva stagione lo ha di vantaggio fatto conoscere. Il costruirne delle altre sarà proprio, perché accrescendo il numero di diffensori e dovendo servir di ricovero a villici, che non potranno sussister nelli recinti loro quando siano aperte rotture e vivano le correnti gelosie, mancaranno di questo necessario elemento. Li pozzi della città quasi tutti d’acque salmastre, scarsi di queste parimente non proprie a valersene, che con discapito della salute delle milite et anco de cavalli stessi.

Di letti d’artiglierie sproveduta rimaneva la provincia non ancora interamente provista. Molti ne sono capitati di qua, ma perché notabile è il consumo, mentre non vi sono luochi da poter in tempo di quieto riddursi i cannoni al coperto, il più delle volte senza mantelletti et ordinariamente senza paglioli. Ho fatto tagliar nell’isola di Arbe 300 arbori olesi ridotti in tavoloni, la maggior parte de quali erano stati condotti anco a Zara, onde poi fossero costrutti li letti, quando rimanessero le tavole stagionate et proprie al lavoro, come per paglioli in mancanza ho incominciato a supplir con lastre di pietra viva, che serviranno a durata maggiore et a maggior preservatione de letti medesimi.

Le fortificationi che sono state parte fatte e parte incominciate a Zara, d’ordine mio restano descritte nel foglio alligato a questa relatione, come in altro quello che converrà effettuarsi per raccordo dell’ingegnero Benaglio, buon suddito e servitore di Vostra serenità, per intero stabilimento di quella città. Oltre tutte le altre cose descritte in esso la perfettione della porporella alla parte del mare notabilmente riesce bisognosa, stante la poca sussistenza della muraglia a quella parte, spetialmente a San Francesco, perché se calasse armata navale improvisamente, come per desiderio del capitan bassà fu proposto di fare la estate passata, potendo forse viver in altri non dissimile il pensiero, malamente sussisterebbe et all’incontro riddotta in punto di perfettione non potrebbe cimentarsi né correre rischio, se non con formale terrestre et maritima ossidione. Né vanamente può argomentare che tale motivo potesse haver nuovo incentivo, poiché in altro tempo doppo la battaglia navale v’hebbero anco turchi sopra pensiero, mentre discutendosi a Costantinopoli a qual parte dovesse vogliersi l’armi di quel imperio, che terminarono in Ongaria finalmente, fu proposta l’aggressione di Novegradi e di Zara, da altri di Candia, per l’infestationi ricevono da maltesi i pelegrini che vanno alla Mecca. D’alcuni ad altre parti di questo dominio, non senza concetti di capitar a drittura con l’armata contro la Dominante. Molti persuadevano il fermar piede a Ragusa per la grandezza e sicurezza de porto, mancandone loro nelle proprie rive di capaci nel golfo, pensando anco d’occupar Puola. Questa per la distanza di soli 120 miglia di qua, quella per esser la seconda porta, che la prima chiamano Corfù, per entrar nel mar Adriatico e per esser sito opportuno da prepararsi all’offese dell’Italia tutta la via, mentre anco li porti di Ragusi serviriano loro per potervi costruir galere, facendo condur legnami da monti vicini de ducaini in Albania, meno in quelle coste tenendone de capaci.

La commodità stessa di costruir galere haverebbero caso, che Dio tolga, s’impossessassero de Novegradi, per la vicinanza della Morlacca, dalla quale cavarebbero legnami abbondantemente. Per il che se in altre occasioni tennero i sodetti propositi, tanto più deve riflettersi possano di presente di novo riddursi a medesimi pensieri. Per ben munir le piazze, doppo le fortificationi conviene siano numerose de diffensori, né a tempi pericolosi come i presenti può haver Zara meno pressidio di 8.000 soldati, come anco raccordano l’ingegnero e capi da guerra, quantità di barche armate per impedir l’incursioni de caichi turcheschi di Dolcigno e Narenta et altri. In che sempre son stato attento, anzi ho fatto levar molte barche a quei di Narenta, che si custodiscono a San Georgio di Lesina, concertato il consenso de patroni christiani prima, per non cagionar torbidi, che facilmente è riuscito, essendo ossequentissimi al nome di Vostra serenità quei popoli, i quali nel timore, per qualche voce vanamente sparsa, ch’hebbero de segnani, con lettere supplichevoli mi pregarono non permettere fosse a loro dato nocumento alcuno, stante la divotione professata a questa serenissima republica et da me furono assicurati della publica dilettione per tenerli in fede.

Pensavo di far turar le bocche di Narenta per assicurarsi per un pezzo da molestie che potessero di la esser reccate a sudditi, ma essendosi molto allargate si riconobbe difficile la riuscita. Valerebbero anco le barche armate ad accorrere et assistere la provincia o dove richiedesse il bisogno, oltre li rinforzati pressidii per sicurezza di ciascheduna piazza e quando meno li innimici pensassero, si vedrebbero improvvisamente scorrere hor di qua hor di la il paese, con danno non meno che confusione. Né si deve tralasciar di haver la mira a tutte le cose e di fondamentamente esser in punto per la consideratione di non esser accaduto con la calata del bassà l’estate passata alcun accidente grave, perché potrebbe esser stato un artificio per cogliere tutto alla sprovista questa prima stagione, potendo veramente dire esser stata la protettione del signor Dio, che nella debolezza in che si ritrovava la provintia di soldati et d’ogni apprestamento militare, siano ad ogni modo da me state le cose tutte allestite a segno di propulsare qualonque tentativo d’hostilità, in quanto per me fosse stato possibile, che poi a parte a parte, arrivatomi qualche provedimento, ho distribuito il tutto a proportione in ogni luogo et perciò non essendo sempre ne’ tempi pressanti in nostra mano operare le preavertenze con le provisioni aggiustate alla gravità dell’affare, valeranno a diversione d’incontri sinistri et a notabilissimo vantaggio. Le munitioni da guerra devon esser abbondanti e da vivere maggiormente, perché rotto di già il comercio, non possono da altri luoghi provedersi i sudditi poverissimi che giornalmente vivono d’industria, onde questa necessità ad ogni sospitione d’aggressioni de turchi per calata del bassà, astringerà al dover in pochi giorni, per non dir subitamente, conceder a tutti i villici di terraferma il biscotto, havendo pur convenuto nelle ultime recenti commotioni somministrarne a nosellani [?], verpogliano et altri, privi può dirsi de loro errari, quando non traffichino con turchi, di molto tempo anco praticandosi di dar a quelli di Novegradi, Rasanze e Possidaria ducati tre et il biscotto, già destinati a servir in barche armate, hora solo assistendo alla diffesa de proprii recinti.

Già le genti in provincia erano 65.000, 21.000 da fatti, scemate in qualche parte per il contaggio di Spalato e Brazza e più per la occasione delle levate, che non ostante le prohibitioni rigorosissime a capitani, tentavano nondimeno molti, mutata patria e nome e molti dell’isolani ancora per dubbio di dover servir al remo, farsi ascriver nelle compagnie. Io per divertire così grave disordine feci publicar proclami che invitavano ogn’uno a significarmi in quali compagnie fosse il parente o il figliolo et dove essentialmente fosse l’origine dei diffetti, per toglierli affatto, né tralasciai qualsisia maggior diligenza per cautelare l’interesse di Vostra serenità, ma il rigore contro trasgressioni, non potendo all’hora essercitarci nella loro impossibilità di mantenersi, usai la desterità et coll’uso quando della clementia, quando del rigore, ho procurato sostenere alli più alti segni il vantaggio dell’Eccellenze vostre.

La cavallaria, se non entra nel paese innimico, languirà e perirà nella scarsezza de foraggi, o di qua converassi trasmetterne e con pena e con eccedente spesa e pure doverebbe esser accresciuta di numero per la quantità in campagna possono spingere gl’inimici, in che mi vi sarei impiegato come anco ne tenevo l’ordine, se la strettezza de medesimi foraggi non me lo havesse vietato.

Anco alla parte di Cattaro, proprio sarebbe insinuar le sollevationi et assister quei malcontenti, in che l’opera del cavalier Francesco Bolizza, soggetto benemerito di Vostre eccellenze, valerebbe molto.

Quelli di Monte Nero ultimamente hanno sfodrate l’armi contra il sanzaco, con occasione de molti de suoi; mantener vive le risse, fomentarle fortemente sarebbe utile. Il governator Scura con le parentelle del vescovo di Scutari con qualche altro governator della natione, potrebbe valere a quella parte per avantaggiare il servito e già si eshibì occorrendo di forte e fruttuosamente impiegarsi, havendone io pur transmessa scrittura all’Eccellenze vostre del medesimo sopra questo affare; potendo giovar anche molto con donationi eccitar li capi di piperi, clementi, paulovichi et altri con assistenze, onde tutti in unione capitassero all’offese maggiori coll’uso però dal nostro canto delle maggiori cautele.

Hanno a Cattaro pur turchi la mira ad oggetto di stringerli maggiormente. Abbassà bassà andò per piantar un forte al stretto et ne fu stornato dalle galere di Vostra eccellenza. Ultimamente Alibegh Singich havea riconosciuto il posto con intentione di far il medesimo et vi spinsi la galera dell’illustrissimo signor governator Quirini per assistenza, con ordini di ressistere alle innovationi che fossero tentate. A questa prima stagione deve credersi il peggio, quando turchi non siano divertiti altrove, misurando anch’essi le congionture con le disunioni de prencipi christiani e supponendo facilissimi li acquisti contro questa parte, circondata col levante la Dalmatia da per tutto dallo stato otthomano.

Resta la provisione del denaro necessaria per sostener le militie, che tanto in offensiva,quanto in deffensiva guerra deve esser pronta et abbondante. Il soldato vivendo con quella paga che li è destinata, la quale mancando lo rende non meno vile che necessitoso. Ma perché non può supplirsi così sempre in un momento all’intiere sodisfattioni d’og’uno, si potrebbe far somministrar a soldati le rationi di pane, divertendo loro le fraudi col riguardo che Zara sia mal provista di pane vendaresco, che se non fossero le barche di sottovento strettamente la passarebbero et anco provedendoli de vestimenti, come altrove s’usa, si supplirebbe di tal modo a tutte le parti, perché quando il soldato ha il denaro in mano se lo gioca e non ha né da coprirsi né da cibarsi e se pure vengono somministrati da capitani li terzi, non possono haver patienza di darsi al risparmio per il vestirsi, onde se da capitani sono comperati loro vestimenti, le fanno sempre adosso la mercatia, cosi che nella vernata languendo periscono.

Ne’ passati generalati le rendite erano in circa 66.000 ducati. Quelle della Camera di Zara 80.000 lire in circa, riddotte del 1644 in 54.000 in circa, per le vendite de scogli e altro di publica ragione, per la qual causa rimangono anco delle altre Camere deteriorate, onde diminuito il denaro col quale si suppliva a molte spese, interessato rimane il publico errario. La spesa ordinaria annua era ducati 200.000 in circa tra tutta la provincia con barche armate, militia et altro e senza esservi sospitione alcuna di guerra, conveniva rimetersi 136.000 ducati in circa per supplimento, ben con il vantaggio di 20 per 100 per l’accrescimento delle monete.

Nel mio soggiorno in provincia la spesa mensuale ascendeva a ducati 18.000 tra Zara territorio et barche armate, mentre v’erano le militie a Zara e negl’altri luoghi del suo territorio, come da ristretti.

La cavallaria, accresciuta per le compagnie trasmesse d’Italia, apporta la spesa mensuale di 7.000 ducati in circa.

L’accrescerà il dispendio con l’augumento de soldati di nuove levate et altri che doveranno mandarsi, per render il tutto in più sicuro stato, oltre che le rendite di tutte le camere sono insensibili per la tenuità de datii deliberati, stante gl’assedi et interdetto comercio de turchi con nostri. 

Quanto possono adesso segnani riuscir fruttuosi, altrettanto in tempo di pace riescono alle volte molesti, mentre per via del canale di Morlacca capitando a luochi dishabitati nelle giurisdittioni di Vostra serenità alle parte di Novegradi, Rasanze et altrove, non molto lontani da Zara et anco nelli habitati asportando cavalli e bovi, pongono tal volta occasioni di non poco disturbo.

La Morlacca per 80 miglia da Novegradi a Segna s’estende, l’acque da lei dividono l’isole del Quarnaro, dishabitata tutta vicino alle medeme, con pretensione di possesso di Cesare di Vostra serenità dove bagnano le stesse e dell’Otthomano. Alle volte per terra fanno incursioni grandi segnani e di qua ne vengono le doglianze e pretensioni de turchi d’esser rissarciti, quasi che habbia a custodirsi da noi li loro armenti e li loro interessi. Veli Coza et Osman agà, per asporto d’animali fatto già molto tempo a quelli di Vduina [?], passarono a quest’effetto a Costantinopoli, sempre appresso turchi essendo vive le pretensioni, tanto ingiuste quanto lontane, quando si tratta di provecchiare, bastando anco un picciolo successo per fomentarli doppo lungo spatio a grandissime richieste, valorosissimi per dar forma a cose non accadute e pronti in sottoscrivere et auttenticar il falso con la voce, con la mano e col sigillo. Fabricatore di machine eccelse e d’inganni non meno che di falsificar scritture isquisitissimo, è a confini Vali Coza, onde congiunti con Osman portarono l’istanze, perché ne seguisse indietro il ristauro de danni vanamente pretesi, ma dalla desterità e prudenza dell’eccellentissimo signore Bailo cavalier Soranzo, informato da me della qualità de soggetti et delle insussistenze delle pretensioni, restò sopito finalmente l’affare. Per levar l’occasione de simili incontri, quali in tutti i casi alla Porta capitando danno che travagliare, supponendo malitiosamente turchi la ragione sempre dal canto loro, ho fatto tal volta arrestar de segnani per castigarli sotto altri pretesti, per non dar ansa a turchi di pretensione di refacimento; et ultimamente a punto havevo un capitan nelle carceri reo di tali rubberie, che senza passar più oltre poi l’ho liberamente lasciato nel tempo della calata del bassà di Bossina ad oggetto di captivarlo per qualche occasione futura.

Nel canale di Morlacca il conte di Sbrino di Bussanizza dirimpetto a Veglia, sino il giugno passato cominciò certa fortificatione a Porto Re, ch’hora deve esser perfettionata et ne mandai il dissegno alla Serenità vostra con mie lettere di numero 232. Porto Re si divide in due porti separati vicini. Tra l’uno e l’altro sopra una punta, dov’era già un convento e chiesa della Madona, che si ritrova in essere, è stata fatta una torre et muraglia tutta di grossezza di quattro e più piedi. Dall’osservationi particolarissime dell’ingegnero Benaglio, ch’espressamente espedii a quella parte, si scoprì ch’era l’oggetto di fortificar quel posto, perché dominava anco il canale che da quello della Morlacca passi a Buccari e Buccarizza, mentre si facevano cannoniere otturate al di fuori per non dar forse sospitione, nel dubbio che per aventura fosse stornata l’opera, ma al di dentro perfettamente fatte per porvi qualsisia pezzo di cannone. La chiesa molto ben costrutta che terrapienata riuscirà fortissima, sendo la muraglia della grossezza espressa.

Prohibisse il ricovero a galere e barche armate nelli due porti sopranominati e par fondata per assicurar i contrabandi che vanno a Buccari e Buccarizza, perché imboccato il canale che porta a detti luoghi, il vento stesso che serve a vascelli per entrar li rinfaccia e convenivano in conseguenza rimaner preda di galere o barch’armate che stavano ne’ sudetti due porti, che di presente non potranno valersene a quest’effetto e riuscirà difficile più il fermarne, perché meno all’uscita di quella bocca potranno inseguirsi, come si faceva col benefficio de porti sodetti. Per li contrabandi sono stati costrutti a Buccarizza magazeni da riponer sali, armi et altro, che poi si spazza il tutto sottovento. Oltre questi rispetti v’è la consideratione che in caso di rotture con Cesare o infestationi com’altre volte è seguito degl’uscochi, grandemente potriano rimaner incommodate l’isole del Quarnaro, per il sicuro, facile e vicino ricovero che haverebbero in ogni caso ne’ sopradetti luoghi, mentre ritornassero da rubbamenti e rapine.

Li capi confinanti sono Durach Begh figlio di Halil, già sanzacco di Strigonia et hor di Licca, e Sinam Begh suo germano, fratello del già capitano Begh. 

Continuando Durach negl’instituti hereditati dal padre, che fu infestissimo prima ottenisse il sanzacato a confini di Zara, sempre ha procurato torbido alla parte stessa in quanto ha potuto con ammassamenti e con incursioni, asportando animali de sudditi di Vostra serenità o per desiderio di provecchiare o per avantaggiarsi in credito alla Porta. Le restitutioni mai s’haverebbero ottenute, troppo avidi turchi al rapire e tenaci nel possesso di quello prendono, onde né querimonie né indolenze vagliono mai per far render il tolto né conventioni o patti, perché non seguano innovationi, così che a depressione della forza vi vuole la forza.

Sinam fratello del già capitano Begh, di pari inclinatione, forse per li stessi rispetti univa li suoi pensieri con lo stesso Durach, fomentati da Vicenzo Palladini da Pago suddito di Vostra serenità, bandito dal magistrato eccellentissimo al sale, il quale confondendo le due leggi a sé mal note, habitava appresso lo stesso con darle fomento a mille pretensioni ingiuste, come fece con un schiavo, fuggito ne’ tempi degl’eccellentissimi miei precessori al fratello capitan Begh, per la ranzon del quale convenne l’eccellentissimo bailo a Costantinopoli al pagamento del riscato contro li capitolati, mentre si portò colà per impetrar il capitaneato di Zemonico, che ottenne per la morte del medesimo suo fratello, così accertato delle pessime conditioni di questo soggetto, furono presi da me quelli espedienti che mi parvero aggiustati, per toglier una gran pietra di scandalo et pur sodisfare alla mia conscienza et alle naturali mie obligationi verso la Patria, senz’altro immaginabil riguardo.

E per vantaggiar il servitio di Vostre eccellenze nel rimanente stimai, in quanto fosse possibile, la divisione delli due sodetti capi necessaria, così che con la publica promissione credei opportuno il far Sinam confidente, com’era all’agà, onde impiegato con questo modo, non aderisse così prontamente alle voglie di Durach et in vero ancorche instantemente richiesto, all’occasioni o con il suo seguito, non s’è voluto impegnare o pure se vi si è trovato appostamente è capitato così tardo che niente ha operato mai a danno di questa gente, come haverebbe certamente essequito quando il vantaggio della confidenza e qualche puntiglio che andavo inserendo nel suo animo e di pretensione di avanzar suo germano nella riputazione e nella stima, non l’havesse deviato.

I sanzacchi e bassa riescono più tosto fomentatori che non delle distensioni, a quali facendosi ricorso niente operano, oltre le informationi che mandano a pigliare, che portano seco spesa nel riconoscere il ministro, perché non ritorni almeno con false e sinistre relationi. Alle volte anco partecipando li sanzacchi de rubbamenti et in consequenza sempre lontani dal ragionevole.

Per questi rispetti conviene passarsi a rissarcimenti, senza de quali li sudditi in poco tempo rimariano spogliati del tutto e mancherebbe lor l’animo et il vigore, convenendo però lasciarli operar da lor soli senza impegno publico.

S’era già da turchi introdotto contro gl’alberi portar il ferro, non contenti delle rapine, quando rissarciti nostri di qualche asporto a lor fatto in ristauro del levatogli, stavano poi ritenuti guardinghi al lasciarsi di nuovo cogliere. Il che pur anco mentre mi trovavo in provincia alla parte di Zara Vecchia e San Filippo Giacomo effettuarono, pratticando unioni con pretesti mendicati di sfide et il taglio quando non capiti dalla parte nostra il sfidato al luogo prescritto. Ma questi steccati come incentivi di attrahere humori maggiori con miei proclami ho sempre vietati, mentre in simili casi concorrerebbe anco da parti lontane grossissimo numero de turchi, da che non potrebbe che nascere in vece di pugna particolare una publica combustione.

Perché cessassero tali violenze, che dal sopportarle haverebbero ricevuto vigore, con soverchio pregiuditio de popoli, stimai proprio che gl’interessati nel danno di pari passo caminassero con turchi che l’havevano inferito, non vedendo modo di ricever d’altra maniera sodisfattione ancorché fosse con trattati prima procurata, così che anch’essi colpiti col taglio si riducessero all’avvenire a pensar all’improprietà dell’introduzione che riuscir poteva pur a loro stessi dannosa. A Zaffer agà toccò l’esser danneggiato nella campagna vicino a Vercevo [?] dal qual luogo erano derivati i mali trattamenti a quella di Zara Vecchia e servì l’esempio per render gl’altri cauti ad astenersi da simil attentati. E se bene con l’occasione di condurre due sorelle del capitan bassà a Constantinopoli, col favor del medesimo, procurasse d’esser rissarcito, nondimeno con le informationi da me trasmesse del danno havuto prima da nostri, la virtù singolare dell’eccellentissimo signor bailo cavalier Soranzo fece cader ogni pretensione.

Sogliono il più delle volte da turchi in ogni confine dipendere le novità, conoscendo il vantaggio in che sono di numero. Et se bene da confine a confine le cose anderebbero partite, alle volte però praticano le unioni ancora degl’altri più a dentro e vi concorrono li sanzacchi. Tutte le commotioni s’aggiusterebbero sempre quando oprassero all’occasione coll’ordinarie vie e se tall’hora ricevendo da nostri qualche mala sodisfattione con lettere passassero, senz’avanie, giuste le doglianze, perché ne seguirebbero con li castighi le sodisfattione ancora. 

Ma pretendendo superiorità e grandissima ambitione et orgoglio, spendendo ogni picciolo turco fondato nella prepotenza del suo partito, ogni capriccio serve loro di ragione, quasi tutte le cose havendo per fermo superar con la forza. Egli è ben vero anco che li sudditi sono sovente l’esca per accender il fuoco delle turbolenze a confini, inobedienti per natura et arditi, che perciò passando contro li precetti nel paese turchesco con gl’armenti, eccitano li turchi a levarglieli et lavorando e coltivando li terreni loro, ancorché sia vietato il farlo, ben spesso nelle divisioni delle raccolte ne nascono delli scandali; e simili incontri hanno portato Durach ad un odio particolare contro quelli di Zara Vecchia che coltivano suoi terreni.

Si potrebbe capitar a castighi, ma la consideratione di non haver modo di vivere quelli sudditi senza di quello et il praticarsi ciò in altre parti ancora, rende moderato il rigore, che conviene per minor male passar in tacita connivenza.

Per le parentelle et amicitie che sudditi tengono in paese otthomano praticano il vender dell’armi a turchi e spetialmente gl’arcobuggi da ruota.

Inhumanità grande per certo, mentre tall’uno, per il civanzo di qualche reale o baratto di giumento, è ministro della sua o della morte del figlio o d’amico, havendo proveduto per rimaner offeso l’innimico dell’armi, de quali pur da questa città e con galere di mercantia et in altro modo ne vanno a gl’otthomani.

Le prohibitioni rigorose, i castighi severi dovriano isperimentarsi da chi malignamente trascorre in simili eccessi. Per levar questo traffico a sudditi in provincia et a soldati in cavallaria, crederei proprio facendone fabricar per uso publico havessero l’impronto di San Marco, come anco le rote, onde dispensati poi a tempo migliore a chi ne havesse bisogno, con nota distinta a chi consignati, potessero e dovessero dall’illustrissimo signor proveditor de cavalli o d’altri rappresentanti una volta l’anno almeno esser incontrati e riconosciuti. Conforme l’uso d’Italia proprio sarebbe obligare le cernide a rolli a fine con ciò cessassero le fraudi, quali dall’illustrissimo signor proveditor de cavalli potriano esser della stessa maniera deviate, per quello spettasse alla cavallaria e castigati più agiatamente li trasgressori, non dovendosi per nessuna cagione a villici o cavalieri conceder altre armi da stoppino, focile o ruota, se non marcate, ancorché comprate del proprio denaro, per sempre dovere della medesima render conto, non concedendone poi di nuove e chi non havesse fatta la consegna delle logorate e consunte.

La poca isperienza de villici nell’arte militare, ancorche non manchino di coraggio e che sovente habbino occasioni di brighe, apporta molti gravissimi pregiudicii, dietro le masiere e cespugli più tosto che disciplinatamente avezze al combattere, senz’alcun ordine, inseguendo con la medesima sregolatezza chi fugge e fuggendo sconcertatamente se prendono la carica.

Il disciplinarli sarebbe proprio e non solo quelli della terra ferma, ma ancora dei scogli et isole di tutta la provincia, in che pure ho applicato l’animo quando m’è stato possibile, per andar disponendo quei sudditi al segno di qualche ordinaria habilità.

Havevo incominciato a provedere qualche luoco, come alla Brazza, dove ho destinato il governator Coglianovich, soldato vecchio et isperimentato, ch’è capitano di barca armata, perché lasciata quella in governo del fratello, soggetto pure agguerito, coltivasse quelle genti all’uso dell’armi.

A Lissa ho ispedito il capitano Giovenni Priercio, il vecchio provisionato, a fine operasse lo stesso.

Il governator Mattio Marinovich in Almissa, havendo il carico del padre, potrebbe essercitar quei popoli. Sarà bene provedere da per tutto anco d’altri soggetti, quando la congiontura lo permetta et a provisionati d’attitudine potrebbe, con qualche vantaggio di più di quello riscuotono, ingiongersi il carico, secondo fosse divisato, perché essercitassero gl’habili, come si prattica qui in Italia, dove si mantengono capitani per ammaestrar li contadi, ancorché non ci siano le continue occasioni di cimentarsi, come in Dalmatia e possano pacificamente seguitar l’aratro. Di molta rilevanza non riuscirebbe la spesa e di grandissimo profitto, per mio humilissimo senso, sortirebbe l’effetto, che a fine havesse vigore e li capi destinati a questa fontione facessero il debito, non sarebbe inoportuno l’incaricarne a gl’illustrissimi signori Rappresentanti in provincia et agl’eccellentissimi generali, che pro tempore saranno, la intiera esecutione.

Al risparmio del publico denaro son stato sempre attento, onde col restringere i donativi e regali che solevano farsi a confidenti e capi delli confini più frequenti e con prohibitioni di non spendersi in cosa alcuna senza mia saputa e permissione, crederò d’haver minorata la spesa considerabilmente, come potrà vedersi da conti. Anco feci terminatione per ordine di questo eccellentissimo Senato con prohibitione di continuar le spese superflue e per tutta la provincia è stata spedita con mie lettere all’illustrissimi rappresentanti, per la dovuta essecutione della mente publica, ma d’alcuni luoghi non essendo venute risposte, come il più delle volte suole quando gl’ordini non sodisfano, ho trasmessa la terminatione stessa alli eccellentissimi signori regolatori alla scrittura, perché non sian bonificate ne’ conti quelle spese che fossero vietate in ordine di precetti di Vostre eccellenze.

Non m’è restato campo di far revisione, che interrotta della provincia, mentre sono stato divertito dal far la visita, così il primo anno per le occasioni del contaggio di Spalato, come anco perché convenni, appena arrivato a Budua et a Cattaro, ritornar alle basse fino a Curzola con l’armata nostra per la calata dell’otthomani e di la poi per le occorrenza de confini a Zara, stati tutto l’anno passato in moto, come in altre parti.

Quello ch’esseguii all’hora fu da me rappresentato da Cattaro e Budua.

A Zara le cose della Camera, come del monte di pietà passano bene. Vi fu qualche sconcerto nel fondaco e ne rimisi il giuditio all’illustrissimo signor capitano Savorgnano.

A Liesina la Camera di Vostra serenità è ben tenuta; quella di communità, che ha d’entrata 48.000 lire in circa e 30.000 lire in circa di spesa, resta maneggiata da quei medesimi cittadini. Il saldo d’essa fa giusto, ma però non si vede come dovrebbe esservi somma considerabile di denaro in avanzo, provecchiandosene quei sudditi con pretesti d’ambasciarie et in altri modi, non ostante le prohibitioni di Vostra serenità de 28 zugno 1623, mentre gloriosamente reggeva quelle provincie, di far radunanze di certo collegietto, nel quale trattandosi di spese estraordinarie inventano occasioni per distribuir il danaro e pure quello che di più della spesa rimanesse potrebbe valere a servitio publico.

Il capitale del fontico, già di consideratione, hora tutto distrutto, sendovi certi debitori per 18.000 lire in circa, de quali ordinai fossero astretti gl’habili al rissarcimento.

Alcuni particolari hanno lasciati beni già qualche tempo, poiché fossero costrutti doi monasterii di monache Sant’Antonio e San Giovanni, con quali potessero poi alimentarsi quelle che fossero entrate nelle clausure et le annue rendite per tutti due sono di ducati 1.000. Niente mai è stato essequito, la mente de testatori delusa, onde rimane il tutto in mano di private persone. Solo di tal ragione trovai in essere lire 4.600 in circa, per il che applicatomi alla riscossione, astretti li debitori, prima del mio partire di la, lasciai in un scrigno con tre chiavi, da esser tenute una dagl’illustrissimi signori conti e proveditori che pro tempore saranno et l’altre da due diverse persone, lire 12.600 in circa e perché non fossero dilapidate feci termination che doveva esser registrata nel scrigno stesso, acciò non potesse esser in alcuna maniera toccato, se non con le conditioni poste nella terminatione medesima. Lasciai anco ordini e note a quell’illustrissimo signor conte proveditor Balbi per la riscossione da debitori, onde stimerò che la somma di vantaggio sarà augumentata e potrebbe valersi d’essa, se così paresse alla publica sapienza, nelle presenti congionture per rissarcirla poi.

Manca Liesina della carica di armiraglio, che vien essercitata dal munitioniere, gran tempo all’una et all’altra incommbenza havendo supplito il cancelliere, mentre per la tenuità de salarii non si ritrovava persona che volesse soggiacere alla fatica, il presente munitioniere, havendo soli 500 ducati di pieggiaria, come riverentemente rappresentai con mie lettere di numero 216. Nel castello non c’è persona a cui resti consignata la munitione, l’illustrissimo signor camerlengo e castellano sendone il solo amministratore.

Delle 16 ville contentiose di Traù convengo far qualche tocco, per le usurpationi che vanno facendo turchi, introdottisi in una col pretesto di esser creditori da morlacchi che le lavorano artificiosamente prestando loro denaro per ripeterlo, cacciandovi poi dal terreno tutti quelli che lo coltivano essendo sudditi loro e principalmente vi si introducono se il morlacco pianta il terreno a vigna. Sopra di ciò diffusamente è stato rappresentato a Vostra serenità, dall’eccellentissimo signor general Grimani mio precessore ogni particolare, onde a me non resta che l’accennar esser queste grandemente desiderate da turchi e pretenderne la giurisditione del gran signore, allegando da Terat bassà esser stati terminati i confini del dominio veneto di qua dei monti, da che ne nascono ben spesso esclamationi alla Porta, espressamente portate diverse volte dal Baracovich, huomo infestissimo, se ben riuscite nel fine con poco frutto.

Alcuna cosa devo pur dire della Scala di Spalato, che porta all’Eccellenze vostre consierabil rendita e deve a tutto potere esser sostenuta et vantaggiata, in che ho applicato tutto il spirito per contrapormi alla sagacità de ragusei, che per vantaggiar il traffico alla parte loro, non lasciano cosa intentata, con gravissimo sconcerto delle cose di Vostra serenità. L’utile che si cava col mezzo delle galere di mercantia è noto, questo moltiplicarebbe assai in tempo di pace, quando con la celerità dell’espeditioni dell’istesse galere, non ritardassero li mercanti più del dovere con lamentationi. Da ciò pur nasce che vogliendo il passo a Ragusa, questa per la terza parte almeno leva a quella il concorso, havendo li mercanti ivi l’incontro di subito imbarco, tal volta anco con diminutione di contumacie, si spingono verso Ancona, augumentando il traffico a ragusei, che con li loro uffici alla Porta otthomana sempre mirano di accrescer questo loro stimatissimo interesse. La materia de sali importantissima, costruendosene nella Dalmatia a Sebenico et a Pago principalmente molta quantità, è degna di grandissima consideratione per la continue rubberie che vengono fatte de medesimi nel tempo che si costruiscono, massime nell’isola di Pago; et anco quando, trovandosi pieni i magazeni, conviene restarne grandissima somma all’arbitrio di chi vuol levarne, onde da nostri sudditi proveduti i turchi di questo, l’esito del publico, che son tenuti smaltire li partitanti, è sottoposto a gravissime difficoltà.

A tutte le punte s’ingegnano di condurne non ostante le guardie di barche armate, che quando sono scielte, senza impegno di rotture a confini, si fanno scorrere per coglier i colpevoli, che alcuna volta hanno dato nella rete et li ho castigati a misura del lor demerito.

Nel dishabitato della Morlaca quelli di Pago et altri a sudditi turchi ne essitano trafficando e riportandone grani, contro la mente di Vostra serenità, con publico pregiudicio e con pessimo essempio, ne fui avvertito dall’Erbestain governator di Segna e ne scrissi all’illustrissimo signor conte di Pago, perché stasse occulato, onde non seguissero pregiuditii, che grandissimi si provano quando in tempo di pace coll’otthomano sono romori a confini, mentre non lasciandosi loro capitar sali, non possono salar formagli, onde quantità grandissima ne va a male, in che per non rimaner pregiudicati più facilmente e più presto si riducono al dovere et al convenevole, come per il contrario non riesce se vengano d’altrove proveduti all’hora o se pure ne hanno fatta con le occasioni predette grandissima inchieta.

Circa il modo con che sono rette le città di Dalmatia et Albania e giudicati i popoli non farò digressione, per non reccar tedio all’Eccellenze vostre, essendo materia tante volte discorsa et ridetta a questo eccellentissimo Senato. Al generalato restan subordinate tutte le altre cariche de rappresentanti, ma s’incontrano delle innobedienze, per lo più passandosi con termini lontani dalla publica mente, che viene facilmente abusata, con scontento de privati et publico indecoro, a che pure per la parte mia ho applicato l’animo et le provisioni quant’ho potuto.

Con occasione di varii accidenti occorsi nelle città e terre della provincia, in alcune della quali, mentre ero in visita, non lasciai d’osservar le maniere che si tengono nelle giudicature criminali et viddi che venivano abusate le terminationi delli eccellentissimi sindici, quali concedevano auttorità a rettori di bandire nei casi attroci di tutte le terre e luochi, ampliavano essi quest’habilità, quasi che per ogni caso facessero moltissimi banditi, con deterioramento grande della populatione delle provintie. E benché risservino un loco, giusta le medesime terminationi, pochi per non dir niuno si riducono al confine risservato, si per assignarsi per lo più qualche parte lontana dall’habitationi loro e con buon avertimento, acciò li serva per pena e castigo dei trascorsi commessi, come per esser quelle genti miserabili e povere, che per la parte maggiore cavano il vitto da traffichi che vanno essercitando sopra il mare da una città all’altra, onde difficilmente rissolvendosi di portarsi al confine destinatogli, più tosto si conferiscono altrove, abbandonando il paese natio. In questo affare, che non è da me creduto delle consequenze minori, stimai aggiustar qualche regolatione alla forma de bandi, ridducendoli all’uso d’Italia, cioè che ciascheduno rettore possa bandire solo dalla sua giurisditione e quindeci miglia oltre i confini, caminanado la Dalmatia più di 300 miglia per lungo, eccetto che nei casi gravissimi e dove vi erano sbarri d’arcobuggi, conformandomi in questo con li sensi prudenti delli eccellentissimi sindici sopradetti. Giudicai parimente opportuno et conferente alla volontà rissoluta dell’Eccellenze vostre levare le habilità di relegare, confiscar beni, dar impunità, come introducevasi anco a principali auttori o mandanti, ed imponer taglie in terre aliene. E circa l’inobedienze, per consolationi de popoli che vivamente esclamano alcune riforme espresse nelli alligati decreti, de quali per corrobar l’essere sarà necessario che vi concorra il beneplacito dell’Eccellenze vostre; come pure alle regole et ordini instituiti a scolari bombardieri, ripartiti in capitoli per essercitio nel tirro a bersaglio. Per l’essatione de crediti di alcune fraglie nell’isola della Brazza; per la osservatione delle entrate che in Lesina si vanno cavando dalle rendite delli due monasterii di monache di sopra accennati, non per anco stabiliti, acciò non siano dilapidate et per l’institutione dei soldati di cernide sopra l’isole di Pago e della Brazza. Qualli tutte institutioni, rifforme, regole et ordini, fatti col solo zelo purissimo del servitio publico a sollevo de sudditi, sottopongo humilissimo all’infinito della sapienza dell’Eccellenze vostre.

Nel tempo che mi tratenni nel sudetto generalato ho havuto per secretario il signor Giovan Domenico Battisti, il quale in diversi impieghi con altri eccellentissimi signori proveditori generali et ambasciatori ha esercitati virtuosamente et con sodisfattione intiera li talenti suoi.

A me parimente non è restato che desiderare, havendo adempito tutti li numeri della puntualità nel servitio di Vostre eccellenze e dell’integrità insieme, onde convengo far questa testimonianza veritiera delle sue lodevoli conditioni, che meritano d’esser protette et beneficate da Vostra serenità et dall’Eccellenze vostre, massime havendo perdute le sue sostanze per il naufraggio di vassello sopra il quale erano driciate a questa volta trasportate a Zara già quattro e più anni, con l’occasione passò (conducendo seco intiera la famiglia) al servitio dell’eccellentissimo signor general Grimani mio precessore, ritrovandosi anco in poco buon stato di salute, per la ricuperatione della quale, doppo l’arrivo mio in patria, travaglia tuttavia, per continuar poi il rimanente degl’anni il cominciato corso di sue fatiche in servire Vostra serenità e cadauna di Vostre eccellenze.

Di me non dirò d’avantaggio, prencipe serenissimo, ma ristringendomi nei limiti della proffessata modestia, m’humilierò a supplicare l’Eccellenze vostre compiacersi di restar certe che in tempi così torbidi, in congionture così difficili et in affari così varii e moltiplici, che si maneggiano a quel generalato, se non ho potuto con le parti del mio valore arrivar a segni di proprii doveri, almeno colla pienezza del zelo, colle vigilie, con applicatione incessante et devo dirlo con sudori di sangue, non ho tralasciato certamente di operare tutto quel più ch’è stato permesso alla debolezza mia. Di questa imploro aggradimento benigno dalla munificenza di Vostra serenità e di Vostre eccellenze per ambita mercede di mia ottima volontà, che dovrà sempre apparire co’l sacrificio delle fortune et della vita a soli publici commandamenti.