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1563 Nicolò Barbarigo

Relazione

Serenissimo Principe, illustrissimi et eccellentissimi Signori.

Essendomi stato commesso dalla Serenità Vostra che così come io le ho dato conto a bocca nel suo eccellentissimo Senato di quelle cose le quali nel tempo che io sono stato di ordine di esso eccellentissimo Senato sindico nelle sue isole di Thine nell'Arcipelago, et di Cerrigo, ho notado in esse sue isole, e che ho giudicato che siano degne della notitia sua, così debba rappresentarle in scrittura le medesime, acciò che vostre eccellentissime signorie havutavi sopra consideration possano far quelle deliberationi che lor pareranno. In essecution del suo comandamento io presento alla Sublimità Vostra queste poche informationi e ricordi con quella riverentia che io debbo, rimettendomi sempre al sapientissimo giudicio et parer suo. E comincierò dalla sua isola di Thine, dove prima mi è occorso di andar ad essequir la sua commissione.

Questa isola, Serenissimo Principe, è al presente per giudicio commune la più bella, la più ricca et la più habitata di tutte le isole dell'Arcipelago, non parlando però dell'isola di Scio; la qual supera di nobiltà e di ricchezza di gran lunga tutte quelle isole. Nel mezo di questa isola è un castello di circuito di un quarto di un miglio per il suo sito naturalmente così forte et così securo, che ogni volta che i dinari, che si hanno da trar dalli archibusi mandativi ultimamente dalla Sublimità Vostra siano spesi nel finir un poco di cortina, che vi manca, quella fortezza si potrà chiamar inespugnabile, e talmente sarà tale che, non mancandole modo di viver per qualche giorno, non potrà  molto dubitar di nessuna sorte di potentia né di offesa.

Può esser questa isola di circuiti di LX miglia; et per la descrittion che io feci far, trovai ch'era habitata da nove mille persone: buona parte delle quali usa la lingua italiana, e vive nel rito latino, cosa riputata degna di maraviglia di un popolo che habita nel mezo dell'istessa Grecia: e per il vero anche nelle altre cose sono huomini di tal civilità, e di tali costumi, che si può dir che quell'isola non sia quasi per nissun'altra cosa differente da queste nostre parti d'Italia, se non per il sito, dove ch'è posta.

Homini da fatti vi possono esser circa a dui mille, et così forti, e valorosi, che dove tutte le altre isole dell'Arcipelago sono molestate di continuo, et infestate da corsari, questa sua isola di Thine per il nome ch'ella ha, è così rispettata e temuta, che rare volte le fuste le si accostano, et accostandolesi, si parteno sempre con gran perdita e danno loro. Et è poi all'incontro cosa notabile ch'essendo così fieri et valorosi contra nimici, fra loro sono così quieti et pacifici che non è homo del luogo, per vecchio che sia, che si ricordi di homicidio seguito in quell'isola, e pochissimi tengono memoria che pur uno habbia ferito un altro.

Sono bonissimi sudditi della Serenità Vostra et obedientissimi de suoi rappresentanti, di modo che non si citano né si mandano a chiamar da i rettori con officiali, o con ministri publichi, ma con un semplice bollo di san Marco impresso in ogni poco di cera, che loro mostri ogni privata persona, correno prontamente ad essequir quanto vien lor commandato. Et certo meritano di esser tenuti cari dalla Sublimità Vostra non solamente perché, essendo questa isola fuori del suo stato, e lontana da ogni parte di esso, le vogliono esser così obedienti, et così devoti, ma ancora perché, essendo restato sotto 'l dominio dell'eccellentissime signorie vostre questo luogo, solo di tanto stato ch'era sotto la sua divotione nell'Arcipelago, è da creder che'l Signor Dio gliel'habbia riservato per qualche cosa. A questo tempo è tuttavia di grandissimo beneficio e commodità non sol alli sudditi della Sublimità Vostra ma ancor a tutti quei poveri marinari christiani, a i quali occorse di navigar in quelle parti, perché questa isola è solo rifugio in tutto l'Arcipelago di tutti li schiavi che fuggono dalle fuste e dalle galee di corsari, che depredano continuamente in quei contorni; i quali schiavi, fuggendo non haverebbono nessun altro luogo dove ricorrere; percioché quei, che scampano nelle altre isole dell'Arcipelago per salvarsi, sono dalli medesimi habitanti di esse consegnati alli propri corsari per la paura che hanno di loro stessi; vedendo quei delle isole, per esperientia, che quei luoghi, che danno loro ricetto, sono più delli altri depredati et infestati da esse fuste. Ove, non havendo questi di Thine confidati nel valor loro questi rispetti, accettano quelli a i quali Dio fa gratia di fuggir dalla catena e dalla servitù di corsari, e che ricorreno in questa isola per salvarsi; onde qui si salvano ogni anno ordinariamente più di cento poveri schiavi, sicome io intesi da tutti quei del luogo, e sicome vidi io medesimo per l'esperientia di quel tempo che io vi stetti.

Di quest'isola di Thine potria cavar ancora la Serenità Vostra un non piccolo commodo et servitio; perché trovandosi situata appunto nel mezo di 4 bocche, per una delle quali convien di necessità passar l'armata turchesca, volendo uscir dell'Arcipelago, che sono i canali fra Capo Mantello et l'isola di Andre, fra Andre e Thine, fra Thine e l'isola di Micone, fra Micone e l'isola di Nixia, onde potendosi in questo luogo di Thine discoprir sempre essa armata molto prima che in altro luogo della Serenità Vostra, quando vostre eccellentissime signorie tenessero quivi una fregata, la sua isola di Candia potrebbe haver sempre per questa via più freschi avisi, che di altrove, dell'uscir di detta armada, del numero di essa e di qualche altro particulare.

Et li medesimi avisi si potriano mandar alli clarissimi proveditor dell'armata, reggimenti del Zante e di Corfù, et altrove dove bisognasse: i quali avisi si potrebbono sempre haver con maggior celerità per questa strada che per qual si voglia altra via. Oltra che, essendo quest'isola di Thine così propinqua all'isola di Sio, che non vi è maggior distantia di LXX miglia da capo a capo, et havendosi nella detta isola di Sio freschi avisi di giorno in giorno da Costantinopoli di tutto quello che succede, e capitando anche i medesimi a Thine il più delle volte per questa vicinanza, quando si havesse la commodità di una fregata, si potrebbe medesimamente farne parte alli reggimenti di Candia et ad altri luoghi dove paresse opportuno.

Le qual cose, così ne i tempi che questo illustrissimo dominio manda le sue navi alli cargadori di formenti come in altre occorrentie, potriano esser di quel servicio alla Serenità Vostra ch'ella può conoscer: sì come io l'ho conosciuto per esperientia l'anno passato nell'isola di Candia, ove senti[i]  a concluder più d'una volta, da tutti quei delle navi che capitarono nel porto della Suda, che se fosse stata una fregata in questa Sua isola, le  navi venetiane che si trovavano alli cargadori di frumenti, che furono mal trattate, et menate a Costantinopoli, haverebbono potuto esser avisate d'ogni accidente, e potevano partirsi senza alcun pericolo da essi cargadori. Et senza questo mezo della fregata non si potrebbe aspettar il medesimo commodo et beneficio, non trovandosi nell'isola di Thine barche di particulari, i quali non ardiscono di tenerne per paura che corsari non le togliano loro dalle marine. Ma quella fregata della Serenità Vostra si potrebbe tener ordinariamente in terra in luogo commodo, et securo, e si potria gettarla in acqua poi, e servirsene nelle occorrentie necessarie: e sia potria tener con poca o per dir meglio con nissuna spesa della Sublimità Vostra, sì come si faceva anche in altri tempi passati, essendo alcuni homini dell'isola, per terreni a loro concessi, obligati con questa condition, obligati a questo carico di marinari, e di galeotti, ogni volta che occorresse servirsene in servici publici; i quali homini godono al presente in terreni, et non si adoperano in alcun bisogno della Sublimità Vostra.

Et perché mi è occorso in questo mio viaggio di capitar per tempi contrari in alcuni luoghi dell'Arcipelago, et per servicio della Serenità Vostra mi è stato necessario di fermarmi alcun mese in quella sua isola, mi par officio mio di non restar di toccarle brevemente alcuna cosa del stato presente dell'isole di esso Arcipelago, e delle conditioni di quel duca, che ne ha il governo; parendomi a proposito qualche pensier e disegno di esso duca, il qual in questo tempo io ho potuto intender.

Le isole dell'Arcipelago sono rette al presente in diversi modi: perché alcune di esse si governano per loro stesse, pagando carazo al signor Turco, e non riconoscendo altro signore, che sono però due o tre isole piccole et poco habitate.

Alcune altre hanno ciascuna sui privati signori, come l'isola di Zia, l'isola di Sifano, et l'isola di Andre, i quali sono però tutti tributari del signor Turco. Il resto di quelle isole è sotto il dominio del Duca di Nixia, chiamato anche Duca dell'Arcipelago; il qual come sanno l’eccellentissime signorie vostre è per dignità il primo duca di christianità.

Questo duca è patron al presente di sedici isole; delle quali a questi tempi cinque sole sono habitate, che sono Nixia, dove fa la sua residentia, Sant'Herini, Milo, Sira, e Pari[…] : di tutte le quali isole può cavar all'anno da nove in diece mille ducati d'entrade; de i quali ne paga al signor Turco per carazo quattro mille. È il detto duca di famiglia Crespa, et al presente è vecchio di anni LXX.

E se ben è chiamato duca e signor di questo stato, si può dir però che sia più tosto duca in nome, che in effetto. Con ciò sia che il commando dipende quasi in tutto et per tutto dal voler del signor Turco, e de suoi ministri: essendo esso duca di così poca auttorità nel suo stato, che per delitti grandi, che commettano i suoi sudditi, et per offese grandi, che facciano anche alla sua persona, bisogna che habbia rispetto a castigarli; perché i capitani dell'armata turchesca, et della guardia dell'Arcipelago, che ogni anno vengon fuori per ogni richiamo che vanno a far loro i suoi sudditi, gli levano [nome] in diverse sorti, con le quali lo fanno star ben spesso in suspetto [e] travaglio: onde è costretto a consumar la maggior parte delle sue intrade in presentar questi capitani et altri ministri del signor Turco, et in tenerseli amici. Et veste e vive miseramente, et senza alcuna pompa né spesa da principe, non havendo altra cura né altro pensier che di accumular qualche dinaro per poter in ogni evento accommodar per questa via le cose sue con turchi. Con la qual strada li riesce però facilmente li ottener il più delle volte quel ch'esso disidera, e disegna. Ma questo duca se ben è patron a questo modo di quel ch'è suo, che come ho detto a Vostra Serenità, il suo dominio è più tosto ombra di principato che governo o signoria assoluta, tuttavia è ambitioso molto per natura, et cerca a tutto suo poter di accrescer questo suo stato con quel d'altri.

E tralli  altri sui disegni, conoscendo quanto gli tornerebbe a proposito l'haver sotto di sé l'isola di Thine, non resta di far ogni sorte di carezze a quei di Thine, quali vanno a Nixia o capitano nelle altre sue isole, esortandoli a voler esser nella medesima condition che sono le altre isole dell'Arcipelago, sforzandosi di persuader loro che le isole che sono sottoposte a lui et carazare del signor Turco, hanno molto maggiori commodi et avvantaggi che non hanno essi da Thine, e quanto alla commodità delle biave che possono trazer in ogni lor bisogno de luoghi turcheschi come carazare, e quanto alla ricuperation di quelli che vengono presi da fuste; i quali sono resi sempre molto più facilmente, essendo tributari del signor Turco, che non sono essendo sudditi di altri.

Et in questo, per quanto io ho potuto intender, mette pensiero e studio assai; disegnando con questo nome di tributario del signor Turco di poter mantener assai più facilmente quel che acquistasse; di modo che, anche per questa causa, quel populo di Thine si ha da trattar da i rettori mandati a quel governo dalla Serenità Vostra con amorevolezza, e con carità; et è da tenerlo accarezzato, e buon disposto: perché non è dubbio alcun che esso populo, essendo così lontano, com'è da tutto il resto del stato della Sublimità Vostra, quando pensasse a qualche novità né quella fortezza né la custodia di diece fanti che vi tengono l'eccellentissime signorie vostre non potrebbe esser di alcun remedio.

Questo dico, Serenissimo Principe, perché a parlar liberamente, come io debbo, troppo hanno voluto guadagnar qualche volta di quel luogo alcuni de suoi passati rettori, parendo loro di poter farlo quasi senza rispetto alcuno per la lontananza di esso luogo dalla vista e dalle orecchie della Serenità Vostra, il qual guadagno molte volte non li è potuto far senza tor di quel d'altri: la qual cosa ella sa quanto alieni li animi dei populi, et appresso è molto ben noto alla sua prudentia quanto questa mala disposition de i sudditi soglia esser pericolosa, quando è accompagnata dalla commodità di poter mandar ad effetto quel che desiderano e disegnano.

Non debbo però restar di dir che in quelle isole dell'Arcipelago, dove mi è occorso di capitar per contrari tempi, così nell'andar a Thine, come nel ritorno, io ho veduto cosa quasi incredibile dell'affettion e devotion verso la Serenità Vostra di quei populi, ch'erano altre volte sotto la protettion di questo illustrissimo Dominio, e della memoria che tengono di quei tempi; di modo che, vedendosi esser voler del Signor Dio che le grandezze del mondo non durino sempre in un esser ne l'uno stato, vostre eccellentissime signorie devono creder fermamente in ogni rivolution di fortuna, quando piacesse a Dio ch'ella fosse, di poter disponer de i cuori di tutti quei populi, e massimamente havendo nelle mani questo luogo, sola fortezza in tutto l'Arcipelago e chiave di tutto quel mar, sì come la chiamano; il qual luogo ne sarebbe sempre bonissimo istrumento, e fra tanto per questo anche deve esser caro a questo illustrissimo Dominio, perché mantien vivo e presente nelli animi e nei cuori di tutti quei populi il nome et la memoria della Serenità Vostra. Dal populo di questa isola di Thine havendo havuto l'eccellentissime signorie alcuni gravami per sui ambasciatori, piacque loro di darmi commiss[ion] d'andarla a visitar con cargo di sindico e così, gionto che io fui alla Canea, con prima occasion di passaggio me n'andai ad essequir quanto mi fu imposto da esse. Per il vero io trovai que[sti] luoghi in malissimi termini: perché essendo questa isola così lontana, com'ella è, dalla presentia della Serenità Vostra et devisa per un così pericoloso camino dal clarissimo reggimento di Candia, superior di quelli rettori, et non essendo stata già XXX et più anni visitata da sindici, si erano introdutte molte corruttele, così da alcuni rettori come da i loro ministri, a grave pregiudicio della Sublimità Vostra et a malissima satisfattion di quel populo. Et accadendo ben spesso, come sanno l'eccellentissime signorie vostre, che ciascun suol far volentieri qualche gionta a quelle cattive usanze, le quali gli tornano a proposito, e parendo a molti che a loro sia licito di far quello che trovano che qualchedun altro habbia fatto avanti, tanto erano cresciuti i disordini che quel luogo haveva gran bisogno e necessità di un suo rappresentante che facesse qualche dimostration, e provision conforme al voler della Sublimità Vostra, nella qual parte io, con l'aiuto del Signor Dio e con la guida di quella bona intention che io ho havuto di satisfar al voler dell'eccellentissime signorie vostre, non ho mancato, in quanto si estendevano le mie forze mie di [...], al cargo et all'officio mio.

Alcune cose che per giudicio mio meritavano regolatione, alle quali io non ho potuto proveder per esser cose che aspettano immediate all'auttorità di questo eccellentissimo Conseglio; non debbo restare di ricordarle hora riverentemente alla Sublimità Vostra, acciò che ella col sapientissimo suo giudicio vi faccia quelle provision che le parerà. Tralli altri disordini, che io ho giudicato d'importantia in quell'isole, uno veramente mi pare importantissimo, al qual Vostra Serenità potrà rincorrer con gran satisfattion di quel populo, e con beneficio di lei medesima; della qual cosa tutta quell'isola mi ha precato a supplicare in suo nome la Serenità Vostra. Et io così per contento suo, come anche per obligo mio et per servicio di vostre eccellentissime signorie, son tenuto a rappresentargliela, parendomi veramente cosa di tanta importantia che in questa sola stia il conservar quell'isola nella devotion della Sublimità Vostra et il perderla a qualche tempo. L'isola di Thine è divisa in due parti l'una delle quali fu già per l'illustrissimo Consiglio de X data ad alcuni gentilhomini Loredani: e da loro poi venduta ad alcuni cittadini di quel luogo chiamati [Scutari], con riserva della giuridittion e del dominio nella Serenità Vostra.

L'altra parte è possessa al presente dall'eccellentissime signorie vostre, et i frutti che si cavano da i terreni sono suoi. L'entrada che si cava di questa metà dell'isola consiste tutta in fasuoli, orzi, frumenti et altre biave et in vini: delle quali biave et vini si cava hora più, hora manco ma, essendo conveniente raccolta o vendendosi ad honesti pretii, può importar all'anno ducati ottocento in circa.

Tutta questa entrada, sicome per più deliberationi coll’eccellentissime signorie vostre è stato statuito, si deveria a tempi debiti metter all'incanto e [delivrarsi] sopra il più offerente, dovendosi poi [dal] tratto di essa pagarsi il salario delli rettori et delli officiali e farsi le altre spese necessarie. Et li rettori non doveriano poter comprar esse entrade né haverne parte, sicome sotto strette pene è stato prohibito dalla Sublimità Vostra. Ma contra queste sue parti et ordini è stato introdutto da qualche anno in qua che li rettori le tolgono tutte per loro et a così vili e bassi precii che la Serenità Vostra ne vien a sentir un grandissimo interesse et danno. Et ogni rettor che va da novo di tempo in tempo, trovando già introdutta questa consuetudine o corruttela, non vuol esser sindico per sé medesimo né riformar usanze a suo pregiudicio, ma segue a far quello che trova che hanno fatto i suoi precessori. A che io, per dir il vero, non ho saputo trovar modo di rimediar né per opinion mia vi si potrà trovar rimedio mai, quando non si levino del tutto le occasioni di questi disordini, che sono le biave: perché, quando i rettori vogliono esse biave per loro, quei del luogo, sapendo che con l'incantarle fariano lor dispiacer, non ardiranno mai di concorrer con essi né di opponersi al suo voler; perciò che, per dir liberamente quel ch'è in [effetto], i rettori di quel luogo, quando non hanno quella bona intention et quel bon fine che deveno haver sui boni ministri, possono essercitar in quell'isola maggior auttorità che rettori di qual si voglia altro luogo suddito della Serenità Vostra. Conciosia che sta in loro di offender e di castigar chi lor piace et di vendicarsene come lor piace, quasi senza rispetto alcuno: perché sono tanti gli interessi, tante le spese et i pericoli che convengono patir quelli che fossero offesi, nel vinir a Venetia o nell'andar in Candia a gravarsene, ch'è molto minor male per quel populo supportar ogni cosa più tosto che voler patir tali interessi ne mettersi a tali riseghi; di modo che niuno ardisce mai opponersi in alcuna cosa al voler di essi rettori, se ben fosse manco che giusto. E certo, per grande e certo utile che alcun potesse sperarne, non ardirà mai d'incantar queste biave; onde esse per necessità vengono a restar sopra quei rettori sotto questo pretesto di non haver potuto trovar chi vi metta suso precio alcuno, et ciò con tanto interesse della Sublimità Vostra che quel ch'essi ben spesso vendeno più d'un ducato, per conto loro, non lo tolgono neanche per un soldo all'incanto che si fa. Con questo maleficio di Vostra Serenità è congionto un così grave danno, et una così mala satisfattion di tutta l'isola, che non potrebbe esser maggiore: perché, non producendo quell'isola biave per il viver di quelli habitanti, da pochi anni in qua, appena per la metà dell'anno, che, havendo i rettori le biave della Serenità Vostra nelle mani per venderle più che [po]ssono, usano molte volte alcuni termini con quei sudditi, i quali la Serenità Vostra intenderia molto malvolentieri. Parlo, Serenissimo Principe, de quelli che l'hanno fatto, e non già di tutti quelli rettori, essendo stati a quel governo, sì come anche negli altri sui luoghi, de gentilhomini integri e di bonissimi ministri della Sublimità Vostra, sicome sono stati da non molti anni in qua i magnifici messer Marc'Antonio Lippomano, messer Marco Cicogna et messer Andrea Zorzi, i quali tutti l'un dietro l'altro si sono portati con molta satisfattion di quel populo et con molta laude loro. Dico [ben] che, ordinariamente, rettori che vanno in quel luogo non si sanno disponer a far quelle provisioni, per l'abondanza dell'isola che farebbono quando non havessero in ciò interesse et quando non sentissero beneficio della carestia, sicome fanno al presente.

Si è trovato alcuna volta quella povera isola di Thine ridotta a tal estremità che nessuno haveva biave in casa, né per vender né per suo uso, senon il rettor solo: onde tutti convenivano comprarle da esso et pagarle non quanto la ragion et l'equità, ma forse quanto la fame li consigliava. Con gran mio dispiacer io narro queste cose a Vostra Serenità ma con molto maggior le ho sentite a commemorar da quel povero populo, et havendo trovato esser così il vero, non ho voluto anche restar di dirlo all’eccellentissime signorie vostre, acciò che elle siano più pronte a farne qualche provision. E veramente questo disordine già introdotto che i rettori habbiano le biave nelle mani, oltra il maleficio et la mala satisfattion che porta a quei sudditi, vien ad esser anche grandemente dannoso et pericoloso a Vostra Serenità [per]ché quell'isola e quella fortezza resta sprovista di vettovaglie per negligentia e per colpa delli rettori, per li quali non [sa] che si trovino biave in essa isola, sì come si è trovata sin hora nel passar dell'armata turchesca et in altri tempi: il che a qualche tempo potrà parturir qualche inconveniente di quell'importantia che può molto ben considerar la Sublimità Vostra, così per la necessità alla qual potriano esser ridotti un giorno contra la voglia quelli habitanti di far quello a che la fame gli astringesse, come per la risolution, che anco si deve dubitar, che potriano far volontariamente di non voler più viver sotto questo governo, vedendo che a i sui rettori medesimi torna a proposito la sua fame et la sua miseria; et che essi stessi ne sono ordinariamente auttori e ministri.

Alli quali tutti disordini si potrà per opinion mia, rimettendomi però sempre al sapientissimo giudicio di lei, provedere con satisfattion di quel populo e con beneficio della Serenità Vostra, quando paresse all'eccellentissime signorie vostre di accettar l'offerta che le fanno quei da Thine, ch'è che in luogo delle biave et dei vini e delle altre entrade che pagano la decima alla Serenità Vostra chiamata da loro zemoro,  le quali vanno al presente in man da i rettori e son dispensate a modo loro, fossero nell'avenir tansadi i loro terreni a pagar ogni anno nella quantità di denari in contadi che fosse conveniente, havendosi rispetto alli frutti che si cavano et alla bontà et alla qualità de i fondi: il che si potrebbe far facilmente, prendendosi information di quel che uno anno per l'altro producono quei terreni; di che se [tien] nota particulare da un scrivano deputato a ciò e, potendosi, molto ben informato del corso ordinario delle biave in quella isola. I quali dinari si potriano scoder per li medesimi rettori o per un esattore; overo si potria far un incanto di questa sua entrada, ridutta in denari, e delivrarla sopra quella che più offerissero, come meglio paresse alla Sublimità Vostra. E si [veniria] anche ad accrescer per un'altra causa non poco questa sua entrada [sudetta] in dinari: il che sarebbe col [minuir] molte spese che si fanno hora scodendosi biave et vini, che sono spese di magazeni, di botte e concieri, di zemoradori et altri officiali. Le quali spese, per li conti che presentano i rettori, sono alcune volte tante che importano ben spesso più di quel che importa la medesima intrada. E perché non sarebbe conveniente che il tanso di quei terreni fosse fatto per quei medesimi rettori, potria la Serenità Vostra dar quest'ordine al clarissimo reggimento di Candia che facesse questo effetto, mandando un de suoi ministri in far la descrittion de i terreni et a prender quelle informationi che pa[re]ssero alle lor Signorie. E quei di Thine sono contenti e disposti tutti di pagar ogni anno in denari molto più che non importa al presente questo suo zemoro, o decima, di biave per assegurarsi da quelli inconvenienti, che vedeno seguir ogni giorno, e da quelli che conoscono che a qualche tempo potriano occorrer per questa causa.

Ben sarà ben fatto, parlando con quella riverentia che io debbo, che havendo i rettori di Thine dalla Serenità Vostra un pochissimo salario, che non è altro che sette ducati al mese senza haver altre regalie né utilità che siano loro licite né permesse, l'eccellentissime signorie vostre glielo accrescessero quel tanto che paresse al prudentissimo giudicio suo, che si convenisse: perché alcuni, che si contentano hora di andar rettori in quell'isola con questo poco salario, vogliono poi rifarsi per queste altre vie illicite et straordinarie, con discontentezza di quel populo, e contra l'intentione mente della Serenità Vostra, et accettandosi dall'eccellentissime signorie vostre l'offerta di quelli da Thine si potria senza alcun interesse publico accrescer questo salario: perché quella quantità di denari che si consenteriano di pagar ogni anno, quando fossero li [denari] dal pagar la decima delle biave et de i vini, importeria tanto che basteria a pagar un conveniente et honorato salario per essi rettori, et a satisfar ogni altra spesa che fosse necessario di far in quell'isola.

E se non paresse alla Sublimità Vostra di limitar altramente salario ad essi rettori, ella potria dar ordine che tutto il dinaro, che si trazesse di questo tanso de i terreni, si intendesse a salario di essi rettori, pagandosi però del medesimo le spese delli officiali, e ministri, et altre che si fanno anche a questo tempo. E non accaderia in alcun di questi modi che li rettori venissero creditori a Venetia, come fanno al presente, che tolgono le biave della Serenità Vostra per conto loro; le quali tolgono a così vili et bassi precii che non suppliscono alli lor salari: onde vengono creditori e sono pagati poi del restante dalla Camera di Commun della Sublimità Vostra e, per ogni rettor che vien di quel reggimento, ella vien a sentir interesse sempre di qualche centinaro di ducati; i quali, quando l'eccellentissime signorie vostre riducessero la sua intrada di biave in dinari, si avanzeriano e si veniria appresso a proveder alli altri disordini et inconvenienti che io ho narrato alla Sublimità Vostra.

Al bisogno e mancamento di biave che ha quell'isola, et al picolo in che si haveria potuto trovar un giorno quella fortezza, io mi ho sforzato di rimediar in quella parte che io ho potuto, havendo con l'aiuto di quei del luogo introdotto in essa fortezza un bon et grande deposito di biave: col quale, se sarà conservato da quei rettori, sì come spero che sarà fatto quando non haveranno biave da vender per conto loro, si può dir che al presente sia in bona parte assegurata quella fortezza; nella qual opera io ho trovato molto pronti tutti quei del luogo ciascun delli quali [ha] contribuito molto volentieri quella quantità che [pottevano] le sue forze et l'ha donata a questo deposito.

È stato di grandissima consolation di quell'isola che Vostra Serenità habbia mostrato di farne qualche conto col mandar un suo ministro a visitarla, e si è molto confermata per questa dimostration nel suo buon animo e devotion verso la Serenità Vostra. E per il vero, parlandole con ogni riverentia, sarà ben fatto che Vostra Serenità la mandasse a visitar qualche volta, e desse espressa commission a i suoi sindici di Levante che andassero in questo luogo: perché, essendo così lontano com'è, è molto facile a ricever delle male introduttioni e corruttele, et sarà sempre gratissimo a quelli habitanti che la Serenità Vostra mostri di ricordarsi di loro, sì come fa delli altri suoi sudditi.

Tornato da Thine alla mia consegliaria della Canea, con la prima occasion di passaggio, me n'andai all'isola di Cerrigo, per fornir il restante del cargo che mi haveva imposto la Sublimità Vostra; alla qual isola fu parimente molto caro che fosse venuta volontà a questo illustrissimo Dominio di mandar a visitarla, non essendo stata visitata neanche essa da sindici già molti anni.

Questa isola è posta nell'entrata dell'Arcipelago distante dalla Sua isola di Candia 70 [in] 80 miglia, e vicinissima alla Morea, e per questo sito molto opportuna e molto importante a questo illustrissimo Dominio. E veramente si può dir che questo luogo sia la più bella veduta e discoverta di tutto 'l Levante, perché da un capo dell'isola chiamato San Zorzi, dove si tien una guardia sei mesi all'anno, ciò è dal marzo fin all'ottobre, si discopreno tutti i vasselli che entrano in Arcipelago e che ne escono: i quali passano tutti, fra il detto capo dell'isola e fra capo Malio, lontano l'uno dall'altro manco di XX miglia; di modo che non può uscir corsaro dell'Arcipelago [neanche] con una sola fusta per venir in Ponente, il qual se non passa di notte oscura non sia visto e discoperto necessariamente da questo luogo. Da un altro capo dell'isola si discopreno tutti i vasselli che vengono di Ponente e vanno in Candia, o vengono di Candia in Ponente; i quali convengono passar tutti in vista di Cerrigo e spesso fra Cerrigo e l'isola di [Cerenigo] non più distante l'una dall'altra di XXX miglia e molte volte ancora nei tempi dell'està fra Cerrigo et il scoglio dell'Augò, vicino al castello di Cerrigo da quattro miglia. E si può riputar questo luogo un fanò, over un occhio dell'isola di Candia; senza il qual essa isola non potria sperar nissun avi[so] dell'armata turchesca, uscita ch'è d'Arcipelago, se non tardi. Et si vede in effetto che tutti li primi avisi che ha havuto detta isola di Candia di essa armata li ha havuti sempre da questo luogo, e sempre con fondamento, con verità e con prestezza, passandole in un certo modo così sotto gli occhi, che quei da Cerrigo possono contar ad una ad una, et essendo così vicino che ha commodità di darne aviso in una notte. Et io l'ho veduto per esperientia nel tempo che son stato nel servicio della Serenità Vostra alla Canea, perché habbiamo havuto sempre freschissimi et veri avisi di ogni novità per questa via per la diligentia del magnifico messer Zuane Mocenigo proveditor di quel luogo. Et oltra li avisi che ne ha l'isola di Candia per questa via si sono mandati molte volte avisi alli clarissimi proveditori dell'armada, alli reggimenti del Zante e di Corfù et ben spesso anche alla Serenità Vostra, sì come ciascuna dell'eccellentissime signorie vostre può ricordarsene, et deve esser anche in memoria a molte dell'eccellentissime signorie vostre, come nel tempo dell'ultima guerra turchesca, per l'aviso c'hebbe la bo[na] memoria del clarissimo messer Alessandro Contarini suo proveditor dell'armata, dal magnifico proveditor di questo luogo essa sua armata si salvò: la quale se non fosse stata l'opportunità di questo sito, essendosi già partita dalla Canea e venendo verso Corfù, era presa e tolta in mezo da 160 galee di Barbarossa, ch'esso haveva mandate parte dentro e parte fuora del Cerrigo; le quali, essendo scoperte da questo luogo et essendone con una fregata dato aviso ad esso clarissimo proveditor Contarini, tornò indietro con l'armata alla Canea; et per questo aviso la conservò. Questa isola è di miglia LXV in circa di circuito, et può esser habitata al presente da 3000 anime, et non più, se ben è nome fuori che vi sia molto maggior numero di persone: ma dall'ultima guerra turchesca in qua, essendone stata menata via gran quantità et molti essendone partiti da poi, sono ridutti a questo così piccolo numero; e di questo numero ne possono esser da seicento homini la fattione.

L'intrada che cava la Serenità Vostra di questo luogo – cioè delli sui XI caratti; perché li altri XIII caratti ne hanno i magnifici Venieri comparticipi dell'isola – può importar un anno per l'altro da ducati cinquecento: delli quali si pagano i salariati del luogo, si fanno le spese delle fregate che passano di tempo in tempo avisi in Candia e dove bisogna, et le altre spese necessarie, sì che non [...] ad avanzar [niente] alla Serenità Vostra di questa entrada. Il pagamento del proveditor, delli soldati italiani, della stratia et bombardieri vien mandato dalla Camera di Candia, il qual importa da ducati 2600. E tanto vien a sentir d'interesse ogni anno la Serenità Vostra di Cerrigo.

Questa isola ha una fortezza di passa 340 di circuito, posta sopra un monte; lontana dal mar per distantia di circa un miglio. La qual fortezza, se ben è avisata in molte parti molto dal sito et dalla natura, ha però anche delli contrari assai, di modo che non si può chiamar compita fortezza. Tralli altri difetti et imperfettioni che ha, vien dominata da due monti; un delli quali, nominato Palamida, l'è a cavalier e tanto vicin che, standosi sopra quel monte, con un'archibusata si può amazzar uno che sia nel castello, sì come si è visto per esperientia: e quanto alla fabrica di esso castello per giudicio di molti è in molte parti molto mal intesa et ha delli mancamenti d'importantia. Alle quali tutte imperfettioni di essa fortezza non saria però difficil cosa di rimediar, per opinion di quelli che intendeno, e di ridurla in compita securtà con poca spesa: e però non voglio restar di ricordarle riverentemente che, havendo la Serenità Vostra il signor Giulio Savorgnano nella sua isola di Candia per suo servicio, potria darli ordine che andasse a riveder questo luogo con quella commission che paresse all'eccellentissime signorie vostre, il che esso potrà far con molta commodità, potendo haver ad ogni hora il passaggio delle galee di quella guardia per segurtà di quei mari.

Sotto questo castello è un porto chiamato, dal nome del borgo, porto Capsali; il qual, trovandosi nel termine ch'è, non si può chiamar veramente porto: ma per giudicio di molti prattichi, il parer delli quali io ho voluto intender, si potria far grande et sicuro, e tale che potrebbe esser capace di un gran numero di galee; et molti ardiscono di affermar che, fatto che fosse, ne capirebbe più di cento. Della qual ferma opinion tra gli altri è il magnifico messer Andrea Vicenzo Querini, ch'è stato Proveditor in quel luogo; il qual ha usato tutta quella maggior diligentia che si poteva usar nel tor le misure di quel porto, nel scandagliarlo e nel considerar in esso tutto quello che si poteva considerar in servicio della Serenità Vostra. E veramente saria di grandissimo beneficio di questo illustrissimo Dominio che si facesse questo porto: perché non havendo da Corfù fin alla Canea, li quali luoghi sono lontani l'uno dall'altro per lo spacio di cinquecento miglia, come sanno l'eccellentissime signorie vostre, porto né luogo alcuno dove potesse retirarsi ne star sicuramente una sua armata in un bisogno, quando questo porto di Cerrigo fosse compito, potria esser certa la Serenità Vostra di haver in ogni accidente che occorresse in questo spatio di mezo un porto bon e capace, e securissimo così da fortuna, come da nemici: perché quella fortezza, se ben alcuni pensano altramente, difende e guarda esso porto sì come se n'è fatta la prova più d'una volta. Oltra a questo beneficio della Serenità Vostra, saria anche di grandissimo beneficio delli navili sudditi di questo illustrissimo Dominio che questo si facesse; i quali non navigheriano con tanto pericolo sì come fanno al presente, non havendo dalla Canea sin al Zante alcun luogo securo dove salvarsi in una fortuna: perché il porto di San Nicolò della Ulemona, ch'è pur in questa medesima isola di Cerrigo, è molto discommodo e fuor di mano, et non è seguro da corsari, come non sono neanche seguri li altri porti vicini che sono nel paese del signor Turco; di modo che i poveri navili che d'inverno s'abbatteno a navigar in quelle parti, essendo assaltati da qualche fortuna, convengono o intrar in questo porto di Capsali e rompersi, sì come [lor] è occorso spesso, overo star in alto mar con tanto pericolo sì come fanno: [et] moltissimi navilii vengono presi da corsari, i quali si salveriano senza dubio quando havessero questo porto da ricorrervi.

Appresso tutti questi commodi et benefici così particulari come publici, Vostra Serenità potria sperar fermamente che, fatto che fosse questo porto, la sua isola di Cerrigo sarebbe molto più habitata ch'ella non è, et che quanto alla mercantia et al trafego, in pochissimo tempo diventeria un'altra scala, forse così frequentada e mercadantesca come è il Zante al presente; essendo questo luogo molto commodo a tutti quei vasselli che navigano in quella parte e vicino più di altro luogo alle città famose e mercadantesche della Morea, che sono Napoli, Mis[t]rà et Malvasia; e con questo trafego si augumenterebbono senza dubbio i sui datii, di modo che'l tratto di essi dacii basteria a tutte le spese che fa al presente la Camera di Candia per quell'isola. Però quando paresse a Vostra Serenità di dar ordine che si rivedesse questo porto da homini prattichi, e se le desse aviso del termine in che si trova e nel qual si potria ridur, per far poi quella deliberation che paresse al sapientissimo Suo giudicio, io crederia che di questa risolution in ogni tempo la Serenità Vostra resteria grandemente satisfatta; e tanto più che a qualche contrario che potria haver il far questo porto, se però ne può haver alcun, l'eccellentissime signorie vostre potriano molto ben rimediar col ridur in segurtà quel castello avanti che si comenciasse esso porto. Perché è tale il sito di esso castello che, provedendosi ad alcuni sui difetti, come si potrà proveder facilmente, la Serenità Vostra potrà esser certa d'haver una fortezza che renderia sempre vano il bisogno di chi pensasse di prenderla per espugnarla. Quanto al porto, veramente io ho sentito a dir da homini d'esperientia che in una estade sola, con qualche aviso però delli [comandanti] delle galee della guardia di Candia, si potria far tanto lavor e tanta opera che l'inverno seguente il porto saria bon e seguro, e vi potriano star galee et vasselli grossi senza pericolo: e tutti concludono che questo si faria con non molta spesa della Sublimità Vostra, non bisognandovi altro che tagliar un pezzo di sasso, che nel porto medesimo hora fa quasi un altro porto, e fondar una galea grossa per tirar un molo che difendesse quel porto da Ostro Garbin , ch'è la sua traversia: il che si faria molto commodamente et con poco interesse, così per la facilità di tagliar quel sasso, essendo pietra tenerissima, come per la vicinità et abondantia de i sassi che si haveria nel fondar, essendo quella parte tutta sassosa, sì come è anche tutto il resto dell'isola, anzi, pur trovandosi in una valle pochissimo discosta da questo porto grandissima quantità di sassi za spezzadi, che sariano bonissimi, senza altra fatica né spesa da mettersi in opera; i quali par quasi che la natura o il Signor Dio habbia preparadi in quel luogo appunto per questo effetto.

A queste provision mancheria una terza di grandissima importantia; la qual certo parlandole con ogni riverentia mi par che debba esser messa in consideration dall'eccellentissime signorie vostre.

Et è questa: che non producendo quell'isola biave a bastanza per il viver di quelli habitanti per sei mesi dell'anno o poco più, da qualche anno in qua, né essendo modo di mandarne a tuor di fuori né di farne altra provision a i suoi tempi per la gran povertà di quelli dell'isola, che non hanno modo di metter dinari insieme; e non havendo quel castello neanche commodità alcuna di acque se non alcune piccole conserve, le quali in poco tempo mancheriano, e stando la fortezza nelli termini che si trova hora, si potriano rovinar sempre facilmente da nimici, Vostra Serenità può considerar lo stato di questa sua fortezza: alla qual manca el pan et l'acqua, cose così importanti et necessarie.

In tal termine, Serenissimo Principe, si trova la sua fortezza di Cerrigo che nel tempo che io mi vi ritrovava, ch'era appunto il tempo che suol passar l'armata turchesca, et non pur nel mio tempo ma molte altre volte ancora è accaduto da pochi anni in qua; che, in quel tempo medesimo che si vedeva passar l'armata lontana non più di quattro o sei miglia, in essa fortezza, né meno in tutta quell'isola, non si trovavano vinti staia di frumento né d'altre biave; e nel tempo che vi era io non se ne trovavano forse tanti et molto manco l'anno seguente, ch'è stato l'anno passato. Che, per quanto intende[vimo] alla Canea, quella povera isola era ridutta a tal necessità che quelli habitanti morivano di fame; e bisognava che quel magnifico proveditor tenesse le guardie alle marine, perché erano apparecchiati tutti a fuggir con le lor famiglie in Turchia; e se dal Clarissimo Reggimento di Candia e dalla Canea ancora, anche in gran penuria dell'isola di Candia, non li fosse stato mandato qualche soccorso, senza dubbio si dishabitava tutta quell'isola. Et però saria cosa ben fatta et necessaria che Vostra Serenità facesse essequir la deliberation, presa in questo eccellentissimo Senato del '45, che sia un fontego o deposito di biave, che p[a]r che produca quell'isola da qualche anno in qua; e per la moltitudine di quelli salariati, che per ordine della Serenità Vostra hanno da esser pagati delli lor salari in tante biave, non saria possibile che si mettessero al presente in esso fontego o deposito li 200 staia di formento che allora deliberò la Serenità Vostra che si dovessero metter dalla sua intrada, ella potria in lor luogo mandar ducati dusento per questo effetto, overo quella quantità di migli che a lei paresse conveniente.

Et quelli del luogo, i quali conoscono in che pericolo stanno al presente si contenteriano d'aggionger anche del loro tanta parte, che con l'aiuto di quelli isolani, senza molto interesse della Sublimità Vostra, si potria far un bon deposito di biave, et sufficiente per il bisogno di quella fortezza: et basteria che questo deposito fosse di cinquecento staia venetiani. Quanto all'acqua, havendo il magnifico messer Zuane Mocenigo proveditor di quel luogo principiata nella fortezza, ridutta a bonissimo termine, una bona et grande cisterna, cavata con molta sua fatica e diligentia nel sasso vivo, con la qual sarà proveduto sufficientemente al suo bisogno, saria cosa utilissima che Vostra Serenità l'aiutasse, e commettesse alli magnifici proveditori di quel luogo che la compissero in ogni modo et la riducessero a perfettione. Il che si potrà far in poco tempo et senza altra spesa della Sublimità Vostra, essendo stati lasciati da esso magnifico Mocenigo tanti denari di questa ragione che basteranno a compirla. Et veramente parlando con quel rispetto e con quella reverentia, che io debbo, è da far ogni cosa per finir di fortificar et aiutar questo luogo di queste cose così necessarie che gli mancano. Et non lasciarlo nel picolo, in che si trova hora, ch'è luogo di troppa importantia per la Serenità Vostra, com'è ben noto a tutte l'eccellentissime signorie vostre, perché quando un altro principe, il qual fosse nimico di questo eccellentissimo Dominio, fosse patron di questo sito, che Dio mai non voglia, con una guardia di quattro sole galee, che tenesse in questo porto, impediria tutta la navigation dell'Arcipelago e quella dell'isola di Candia, ch'è quella che sustenta quel regno, com'ella sa. Perché convenendosi strenzer tutti i navili che fanno questi viazi, in quel poco spatio di mare che io ho detto avanti, di necessità convengono esser visti da questo luogo; e staria in libertà di chi havesse forze di far di loro quel che li venisse in volontà. Oltra che in un bisogno, l'armata della Serenità Vostra non potria haver nessun rifugio né speranza di ritirarsi in alcun luogo securo, da Corfù fin alla Canea, non essendo il Zante fortificato sì come non è.

E tanto più da creder che le signorie vostre eccellentissime vogliano haverne cura et gelosia, quanto che sanno che i turchi conoscono l'importantia di questo luogo: e si può con ragion dubitar che in ogni moto che seguisse, vi penseriano forse prima che ad altro, dovendo Vostra Serenità molto ben ricordarsi dell'aviso c'hebbe già tre anni del bascià dell'armada turchesca, che fu in quel porto con 19 fanò, e delle operationi che fece in quel luogo da dar suspetto: e veramente quando la fortezza restasse nelli termini nelli quali ella si trova hora, haveranno sempre la commodità di metter in opera il lor mal animo di essequirle, così per le cause che io le ho narrate, come perché questa isola di Cerrigo è lontana dalla terra ferma nella Morea in alcune parti solamente miglia XVIII et in una parte non più di miglia sei, over otto, ch'è [alla] volta [della] Vatica  dalla parte verso Greco Tramontana: dalla qual parte detta Vatica e da quelle marine sin a Malvasia non vi è altra distantia che meza giornata di camino, onde saria lor sempre molto facile et commodo il tentar ogni novità.

E perché l'isola di Cerrigo è divisa in 3 parti, l'una chiamata Milopotamo, l'altra Borgo di Capsali, et l'altra San Dimitri, che fu altre volte la più habitata delle due altre, essendo al tempo dell'ultima guerra turchesca rovinato il castello di questa parte di San Dimitri, castello famosissimo sopra quell'isola, dal quale per Gian[z]ali rais corsaro furono in una sola volta menate via sette mille anime per la viltà di quelle genti, che non havevano alcuna esperientia delle cose della guerra, né havevano mai manizato né pur visto arme, onde da 38  fuste che haveva seco fu menato via tutto 'l sopradetto numero senza colpo di spada e senza pur essersi veduto sangue, è occorso, da allora in qua, che quelli che sono restati in quella parte, non havendo più ridutto dove potessero habitar securamente, si sono ridutti ad habitar nelle campagne, l'una casa discosta dall'altra quattro et cinque miglia, et per paura di corsari, la maggior parte di quelli habitanti dorme l'estade nelli boschi, temendo che stando alle case loro non venisse una notte una quantità di fuste, e li depredasse tutti com'è avenuto delle altre volte, e convengono lasciar le lor robbe con pochissima securtà, e star anche essi ne i boschi con grandissimo pericolo e suspetto, conoscendo che staria in arbitrio d'un corsaro, che fusse andato dir qualche prattico dell'isola, di metter in terra anche con pochissimi homini e trovarli e prenderli tutti.

Però saria grandissima consolation et beneficio di quel populo e cosa conveniente alla pietà di questo illustrissimo Dominio di proveder che si facesse da novo un castello o ridutto, dove potessero unirsi i preditti isolani che possono esser in quel distretto [de circa] mille; i quali quando si perdessero, quell'isola resterebbe del tutto dishabitata; e questo si faria con pochissima spesa della Serenità Vostra perché i medesimi habitanti oltre l'angarie delle lor persone contribuiscano bona parte del dinaro per questo effetto, come più volte si sono offerti. Fu già del 1545 deliberato per questo eccellentissimo Conseglio di rifar il detto castello di San Dimitri nel medesimo luogo, et fu preso appresso di dar ducati cento per questa opera et cento ne offersero quelli magnifici gentilhomini da ca' Venier, che sono comparticipi di questa isola: il che non si è però fatto sin'hora et in effetto, essendo quel sito di San Dimitri dominato da due monti, dalli quali può esser battuto facilmente, et havendo molte altre oppositioni, i magnifici Proveditori, che hanno conosciuto che il ridursi in quel medesimo luogo saria con pochissima segurtà di quelli che vi si reducessero, non si hanno curato mai né hanno giudicato utile il rifarlo, e tanto meno perché il detto luogo oltre ch'è vicino al mar et commodo alli corsari, è poi tanto lontan dalli campi e dalle semenason di quelli habitanti che con grandissimo incommodo potriano attender a i fatti loro. Onde, trovandosi nell'isola un altro luogo chiamato Sclerì, lontan dal mar più di sette miglia, e diviso per strade cattivissime et inaccessibili a corsari, commodissimo alli habitanti per esser nel mezo di quel distretto, et appresso [patron] di quel sito et a cavalier dell'isola, che scopre da longe tutto 'l mar circonvicino, si potria far in questo luogo un redutto molto securo e commodo a tutto quel populo, e si potria far facilmente et con grande avantaggio, et in breve tempo, essendovi commodità di acque, di sabioni et di pietre: le qual tutte cose non sono un quarto di miglio lontane.  Per la qual cosa mi par di ricordarle riverentemente ch'ella potria in questo luogo di Sclerì spender quelli dinari, che per parte di questo eccellentissimo Senato si havevano da spender nel luogo di San Dimitri; aggiongendo però qualche cosa, che nel vero li cento ducati non basterebbono, dando cargo se così le paresse al medesimo signor Giulio Savorgnano, o ad altri, di riveder l'un et l'altro sito. Et è da creder che li magnifici Venieri, comparticipi per la rifattion di questo ridutto, contribuiranno secondo la lor offerta per la medesima portion che vi contribuirà la Serenità Vostra.

Appresso la satisfattion et benefici che ne riceveria quel povero populo, che hora vi habita, siano certe l'eccellentissime signorie vostre che molte famiglie da Cerrigo, le quali vedendosi star ivi con pochissima securtà si sono disperse e sono scappate alla Vatica nella Morea, al Braccio di Maina et in altri luoghi turcheschi, et hanno abandonato i lor terreni, volendo lasciar et perder più tosto i loro beni che habitar in quel luogo con pericolo delle lor vite, facendosi questo castello o ridutto a Sclerì torneriano senza dubbio alla patria loro, et non pur questi da Cerrigo ma ancora molti altri christiani circonvicini, che habitano al presente nella Morea, si riduriano volentieri sotto l'ombra di questo illustrissimo Dominio, se havessero qualche luogo vicino il lor paese, dove potessero habitar securamente, come saria questo: et rifariano quest'isola, già così ben habitata, et al presente così desolata e deserta. E con questo notabile beneficio di questi habitanti si accrescerebbe anche utile grande alla Serenità Vostra perché consistendo tutta l'intrada ch'ella traze di questa isola nelle terzarie, che sono, com'ella sa, una parte di quel che produce il terzeno, con la moltitudine delli habitanti l'accrescerebbe l'industrie, per il lavoro loro, et con il lavor i frutti et l'intrade dell'isola, et con quelle parimente l'intrada della Sublimità Vostra, sì come si può molto ben veder per l'esperientia del tempo passato, che quando quella parte era habitata, Vostra Serenità ne cavava di terzarie ogni anno più di seimille misure di formento; dove hora non ne cava a gran pena millecinquecento.

Ora così come a beneficio et a satisfattion di quell'isola, et ad utile di questo eccellentissimo Dominio, Vostra Serenità potria spender questo poco dinaro per una volta sola, così all'incontro le ho da ricordar riverentemente ch'ella si può levar d'addosso una grande spesa continua, che fa in quell'isola; la qual è di poca o, per dir meglio, è di mala satisfattion di quel populo et di nessun frutto o beneficio di lei.

Tien Vostra Serenità in quell'isola un capitano di stratia con XX compagni con spesa di ottocento ducati all'anno; il qual capitano e stradiotti quanto alla segurezza di quel luogo non fanno né possono far effetto alcuno: perché essa isola è così montuosa che non ha, si può dir, luogo alcuno che non sia inaccessibile a cavalli, di modo che non possono essercitarsi in nissuna occorrentia, né hanno pur dove poter fermar i piedi. Et se pur vi è qualche poca parte di pianura, è talmente sassosa, che neanche in essa li cavalli non possono adoperarsi, overamente è in sito tal che non si può dubitar che corsari mai vengano in quel luogo; onde questi stradiotti vengono ad esser superflui et inutilissimi. Oltra che, essendo essi quasi tutti del paese e coltivatori di terreni, attendeno a i fatti lor ordinariamente e non sono d'alcun servicio della Serenità Vostra, stando fra le altre cose tanto divisi l'uno dall'altro, e tutti insieme tanto lontani dal loro capo, che avanti che si riducessero insieme, quando ben potessero adoperarsi, i nimici potriano haver depredato tutta l'isola: ma non mettendosi questo in consideration, perché poi vi si potria rimediar, io le affermo che non possono adoperarsi in nissun luogo né possono esser di alcun frutto nel servicio di lei. E per certo, se questa stratia è stata inutile in ogni altro tempo per il sito di quella isola, ch'è tutto grebanoso e pieno di precipitii, molto più si deve riputar inutil et superflua da qualche anno in qua; da poi ch'è stato dal magnifico messer Andrea Vicenzo Querini, proveditor di quel luogo, per difender quelli habitanti dall'incursion di corsari introdutta un'ordinanza di archibusieri al numero di cento. Li quali sono poi stati accresciuti dal magnifico messer Zuane Mocenigo ultimamente al numero di centocinquanta. La qual provision, insieme con molte altre fatte da quel magnifico proveditor Querini, è stata et è così utile che non potria esser più. Conciosia ch'essendo scoperte fuste dalle guardie, e tirando una covetta, e rispondendole con un'altra covetta il luogo più vicino, tutti questi archibusieri si riducono al loro capo et si uniscono et fanno prove valorosissime contra nemici. Da poi che si è introdutto questo ordine d'archibusieri non s'intende che fuste habbiano più messo in terra, come solevano per avanti. Et se hanno pur messo qualche volta, sono state ributtate valorosamente da questi archibusieri con pochissimo danno delli habitanti, e con grande strage loro; e questi effetti sono stati fatti senza aiuto della stratia: il che si è visto, per l'esperientia de i tempi  passati, che in XXX volte che, per la memoria che tengono quei del luogo, dopo il mandar della stratia et avanti l'introduttion delli archibusieri, è stata affollata da corsari quell'isola, non ha mai havuto aviso né beneficio alcuno da essa stratia. Et se pur volesse Vostra Serenità che per una certa esperientia si conserva[ss]e in quell'isola questo nome di stratia, e non le paresse di levarla del tutto, sono molti dell'isola che si contenteriano di farle il medesimo servicio, che le fanno hora i stradiotti, con l'esser esentati solamente delle terzarie che pagano alla Serenità Vostra et al più con l'haver otto ducati all'anno per la biava de i lor cavalli; il che non saria d'interesse a lei di dusento ducati all'anno al più, et ne veniria ad haver avanzato sui cento a questo modo.

Anzi, la maggior parte di questi medesimi stradiotti che la serveno hora, che sono pur da Cerrigo, quando intendessero di dover esser cassi, accetteriano questa istessa condition di servirla, come fanno hora, con l'esser esentadi parimente dalle terzarie, e con la biava, come di sopra: e sia certa la Serenità Vostra che a questo tempo non ha [havuto] maggior servicio da quelli che la servino al presente col stipendio, ch'ella dà loro, di quel che haveria da questi altri.

Et per sua intelligentia, fra detti stradiotti non vi è alcun provisionato, né per meriti né per altro, che la Serenità Vostra habbia nissun obligo d'intertenerlo. E però parendo questa cosa all'eccellentissime signorie vostre da esser messa in qualche consideration, trattandosi di avanzar una spesa continua così importante et così infruttuosa, Vostra Serenità potria far sopra di ciò anche information dalli magnifici proveditori che sono stati in quell'isola di tempo in tempo, che conosceno esser vero quanto io le ho detto. E [per] opinion mia si risolverebbe senza alcun dubbio di liberarsene; e quando la Serenità Vostra volesse applicar a beneficio di questa sua isola per sei o sette anni soli et non più questa medesima spesa che fa hora nella stratia, si può affermarle con verità che, col dinaro che in detto tempo di sei o sette anni ella haveria speso, parlandole con riverentia, inutilmente in essa stratia, potrà ridur in fortezza il castello, potrà far il porto, potrà far il deposito di biave, e potrà far il ridutto a Sclerì, che sariano provisioni così necessarie di quella satisfattion di quell'isola, segurezza di quella fortezza et beneficio della Serenità Vostra, ch'ella può molto ben conoscer col sapientissimo suo giudicio; e passati detti sei o sette anni, ella veniria ad avanzar questa quantità di dinari che spende al presente ogni anno in quell'isola: delli quali si potria [prevaler] nell'altre sue occorrentie et bisogni.

Et perché mi par cargo et officio mio di non tacer alla Serenità Vostra le operationi delli sui rappresentanti, non debbo restar di dirle come io ho trovato, nel tempo che io sono stato a Cerrigo, proveditor di quel luogo il magnifico messer Zuane Mocenigo: il qual per quel che intesi dalla commune voce di quell'isola, et per quel che vidi io medesimo in effetti, ha conservato quella fortezza con tanta vigilantia e securtà, et si è portato con tutto quel populo tanto giustamente e con tanta satisfattion sua, che non si potria desiderar maggior né miglior officio da qual si voglia ben suo ministro, di modo che merita d'esser tenuto per un bon et valoroso cittadino della Serenità Vostra. Alla cui buona gratia con ogni riverentia mi raccomando.