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1638 Giovanni Cappello, Pietro Corner e Marco Contarini

Relazione

Relazione dei Sindici Inquisitori Avogadori in Levante Giovanni Cappello, Pietro Correr, Marco Contarini, 27 settembre 1638.

/1r/ Serenissimo Principe, Illustrissimi et Eccellentissimi Signori

Il corso di trentacinque mesi et alcuni giorni, consumato nella visita de suoi stati di Levante come Inquisitori, Sindici et Avogadori, mandati dalla Serenità Vostra con copiose et abbondanti commissioni, ha ben prodotto molti effetti degni della publica notitia nei disordini, che fattisi sempre maggiori, chiamavano le più accurate applicationi perché ne dovesse sortire li rimedii conforme al bisogno, così in sollievo di tanti sudditi, che per la distanza de paesi il più delle volte sottogiacciono a mali incontri alla publica notitia nascosi, et celati, come alle provisioni neccessarie, per la più valida diffesa di quell'importantissimo regno. Et perciò questa nostra relatione, che, più ristretta che sarà possibile, venirà da noi alla publica intelligenza rappresentata, si ridurà nel portar a Vostra Serenità li disordini del medesimo suo regno, li rimedii da noi applicati, et quello che non havendo potuto operar noi, si compiacerà la Serenità Vostra di portarle /1v/ le dovute provisioni, affine che godino li sudditi la bramata quiete, et l'eccellenze vostre con loro nobilissimi animi vivino in quella tranquilità, che da quei affari ben ordinati, ancorché tanto distanti di qua, se li deve.

La città di Candia, metropoli del regno, che fu la prima da noi visitata in conformità delle publiche commissioni, è ridotta in una assai valida fortificatione de belloardi sette. Questa, mancante dalla parte del mare, che, meno bisognosa di muraglia incamisata, fu però dall'illustrissimo signor Pietro Loredano Capitano passato dato principio all'incamisatura, che fu anco continuata dall'illustrissimo signor Capitano Pasqualigo, a segno che non molto manca alla sua total perfettione, et a giuditio nostro di molto servitio saria l'ordinar all'eccellentissimo signor Proveditor General la sua intiera perfettione; non v'anderà gran spesa, assicurerà la città da quella parte per scallate /2r/ et leverà il transito alle persone di mal affare, che di notte tempo solevano quei passi sollicitamente frequentare.

La fossa della città è piena d'imperfettioni, non ha cuneta, e si può chiamarla più strada passeggiata dalle genti, che fossa di piazza ben fortificata. Ha più d'una investitura d'hortali nella medesima fossa, fatta da eccellentissimi Generali, et da altri magistrati di questa città, et li horti si vano ogni giorno avanzando nelli impianti di frutteri, et in qualche capanneta per albergo d'hortolani.

Circondano le muraglie della medesima fortezza una certa cunicola (così chiamata) antichissima maniera di fortificatione, che sortendo li soldati coperti per una strada sotto la medesima cunicola con feritore diffendevano la fossa; hora, abbandonata quella vecchia struttura, li moderni usano le falsse braglie più valide, et /2v/ sicure alla diffesa della medesima fossa, la cui escavatione ben neccessaria la conosciamo, ma il dispendio sarebbe grandissimo. La strada coperta, e la contrascarpa, è tutta et in tutte le parti imperfetta: a questa non meno neccessaria operatione, le applicationi non potrano essere se non utili, per non dare a tempi de bisogni le confusioni maggiori.

Sopra li spalti della muraglia non vi è un alboro, neccessarissimo alle fortezze per tanti rispetti ben noti; il paese è mancante ma, viene raccordato, si potrebbe allevare qualche pino o qualche moraro, di che il regno è abbondante.

Vi è fuori ducento passa, lontano dalle mura, il forte S. Dimitri, ch'è una collina rilevata a segno che può batter la città; fu questo fortificato con due tanaglie, se ben d'imperfetta qualità, et il forte batte il Marulà, che è assai habittato, distante dalla città un solo miglio. Le fortificationi /3r/ del forte dal tempo sono rovinate; restano le vestigia, sopra quali a bisogni potrebbisi radriciar li mancamenti. Il guasto ha certe eminenze naturali, che accompagnano ogn'uno sino all'orlo della fossa con approchi di sicura offesa: non possono essere da quelli di dentro scoperti; potrà però l'arte in ogni caso, nella spianatura di dette eminenze, far alla città la scoperta più libera. È vero che nelle golle de belloardi vi sono cavalieri con grand'arte e spesa construtti, che per la loro altezza scoprono non solo il piano di tutta la campagna, ma anco l'eminenze di fuori; è vero, anco, che, ferendo il cannone così rilevato, in un sol ponto non possono gl'inimici in ogni caso esser offesi quanto bisognerebbe; e tanto maggiormente che li approchi ne presenti tempi si fanno con tant'artificio, che puoco rileva la diligenza de cavalieri /3v/ situati per diffesa delle piazze fortificate.

Il porto della città di Candia non è di gran capacità; all'ingresso è diffeso dal castello, ch'è construtto con quella perfettione maggiore che si può desiderare. Ha l'imperfettione scritta, ch'è nata più dalla negligenza che dalla natura perché, bastando di continuo l'acque nella Porporella al di fori, da una parte l'ha così corroza e distrutta, che, fatte alcune laverne al di dentro, può in progresso anco di puoco tempo sentirsi precipitio ben grande, che non si ridurebbe se non con grossissimo dispendio. Il rimedio è facile nel condure masiera di pietre grosse per perfettionare la Purpurella come era avanti, faciendo più piazza che si può; et i luochi cavernosi siino otturati di grosse pietre ben lavorate, et arpesi grossissimi di metallo ben incluse et unite le pietre, perché più non /4r/ habbia luoco simile mancamento.

Il porto si va ogni giorno più aterrando, per esser il scolladore della città: si va cavando con zattoni e badiloni, nella maniera aponto che si usa in queste lagune; per noi crediamo che più s'aterri di quello che si cava, et col tempo si possi provare disordini ben grandi; perché nel porto principalmente vi sono li volti dell'Arsenale, dove è neccessario condure li arsili, oltre la continuata navigatione, ch'è numerosissima et frequentatissima in quel porto. Alle navi di grosso carico, e che pescano molto, dano il carico alla standia. Non v'è altro rimedio oltre l'escavatione quotidiana, che il voltar le acque in qualche parte verso le fosse della città, se bene senza l'escavatione delle fosse non crediamo che il rimedio sia a /4v/ sufficienza valido.

La città ha grande circuito; li belloardi fatti in forma acuta et angolare; alla sua diffesa ricerca numero grande di gente.

Si ritrovano compagnie tredeci de fanti italiani, che doveriano essere de fanti centocinquanta l'una, et all'hora che le rassegnassimo erano mille trecento quattordeci, ne furono cassi cento sessanta tre, restorono effettivi mille cento trenta uno, numero diminuito di più della terza parte; ma quello ch'è peggio, che nella cassassione andassimo anco ristretti, per non portare alla quantità maggior diminutione, per essere nelle medesime compagnie molti greci e casalini, che chi havesse usato rigor in conformità delle leggi nel purgar le medesime è verissimo che si haverebbe ridotto il numero a meno della metà. Il rimedio è l'osservanza delle medesime leggi, mutando /5r/ le compagnie ogni cinque anni, mandandole di qua al numero perfetto di 150, perché al gionger in Regno morendone alcuno d'essi il numero gionge diminuito; ma è peggio che di qua le compagnie si partono con manco di cento cinquanta, come habbiamo provato quasi in tutte le compagnie, che sono state ultimamente mandate. Nell'essecutione delle sudette leggi l'utilità publica è manifesta e chiara, perché più frequenti che si fanno le permute, maggior si fa la diffesa, e più populato si rende il paese, partendosi li soldati se non difficilmente dal Regno, et accasandosi propagano sudditi alla Serenità Vostra. Se qualche compagnia oltramontana fosse anco mandata, serviria maravigliosamente alli doi sopracennati effetti della populatione e della /5v/ sicurezza, e per nostro riverente senso qualche alteratione di paga solo a tramontani non può distornare il servitio ben grande, che se ne traheria.

La paga de soldati pagati è circa ducati 19 il mese; paga assai diminuta in riguardo del tempo ch'è stata instituita, che li viveri e tutte l'altre cose in Regno erano molto di prezzo avantaggiate, come hora il tutto vale a prezzi più alti di questa città, che succiede per alteratione delle monete, di cui più a basso parleremo. La paga del soldato è debolissima, perché anco sopra quella viene e da Capitani et d'altri ingiustamente mercantato, come si scoprirà nel progresso di questa nostra relatione. Goderia però la soldatesca qualche vantaggio, quando nell'osservanza delle buone institutioni del Regno si lasciasse /6r/ che godesse intieramente le decime de vini, ogli, carne e formagli a pro della medesima soldatesca instituite, et ritrovate da noi mal regolate e confuse, a segno che la minor parte de sodetti avantaggi sono dal privato soldato godute, per aventura anco da grandi e potenti usurpate; le habbiamo porto quel rimedio che vedranno l'Eccellenze Vostre descritto nel libro delle nostre terminationi, che habbiamo presentato nella Secretta a carte 30, 62, 67 e 69, per le cui male regole dubitiamo in progresso anco di puoco tempo si faccia molto difficile l'espeditione di questa militia tanto neccessaria nel medesimo Regno.

Abuso anco di non puoca consideratione habbiamo scoperto pur nella militia pagata; et è che da publici rappresentanti nelle rassegne /6v/ delle medesime militie vengono bonificate molte paghe morte, che si chiamano con nome de scansi, e sono paghe de capellani, medici, barbieri, agiutanti, hospedalieri e diversi altri che tirano paga di soldato, senza che essercitino la funtione. Questo rilevano molte decene d'huomini a pregiuditio del numero de soldati, che diminuendosi per tante cagioni resta il publico servitio defraudato in quello ch'è tanto neccessario, ch'è la diffesa del Regno, il cui consiste principalmente nella militia italiana pagata. Altre volte portassimo la notitia all'Eccellenze Vostre in nostre lettere de numero 29, non ne havessimo risposta, et hora resterà alla publica prudenza il deliberare il maggior suo servitio; essendo li rimedii molto facili; et sono, pagando li scansi, in quanto la neccessità lo ricercasse col denaro della /7r/ Camera, perché il numero della soldatesca sia sempre a maggior segno, pressidio più neccessario nei bisogni al sicuro non può esser nel Regno.

Nelle città e territori di tutto il Regno sono descritte numero ben grande di cernide, soggette e comandate quelle delle città da undeci colonelli, cioè sei cinque in Candia, doi a Rettimo, doi alla Canea, et uno in Scittia, che sono cittadini delle medesime città, li loro officiali sono de medesimi cittadini o artegiani. Militia instituita per sola diffesa della città; la cui diffesa (come s'è detto di sopra) è ampia et grande, et per consequenza bisognosa di gran numero di soldatesca. Le cernide della città di Candia sono in numero de 1800. Questi possono ricevere poca disciplina, perché pochi sono li loro esserciti, et i loro capi di niuna esperienza. Il sopraintendente delle cernide /8r/ di tutto il Regno ha cura di rivederle e d'essercitarle, ma la carica è grande et grande il Regno non può un solo dare a questa necessaria opera il debito dovuto. Ha bene doi sargenti maggiori, che, per quello crediamo, si stima più regallo del Personaggio, come sono anco le lanze spezzate, che huomini effettivi per il publico servitio, per il cui al sicuro sono stati introdotti et hora si pagano, con riguardo che siano a quella funtione utilmente impiegati.

La militia di queste cernide è cavata dal numero delle anime della città, che sono 13mila in circa; è formata da tutte le classe de genti fuori che nobili veneti. I loro colonelli erano per il passato de nobili crettensi; hora pare che il carico medesimo sia ridotto in soggetti di minor conditione, che ricercano la carica per abilitarsi alla nobiltà crettense, che ha cagionato un scontento ben grande di /8v/ tutte le militie; e sicome per avanti nella descrittione non si dimostravano renitenti, hora la fuggono ad ogni suo potere, principalmente li medesimi crettensi, che stimano pregiudicarsi nella riputatione, quando il suo colonello è d'inferior conditione, accidente che portassimo alla publica notitia con il rimedio che, almeno per l'avenire, si riduchino li colonelli come di prima nella classe de sopradetti nobili crettensi.

Questa militia quasi ogn'anno viene mandata fuori della città per far le guardie in campagna, et anco molto lontani. Questi sono tutti artegiani, persone che albergano la città, si lagnano assai, per vedersi astretti a simil angaria, propria per aventura alla contadinanza, che abondantissima si ritrova per far simile fontione.

Li bombardieri sono in buon numero, come li scolari /9r/ bombardieri ancora. Al nostro tempo non v'era capo, ma bene li capi de provisionati, et è militia assai buona, et se ne può sperar nei bisogni molto proffitto.

La cavalleria del Regno è divisa in cavalleria feudata et in cavalleria della strattia pagata. Se bene habbiamo diffusamente in nostre lettere portato alla Serenità vostra li nostri reverentissimi sensi, dovemo però, ma più ristrettamente, renovarle la memoria di quanto in questo proposito occorre per il stabilimento delle più avantaggiose regole del publico servitio.

La cavalleria stradiotta è nel numero di sei compagnie in tutto il Regno, inclusa quella del governator Zorzi Zogia, ch'è al presente capo delle medesime compagnie, soggetto di valore, et di singolarissimo affetto verso li servitii /9v/ di Vostra Serenità. Queste è molto tempo che si ritrovano in Regno, alcune forsi anni 20. I capitani sono quasi tutti greci, e parimenti li soldati della medesima natione; perché non faccendosi le permute giusta alle leggi, si riempeno le compagnie, per causa delle morti, de greci e casalini, ch'è contro la publica intentione, dovendo le compagnie esser fatte d'albanesi. Queste, nel corso di tanto tempo che si ritrovano a quel servitio, si hanno indebitato con il Publico a summa rillevante di denaro, cagionata principalmente dalle frequenti cassassioni e remissioni de cavalli, che nelle rimesse dalla Camera le viene soministrata la soventione per comprar il cavallo, che ha cagionato li grossi debiti di sopra accennati, che andiamo dubitando che le Camere difficilmente potranno esser risarcite per l'augumento /10r/ del debito, e per l'inoppia de capitani. Habbiamo stimato di levar in qualche parte il disordine con nostra terminatione registrata nel nostro libro a carte 96 e 169. Ma resterano li mali facilmente levati, quando le cassassioni e remissioni de medesimi cavalli non passeranno sotto altr'occhio, né sott'altra mano, che quella de eccellentissimi signori Generali. La cavalleria de stradiotti in Regno può riuscire d'ottimo benefficio, così in tempo di pace come in tempo di travaglio, per essere questa più facile a maneggiarsi che la cavalleria feudata, e per esser la nation albanese in ogni luoco et in ogn'occasione molto fruttuosa. Queste sei compagnie, che ridotte a giusto numero doveriano esser trecento cavalli, sono anco in tempo di pace molto scarsse al bisogno; per che il tempo dell' /10v/ estate sono mandate in diversi posti alle marine, che sono in quantità grande. Questo numero non può a tutti li posti supplire, anzi che ridotte le truppe a cinque o sei puoco più cavalli l'una, resta la diffesa in ogni luoco puoco valida e puoco sicura. In tempo de travagli tra tutte le militie, che potessero esser neccessarie nel medesimo Regno, questa a giuditio nostro sarà una delle più fruttuose, per l'agilità della militia e facilità di portarsi da luoco a luoco per impedir a sbarchi, che molti e molti luochi ne sono al Regno, ma si deve far ogni sforzo perché questa militia resti più che si può conservata al segno di potersene utilmente servire; che sarà nel mandar buoni capitani, che la comandi; la soldatesca di nation albanese; la permuta delle compagnie frequentemente /11r/ giusta le leggi. I cavalli, che si rimettono, siino cavalli che si possino adoperar, et non cavalli d'un anno, come ultimamente s'è fatto, che per la loro debolezza non si può valersene, se non doppo qualche tempo. Restano liberati li poveri soldati di dar a nollo et imprestar li loro cavalli per comandamento de publici rappresentanti, che per tal causa li cavalli si stroppiano e si rendono inabili al publico servitio per li lu[n]ghi et affaticosi viaggi che li vengono dati da particolari. E qui è neccessario portar alla publica notitia la verità, che sempre li cavalli de capelletti viaggiano non solo per publico servitio, portando lettere da luoco a luoco ma, quel ch'è peggio, per servitio di cadauno con diservitio degl'interessi /11v/ publici. Noi habbiamo fatto le prohibitioni contenute nel libro delle nostre terminationi a carte 95.

La cavalleria feudata, pretioso capitale, patrimonio della Serenità Vostra, lustro et honor grandissimo del Regno; instituita per diffesa ben valida e propria del medesimo Regno con ordini et institutioni, che hanno, riguardo alla più vera et sicura sua diffesa. E quando si trattava in absentia nostra di levar affatto quella cavalleria, e diremo meglio quell'honoratissimo et validissimo pressidio, erimo grandemente nell'animo nostro scomposti; perché sopra il fatto e sopra il loco conoscessimo li disavantaggi rillevantissimi nel levar quella, per ridurla in altra cavalleria, coll'aggravar li feudati di denaro in luoco di presentar il cavallo obligato. /12r/ Ha bene il tempo però con la mutatione de costumi alterata ogni institutione, ma più l'interesse de particolari che altro non procura col suo avantaggio, che il disavantaggio del Prencipe; ha ridotto il numero de cavalli feudati effettivi a novecento ottanta quattro, quello che doveria esser al numero di mille ducento incirca. Disordine che con suoi rimedi in brevità e più a basso porteremo alla publica intelligenza.

Queste sono compagnie undeci; sei nella città di Candia, due a Rettimo, due alla Canea et una in Scittia, comandate da condottieri nobili veneti, et signori principali del Regno; ogni condottiere ha il suo miniscalco, overo locotenente pur nobile veneto, o crettense. Tutti li feudati per obligo del feudo sono tenuti /12v/ di montare a cavallo, quelli però che l'età li conduce all'impossibile, donne, putti et ecclesiastichi restano liberi; in vece loro sono amessi alcuni contadini, che si chiamano scudieri. Erano già tempo armati di lanza, hora fatta cavalleria leggera portano carabina, alsicuro di maggior utile in ogni occasione delle lanze. All'hora si valevano di cavalli grossi, e grandemente dispendiosi, chiamati cavalli capi di lanza di quattro serventarie, che anco al presente molti se ne ritrovano, e devono esser conservati sino che si riduranno a non poter adoperarsi, per non dar aggravio a feudati di provedersi di cavallo inferiore, mentre questi delle quattro serventarie con altissimi et quasi incredibili prezzi sono stati comprati, e tutti da publici rappresentanti, come più diffusamente, cincieramente e puntualmente habbiamo informato in più tempi /13r/ quest'eccellentissimo Senato, dal quale divene li mesi passati molte fruttuose deliberationi nella materia pur della cavalleria; non resta però a dar perfettione a un tanto affare, non convenghi pensare alla prudenza publica il rimedio d'altri disordini. Quello, principalmente, che restano disarmate trecento venti doi serventarie et alquanti carratti, con pericolo che il disordine sempre più vadi accrescendo, è degno del publico riflesso. 

Il rimedio per nostro humilissimo senso potrà esser: cometter che tutti li feudati montino a cavallo e rigorosamente si presentino alla banca, secondo le generali e piciole rassegne, et quelli che vanno deffettivi, levarli (non diremo) la pena, ma il censo, overo equivalenza del suo obligo, instituito dalli ordini /13v/ foscarini, che dicono che li feudati, che possedono i publici feudi, o si presentino alla banca con il cavallo di suo obligo o vero paghino al Prencipe sei cecchini ogni volta che restino di presentarsi. Questi ordini non sono stati instituiti per pagar pene ma recognitione del feudo o per una via o per l'altra alternatamente. A questa s'oppongono due deliberationi di quest'eccellentissimo Senato: una fatta nell'ambasceria Querina l'anno 1616 …2, che furono essentati quelli che guarniscono da 24 carratti in giù; in luoco di pagar li sei cechini sopranominati, sono stati ridotti in doi soli, et anco appretiati lire dieci l'uno. Con la seconda deliberatione, ultimamente seguita, la Serenità vostra dona e rilassa il debito di quelli che erano incorssi nella /14r/ trasgressione di non guarnire, che ascendeva a summa considerabile di denaro, nominando la deliberatione di lasciarli le pene ma, per l'avenire, incorrino giusta gl'ordini sopracenati. Questa deliberatione può cagionare confidenza tale ne feudati disobedienti per l'avantaggio, che conoscono possedere, sperando anco per l'avenire provare li effetti medesimi della publica munificenza, che non solo potrà difficoltare il risorgere et ravivare le sopra dette trecento venti doi serventarie, mortificate et sguarnite, ma anco con questi essempi potranno quelli, che obediscono, andar per l'avenire con publico danno deffettivi. Gl'ordini foscarini comandano, mentre il feudato sta un anno senza guarnire, decadi /14v/ dal feudo. Questo rigoroso ordine non è stato però mai praticato, resta alla publica sapienza il rifflesso d'essequirlo in qualche d'uno; perché da essempi possino li altri ridursi alla dovuta obedienza.

Nel stato che anco al presente si ritrova la cavalleria è grandemente disordinato; perché, quando questi portavano la lanza, erano divisi in quattro qualità di cavalli:

il capo di lanza di quattro serventarie,

il secondo cavallo di tre serventarie, 

il terzo di doi, 

il quarto il roncino poco abile ad ogni fattione.

Hora, sebene di lancie è ridotta la cavalleria all'uso de leggeri, si conserva nondimeno il medesimo ordine, che se ne trahe disordi[ni] ben grandi; perché il cavallo capo di /15r/ lanza di quattro serventarie, essendo cavallo grosso, è difficile a maneggiarsi da cavalieri o soldati, che maneggiano le carabine, et con difficoltà mettendosi alla campagna, essendo strade difficili e malagevoli, li detti cavalli grossi per il più restano stroppi e puoco frutto possono al publico rendere. 

Il medesimo si considera del roncino, che arma da una serventaria in giù, che vuol dire da venti quattro carratti in giù, per essere di puoca vita, resta anco puoco habile a poter servire. Disordini che, per levarli, per nostro humilissimo senso, devesi ridure più ristretti li quattro ordini delle serventarie, levando le quattro de capi di lanza, et levando il roncino, che arma meno d'una serventaria, riducendoli alle tre, /15v/ alle doi, et all'una, che sarano apponto proprii di cavalleria leggera, che altra a giuditio nostro non conviene nel Regno, che risulterà altro benefficio a medesimi feudati, che levandoli dall'obligo d'armar cavalli di quattro serventarie, che ne sono stati pagati sino seicento cecchini l'uno, saranno liberi da quest'ingiusto aggravio; resteranno mortificate le vendite de cavalli a così alto prezzo perché de doi o tre serventarie al più non passerà il prezzo de cavalli a cento reali l'uno, et faciliterà anco la via a quelli che vano deffettivi di guarnire, con più prontezza all'osservanza del loro debito; anzi, quest'ordine fu stabilito dall'eccellentissimo Senato l'anno 1616 ma non si vede che sin hora habbi havuto alcuna essecutione; e quelli che armano quattro /16r/ serventarie riducendole a tre, come di sopra habbiamo detto, la serventaria che resta doverà esser congionta con altro cavallo overo, a piacere del feudato, armi un cavallo d'una sol serventaria, et il roncino, che decade anco di molti carratti d'una serventaria, possi far congionta con altri cavalli, come apponto s'usa al presente di fare, e non sarà novità alcuna.

Pareva che in alcuni fosse opinione d'armar parte di questi cavalli con la corazza; a questo fatto da noi particolar rifflesso con l'opinione de capi da guerra, che all'hora si ritrovavano in Regno, considerando li siti, i luochi e le genti che doveranno sotto entrare a quest'uso, tutti universalmente han concluso esser inriuscibile il pensiero, che /16v/ volendolo metter in essecutione puoco anzi niente di frutto partorirebbe. 

Li siti sono montuosi, difficili e scabrosi. Non vi sono campagne, se non montuose, per formar squadroni; ma la cavalleria si deve adoperare per acorrer alli bisogni, per impedire sbarchi, oltre la difficoltà, che grandissima si proveria d'usar il scudiere, che vuol dire un contadino inerme, a portar la corazza, cavalcar e combatter con quella. È ben vero, per nostro humilissimo senso, che resta pur apoggiato alli sopradetti capi da guerra, che il ridure una parte di questa militia all'uso di dragoni col moschetto a cavallo riuscirebbe di molto servitio a quelle diffese. Non minor considerabile disordine è l'armar li scudieri nella medesima cavalleria, perché havendo molti essentione di non /17r/ cavalcare, et molti non havendo l'abilità, et altri essendo obligati di presentare molte serventarie, uno solo di quella casa si presenta a cavallo, tutti gl'altri sono scudieri, che sono contadini di quel territorio. Che, computando tutte queste cagioni, rillevavo al sicuro li scudieri quasi la mettà della cavalleria. A questo non conosciamo altro rimedio di fare che ogn'obligato monti a cavallo; et perché le investiture de feudi vengono fatte alle case, et non ad una persona in particolare, et sebene molti fratelli sono in fameglia tutti possedono il feudo, questi tutti doveriano cavalcare, prohibendo con rigorosissimi decretti l'essentione a chi si sia, e li scudieri descritti siano di maggior habilità et attitudine al mestiere; et se /17v/ fossero de privilegiati, assuefatti a portar le armi, al sicuro meglio saria ma, se sarà levato il pernitioso abuso di frequentare le remissioni e cassassioni de medesimi scudieri, secondo l'instanze de patroni, sarà di gran benefficio; perché quando un scudiere è essercitato alquanto, il broglio ne fa poner un altro in luoco suo, ch'è disordine ben grande, ma la cassassione dipenda da causa legitima di vecchiagia o d'incurabile infirmità. Ma il maggior bene nel presente negotio scoprimo l'esser il disciplinar et essercitar li medesimi scudieri, anzi, tutta la cavalleria, ché nelle rassegne da noi fatte più d'una volta habbiamo ritrovato tutta quella gente così puoco habile ad essercitar le arme che fa grandemente dubitare il puoco servitio nelle bisognose occasioni; /18r/ perché li capi et officiali delle compagnie sono di niuna esperienza. L'illustrissimo signor proveditor della cavalleria non può essere sempre presente per essercitarla. Li doi luogotenenti, sopra quali si deve far il maggior fondamento, sono stati sempre condotti et eletti dal medesimo illustrissimo signor proveditore. 

La compagnia di Scittia, quando noi la vedessimo, era doi anni che non diremo era stata essercitata ma né anco veduta. Tutto il fondamento del maggior bene di quel corpo di militia è l'essercitarla frequentemente, le mostre grandi giust'a tempi già ordinati dall'eccellentissimo general Foscarini ma le picole fare, che da luogotenenti siano frequentemente essercitate, possono partorir effetti ottimamente buoni; per /18v/ il nostro humilissimo senso doveriano li luogotenenti esser mandati da quest'eccellentissimo Senato, subalternati bene all'illustrissimo signor proveditore, con commissione particolare, e soggetti stipendiati della qualità che si mandano li governatori delle fortezze, con l'agionta di qualche aiutante, per potere con maggior frutto e più sollecitamente adoperarsi; ad ogni modo sarà sempre bene che personaggi di talento e di pratica militare si ritrovino in Regno. 

Abuso ben grande e considerabile è quello, a giuditio nostro, il non pigliare da feudati l'investiture, passando tempi molto longhi senza reconoscer il Prencipe nel feudo. A questo sentiressimo che dalla Serenità Vostra fosse comandato che nel spatio di quel tempo che parerà alla sua singolar prudenza, fosse da feudati pigliata l'/19r/investitura, nominando li confini con li quattro venti de beni possessi, dovendo il tutto esser registrato nel luoco da noi destinato per li libri della cavalleria. Il qual luoco habbiamo con la pratica di molti mesi, doppo la destinatione d'esso e del ministro, che già era stato eletto da quest'eccellentissimo Senato, molto conferrente alli publici interessi perché da ministri e cancellieri degl'illustrissimi proveditori della cavalleria era stato il tutto così confuso et disordinato, che li libri tenuti di questo gran capitale della Serenità vostra erano senza forma di scrittura maneggiati da ogn'uno, confuso il catastico con la scrittura corrente, in soma ridotto tutto questo negotio ad un segno tale che né il publico né il privato poteva vedere le sue ragioni; anzi, altri che il canceliere e cogitori de proveditori /19v/ della cavalleria non conoscevano, né intendevano una materia tale. Restano al presente tutti li libri reposti in un luoco nel palazzo dell'eccellentissimo signor General custoditi da Christofolo Palmesan pur eletto dalla Serenità Vostra; redotti tutti li feudati in un catastico regolato, e separato con altro libro in forma di scrittura per li traslatti, che giornalmente si fanno, e con altri ordini nelle terminationi presentate da noi a carte 15.

Questo negotio ben ordinato da noi ha partorito fin hora servitio ben rilevante, poiché sin al presente da queste buone regole è nato, che s'è ritrovato centononanta caratti di guarnigione, che erano smariti, non sapiamo, se o dal tempo fosse ciò succeduto, o dalla malitia de huomini; sin'hora il publico resta di tutto questo capitale risarcito con speranza che dalla /20r/ continua diligenza del ministro restinoli publici interessi maggiormente avantagiati. A questa fruttuosa operatione sempre si opponeranno li ministri dell'illustrissimo signor proveditor de cavalli, e principalmente il suo canceliere, che di già ne havuto il possesso molti anni. 

Parleremo del suo arsenale, e delle sue munitioni di Candia, ch'è uno de principali, et importanti negotii di quel Regno, seguitando il principiato stile di portare li disordini alla publica notitia, con li rimedi in quanto habbiamo potuto conoscerli per li nostri deboli talenti.

In quello si ritrovano disdotto corpi di galere, doi de quali al tempo della nostra visitatione (per quanto restassimo informati da quei periti) erano inabili ad adoperarsi; uno in stato di disfarsi, anzi, intendiamo doppo /20v/ la nostra partenza da quella città esser stato disfatto, et se ne cava dalla distruttione d'uno di quei corpi vecchi abondante materia per servitio del medesimo arsenale. L'altra ben corpo vecchio, alcuni pretendevano di poterlo ridure ma con tempo e spesa, altri inclinavano al disfacimento. Li altri corpi di galere erano quasi tutte in stato che con con poco lavoriero [sic] si potevano ridure in ponto per adoperarsi. 

In questo luoco conviene dire che succede di quando in quando qualche permuta di galera de capi da mar o sopracomiti, et quando ciò succede sempre li megliori e più belli corpi di galera sono levati da quell'arsenale e riposti in luoco suo legni fracidi e consumati, che è (per quello ci è stato detto) contro le leggi, ma la sicuro contro il comodo, et utile publico; perché devono esser tenuti et /21r/ riservati quei legni a solo servitio e diffesa di quel importantissimo Regno. 

A questo s'aggionge disordine stimato da noi non inferiore, che, sempre che viene occasione agl'illustrissimi signori proveditori dell'Armata con le loro conserve o altri capi di mar di portarsi in Regno, hanno facilità molto grande d'accomodarsi d'armizi di qual si voglia sorte de arsenali di Candia e della Canea; di remi, velle, gomene et altri apprestamenti. È vero che la neccessità alcune volte sforza a queste provisioni ma è vero anco che il capriccio il più delle volte si veste col manto della neccessità, con pregiuditio degl'interessi publici per la diminutione di quelle munitioni tanto pretiose in Regno per la difficoltà della condotta; basterebbe il consumo, che non è di puoca consideratione, che fa /21v/ giornalmente il capitano della guardia con le sue doi conserve.

Per l'armamento de medesimi corpi di galera si ritrovano armizi d'ogni sorte, de quali ne facessimo far inventario da doi de nostri ministri, che consumorono doi mesi nel ridurlo a perfettione, senza propositione d'altro negotio né perdita di tempo; et quello sotto 14 giugno 1636 inviassimo alla Serenità vostra, da cui haverà compreso quest'eccellentissimo Senato quanto particolarmente vi bisogna per l'accomodamento et armamento di quei arsilli; il mancamento delle materie, per poter in ogni occasione collà maneggiar i publici interessi con facilità. Ad ogni buon fine però portiamo alla publica notitia quanto potesse bisognare, perché tanto più eccitata resti la publica providenza per le neccessarie provisioni, et sarà descritto nel foglio, che /22r/ hora presentiamo, cavatone li bisogni più distinti dagl'inventari fatti fare da noi.

Diremo solo che li palamenti per le sopradette galere erano, a quel tempo che facessimo la descrittione, in numero di sedeci, otto buoni, de quali ne fu anco dato all'hora all'illustrissimo signor proveditor dell'armata remi trenta; et li restanti otto sobogiti così venuti da Venetia, et cariolati a segno che di questi otto (per quanto li periti affermorono) la metà potria scielgersi per uso delle galere che si armano in Regno, et gl'altri quattro palamenti sono affato inutili, et di niun servitio.

Habbiamo fatto rivedere l'administratione de patroni del medesimo arsenale dal 1614 sin al presente tempo, che si ritrova molto diffettiva, per un abuso di longa loro continuatione /22v/ nel carico; mentre dal sopradetto tempo fin il giorno presente, spatio d'anni ventidoi si sono fatte tre sole elettioni in vece di rinovarle ogni doi anni conforme agl'ordini Foscarini, et nelle medesime tre elettioni sono stati doi patroni soli; uno fu ser Anzolo Venier fu de ser []3 et l'altro d. Marin Ruzier, né all'uno né all'altro in questo tempo è stato riveduto li conti né incontrato le robbe che hanno havuto in consegna. Nel maneggio del Venier con l'incontro de mandati si è dato qualche forma alla disordinatissima scrittura. Ma sotto il governo del Ruzier, morto già molti anni, non si ha ritrovato mandati, scrittura, conti né alcuna cosa per poter vedere i publici interessi, et è a questo noi non habbiamo formato debito alcuno, per mancamento delli sopradetti fondamenti. Il Venier, /23r/ cavata la scrittura dalli mandati presentati et sottoscritti da publici rappresentanti, habbiamo formato debitore de lire trentacinque mille trecento tredici, soldi quindeci. Il Ruzier, morto senza beni liberi, ne ha pieggiaria alcuna; et il Venier ottogenario, ricco d'anni e povero di fortuna. Quest'è stato il maneggio del suo arsenale dal 1614 in qua, tempo prescritto nelle nostre comissioni, che più oltre non habbiamo indagato et a questi gravissimi et importantissimi disordini habbiamo portato li rimedi, come nelle nostre terminationi a carte 38.

La maestranza dell'arsenale consiste in marangoni, compreso protto e sottoprotto, 146; fanti grossi e picoli 141; calafadi, compreso protto e sottoprotto, 60; fanti grossi e picoli, 51; remeri col protto, 13; fanti grossi e picoli, 15. Inoltre v'è l'armiraglio /23v/, comito, scrivan, pontador e depputato a varar le galere.

Questa maestranza faria buon lavoriero, quando fosse sempre applicata al servitio della Serenità vostra giust'al suo obligo; ma gl'inconvenienti sono molto grandi, non essendo sollecitata quanto saria neccessario, usandosi principalmente non pontarsi li deffettivi alla porta ma nell'arsenale, che doppo entrati escono a suo piacere, partendo il pontadore prima del fornire della maestranza le opere. Vengono anco descritte nell'arsenale ogni sorte di persone, che, sebene fanno la prova, non sono però state notate per garzoni, ch'è contro l'uso. I protti sono, per quanto habbiamo discorso e praticato, ottimi per levar i corpi di galera nova, anzi, ne habbiamo veduto /24r/ una principiata, sesto molto lodato da ogn'uno; rileveriano anco corpi di galera grossa, che di molto frutto a giuditio nostro riuscirebbe alli publici interessi, mentre si potesse conservare sempre in Regno doi corpi di quei famosissimi et utilissimi legni. È vero che li materiali doveriano essere o di qua o da Corfù, secondo la qualità delle materie mandati.

Nelli arsenali, né in Candia né alla Canea, non vi sono luochi al bisogno neccessari per levar o conservar simili sorte di galere; in Candia nel medesimo arsenale grandissima saria la spesa, oltre la distruttione di molte case; ma fuori della Porta del Tramatà, dove si fanno li squeri per accomodar le barche, /24v/ si potrebbe fare due volti molto comodi, non molto dispendiosi, puoco lontani dalla muraglia, che serviriano all'effetto desiderato.

Restano sempre eletti, per armar galere, sopracomiti e governatori et, con buon ordine già instituito dall'eccellentissimo signor General Foscarini, obligati li galeoti per armar le medesime galere; il cui numero e qualità di gente intenderà la Serenità vostra dalla descrittione che più a basso ben distinta, et in numero et in qualità, sarà da noi rappresentata.

Ad ogni governator resta destinata la marinarezza, che tratiene e paga la Serenità vostra continuatamente in numero di sessanta, che serve per armare quindici galere, /25r/ cioè quattro per ogni galera nel ministerio di comito, sottocomito, paron e pedota, è stata revista da noi più volte; et in essa habbiamo riconosciuti alcuni inesperti, altri che fanno arte e tengono botegha nella città, che non solo apportano al Prencipe spesa inutile ma, quel che più è da stimare, nel bisogno d'armare (che Iddio ci alontani) non sariano atti al servitio, e però sarà neccessario in luoco loro rimetter altri, benché vi sarà difficoltà, per esser affatto manchevole il Regno di gente di simile proffessione, fatta preda del continuo da corsari, et di ciò ne habbiamo dato conto a vostra Serenità in lettere numero 30.

Non meno considerabile e degno della publica notitia è il stato delle monitioni di Candia, /25v/ il ristretto delle quali mandassimo alla Serenità vostra sotto li 28 decembre 1636, fatto fare da noi con puntual diligenza, dal quale si scoprirà, da quello che si ritrova in esser, li mancamenti, et li bisogni che troppo lunga diceria sarebbe il trattarne e discorerne particolarmente. Solo, diremo, che da colobrine e cannoni tutti di bronzo vi sono pozzi, tra grandi e picoli, numero 373, salnitro lire trecento novanta otto mille ottocento sessantasei. Polvere fina e grossa, seicento trenta doi mille cinquecento venti otto. Corda d'archibuso lire quattordeci mille sette cento sessanta nove.

Non vi sono brandistochi né in quella città né in tutto il regno, arma che rillieva puoca spesa, et saria molto neccessaria dispensar /26r/ alli casalli per diffesa in occasione de sbarchi, bisogno esperimentato quando sbarcorno le fuste barbaresche al casal delle cisterne; li poveri contadini per la scarsezza delle arme si diffendendevano con bastoni. 

Oltre li fuochi artificiati descrittti nell'inventario viene stimato neccessario, e molto lodato per diffesa delle piazze l'uso de mortari, che non ve ne sono nelle monitioni del Regno, e per aventura collà poco conosciuti. Raccorderemo con ogni humiltà la revisione del medesimo inventario, per cavarne li più neccessari mancamenti e per inviar in Regno le dovute provisioni, e tanto maggiormente quanto (per quello siamo informati, et veduto da publiche scritture) che dal 1564 sin al presente non era stata fatta alcuna /26v/ rivisione né consegna delle sopradette munitioni, da che quest'eccellentissimo Senato può comprendere l'oscuro, le difficoltà, e gl'inviluppi di quest'importantissimo negotio, la imperfetta scrittura, con che è stato manegiato, dispenza delle robe senza mandati, crescimenti e diminutioni in mano de munitioneri, senza penetrarsi la cagione. Habbiamo però formato un libro molto facile e chiaro per la miglior regola del presente negotio, et habbiamo ordinato che le dispenze d'ogni sorte di munitioni, come di robbe de arsenali siano fatte con mandati numerati acciò in ogni tempo si scoprino li disordini, come nel libro delle nostre terminationi a carte 50, e perciò più volte habbiamo scritto alla Serenità Vostra per la provisione de buon numero de /27r/ mandati in stampe pur numerati con parole, che dicano “Candia Arsenal” et altri “Candia Munitioni”; et altri tanti per servitio della Canea. 

Li capi da guerra, che servirno nella città di Candia al nostro tempo furono; per governatore della militia domino Ridolfo di Sbrogiavaca, soggetto molto ben noto alla Serenità Vostra, e vaglia la verità di non ordinaria esperienza, aquistata molti anni nelle guerre di Germania nella scolla del general Volestain, di che ne rende buon conto, come s'è essercitato nella sua fontione con applicatione ben puntuale e grande.

Il conte Ossalco di Polcenigo fu mandato per sopraintendente di tutte le ordinanze del Regno, più volte è stato in publico servitio nel /27v/ medesimo Regno et si è essercitato con grand'applicatione, havendo più volte visitato quei territori, et aportatosi nel rumor delle fuste barbaresche con prontezza e frutto ad ogni luoco, ove conosceva il maggior bisogno. Il sopradetto signor conte andò in luoco della buona memoria del conte Nicola Gualdo; il qual in tutta la visita del Regno, più volte fatta, ha faticato incredibilmente nei ordini di ben custodir Passi, dandole buone regole per li segni notturni dei fuochi; le quali se fossero con diligenza osservate, non potriano spontar velle a faccia del Regno, che dalle città e fortezze del medesimo non fossero facilmente et intieramente scoperte e riconosciute; ma per il più dalla negligenza de contadini, che fanno le guardie, et da un sol mancamento resta ogni aviso smarito e cadente. 

/28r/Fu dal conte Nicola posti tutti li suoi ordini sopra un libro, che dubitiamo, come troppo copioso, non possi esser posto così facilmente in essecutione, e patisse quest'oppositione; che per le guardie, oltre li obligati ordinari, che sono li privilegiati, et altri che adoprano l'armi da fuoco, ha posti molti angarici, che essendo obligati alla galera restano questi ordini confusi, et inesequiti. 

Il Regno resta povero di personaggi in occasione di bisogno; perché li governatori delle piazze, sargenti maggiori non devono partirsi dalle loro fontioni, non v'è altro che il sopraintendente, di sopra accennato, che possi servire capo nella campagna, che è trecento miglia di longhezza, et anco più di sessanta di larghezza. 

Ha le rive d'Ostro molto mal /28v/ assicurate, non v'essendo in quella parte piazze fortificate, e non può un huomo solo d'esperienza portarsi in momenti in tutte le parti del Regno.

Nella nostra dimora in quella parti non vi è mai stato ingegniero alcuno, et quanto bisogno ne sia in paese così lontano e pieno di tante fortificationi, ma diremo meglio in paese di tante imperfette fortificationi, lo lasciamo alla prudenza infalibile di questo sapientissimo Senato. Nella visita delle fortezze ci siamo valsi del Capitan Giovanni Giacomo Tensini, parente del già cavalier Tensini stipendiato della Serenità Vostra giovine di buon dissegno, e che dimostra talento d'un'ottima riuscita. 

L'eccellentissimo signor Proveditor General Civrano ha secco condotto l'ingegniero Beati, da non né veduto né conosciuto, di cui non /29r/ potiamo portare alla publica notitia fondamental relatione; è vero che uno, anco buono del mestieri, potria riuscire scarssa provisione de bisogni all'occorrenze.

Le munitioni de viveri in quella città consistono solo di formenti, il cui territorio è così abbondante che non solo supplisce a lui medesimo, città e fortezza di Spinalonga, ma da questo viene sollevato anco il territorio della Canea, che resta manchevole per molti mesi dell'anno de simili grani. Li cittadini restano obligati condur nel fontico della città di Candia li quarti de formenti delle loro entrate, ch'è abbondante pressidio della medesima città. 

In quelle munitioni non vi è di ragion publica un grano di segalla né di meglio, come in tutte le /29v/ piazze del Regno; resta però conservata di ragion publica in alcune buse sotteranee certa quantità di formenti; quando vi stano molto tempo ricevono un mal odore, che da pistori mal volontieri è acetato, si consuma per il più in biscotti con quel pregiuditio che più a basso anderà la Serenità Vostra intendendo, né alla nostra partenza da quella città era summa tanto considerabile che potesse quietar l'animo dell'eccellenze vostre per una ben valida provisione straordinaria de formenti per urgentie grandi, e dubitiamo che sia al presente anco più tosto diminuita che alterata.

Se comandasse la Serenità vostra la compreda di qualche quantità di formento d'Arcipelago, o altro paese turchesco in questi avantaggiati prezzi, stimeressimo che fosse grande il publico /30r/ servitio; perché il territorio di Candia è abbondantissimo in tempo di buona annata ma (guard'Iddio) in scarsezza de racolti, per la quantità del popolo, si proveriano indicibili travagli, né si può proveder in altro luoco che nel paese turchesco; che se da quelle parti per qualche accidente fossero vietate le provisioni, difficoltà ben grande si proveria, perché quelle non potriano esser fatte se non da Sicilia o mandate da queste parti.

Al nostro partire da quella città facessimo far li conti de munitioneri, per il saldo del debito de formenti, e facessimo pesar li biscotti, che, essendo molto tempo che siamo partiti da quel luoco, non può giovare il portar alla Serenità vostra la quantità che all'hora si ritrovava, per l'alteratione che si va giornalmente /30v/ facendo; diremo solo che habbiamo ritrovato in quelle monitioni biscotti di tanta mala qualità e così cattivi che pareva più tosto che fossero composti di sabbia, che di farina; anzi, per la moralità de molti nelle galere, che si ritrovavano in Regno, e nuttritisi con li detti biscotti publicamente si andava dicendo che questa era stata la cagione che si può anco dubitare per la pessima qualità d'essi; veniva ben detto che li formenti delle buse, con quali si fabricavano, ne haveva gran parte; ma havendo noi voluto penetrar la più vera cagione, essendosi sempre fabricati li biscotti con formenti delle buse, habbiamo ritrovato che dandosi ordine a quasi tutti li pistori di Candia la construttione di detti biscotti, questi continuamente faccevano anco /31r/ pane da vendere; nel maneggio del formento publico, e suo particolare dell'inferior qualità erano li biscotti fabricati ma, quel ch'è peggio, il fior della farina era riservato per uso delle loro scaffe et della materia inferiore erano pur fatti li biscotti.

È vero ch'era incombenza di chi sopra intende, ma il maggior male sono quelli che per il più dano regola alli disordini. A ciò applicato noi l'animo con una ben diligente esperienza, habbiamo fatto fabricar biscotti separatamente, et habbiamo ritrovato che, mischiand'il formento delle buse con quello de magazeni, et principalmente di quello de lasciti, ch'è belissimo, et è di ragion publica, s'è fabricato un biscotto così bello e buono, che si avanza assai a quello che si fa in questa città; habbiamo li /31v/ sopradetti disordini, et altri insieme fermati nelle terminationi nel nostro libro a carte 59.

Tiene vostra Serenità nel territorio di Candia molti beni di publica ragione in luoco chiamato Lasciti; il publico affita per quantità grande de formenti al numero di misure 13mila in 14mila all'anno; et quello che si riscotte, si conduce nelle publiche munitioni di Candia, destinate a fabricar biscotti per uso delle sue armate. 

Sono situati questi luochi nel mezzo del Regno, circondati da monti, nel mezzo vi è un condotto che serve per scollador di tutta la valle, ussendo le acque piovane per un sotteraneo foro, che dall'abbondanza delle pioggie per la difficoltà dell'uscita molte volte allagano li campi, et il publico riceve il danno. Di questa qualità de beni fu dalla Serenità vostra già molti anni concessane /32r/ con una semplice annua recognitione di formento alla summa di misure tre mille ducento trenta a quelli di Napoli di Romania, che tuttavia li godono, e ne cavano frutto maggiore, per la diligenza che usano nel governarli et nel repararli dall'acque, di quello che viene fatto alli beni del publico, che vengono puoco bene custoditi, e malamente tratati.

Sopra questi beni vi sono quantità di contadini, che li governano e coltivano, sono essenti da ogni angaria; anzi, per godere le medesime essentioni, molti si sono condotti collà ad habitare, senza coltivar li beni publici, col solo oggetto di liberarsi dalla galera, et nel numero di seicento habitanti, quattrocento sono di quella qualità. Li contadini, che lavorano li beni publici sono grossissimamente debitori de /32v/ formenti, andando in resto ogn'anno una grossa summa, e tra nuovi e vecchi debiti, il debito ascende a misure 215mila in circa. La direttione di quest'entrate è soggetta all'illustrissimo signor Capitano di Candia, che visita li luochi anco due volte nel suo reggimento. Si tiene un Lefcaro overo fattore, gente che per il più attende ad arricchirsi, che far il puntual servitio della Serenità vostra. 

Il disordine di tanti debiti, per quello habbiamo scoperto, nasce dalli luochi mal governati, dalle acque che li annondano, et per l'incuria de chi ne ha la presistenza, con il puoco talento de Lefcari o fattori, che non sollecitano la riscossione, et perché li contadini restano del continuo aggravati da grosse regalie, che se liberati da quelle, non è dubio che più al pagamento del loro debito sariano pronti. 

/33r/Applicato l'animo da noi a questo publico disavantaggio, che al sicuro più d'un terzo dell'entrate ogn'anno vano deffettive, stimeressimo bene che quei beni che sono affittati a contadini si livellassero a particolari al prezzo medesimo che se ne cava d'affitto; et gli stessi di Napoli di Romania, che possedono il restante de beni, li piglieriano; sono fameglie comode e ricche, e di già ne facessimo ad alcuni di loro qualche tocco, che non si mostrorno niente difficili; anzi, ci diedero speranza d'incontrare volontieri il partito, che potendosi fermare, scopriamo li avantaggi alla Serenità vostra di riscotter intieramente ogn'anno la sua entrata, che ascenderebbe a misure 17mila di formento in circa, che farebbe biscotto per le sue armate migliara quattrocento. È vero che vi può essere qualche contrario intorno agl'impianti di vide in /33v/ quelle possessioni, come ne sono state introdotte da puoco tempo in qua nelli beni che godono li napolitani, che viene grandemente a pregiudicare alle semine de formenti proprissime a quei luochi. A questo li rigorosi divieti et l'essecutioni contro chi s'inducessero a disobedire, sariano non tanto propri, che grandemente necessari.

La Camera di Candia, piena di disordini e de debitori, habbiamo procurato in quel tempo che collà si siamo tratenuti, di riordinare li abusi, et di riscotter quanto più s'è potuto da debitori. La scrittura nella medesima camera, ancorché con buon mettodo instituita, era da quadernieri prettermessa per più de mesi sei, et ciò non ostante pene e cominationi da ordini foscarini è stata portata al segno dovuto; se bene con quelle difficoltà che sogliono reccare li mali usi; tutta via l'habbiamo lasciata /34r/ in ponto di perfettione.

Molto denaro venuto di Ceffalonia e Zante, il cui incontro per il migliore aggiustamento di scrittura habbiamo ricercato dalle sudette Camere; ci risposero che la scarsezza de ministri et la confusione della scrittura vietavano il mandarsi in conto da noi ricercato, che perciò la Camera di Candia, ma peggio il publico interesse, può restare grossamente intaccato, così nella quantità del denaro, nella quale può anco esser seguito errore, come nell'accrescimento delle monete da luoco a luoco.

Li ministri in essa Camera essercitavano più d'una carica, e molti sostituiti senza le publiche concessioni.

Undeci fanti destinati per ordini foscarini, in particolare per l'essatione del publico denaro, questi annullati in quanto alle persone, ma /34v/ i loro utili certi et incerti da ministri, et altri si erano appropriati.

Li contadori tenevano il publico denaro nelle mani longamente, senza consegnarlo a camerlenghi in conformità delle leggi, che n'è riuscito molti intacchi a publico pregiuditio.

La scrittura diferita da camerlengo e scontro a scriversi in giornale, con pregiuditio de chi contava il denaro, per non haver pronte le copie delle loro partite, di che habbiamo havute molte e molte indolutioni.

Il denaro che di tempo in tempo capitava in quella città, diretto agl'eccellentissimi signori Proveditori Generali era posto nel casson, che partita particolare si tiene nel Quaderno della Camera, senza il laggio, agiustato al corrente, et nel cavar il denaro dal cassone, si andava di volta in volta aggiongendo il laggio, ch'era con disordine e con pregiuditio alli publici interessi.

/35r/ Li datiari contavano in Camera il loro debito più con bolette, che con denaro effettivo.

Si pagava a salariati salarii anticipati anco di tutto il tempo del reggimento contro le leggi in universale, et in particolare contro gl'ordini foscarini.

Si davano grossissime soventioni alli Proveditori delle fortezze, ancorché al suo ritorno venivano a saldar il suo conto in Camera grossamente debitori.

Molti debitori liquidi del publico riscottevano qualche suo credito senza pagar il debito, ch'era certo, et indubitato.

Non si riscotteva li tre soldi per lira giusta le parti di quest'eccellentissimo Senato, per una terminatione fatta dal reggimento di Candia, che fu tagliata da noi, e mandati debitori quelli che non hanno pagato giust'alle sudette parti.

Molti datiari debitori, e carattadori pigliavano da nuovo li datii contro gl'ordini foscarini, /35v/ et con accrescimento maggiore de loro debiti in disavantaggio delle publiche rendite.

Molti erano stati scansati, e non mandati debitori delle decime correnti.

Molti beni tolti in tenuta dalla Camera per debito de datii, li debitori restavano al possesso de medesimi beni; come molti beni incantati, et non ritrovato compratore.

Fedi fatte da ministri di Camera al ritorno de publici rappresentanti con fraude intorno a salarii anticipati.

A tutti li sopranarati disordini habbiamo rimediato, come nelle terminationi nostre a carte 18, sicome habbiamo stimato necessario, per degni rispetti, terminare, come nel medesimo libro a carte 19; che gli eccellentissimi signori Generali non si vaglino, nelle cariche di loro ragionato e canceliere, di soggetti nati, habitanti e maritati in questo Regno per levar li disordini et abusi pure nelle nostre terminationi /36r/ descritti e nominati, e per levare la continuatione del servitio, che un sol soggetto per molto spatio di tempo prestava agl'eccellentissimi signori Generali, com'è successo del quondam Costantin Abelicopolo già morto; e doppo di Giovanni Antonio Manerba, da noi bandito per usurpationi et intacchi de beni e denaro publico.

Habbiamo ritrovato nelli libri della medesima Camera grossissimi et antichissimi debitori in soma de relevantissimo debito, per non esser stata aggiustata la scrittura con li magistrati di qua dov'era destinata. E perché non vivi sempre in quei libri un tanto debito, stimassimo bene sino all'hora d'inviar alla Serenità Vostra la copia de detti debitori, acciò si compiacesse di dar ordine dell'aggiustamento della scrittura, e non vivi quel mostro ne libri di quella Camera, che tirando anco in resto li crediti, può /36v/ sempre il publico restar avantaggiato, nell'essiger qualche debito invecchiato, et occulto: il cui resto portiamo qui sotto all'orrechie publiche.

Di rappresentanti e sopracomiti, descritti nome per nome                                  d. 2 983 316

De capitani et altri per militia, descritti come di sopra                                      d. 390 675

Questi debitori sono sempre aparenti, come di sopra habbiamo detto, e devesi agiustar la scrittura.

Debitori de datii                                                                                   d. 672 801

Debitori per affitti di botteghe, beni e censi, che pagano al publico                       d. 421 300

Diversi bombardieri, et altri, per soventioni havute                                          d. 34 241

Diversi sopracomiti, e scrivani del Regno                                                    d. 132 697

Debitori per conti diversi                                                                        d. 765 304

Debitori per condanne fatte dal reggimento                                                   d. 28 698

/37r/ Debitori per decime de marinari                                                          d. 8 829

Per decime d'utilità d'officii                                                                      d. 80 807

Detti, formati per revisione dall'anno 1629 in qua                                             d. 19 470

Debitori per condanne della cavaleria                                                          d. 166 356

Diversi per la medesima causa                                                                  d. 65 017

Per doi volontarie offerte fatte, una de ch.ti 40mila, e l'altra de 20mila                   d. 201 952

Per decime del clero                                                                               d. 35 660

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summa d. 6 007 129

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Inoltre v'è un debito per acconciamento delle case habitate da eccellentissimi Generali de                                                                                                          d. 37 857

Che serva all'eccellenze vostre per conoscere come collà vengono maneggiate le sue entrate. Noi però non siamo restati, nella massa di tanti debitori et nella confusione di tanti publici crediti, d'havere fatto una grossa essatione in /37v/ tutto il tempo che habbiamo dimorato nella città di Candia di ducati 646 492 soldi 11.

La maggior summa de denari effettivi contati da noi, in mano de suoi camerlenghi, et spesi da loro nelle publiche occorrenze, et parte de beni già reposti in Signoria, che se ne cava li annuali proventi, il tutto de debitori vecchi dal 1632 in là; perché dal 1632 in qua era fontione delli signori camerarii.

Questa numerosa essatione ha partorito alla Serenità vostra un comodo ben grande; perché dal giorno de 6 settembre 1635, che fu l'arivo nostro nel Regno, sino alla venuta dell'eccellentissimo signor General Civrano, che sono mesi ventiotto, non è stato portato nel Regno, per il conto havuto da nostri ragionati, che reali centotrentacinquemilletrecentosei [lire]; dalla Camera della Ceffalonia reali ottantacinquemillecentonovantanove.

Dalla Camera del Zante reali disnovemille.

/38r/ Dalla Cecca di Venetia, compreso certa moneta di rame, realti trentaunmillecentosette lire una. Da che, potrà la Serenità vostra comprendere quanto giovi collà l'essatione alli publici interessi, fatta da noi con ogni desterità con li riguardi al minor incomodo di quei fedelissimi sudditi; da quali per questa cagione non s'è udito imaginabile lamento; perché giustissima cosa era che il publico riscottesse qualche parte de suoi crediti, ch'erano quasi riposti nell'oblivione; che erano crediti de datii, d'affitti e censi, de volontarie offerte et altri simili, che più legittimi né honesti non possono al sicuro essere.

Et perché il publico resti di tutto pienamente informato, diremo che l'anno 1635, che fu l'anno del nostro arivo in Regno, riscosse la Camera delle sue entrate ordinarie ducati centonovantacinquemilleducentodisdotto novantasettemilletrecentodoi, et spese il medesimo anno ducati centonovantacinquemilleducentodisdotto, /38v/ per il rifflesso che ne potessero l'eccellenze vostre fare.

Qui non potiamo restare di portare alla publica notitia il disordine, che scorre per tutto il Regno, anzi, per tutti li suoi stati del Levante, dell'accrescimento delle monete, non spendendosi al presente altro che il Reale, che si valuta [ducati] 1 098 l'uno, et il cecchino, che puochi se ne vede a contrattare, sino [ducati] 22. L'altezza di questo prezzo cagiona l'altezza del prezzo di tutte le robe; per il che tutto il negotio resta scomposto, et inordinato, et il popolo soggetto sempre a carestia di tutte le cose; ma principalmente la soldatesca, che con la paga antica, di già portata alla notitia publica, non può nell'altezza del Reale con le altre corruttelle, pur di sopra accennate, viver e sostentarsi.

Una delle principal cagioni di quell'altissimo prezzo giudichiamo possa derivare dalle monete di rame, che dalla Cecca vengono mandate /39r/ collà con guadagno de 25, e forsi 30 per cento, utile che redonda in descapito grandissimo del publico; mentre, agiustandosi l'oro e l'argento al pretio di quelle monete di rame, vengono a ricever li suoi stati del Levante pregiuditi così gravi et importanti.

Nella fluttuatione de prezzi di queste monete sorti ben grandi li disordini nel prevertimento delle nostre terminationi anco con scandolo, faccendosi dare li publici rappresentanti, da chi erano obligati a pagar li datii in cecchini d'oro, li pagamenti nelle loro mani, con anticipatione di tempo per avantaggio, che havevano del cecchino contro li nostri decretti, et con la disordinatione delli buoni ordini nella Camera instituiti, che era: Che tutti li datiari dovessero contare al camerlengo alla cassa, et non in mano /39v/ di particolari; li datiari per questo erano tutti malcontenti, quando fussimo neccessitati, per levar l'ingordigie de chi affettatamente et interessatamente procuravano haver li cecchini per loro crediti, che per levare questo scandoloso disordine, e per consolare li afflitti datiari, rissolvessimo di ridure il cecchino in doi reali, e così quietato il nembo, et levate le radici de più avantaggiosi civanzi, fu agiustato quest'affare in pro del publico, a cui il tutto fu notificato, et la terminatione è carte 66.

Molti abusi sono stati ritrovati da noi intorno all'essercitio della giustitia, a quali habbiamo applicati li propri rimedii per la loro riordinatione.

Li rettori delle città si delegavano le cause tra di loro, senza che le sue commissioni lo permettessero.

/40r/ Le tariffe di qualsivoglia ufficio erano assese a prezzi così alti, doi terzi in più di quello che viene instituito dagl'ordini foscarini, con giattura ben grande di quei popoli, così nelle cause civili, come criminali; et ad un particolare, a cui furono confiscati li beni, in un processo di carta 170 le fu levato sino a trecento reali, et a segno puoco meno inferiore si sono ritrovati infiniti altri, che a riferirli generia nogia. Erano ridotte le tariffe del Cancellier Grande a beneplacito suo, che vuol dire a prezzi essorbitanti. Al tutto s'è proveduto con valide e proprie terminationi, appoggiate sempre al prudente consiglio di quell'illustrissimi rappresentanti, come si può vedere nel libro presentato da noi delle nostre terminationi in diversi luochi, et in molti capitoli, che inviassimo in nostre /40v/ lettere de numero 63 alla Serenità vostra.

Tra li publici rappresentanti venevano molte discordie per causa di giurisditione. A queste applicati li più diligenti rifflessi in conformità delle nostre comissioni, et intese le ragioni espresseci da medesimi publici rappresentanti, habbiamo il tutto terminato, come diffusamente si può vedere il decrettato da noi nel libro a carte 31, 87, 94. Era da eccellentissimi signori Generali impartito il ritto, et la secrettezza a Rettori particolari. A così fatti disordini, che tendevano a maggior giattura de sudditi, habbiamo in tutto proveduto, come nella nostra terminatione a carta 91.

In oltre si reser osservabili le riduttioni alcune volte fatte da quei illustrissimi rappresentanti del Conseglio dell'illustrissimo signor Duca, nominato collà Conseglio di Dieci; che si forma dagl'illustrissimi signori Duca, Capitano, eccellentissimo signor Generale, e doi illustrissimi signori Conseglieri. /41r/ Questi, non ostante publici ordini in contrario, si riducevano al numero solo di tre, mentre nell'Ambascieria Querina quest'eccellentissimo Senato decretta che quando sarà l'eccellentissimo signor General in Candia si debbino far le deliberationi con quattro voti almeno, ridotti al perfetto numero de cinque, et in absenza d'esso eccellentissimo signor General, redotti nel numero di quattro siano fatte le deliberationi con voti tre, redotti al numero de sopradetti quattro. Né vedendo altro decretto, che dispensi numero inferiore, habbiamo tagliati alcuni atti, et assonti de processi, fatti nella sopradetta riduttione nel numero di tre, rimettendo il tutto al medesimo Conseglio, ridotto al numero di quattro giusta le leggi, in conformità anco dell'auttorità impartitaci sopra il sudetto Conseglio in ducali de 13 decembre 1635. Altro disordine ben grande ci è convenuto regolare dell'istesso Conseglio di Dieci, /41v/ mentre abbandonando li ministri del medesimo Conseglio per le sue mercedi le tariffe del già eccellentissimo signor General Foscarini, et ordini degl'Inquisitori nostri precessori, ma con abuso di molto tempo introdotto, erano tansate le spese de processi, se ben anco brevi, sino a 200 e 300 reali l'uno; aggravio ben grande di quei popoli, i quali, oltre le sentenze personali afflittive, socombevano ad altre pecuniarie gravemente insoportabili, come sucesse a ser Zuane Calergi dalla Canea, spedito dal Conseglio di Dieci con un processo di carte 220, tansato 238 cecchini, et altro de carte 52 de pur cechini ducento.

A queste grandi, non udite et insoportabili gravezze habbiamo deliberato quanto intenderà la Serenità Vostra nei nostri ordini nel libro a carte 23 e 24.

/42r/ In virtù de comandamenti di Vostra Serenità habbiamo riordinato il Conseglio de Disdotto di quella città, che si riduceva nel maggior cumulo d'abusi e corruttelle; continuando il medesimo Conseglio decene e decene d'anni senza mutarsi. Non havevano riguardo nelli loro congressi la più stretta congiontione de sangui. Deliberavano il più delle volte con la loro ristretta auttorità senza il Conseglio grande della città, che cagionava a prepotenti il fomento maggiore alle loro auttorità, et a inferiori le maggiori angustie e travagli. Habbiamo levato li disordini con le riforme, che restorno appoggiate anco al Conseglio di quei publici rappresentanti, che riuscirono all'universale di quella communità di contento grande.

Habbiamo ordinato un catastico de tutti li beni /42v/ publici, descritti in un libro, per conservar la memoria delli medesimi beni, che non faccendosi né translato da nome a nome, potevano li medesimi beni nel spatio anco di puoco tempo decader dalla memoria a publico pregiuditio; e questi sono beni in gran quantità, che con censi, livelli et affitti pagano in Camera li loro dovuti debiti. Habbiamo ordinato che il catastico sii riformato con l'aggionta del translato de nomi de possessori presenti. A questa buon'opera s'è opposto una lieve causa, ch'è il mancamento della carta reale, non trovandosene in Regno equivalente al bisogno, il qual portassimo alla publica notitia con l'instanza della missione, per complire ad opera di tanto frutto.

È dovuto alla publica intelligenza il dir alcuna cosa con molta brevità del suo territorio di /43r/ Candia, che consiste in otto castelli et casalli numero 470 ducentosettantaotto; habitato in tutto da novantaottomillecentoquattordeci anime, come da una ben distinta et diligente descrittione habbiamo ritrovato. Questi sono di tre qualità, Priveligiati, Angarici et Estimati; questi in puoco numero vivendo nelle ville, e ne casalli, ne faccendo arte ruralle, parve per publichi decretti ne tempi passati, che conoscessero il publico di qualche recognitione di denaro secondo la conditione loro.

La seconda conditione, ch'è di priveligiati, discendenti da famiglie di merito, descritti principalmente nelli ordini Foscarini, sono essenti dal remo della galera, ma non di servire nella medesima galera per huomini da spada e col moschetto, e sono descritti anco /43v/ per soldati nell'ordinanze del Territorio, obligati anco alle mostre et alle guardie delle marine, e questi sono al numero di doimilleducentotrentaquattro, che con li milleottocento delle cernide della città, et quattromille di cernide del territorio, sono in tutto obligati alle arme huomini ottomila incirca.

La terza conditione, che sono li angarici, obligati alle fattioni personali secondo la loro età, e perciò sino alli 14 anni non sono obligati ad alcuna fatione; dalli 14 sino alli 18 sono obligati all'angarie o della persona, o del pagamento, come diremo più a basso; dalli anni 18 sino alli anni 50 sono obligati alla galera al remo, o vero a far l'angaria con la persona, o al pagamento, come di sopra, e questi sono in numero, nel solo territorio di Candia, di 20mille in circa. Quando occorre armar galere sono estratti alla sorte in quel numero secondo il bisogno, e per quell'anno sono liberi da ogni sorte d'angaria; quelli dalli 50 /44r/ sino alli 60 anni sono essenti dalla galera, ma fanno o pagano l'angaria; da 60 anni in su restano liberi da ogni fattione.

È grandemente considerabile in questo luoco che, cavati a sorte gl'obligati alla galera, che sono il numero detto di 20mille nel territorio di Candia solamente, hanno facoltà di liberarsi col ritrovar un andiscaro (così viene chiamato colui che col pagamento di 16 cecchini giusta gl'ordini foscarini va in galera in luoco dell'obligato e dell'estratto a sorte); per il pagamento così debole non si ritrova facilmente numero di questi huomini, perché anco sono incaparati per tempo dalli medesimi sopracomiti; parte per fare migliori le loro galere, et alcuni per mercantar sopra li medesimi contadini; i quali per liberarsi dalla galera spendono quanto hanno a segno che restano dissipati et distrutti, che non è servitio della Serenità vostra, né per /44v/ la distruttione de suoi sudditi, né per levar ogni contadino dall'essercitio del vogare; non essendo stato instituito l'ordine foscarino, che permette gl'andiscari, per levar al contadino l'obligo della galera, ma per sollevar solo quelli che non erano così atti a quella fontione. Si ha anco molte volte mormorato di qualche partialità (per non dir ingano) nell'estrattione de medesimi galeoti. A questi disordini non vi è il miglior rimedio, che passi il tutto per le mani, in quanto si possi, degl'eccellentissimi signori Generali, e parendo alla Serenità vostra d'inggionger qualche cominatione severa contro chi si sia, per il prevertimento de vecchi ordini.

Quest'angaria, che obliga le persone non solo, ma etiamdio animali da soma, fu anticamente instituita per le fortificationi del Regno, che ridotte in buono stato, continuorono però li angarici ad adoperarsi in altre fabriche publiche, accomodamento di strade, /45r/ fontane e palazzi; e perché tutti li sopradetti angarici di gran lunga non venivano adoperati in un anno con le persone, furono tansati dall'eccellentissimo signor General Foscarini in perperi 13, che sono 25 soldi 10 in circa per un anno, et l'animale in perperi 1[9] ½. Dall'eccellentissimo signor Generale Mocenigo l'anno 1592 fu ridotta l'angaria a perperi otto, che sono meno de lire tre e meza; et l'animale perperi 12. Con questa regola s'è incaminato, et s'incamina tuttavia, il territorio; sebene a quest'ultima terminatione Moceniga non si vede la confermatione dall'eccellentissimo Senato, come resta confermata quella dell'eccellentissimo signor General Foscarini, et non essequita.

L'angaria della persona consiste nell'opera d'una sol settimana in un anno, et vengono contribuiti dal publico per cadauno angarico soldini 48, che /45v/ sono gazette sette e meza in circa per tutta la settimana; questo denaro si cava dalla contributione degl'estimati, come di sopra habbiamo detto.

Fu nelli tempi passati malamente regolata questa materia dell'angaria.

Faccevano concorre li angarici non obligati alli lavorieri, conforme l'arbitrio di chi comandava. Erano comandati sino 40 e 50 miglia lontani della città, che consumavano mezza la settimana solo nel viaggio.

Erano chiamati senza prefissione di numero, per maggiormente far incorrere nelle pene quei poveri infelici.

Fu prettermessa per molto tempo la descrittione delli medesimi angarici; et con publico danno l'essatione dell'angarie.

/46r/ L'eccellentissimo signor General Capello diede qualche ordine intorno alla prescrittione del numero, et quelli che dovevano far l'angarie personali, per levare l'estorsione d'essatori, e per levare l'incomodo del viaggio alli lontani di venire in città, per complire li loro oblighi; ma le provisioni sopradette, per quanto habbiamo praticato, se ben utili e buone, sono passate in abuso.

L'eccellentissimo signor General Molino facilitò grandemente l'essatione, entrata e provento publico, da non sprezzare, poi che fecce tirar in resto il debito sin tutto l'anno 1629 con distinto e diligente conto formato dal Tavelli suo ragionato, et fecce nel tempo del suo utilissimo generalato una grossa essatione, che poi restò assai infiachita et indebolita ne tempi sussequenti.

/46v/ Noi, applicati a quest'importantissimo negotio, havendo prima dalli papati e contestabili di casali fatti tuor in nota tutti li sudetti angarici, che non solo fu necessaria per la danatione delle anime già portata alla publica notitia, ma anco per una diligente inquisitione, per quanto s'aspetta alle sopradette gravezze, che perciò habbiano formato un libro, nel quale sarano descritti tutti li angarici di questo territorio et in tutti li otto castelli, e per servitio publico e per servitio di medesimi angarici.

Habbiamo formato diverse altre buone regole.

S'è ristretto il numero delli sudetti angarici, che devono fare l'angarie con le persone e con li animali, in doimillecinquecento; havendo osservato tanti per ordinario bastare, che, in occorrenza poi estraordinaria et urgentissima di /47r/ fortificatione delle piazze e di difesa del Regno, sarà in libertà degl'eccellentissimi Generali il poter accrescer il sudetto numero.

Si sono specificati li casali vicini, dalli quali doveranno esser tolti li angarici, che sarano obligati far l'angarie con le persone e con li animali, acciò non siano agravati li lontani.

Si sono specificate l'angarie, che sono tenuti di far, col prohibire alli publici rappresentanti il concedere a chi si sia in dono, o in altro modo, alcuna angaria, et il poter essentar o dispensar alcuno dalle dovute fattioni; havendo annullato ogn'essentione o dispensa già fatta.

Si è prescritto il modo, come devono li sudetti angarici essere comandati, e date buone regole per li conti che si devono tenere dei lavori, con quanto devono osservar li scrivani in questo proposito per liberar essi angarici da ogni /47v/ indebito struccio.

Si sono dati buoni ordini per la riscossione dell'angarie, per oviar ogni fraude che potesse esser comessa dalli essatori, così in pregiuditio publico come delli particolari angarici.

Restano determinati li tempi che ci sono parsi più opportuni per scoder le sudette angarie, così per li resti passati come per li anni venturi.

Et perché si è ritrovato esser state fatte molte estorssioni et aggravii indebiti dalli essatori ordinari alli sudetti angarici, che per ciò ne habbiamo molti processati et alcuni anco puniti, ci andava per l'animo di far scoder dette angarie alli papati e contestabili delli casali, come s'osserva nelli territori di Terra Ferma, che le gravezze vengono scosse da particolari essatori delle ville, e dalli depputati d'esse; ma incontriamo in ciò, che col multiplicar in essatori, /48r/ possa il publico restare defraudato. Particolare che poniamo sotto il riflesso della publica sapienza, mentre in tanto habbiamo permesso che si continui lo stil passato.

 

Si fermò il magistrato nostro nella città di Candia mesi disdotto, quando fossimo incaricati da quest'eccellentissimo Senato di tripartirsi. Comandò vostra Serenità a me Contarini, che dovessi portarmi alla visita di Tine e Cerigo; et a me Corraro alla visita delle fortezze e di Scittia; et l'illustrissimo Capello nostro terzo collega fu destinato all'isole di Ceffalonia e Zante per li travagliosi accidenti de terremoti.

In primo luoco fu da me Corraro visitata l'importantissima piazza di Spina Longa. Situata nel territorio di Candia, lontana dalla /48v/ città miglia 50 in circa, construtta e fabricata in riguardo et diffesa d'un porto capace di ogni grossa armata, et in diffesa d'una delle più belle parti del Regno, principalmente della valle delle Cares; ch'è la più abbondante, fertile et habitata che sii in tutta l'isola. Questa fortezza è driciata sopra un scoglio, in cui s'attrova l'eminenza d'una collina, che fa alla piazza tre sicure retirate; nel piano è circondata di muraglie, bastevoli per la diffesa di batteria navale, dove riguarda la terra, ch'è dirimpetto del monte Colochita, quello che offende et è a cavalier della medesima piazza. 

Vi è un mezzo belluardo formato con buona maniera, ben fiancheggiato, che non haveva il terrapieno, et da me dato ordine di perfettionarlo, /49r/ come fu fatto con molto publico beneffitio. Questo diffende la pianura nella radice del medesimo monte Colochita, ch'è un piano, sebene non molto grande, potrebbe però l'inimico piantar batteria a offesa della medesima fortezza. 

Va la medesima piazza rillevando le sue diffese nelle retirate superiori con mezze lune, et altri membri di sicurezza; ma principalmente fu con belissima e fruttuosissima arte construtto dodeci cassoni, per diffender e coprire la soldatesca, et una gran parte della piazza dalle offese del sopradetto monte Colochita; questi erano vuoti, senza terra, e per consequenza più tosto alli bisogni dannosi che fruttuosi; fu da me ordinato il terrapieno, che restò anco perfettionato con gran frutto dalla /49v/ diligenza dell'illustrissimo signor Giacomo da Riva all'hora proveditor.

Rillevasi la medesima fortezza all'insù con altra retirata di maggior diffesa con la construtione d'una mezza luna così ben eretta, e construtta, che per offender l'inimico è cosa di meraviglia. Vi è altra retirata pur all'insù, ch'è la cima della collina, dove riposte sono molte artellarie, pur all'offesa dell'inimico; non resta però che il medesimo monte Colochita, essendo di molto maggior altezza della piazza, e solo ducento in trecento passi lontano da essa, per la puoca distanza, non possi esser offesa, e tanto maggiormente che dietro il monte; coper[to] dalla medesima fortezza vi è un altro porto ben non molto grande, sebene capace di molti legni, che possono sbarcare a suo piacere, /50r/ così con gente come col cannone, senza essere offesi dalla medesima fortezza. 

A quest'importante porto, che rende mal sicura et offensibile quella parte, in ogni caso si doverà havere un particolarissimo riguardo; perché la piazza di Spinalonga è la diffesa di puoco meno della mettà del Regno, et è la sola piazza e luoco di fortificatione della parte verso il Levante. 

A quest'importante passo, per dar rimedio più conveniente che si può, fu sempre raccordato (Dio ci guardi da bisogni) che in quel tempo per ben custodire quell'importante posto, non vi è maggior rimedio che il prendere anticipatamente la cima di detto monte Colochita con la construttione d'un fortino, per levar all'inimico l'offesa et sicurar più che si può quella piazza; /50v/ nella quale tiene la Serenità Vostra doi compagnie di pressidio: una ordinaria di fanti cento, che ritrovai fanti settanta cinque; la seconda straordinaria de fanti cento cinquanta, ch'era de fanti nonantaquattro. La prima era forsi anni dodeci che non era stata cambiata, et per consequenza da occhi de superiori non revista, e perciò qualche disordine fu ritrovato nella qualità de soldati, a che non si può far la provisione, se le compagnie ordinarie non vengono dalla Serenità vostra regolate con maggior ordine, et non siano ancora quelle soggette alli cambiamenti, come si fanno le compagnie estraordinarie. Perché queste erano prima compagnie condotte dalli Governatori delle Fortezze, che con li medesimi governatori si fermavano in quelle sino alla fine del loro /51r/ governo, come si usa anco nel castel di Bressa. Già alcuni anni fu conosciuto il disordine e perciò, levate alli governatori e posto sopra un capitano, non furono però dichiarate per compagnie straordinarie, come si doveva, dove continua il disordine di fermarle nel pressidio, senza mai cambiarle, et del numero solo de soldati cento, che credo di gran proffitto al publico riuscirà, che questa et una della Suda dell'istessa conditione siano ridotte al numero de centocinquanta giusta l'altre compagnie del Regno. 

Queste doi sole compagnie, se fossero ripiene del suo numero, sarebbono forsi sufficienti per il pressidio ordinario ma, alli bisogni così di gelosie come d'aperta guerra, il pressidio doverà crescersi a summa maggiore, per li molti posti che tiene quella /51v/ fortezza, essendo situata, come di sopra habbiamo detto, in collina con molte retirate.

All'hora non v'era governatore mandato da questo eccellentissimo Senato, come molto tempo era che mancava, essercitando la carica per modo di provisione qualche capitanio rifformato, che avisai la Serenità vostra e fu mandato il signor Paulo Giustiniano, che per essere soggetto dalla publica intelligenza molto ben conosciuto non ne parlerò. Vi era Carlo Pompeo Greco, hora capitan di Girapetra, ch'essercitava la carica di vice sargente maggiore, officiale d'una compagnia, giovine però di buona attitudine, che nella proffessione militare dava segno d'avanzarsi.

In quel pressidio vi sono 35 pezzi di cannone di singolar perfettione riposti a luochi più bisognosi, cinque de quali solamente godono il /52r/ benefficio de mantelletti et coperti, li altri esposti all'ingiurie del tempo con considerabile pregiuditio, non solo per l'infrascidirsi li letti così costosi ma, quello che più importa, nell'occasione de maggiori bisogni, per l'imperfettione de medesimi letti, resta il cannone senza potersi adoperare né si può quelli di quella piazza scavalcare né riponer ne magazeni ne tempi d'invernata, per la difficoltà di maneggiarli, per mancamento de medesimi magazeni et perché la reputatione e diffesa d'una piazza di tanta gelosia deve sempre quell'arma star allestita. Alla cura di quelle si ritrova un solo capo de bombardieri con tre provisionati, huomini paesani di puoca esperienza; nel tempo dell'estate sono mandati quattro /52v/ scollari bombardieri dalla città di Candia. 

Ho ritrovato li quartieri de soldati in pessimo et rovinoso stato; alcuni sino dalle fondamenta, altri ch'erano per precipitare; ne scrissi all'illustrissimo signor capitano di Candia per le provisioni, per ridurli in stato di poter esser habitati, almeno quelli che dalle fondamente non erano rovinati; sebene vado dubitando che dalle scarsse materie che furono collà mandate, sia il loro accomodamento avanzato; perché quelli che sono in piedi non rovinino, e quelli che sono aterrati s'inalzino (che nel stato che si ritrovano sono molto ristretti dell'ordinario pressidio, anco diminuito, non di quello che per straordinarie occasioni potesse esser in quella fortezza /53r/ condotto), resta la publica providenza eccitata alle più valide provisioni.

Li soldati per il più dormono sopra la nuda terra, disordine ch'è in tutte le piazze del Regno; non hanno il benefficio de pagiazzi, come in Italia, solo la carittà di qualche capitano, che provede ad alcuni di schiavine in mancamento de tavolazzi, che pare che il publico resti obligato di provederli.

In quella piazza quattro mesi dell'anno, nel tempo dell'estate, mancava l'acqua, seccandosi le cisterne vecchie; veniva la provisione fatta con barche in luoco distante dalla fortezza doi o tre miglia con non puoco publico dispendio. L'incomodo e patimento delle militie era inenarabile, ne provedei con la construttione d'una nuova cisterna, che hora abbondantemente /53v/ supplice, e mille beneditioni alla publica carittà vengono atribuite da quei abitanti. 

Rivedei con diligenza le munitioni, che nel tempo de 24 anni non erano state né reviste né riconosciute, descritte sopra un libro vecchio, stracciato, con grandissimo disordine tenute per mano d'un munitionere d'età di nonanta sei anni; che, per la longhezza del tempo ch'era in quel servitio e che non erano stati fatti li suoi conti, restò grossamente intaccato e fatto debitore nella Camera di Candia con invecchiate pieggiarie. Si è proveduto di nuovo munitioniero, fatto inventario delle munitioni e registrato il tutto sopra un libro con buon ordine formato, nella cui continuatione consisterà la facilità di vedere di tempo in tempo li publici interessi.

/54r/ Nelle medesime munitioni non si ritrovano ogli, acceti, megli, segalle né qual si voglia altra munitione da vivere, fuori che formenti, de quali si dirà a basso. Mancamento de molini da mano, fuochi artificiati, legnami da lavoro, legne da brusare, brandistochi e nella revisione dell'inventario mandato potrassi meglio vedere il mancamento delle medesime munitioni, per portarne le provisioni più neccessarie. In mancamento de munitioni da vivere stimai bene ordinare la fabricatione di cento migliara di biscotto, perché potesse supplire alli bisogni, credo che sia provisione neccessaria a mancamento così grande, e non di danno publico; perché d'anno in anno può esser dispensato alle galere del Regno, per riffarli poi di nuovo, per non lasciare le medesime munitioni sproviste; et di ciò ne ho fatto le terminationi /54v/ che inviai alla Serenità vostra, descritte pure nel nostro libro a carte 195.

La piazza resteria proveduta de formenti, quando fosse condotto in essa quattro mille dusento misure in circa da casalli circonvicini, obligati a condure il quarto, che fu cavato de parte da quelli che solevano condur nella città di Candia; ma perché qualche anno resta deffettiva questa condotta del quarto è neccessaria maggior provisione, che vano faccendo gl'illustrissimi signori proveditori secondo il bisogno e l'avantaggio della medesima fortezza, la quale resta anco provista da medesimi signori proveditori de vini et altre vettovaglie, ch'è contro le vecchie terminationi, che comandano che da appaltatori fosse provista la medesima fortezza, et da me sono state ravivate, come si può vedere dalle nostre terminationi a carte 16[4]; in riguardo anco che li medesimi illustrissimi signori proveditori /55r/ non restino in essercitio così ville occupati.

Vi è polvere in quelle munitioni fina ben conservata lire venti quattro mille settecento ottanta tre; detta grossa lire settanta quattro mille nove cento trenta una; questa tutta humida, posta in barilli e casse quasi tutte marze per diffetto del luoco. Mandai in Candia la mostra, che fu giudicato da quei periti, col saggio fattone, molto imperfetta e, nel stato che s'attrovava, di poco servitio: ordinai la sua missione in Candia perché a parte a parte fosse rafinata et governata. La riuscita et l'evento di questo negotio ben rillevante non è più a mia notitia pervenuto; di tutto fu avisato quest'eccellentissimo Senato in lettere numero 2 da Spinalonga.

Mi conviene in questo ponto portare alla publica /55v/ notitia alcuna cosa intorno alle saline, chiamate le saline di Spinalonga, situate in quel seno, et mantengono de sali la città di Candia, Scittia, Girapetra e territori che per loro diffetti non suppliscono a quei bisogni, che conviensi provedere de sali nell'Arcipelago a prezzi altissimi et alcune volte a tempi de bisogni ne mancano, con incomodo ben grande et con danno di quei poveri sudditi.

Le saline sono quaranta quattro, sette di ragion publica, e queste sono convenientemente provedute, trenta sette di particolari assai scontie, che non rendono quanto doveriano. Dieci magazeni, doi del publico, otto de particolari, tutti rovinosi e non capiscono li sali, che quantità conviene stare al discoperto, con patimenti ben grandi.

Queste altre volte solevano supplire alli territori /56r/ sopradetti, come quelle della Suda alli territori di Canea e Rettimo, pure da noi ancora quelle regolate con nostre terminationi a carte 141. Hora, mancanti l'une e l'altre, è neccessario con tanto disordine riccorrere a sali forestieri. Concorrono bene a questi diffetti la puoca cura, che si tiene delle medesime saline, quelle principalmente de particolari, che, deffettive de neccessari bisogni, non rendono il frutto che solevano fare per avanti, quando erano con maggior diligenza incaminate, ma credo anco che il crescimento del popolo nel Regno, d'animali e perché ancor da puoco tempo in qua si consuma molta quantità di sali per mazerar l'olive, uso novamente praticato, queste possino esser anco le cagioni del mancamento.

/56v/ Alli rimedii; l'accomodamento in primo luoco delle medesime saline, e quelle de particolari come le più neglette; il rinovare la sopraintendenza del proveditor sopra le saline, che giovava assai a quel negotio, mentre il proveditor era reconosciuto un tanto per misura di sale, che più che se ne fabricava, più era l'utile suo; il qual utile hora è stato trasportato al proveditor dell'arsenale della città di Candia, né ho veduto da chi né con che auttorità; per il che resta la carica di proveditore al sale mortificata. Altro rimedio è la construttione di nuove saline, che nel Regno molti luochi sono atti per quest'opera; et se paresse che questo fosse raccordo dispendioso, potriasi mandar collà de sali d'Istria, che servir[ian] per saorna delli vasselli, che in copia vano in quel Regno, et seben i sali non sono di quella /57r/ perfettione, li bisogni però sono molto grandi (havend'io veduto col proprio occhio molte volte quei popoli per mancamento de sali andar languendo) riusciria di benefficio grande a popoli e d'utile al publico; massime se si potesse far un depposito in quelle città de medesimi sali d'Istria, per valersene solamente nelli mancamenti e nelle maggiori neccessità.

 

Fornita in brevi giorni la visita di Spina Longa, mi portai nella città di Scittia; situata col suo territorio nell'ultime parti del Regno verso Levante.

La città è aperta da ogni parte, composta di molte case in piciola forma, che rillevandosi con doi borghi sopra un monte fa nella sua vista da lontano un bellissimo vedere. Nell'ultima parte della città è un assai malagevole /57v/ monte, dov'è construtto il castello habitato dagl'illustrissimi signori rettori, non ha forma di fortificatione, solo è rinchiuso da deboli muraglie, che può diffendere quei habitanti da qualche sbarco, che può esser facilmente fatto, essendo quella città tutta aperta senza alcuna imaginabile diffesa. 

Tiene vostra Serenità nel medesimo castello una compagnia picola de venticinque fanti pagati [con] l'ordinario disordine di molti anni, che non è stata cambiata. Si potrebbe risparmiar la spesa con le guardie delle genti del paese, che non hanno maggior obligo che di guardare i pa[esi] del suo territorio, e riguardano anco il ca[stel]lo di Girapetra.

In quella città rimediai a molti disordini, così [da] dar forma alle cose della giustitia, come ordinare la scrittura di quella piciol camera, la quale l'anno 1635 rese d'intrada ducati [8523], le spese furono ducati [6022], al supra più supplì la camera di Candia, ma esequendosi li ordini fatti, et se tutto sarà contato in haver publico, non vi sarà bisogno nell'ordinarie spese di sup[...]. Et a /58r/ sodisfattione de proveditori di quella città, e di tutto il conseglio amettei molti capitoli, presentati da loro nella validità del più fruttuoso governo delle cose loro, come scrissi alla Serenità vostra, e di tutto la resi pienamente informata.

Il territorio è grande, fertile et abbondante di tutte le cose, ma povero d'abitanti. È diviso in Scittia e in Girapetra.

In questo tiene vostra Serenità un governatore, che è al presente domino Francesco Piaggia, huomo di buoni talenti; e per essere alcune volte li medesimi governatori lontani dagl'occhi degl'eccellentissimi signori Generali, si prendono maggior libertà del dovere; tra le altre si havevano usurpato una guardia de venticinque persone, che sempre assistevano alle loro case, non men di danno che di disgusto a quei abitanti. Fu da me levato l'abuso senza pregiuditio del publico; perché ad un sol cenno /58v/ del governatore sono pronti et obbedienti quei popoli a suoi comandi; popoli bellicosi, bravi et atti al maneggio dell'armi, forsse più di qual si voglia altro suddito del Regno, e s'avanzano assai di quelli del territorio di Scittia. Che nell'uno e l'altro territorio, città, castello e casalli settanta sei sono anime abitanti 20mila in circa. Questi non pagano angarie, come fanno quelli del territorio di Candia, ma sono obligati alla galera da anni disdotto sino alli cinquanta, et sono in numero tre mille in circa.

Vi sono li priveligiati et cernide, che sono obligati servire così in terra, come in mare, e sono in numero novecento in circa; guarniscono molti posti, per esser il territorio grande e circuito da tutte le parti dal mare, che ha bisogno di esser in molti luochi custodito.

Tiene la Serenità vostra una compagnia de stradiotti /59r/ de cavalli 50 del capitan Pietro Malacassa, ch'è molt'anni, che si ritrova in Regno, come s'è detto di sopra. È compagnia molto debole; l'està separatamente si portano alle guardie delle marine; l'inverno si tratengono nella città, che con la construttione di quartiero per loro alloggiamento, che vostra Serenità ha ultimamente ordinato, renderà quei popoli sommamente consolati.

Vi è la compagnia de feudati a cavallo de cavalli 60, et è formata de cavalli de doi e tre serventarie, per essere le carrattadi deboli de feudati; ma si avanza la compagnia a segno di maggior frutto publico; perché tutti li feudati in quel luoco cavalcano, e vi sono puochissimi scudieri, ma per la sua lontananza è di raro revista et essercitata.

In quella città non v'è porto formale, vi è /59v/ bene però un saldo tenidore, che comodamente in certe staggioni vi stanno le galere. Ma è ben vero che nell'ultima parte del territorio vi è il famosissimo porto del Paleocastro, capacce di grossa armata et ricetto di tutte le navi et armate che transitano per quei mari, per il comodo d'un acqua copiosissima et d'esquisita bontà, cavata da un pozzo, che mai in niun tempo di quella è mancante; porto et posto principale del Regno, che per la frequenza de vasselli da corso, armate ponentine, resta tutto quel paese più al dominio di quelle cattive genti che de sudditi della Serenità vostra, perché il spatio di 20 miglia resta tutto quel paese disabitato, e saria il più fertile et il più abbondante che fosse in tutta quella grande isola. Le pianure sono grandi et amene. Le colline sono coltivabili, dubbio alcuno non /60r/ è che il paese tutto resteria abitato, quando fossero li popoli diffesi dall'incursioni de barbari e malviventi; che non puoca cagione dano li vasselli maltesi e fiorentini, che del continuo in quel porto si ricovrano; può con giusta causa tutto quel grande e fertile paese dolersi d'esser abbandonato, per non poter contribuire quello che con particolar dono dalla natura è stato benificato, come il restante Regno fa in avantaggio del suo Prencipe; mentre resta reciso, quasi come parte lontana et abbandonata dalla publica tutella. Vi è il rimedio, raccordato da molti, quel che fecci ancor io, quando mi ritrovavo in quelle parti, ch'è la construtione d'un fortino (che dalle genti del paese sarebbe volentieri diffeso) che diffendesse il porto, /60v/ et che dalla parte di terra assicurasse agl'abitanti il sicuro ricovero; ne ho fatto far il dissegno e sarà alla Serenità vostra presentato. Anzi, li signori Corneri investiti in quel feudo, e patroni di quel paese, altre volte fecero larghe essibitioni per dar principio ad un'opera così grande, che, se bene non è da persone private, può nondimeno col proprio interesse et con li avantaggi grandi, che ne trariano, dare all'essecutione dell'opera un gran solievo.

 

Doppo consumati forsi quaranta giorni in quelle parti, mi portai alla visita della Suda. Piazza la principale, si può dire, del Regno per le circonstanze considerabili in quell[a] e per le consequenze di rillevanti emergenze che dalla medesima possono derivare.

/61r/ Quella è situata nella bocca d'un capacissimo porto, che più seno si può veridicamente chiamare, estendendosi per molto verso una pianura, lontano solo tre miglia dalla città della Canea, con uno sbarco et una strada così agevole e facile di condure canoni, esserciti et ogn'altro militare bisogno, che più agevole non potrebbe desiderare chi tentar volesse una tal impresa. Questa, ch'è il propugnacolo et la vera diffesa dell'importantissima città della Canea, ch'è una parte principale e più soggetta all'offesa di qual si sia luoco del Regno; hanno anco con fondamento di gran ragione li nostri antepassati procurato con ogni studio et arte di render questo passo ad ogni maggior segno di sicurtà.

/61v/ La Suda donque è situata sopra un scoglio, 300 passa lontana dalla parte di tramontana, 900 passa in circa dalla parte d'ostro da monti, ben difficili a poter transitare ma non impossibili a poter, principalmente dalla parte di tramontana, inferire alla medesima fortezza molti danni; perché potendo sbarcar l'inimico nella pianura del porto del Marati, coperto dall'offesa della medesima fortezza della Suda, essendo le pianure molto facili per condursi alla radice del monte, ch'è al dirimpetto della fortezza, può da quella parte ricever dall'inimico qualche offesa; che furono quei siti, de quali si servirono li anni passati li barbari nel sbarco, che feccero quando inferirono li danni nel casal delle cisterne.

/62r/ Per rimediare a quest'importantissimo passo, furono raccordati: d'otturare il porto del Marati, che si rende difficile et quasi impossibile per la sua larghezza e profondità; di tagliare una ponta, che viene chiamata la Ponta del Calogero, opera pur difficilissima per la fattura di molti anni, et infinità d'opere per ridurla a perfettione; altri l'assicurar con un forte il scoglio del medesimo Marati, più sicuro partito; perché quello, dominando il porto le spiaggie e tutti quei sitti, non è dubbio che armate, sebene numerose di legni, non potriano così facilmente accostarsi per sbarcare e fare tentativi, non solo in pregiuditio della fortezza della Suda, ma ne anco pensar di portarsi per quella via alla pianura della Canea per offendere quell'importantissima /62v/ piazza. Quel forte fu principiato sotto il generalato dell'eccellentissimo signor Giovanni Giacomo Zane, di felice memoria, di che se ne vede qualche vestigia, e per avanti ordinata la sua construttione dalla felice memoria dell'eccellentissimo signor Luca Michiel General in Regno, né fu continuato; perché tutto questo tempo, passato non gran pensiero, si ha posto alla maggior sicurtà di quell'importantissimo Regno; alla cui construttione a giuditio mio non doveria opponersi la spesa in riguardo di tanto benefficio, et con l'essempio di tanto, che hanno fatto li nostri antepassati nelle fortificationi ben grandi e dispendiose di quel Regno. Oltre che per la sua più valida diffesa, si potrà valere per guardia de paesani, ad ogni modo un sito puoco lontano di là viene riguardato da essi, et la /63r/ spesa non potrà grandemente rillevare, mentre de capi e di qualche altra soldatesca si potrà valere dalla medesima fortezza della Suda, e dalla Canea ancora.

Dalla parte d'ostro la fortezza è lontana 900 passa in circa da monti e dalla terra; et là si estende una porporella di più di 150 passa, che restringe il canale e porta le armate, che tentassero di passare più vicine all'offesa della medesima fortezza. Lasciai la detta porporella in cattivo stato, essendo quasi tutta sott'acqua, che anco le galere al di sopra potrebbono transitare. A questa fu sempre posto gran pensiero per ridurla a perfettione, che non si farà mai al sicuro, se non si riduce quella sopra l'acqua con un'opera continuata; perché, sebene ogn'anno, quando principalmente /63v/ si armano galere nel Regno, lavorano intorno ad essa, il lavoriero che si fa un anno imperfetto, li venti e le acque della sussequente invernata il tutto distrugge, sì che la porporella resta in stato che non può prestare il servitio con cui è stata erretta e construtta.

La fortezza è situata nel scoglio in pianura, sebene il medesimo scoglio alquanto si rilleva; è rinchiusa da buone muraglie, formate più con la neccessità del sito che col più perfetto ordine di fortificatione; che pare che li forti maritimi non habbino quelle regole che si sogliono usare ne forti campali; per la sua maggior diffesa verso la parte di tramontana la construttione d'una traversa terrapienea con dei cavalieri nelle parti estreme diffenderia assai quella parte, che /64r/ resta esposta o più discoperta.

Nella piazza vi sono 54 pozzi d'artellaria, disposti sopra le muraglie in siti più avantaggiosi, et sono descritti negl'inventari, che già mandai a vostra Serenità. Questi provano li disavantaggi che provano tutti gl'altri cannoni situati nell'altre fortezze, ch'è il mancamento de letti e coperti d'artellaria, diffetto che più volte mi conviene repplicare, essendo tutte le piazze sproviste d'una tanto neccessaria provisione; anzi, nella Suda alcuni di quelli letti sono fracili e marzi, che per consequenza l'artellaria ne bisogni non potrà giovare. Vi è un capo de bombardieri per la sua custodia, et doi sottocapi e sei scolari del castel Apicorno ivi dirimpetto, che ogni sei mesi si cambiano.

/64v/ Le munitioni de guerre sono mancanti di [molto] neccessario [costo]; lasciai all'eccellentissimo signor General una memoria dei mancamenti. La medesima mandai a Venetia, e qui anco annessa [di ritorno] per intelligenza maggiore di quest'eccellentissimo Senato. La polvere, ch'è tra grossa e fine migliara cento venti tre mille duecento vinti cinque, ho ritrovato di quelle quaranta quattro migliara humilli et imperfetta; terminai all'incontro che fosse condotta alle [terre] per il suo raffinamento, e poi ritornata nella medesima fortezza; il cui luoco dov'è riposta, essendo mal conservato et humido, diedi ordine per il suo [interramento] per dover la polvere essere conservata.

La piazza è affatto povera di munitioni da viveri, non vi sono formenti, segalle, migli, /65r/ né biscotti; terminai, come vederà la Serenità vostra nelle terminationi a carte [190], sopra che la piazza fosse proveduta il mense di settembre e d'ottobre di misure tre mille cinquecento di formento, che può supplire all'ordinario pressidio di questa fortezza, e tutta questa provisione in quei doi mesi dovette restare essequita; così di mano in mano, e per maggior avantaggio nel prezzo, e perché resti quella piazza di quel neccessario allimento munita, mandai ne tempi passati di provedere di novo, e 300 misure alla volta degl'illustrissimi signori proveditori, sì che la piazza era povera, anzi, sprovista d'un tanto neccessario allimento; in luoco di segallle e migli, che è [pane] resta affatto povera, ho ordinato la missione d'una somma di biscotto, come s'è fatto nella fortezza di /65v/ Spinalonga, di che resterà vostra Serenità pienamente informata dalle terminationi da me fatte. 

Collà non si ritrovano molini, né d'acqua né da vento, né da mano né da cavallo, e pur quotidianamente quell'illustrissimo signor proveditore travaglia nel mandar lontano qualche miglia a molino il formento, né si può far fondamento sopra farine; perché sotto quel clima poco tempo quelle si conservano. Là non vi sono [anco] legnami da opera, legne da braciere, fuochi artificiati, propri ad una fortezza così importante e gelosa. Li mancamenti d'altre munitioni, che sono molti, conosceranno l'eccellenze vostre dalli diligenti inventari formati, mandati a quel tempo a questo eccellentissimo Senato. 

Tavolazzi per dormir soldati non vi sono alla similitudine pur dell'altre piazze del /66r/ Regno. Alcuni diffetti alla muraglia et alla strada della ronda trovai, ne diedi conto all'eccellentissimo signor Generale per il suo più cellere riparamento, di che ne spero sin hora a tutti li mancamenti il supplimento maggiore, mentre non stimerei che fosse gettato l'areccordarlo al sopradetto eccellentissimo signor Generale; perché piazza di tant'importanza resti almeno delle cose più neccessarie provista. A viveri quotidiani della fortezza viene proveduto dagl'illustrissimi signori proveditori di formenti, come ho detto di sopra, vini, ogli, formagli et altro per uso della soldatesca contro gl'antichi ordini, che al tutto provedevano li apaltatori né gl'illustrissimi signori proveditori ad uno così vile e basso essercitio si essercitavano. Ho ravivato le medesime terminationi, come fu fatto a /66v/ Spinalonga, non so quanto habbi giovato e quanto a quelle si presti l'essecutione. Io so bene che, passando tutto per mano d'apaltatori con la sola sopraintendenza degl'illustrissimi signori proveditori, la soldatesca resteria maggiormente avantaggiata.

Doi compagnie de soldati è l'ordinario pressidio di quella piazza. Una ordinaria, che doveva essere di cento fanti, che fu sbandata da me per una infinità di disordini già scritti, dodeci anni era che stava in questa fortezza. L'altra di fanti 150, compagnia estraordinaria; ma l'una e l'altra così diminuite di numero che non arivavano a 170 fanti. Dell'ordinaria non dirò più di qu[el] che ho detto di quella di Spina Longa, ma l'una e l'altra serviranno con maggior frutto se /67r/ frequentemente sarano cambiate. Governator di quella piazza è al presente domino Aurelio Terzi bressano, giovine di buona esperienza e che delle guerre di Germania, dove ha consumato molto tempo, rende buonissimo conto. Sergente maggiore è Domenico Modena da me non conosciuto.

 

La piazza delle Grabusse pur veduta da me con diligenza; ho ritrovato quella situata sopra un scoglio d'honesta ampiezza, rillevato assai, con una pianura ben fertile per chi la coltivasse; sopra di quella v'è un'alta collina, dove resta fabricata la fortezza con tutt'arte benissimo construtta. Il cui porto sicome era continuamente nido de bertoni di mal fare, fuste barbaresche et armate ponentine, /67v/ così per il predominio della medesima piazza e detto porto, restano netti quei mari da simili infestationi.

L'isola e la piazza è un miglia solo discosta dalla terra ma lontana 50 miglia dalla Canea, e più de 15 dal Chissamo, luoco ad essa più vicino. Il porto ha l'ingresso verso tramontana et l'uscita verso ponente, con una bocca che con facilità può esser otturata, perché del solo ingresso li barbari et infestatori difficilmente si possono servire. È vero che li vasselli nell'ingresso accostandosi alle rive del scoglio molto alte e coperte dall'offese della fortezza, possono di notte tempo transitare, e principalmente dar [il] sacco a magazeni, che alle rive conservano le munitioni de viveri per la medesima fortezza. Fu sempre raccordato un piciolo rili[evo] /68r/ nella cima dello scoglio, che sicuramente impediria l'ingresso di qual si voglia vassello con puoco publico dispendio; perché dalla fortezza le veniria soministrato ogni cosa. 

Li magazeni alla marina sono di disordine ben grande perché, da quel comodo, resta affatto di tutto sprovista la fortezza, conducendosi le munitioni et i viveri in quella con le sole spalle de soldati; il cui transito è così malagevole e cattivo che non potrei con pena descriverlo, mentre è inascessibile a segno che non solo gran fatica le vuole a condursi di sopra, ma anco molto tempo. È sicura da suprese ma ogni puoco che si fermasse l'inimico all'incontro, non havendo viveri, non dirò per giorni, ma per hore, la piazza resteria in neccessità di rendersi.

/68v/ Potriasi facilmente condure munitioni da viveri ma, non vi essendo molini d'alcuna sorte per ridure grani in farine, puoco rileveriano al bisogno li medesimi grani. Io repplico non [vi] sono molini d'alcuna sorte e per quest'al presente si conservano li formenti ne magazini a basso; perché il condurli di sopra e poi a [basso] per ridurli in farina, e ridure poi le farine in fortezza riesce quasi impossibile a praticar[si] et anco quando si volesse condure qualche quantità di formenti nella fortezza, non v'essendo magazeni per conservarli, riesce il pensiero affatto inutile, et hora si manda lontano sedeci miglia a maccinar il formento.

La fortezza è recinta di buona muraglia et conforme alli siti resta ottimamente diffesa. Ha 26 pezzi d'artillaria delle qualità descritte /69r/ negl'inventari, ben situate e poste a luochi di maggiori bisogni, pure senza manteletti né coperti. Nella parte di ponente la muraglia resta disarmata; è vero che questa non può esser offesa da nemici per il sito altissimo, che con diruppi perpendicularmente si portano al mare; non può però offendere li vasselli che potessero a quella parte accostarsi, oltre che la riputatione della medesima importante fortezza chiama in tutte le sue parti il più perfetto guarnimento, che stimerei che tre pezzi di colobrine di tiro in lontano potrebbono sufficientemente supplire. Ritrovai cinque pezzi d'artillaria creppati de più belli di quel sortimento, che ne fu cagione l'imperitia del capo de bombardieri, come scrissi /69v/ alla Serenità vostra, ne fecci dare dalle munitioni di Candia il cambiamento, et furono fatte condure dalla diligenza dell'illustrissimo signor capitanio della guardia Marcello nella fortezza. Vi è il capo de bombardieri di puoco talento, doi provisionati vengono mandati dalla Canea sempre de peggiori, e sei scolari bombardieri dal castel Chissamo.

In quella piazza di pressidio si tiene una sola compagnia de soldati estraordinaria, che per il più è minor di cento fanti, et è puoco pressidio alla medesima piazza. Ritrovai in quel pressidio 450 misure di meglio vecchio, e puoco buono, che è quanto meglio si ritrova in tutto il suo Regno di Candia.

Vi è un casello con polvere migliara tredesi [mille] ottocento vinti otto di buona qualità, conservate /70r/ in un sol luoco, che Dio guardi di fuoco, la piazza resteria senza quella munitione anco per molti giorni, per la difficoltà, come ho detto di sopra, che si prova nel condur materie in quel luoco.

Le munitioni sono mancanti di tutte le armi, moschetti, balle d'ogni sorte, fuochi artificiati, legnami da lavoro, legne da bruciare, acceti et ogli; gl'inventari che mandai alla Serenità vostra, et hora che presento, ben chiaro dimostreranno li mancamenti. Alla forma della scrittura per le munitioni, alle regole per munitionar la fortezza de formenti ho proveduto come nelle terminationi vostra Serenità potrà vedere, descritte nel nostro libro a carte 197; ad altri bisogni ho trasmesso li memoriali più espressi all'eccellentissimo Generale.

/70v/ In passando vedei la fortezza di San Todero; situa[tta] nel gran seno della Canea; isola poco lontana dalla terra. Nell'eminenza d'un scoglio vi è il primo porto, l'altro a basso nella pianura verso la riva del mare ben in sito eminente, alla cui neccessità restano più erretti che alla regola di fortificare.

In quelli doi porti vi sono 16 pezzi d'artillaria, come nell'inventario che mandai all'hora alla Serenità vostra, accompagnato dalla nota di tutte le munitioni in ivi si trovano. Vi è una compagnia di 40 fanti, partiti in l'uno et l'altro forte, et è una delle quattro compagnie [picole] del Regno, et le altre tre sono una nel castel di Candia, de fanti 40, una nel Paleocastro, di fanti 40, et una nel castel di Scittia, de fanti 25. Queste non hanno altro cambiamento /71r/ che quello che viene da Venetia, et ferme dimorano sei e sett'anni, disordine da me ben stimato grande ma facile al rimedio, ordinando all'eccellentissimo signor Generale che dovesse dar il cambio l'una con l'altra di queste compagnie a suo piacere. 

Ma tutte queste fortezze del Regno saranno sempre mancanti, e per consequenza soggette a pericoli grandi, quando non sarano visitate alcune volte da eccellentissimi signori Generali, o almeno da capi da guerra di qualche esperienza. È vero che le fatiche sono grandi, e li passi malagevoli, ma dalle revisioni d'esse non possono sortire se non avantaggi al publico ben grandi.

 

Terminata la visita di Cerigo e Tine, de cui si /71v/ parlerà più a basso, et delle fortezze del Regno, de quali si è diffusamente fin'hora discorsso, [uni]tamente si portassimo a Rettimo; della qual città e territorio porteremo alla Serenità vostra con [bre]vità quanto occorre.

Quella è una città, e borghi, ben situata alla riva del mare con aere il più salubre del Regno, di numero conveniente d'anime, et sono, con li suoi borghi e territorio, sessanta doi mille cento venti sei.

La città è aperta, esposta ad ogni pericolo de nemici, e ne ressente ancora li danni fatti nelle guerre contro turchi, per un sbarco fatto dell'armata turchesca, che saccheggiò et abbruciò la città e borghi, le cui miserabili vestiggia in molti luochi ancora si vedono, non lasciando massime alla riviera del mare, dove /72r/ sono construtte le case di miglior comodo e più belle, che una sola in piedi, per memoria dell'habitatione che fecce quei giorni il bassà da mare.

Anticamente era rinchiusa la città con buone muraglie, che ancora se ne vede una gran parte in piedi. Vostra Serenità ci comandò che le medesime muraglie, usurpate da particolari che non riconoscevano il publico d'alcuna cosa, le riducessimo in annui censi, come habbiamo fatto; se bene miglior partito a giuditio nostro saria stato il tener in piedi le medesime muraglie, per essere principio d'un nuovo recinto della città per diffesa da sbarchi de barbari, e de nemici. Vi è bene però una cittadella situata sopra una bassa collina nell'ultime parti della città verso il mare, che domina la medesima /72v/ città e tutte quelle rive d'ogni parte, così [be]ne e dalla natura e dall'arte construtta, e situata, che emulatrice una all'altra alla maggior diffesa di quei popoli rende quei passi sicuri e ben diffesi. 

Questa ha alcuni belloardi dalla parte di terra conforme l'arte, et in ogni perfettione et dalla parte del mare fabricata, come li siti hanno permesso in conformità delle maritime fortificationi. Non ha maggior diffetto, a giuditio nostro, che l'essere la sua circonferenza troppo grande, e per consequenza alla sua diffesa le vorebbe assai militia; ma è anco vero che il fine de chi la fabricò era che fosse habitata e popolata; per il che si vedo[no] molti siti che potriano ben servire ancora buon numero di populo, che non sortì l'effetto desiderato; non ritrovandosi al presente [altri] /73r/ nella medesima cittadella che l'illustrissimo signor rettore, uno degl'illustrissimi signori conseglieri, il governatore, ch'è al presente domino Giuliano Acori, soggetto d'intelligenza e di valore, ma sono anni disisette che serve in quelle parti; vi stanno le due compagnie de soldati in quel pressidio, alcuni puochi bombardieri, in resto è affatto priva d'abitanti.

Tiene la fortezza venti pezzi d'artillaria inferiori a quelli dell'altre fortezze del Regno con altri pezzetti picoli, come si può vedere nell'inventario che fu da noi mandato. Polvere tra fina e grossa trenta sette migliara in circa. Nel medesimo inventario vedrò la Serenità vostra li mancamenti et li bisogni di quella piazza, e de munitioni da viver; non si ritrova un grano di qual si voglia sorte.

La città fa un numero di cernide, buona gente pronta alli bisogni, et sotto doi colonelli della sua nattione /73v/ con li officilali inferiori pur delle medesime genti e vostra Serenità paga un governatore per esse, ch'è domino Allessandro Rondai. 

Al governo di quelle di Candia vi è domino Alfonso G[?]neme. Alla Canea resta destinato domino Alfonso Brancati.

Le doi compagnie de cavalli feudati di quella città sono in assai buon stato, con minor disordine per aventura di quelle di Candia e di Canea. 

Vi è una compagnia de stradiotti del capitan D[?] Viovich, et è la migliore che sia in Regno.

La camera di Rettimo l'anno 1635 rese d'entrata alla Serenità vostra ducati 27.505, et ha speso ducati 20.094; contribuisse il sopra più della spesa alla camera di Candia.

Vi è il porto in se medesimo molto ristretto, capa[ce] di puochi legni, et è al presente quasi tutto [atter]rato, per essere doi in tre anni che non s'è p[osto] badile nella sua escavatione, e forsse con qualche /74r/ fondamento di ragione; perché, essendo quel porto con la sua bocca al dirimpetto d'una riviera, che si chiama la Sabionera, le battaisce del mare conducono entro il porto il sabione, che resta sempre munito; che causava al publico una spesa ben grande per l'escavatione; resta hora interdetta, e per consequenza quasi tutto il porto atterrato. Fu otturato un foro verso tramontana, che dava all'acque il corso; crederessimo che quello non doveva essere infruttuoso. Pare che chi otturasse la bocca dov'è al presente verso la Sabionara, et aprirla verso tramontana (luoco dove non entreria sabione), ma è vero anco che, essendo luoco grebanoso e sassoso, difficilmente potrebbesi far l'apertura. Altri raccordano la construttione d'un nuovo porto dietro la cittadella, rinchiuso con una lunga e dispendiosa porporella, /74v/ il porto si farebbe ampio, grande e sicuro; ma la spesa troppo grande rilleverebbe. 

Alli disordini della giustitia in quella città habbiamo convenientemente proveduto; alli fontichi, alli monti et a quanto ci è stato soministrato da que[i] signori procuratori et dall'esperienza conosciuto da noi [in] quei giorni, che collà s'habbiamo tratenuto.

Il territorio di Rettimo è ampio, grande et abbondante de grani, se bene non in tanta quantità che supplisca al bisogno; non è però diffettoso [in] maniera che, con la diligenza di quell'illustrissimo signor rettore, non possi rendersi proveduto abastanza. La provisione per il più si fa nel paese turchesco, nell'Arcipelago. De vini ne ha in coppia; ma de ogli è il più abbondante territorio che sii in Regno, sicome di sede ne ha una copia ben grande; la cui arte nella città si va ogni giorno più augumentando, con benefficio del publico e del [privato]. 

/75r/ Nella descrittione delle genti di sopra accennata, vostra Serenità cava huomini da remo per galera et angarie numero 12mila in circa, cernide e priveligiati numero 4mila in circa. Questi tengono l'obligo di guardare li posti, così verso il mare d'ostro come dalla parte di tramontana, et altri alle guardie de fuochi ben ordinate e compartite, giusto li altri territori.

 

Passassimo alla visita della Canea, e fu l'ultima parte del Regno da noi riveduta, et è anco la parte principale, così per il suo sito come per il sospetto che si potesse havere de nemici, come più facile, forsi, e più esposta alli pericoli maggiori.

La città, ch'è situata tra li doi promontori di Cao Spada e Cap Melleca, fa un seno d'ampia larghezza con il scoglio fortificato di San Todaro, del quale ne habbiamo di sopra parlato.

/75v/ Questa, seben è città ristretta, per la quantità di abitatori, è però fortificata et assicurata quan[to] comporta il sito, che grandemente ristretto lieva di comodo d'una perfetta fortificatione. A torno la città vi sono solo tre belloardi perfetti, doi accuti con buone piazze ben fiancheggiati et uno di construttione più piana, e doi altri mezzi belloardi, che riguardano una parte alla terra, e questa è fiancheggiata, l'altro, che riguarda il mare, resta imperfetto. Dall'uno e l'altro belloardo vi è una distanza molto grande sino di passa 300, imperfettione molto notabile alla fortificatione. Alla golla de belloardi vi sono alcuni cavalieri, con mol'arte e spesa rillevati, e si conservano per la valida diffesa della medesima fortezza. Al di dentro, verso li spalti delle mura, gli manca la strada, che tra le habitationi et i spalti riesce neccessaria per il corso delle militie in diffesa della /76r/ medesima piazza. Nel fine della città, attaccato all'ultimo belloardo, vi è la fortificatione chiamata il Revellino, ch'è solo una cortina, che sostenta alcuni pozzi d'artillaria, che offende l'ingresso del porto con una piazza al principio di detta fortificatione alquanto rillevata, per offendere più da lontano li legni che volessero approssimarsi. In questo luoco v'è la casa, ch'è solita habitarsi dagl'illustrissimi signori proveditori, et molti alloggiamenti de soldati assai bene conservati.

La fossa della città è imperfetta, non ha cunnetta, non ha profondità conveniente, come anco in Candia; ha certi hortali goduti da particolari con investiture.

La contrascarpa è pure piena d'imperfettioni, non ha strada coperta et ha una pianura avanti la città, parte del guasto e parte ben impiantata d'olivi, estendendosi più di tre miglia alla radice /76v/ del monte, fanno un meraviglioso vedere e fertilissimo, e ne cavano li patroni grossissime entrate.

La piazza, ch'è imperfetta, ricercherebbe al di fori molti membri di fortificatione nell'urgenze e ne bisogni, per ben assicurarla, come mezze lune, tanaglie et simili artifici; perché al sicuro, nel stato che si ritrova per l'imperfettion sua, puoco si mantenirebbe. Al presente è grandemente neccessario la continuatione del muretto sopra il cordone della muraglia che serve per la strada della ronda, che in molti luochi manca, havendone fatto già tempo buona parte; e poi lasciata imperfetta. Stimiamo il rissarcimento molto neccessario, ritrovandosi la muraglia in molte parti bassa, per diffetto delle fosse, facilissima alle scallate, né si può accostarsi a diffenderla con la picca, e malamente col moschetto, per havere il terrapieno rovinato dalle pioggie, riempita la stradella, non sustentata [de] /77r/ muro, oltre che resta la piazza senza rondare, et nell'oscure notti, pioggie e venti nel cambiare le sentinelle molti soldati, per non vi esser alcun ritegno, sono precipitati dalla muraglia e miseramente morti.

Ha la porta principale senza coperto, che rende all'ingresso una puoca riputatione alla piazza. La guardia ordinaria sta sempre esposta a tempi; ma, quel che più importa, tutto il spatio dov'è la porta e li portelli resta così semplice et mal assicurato, potendo con facilità l'inimico far apertura, e da quella parte suprenderla con facilità; che, reducendo la medesima porta, come è quella dell'altre città con volti, et con quei altri buoni ordini che si sogliono usare in simili luochi, si ridurebbe quella parte più sicura.

Il porto della Canea, che ha la bocca verso tramontana, è assai capace et grande, et fa doi bracci, /77v/ uno che va verso la città e l'altro verso li arsenali. Il secondo brazzo viene rinchiuso da una porporella assai longa in molti luochi rovin[osa] a segno che se non si continuerà a ridurla in stato [...] precipiterà anco di b[reve] con danno ben grande di quel'importantissimo porto; il qual p[agha] la disaventura, che patiscono li altri porti del Regno, dell'atteratione, essendo scolladore di tutta la città da ogni parte, et ha il declivio [...] il porto a segno che, quando piove, pare che sii un torbidissimo fiume. L'escavatione che si fa non è tanto quanto il bisogno comporta, il quale si fa sempre più considerabile per li arsenali, che si ritrovano nel medesimo porto. Non siamo restati di pensare alli più opportuni rimedi, mentre scarsi per il più si sono rappresentati. A doi, che pare che possino havere qualche consideratione più fruttuosa, porteremo /78r/ i nostri sensi alla publica notitia. Uno è di volgere le acque verso la fossa della città, che difficilmente si potrebbe praticare, per il declivio della medesima città verso il porto. L'altro è la construttione d'alcuni vasi rinchiusi a modo di peschiere nelli angoli del porto, senza ristringer il medesimo porto; i quali vasi, ricevendo le acque torbide con aquedotti, che doppo la sua deppositione, aperti da una chiavaglia, che doverà servire per il scollo del vasso, uscendo chiara, restaria la [...] et il pantano nelli medesimi vasi, che si doveranno più d'una volta all'anno curare; rimedi da noi raccordati non per il più vero e sicuro sollievo, ma nella strettezza di levare un tanto disordine in una materia di tanta consideratione; anco le cose in apparenza non tanto agiustate, nel discorrerle, si può cavarne qualche proffitto.

/78v/ Nel medesimo porto vi sono volti venti, uno per galere sotili, alcuni fabricati di nuovo, che non si possono adoperare, bisognandovi molta terra per atterrarli, et sono fabricati in una parte dove resta più atterrato il porto che li arsili non possono essere maneggiati.

Vi sono 18 corpi di galera, doi delli quali sono in uso difficile, stante la loro vecchiezza; et un corpo molto grande, che fu adoperato dalla buona memoria dell'eccellentissimo signor procurator Ve[nier] quando era capitano della guardia, che ad armarlo ricercherebbe numero maggiore di gente dell'ordinario.

Li apprestamenti per armar queste galere non sono a sufficienza per armarle di tutto [punto]; li loro mancamenti si sono fatti cavare dalli inventari da noi diligentemente formati per la maggior intelliggenza di quest'eccellentissimo Senato; et per /79r/ le più celleri provisioni. Et perché nel descriverli minutamente nella presente relatione sarebbe un portar nogia alla Serenità vostra con tedio soverchio sarano descritti in un foglio a parte, pur hora presentato, perché resti in arbitrio dell'eccellenze vostre di leggerlo al presente, o a quel tempo che più le parerà, per maggior comodo suo; quello che diciamo degl'arsenali diremo anco delle munitioni.

La maestranza dell'arsenal della Canea consiste in tre protti; maestri calaffai 37; fanti grossi e picoli 39; maestri marangoni 23, fanti grossi e picoli 27; remeri 13; fanti grossi e picoli 13. Vi è l'armiraglio, huomo di buona intelligenza e di miglior attitudine di quello di Candia.

Tratiene e paga la Serenità vostra marinari per tredeci galere, come si fa nell'arsenal di /79v/ Candia, quattro huomini per galera, comito, sottocomito, pedota e paron, che revisti da noi non habbiamo ritrovato gran diffetto, fuori che alcuni di loro non di grand'esperienza in navegar galere, ma però tutti marinari et assuefati al mare.

Alcuni disordini habbiamo ritrovati nel medesimo arsenale a pregiuditio publico, che non habbiamo in tutto potuto levarli, e per la brevità del tempo ch'ivi si siamo fermati e per le altre occupationi ben grandi, che non ci lasciavano liberi per attendere a tutto il negotio; che nella città di Canea [et] territorio non ricercava minor tempo di quello che si siamo fermati nella città di Candia; porteremo il tutto alla publica notitia perché li propri rimedi non siino più [oltre] portati. 

/80r/ Primo: li volti vecchi dell'arsenale hanno bisogno d'esser accomodati, e li vuole una quantità de copi come nell'inventario; li volti nuovi con terra accomodati, et cavato l'atterratione contigua; li vecchi sono senza parapetti, che li straventi portano le pioggie sino quasi a mezzo le galere, che per ciò patiscono grandemente. È solito alcune volte notare nelle maestranze laorenti dell'arsenal alcuni che attendono alla navigatione, mentre sono fuori. È solito ancora far lavorare alle maestranze del medesimo arsenal per particolari, e pare che li ministri di Camera principalmente siano di questo incolpati. È solito d'alcuni comprar da barche, che vengono d'Arcipelago, pegole, legnami e rivenderli agl'arsenali a grossi prezzi con publico danno. È solito anco nelle munitioni, /80v/ che il medesimo accade in quelle di Candia ancora, comprarsi da particolari quantità grande di tavole d'albeo e lareze, col pretesto [de] neccessari bisogni, et vengono condotte da Venetia con interesse e permissione de chi potrebbe questi disconci vietare. Simili disordini regnano e sono più nella città della Canea che in quella di Candia, per esser più lontano dal prudente governo e riguardo degl'eccellentissimi signori Generali.

L'ordinario pressidio di quella piazza è di quattro compagnie pagate, che per esser [molto] tempo ch'erano in Regno, le trovassimo di numero assai diminuito; perché, tratti li [scarsi], gl'infermi, prigioni et altri inutili, viene a ridursi il numero a meno di 300 soldati, et in questo vi sono anco molti greci et casalini, in modo che non è ne anco sufficiente per /81r/ armar li posti neccessari in tempo non suspetto.

Vi è la militia delle cernide della città in numero de huomini settecento, sotto doi colonelli col suo governatore, come di sopra habbiamo detto.

Vi sono due compagnie de cavalli leggeri della strattia. Una del capitan Pietro Saracini e l'altra del capitan Andrea Dabo, vecchia compagnia, e molto al publico indebitata.

Vi sono due compagnie di cavalleria feudata, della qualità come habbiamo detto nel discorso della medesima cavalleria.

Nella Camera della Canea habbiamo havuto molti incontri de diservitio di vostra Serenità; a quelli habbiamo rimediato come nelle nostre terminationi si potrà vedere. Questa l'anno 1635 ha reso a vostra Serenità d'/81v/ entrata ducati 66.500 […], che non supplisce all'ordinarie spese, quali importano ducati 71.659 […] per le militie, fortezze, arsenali et altro, onde conviene da eccellentissimi signori generali essere proveduta.

La città è grandemente mancante de formenti perché il territorio non supplisce per quattro mesi dell'anno, anco con abbondante raccolta ne viene soministrato qualche parte del territorio di Candia; il maggiore sussidio viene dall'Arcipelago e Morea, paesi turcheschi, et resta dal medesimo paese proveduta d'ogni sorte di grano.

Non vi è in quella città fontico particolare ma si comprano li formenti col danaro publico, tenendo conto in quei libri della compreda de formenti, non resta però il publico danaro intaccato ma a piacere degl'illustrissimi signori rettori si /82r/ dano li prezzi alli formenti, si fermano li calamiri et a quell'importante negotio si dava forma a beneplacito loro. A che proveduto habbiamo con buone regole descritte nel libro delle nostre terminationi.

A questo grave affare, che ha riguardo al sostentamento di tanto popolo et è la maggior sicurezza di piazza tant'importante, non devesi omettere li particolari rifflessi; mentre il mancamento de grani è una gran causa della perdita delle piazze; questo in primo luoco resta cagionato da impianti grandi de olivi e viti, che grandemente abbonda, ma anco dalla sterillità del paese, ch'è più d'ogn'altro montuoso et inculto. Vi è però qualche rimedio per ridure quel paese in avantaggio maggiore de grani, ponendo il pensiero a doi coltivationi.

/82v/ L'una, che si chiama la campagna d'Omalò, fertilissima per sua natura, che renderia gran[de] quantità di grano, quando fosse coltivata, de campi de misura de tre mille settanta, circondata da monti, et hora è tutta abbandonata per esser in sito fredo, che molto tempo regnano le nevi, lontano dalla città, aspro, difficile ma altretanto fertile, chi lo coltivasse. Ma perché li territori sono più ampi e grandi di quello che è il numero di genti per habitarli, eleggono li contadini più tosto habitare alla pianura che a luochi incomodi e diserti; oltre che ritrovandosi quel paese [non] molto discosto dalla Sfachia, i cui popoli altre volte più indomiti infestavano quei habitanti con grande loro giattura, che hora, fatti più obbedienti e più disciplinabili, [non] proveria al sicuro quel paese le dette infestationi /83r/ e viene raccordato, per la sua certa coltivatione, l'essentare cento o ducento huomini dalla galera, habitatori di quella campagna, come usa la Serenità vostra nella fertilissima campagna di Lassiti, sotto Candia. Questa però è tutta de particolari, che aspetterebono tutte l'altre provisioni per la medesima coltivatione; anzi, detti consorti ci presentorono una scrittura con cui essibiscono a dispositione del publico tutti li formenti, che si raccolgessero in detta campagna a doi perperi meno dell'ordinario costo. A questo fruttuosissimo affare s'applicò l'eccellentissimo signor Alvise Grimani Proveditor General del Regno l'anno 1585, fecce molti capitoli, molte regole, principiò la coltivatione, che il corso di così buon'opera fu interrotto dalla partenza di quel signore et dall'insolenza de sfacchiotti, /83v/ come di sopra habbiamo detto.

L'altra coltivatione è il Prado, nominato il Prado della Suda, di ragion publica, del quale [fu] infeudata una famiglia de Eudemonogia[ni] et ricaduto nel fisco per mancamento di posterità. Questo è situato nel pian della Canea, luoco fertilissimo et abbondante, per esser p[...]so, et affitato de cinque anni in cinque anni dal publico, è soggetto ad ogni disavantaggio maggiore; quest'ultimi anni s'è affitato circa mille trecento misure di formento, li ani adietro molto meno; perché così li beni publici sono governati. Questa campagna è in sito basso, patisce le pioggie, non vi sono fossi né scolladori, non fabriche, non abitanti, quasi campagna diserta, e pur chi la tiene ad affito è in fama d'haversi molto bene /84r/ accomodato. Parere reverentissimo nostro è che queste terre fossero date a livello a censo, come di sopra habbiamo detto delle possessioni di Lassiti, ma in molto maggior avantaggio per il publico, perché quei luochi sono lontani, montuosi e difficili, e questi sono si può dire nel guasto della Canea; dalle informationi habbiamo sottrato che, al modo raccordato, il publico ne potria cavare sino 3mila misure all'anno. Queste doi coltivationi, eccellentissimi signori, renderiano il spirito alla sua piazza della Canea.

Il territorio è composto de castelli quattro, sotto li quali vi sono casalli numero 289 e fanno anime numero 64.350, da fattione; numero 21.437, obligati alla galera et angarie; et numero 5352 priveligiati e cernide, che servono con le armi, et con quelle così in galera come in ogn'altro luoco a obbedienza de chi li comanda.

/84v/ Il castello della Sfacchia, e suo territorio, resta ess[ente] della galera al remo per li suoi antichi privileggi ma hora, con gran puntualità et obedienza, servono con le arme da fuoco per difesa de siti da terra, e principalmente di quelli che servono al riparo de loro propri paesi. E qui, per la maggior dichiaratione e più ne[ti]da intelligenza di quest'eccellentissimo Senato, in ristretto porteremo alla publica notitia il numero di tutte le genti essistenti in tutto il Regno, Cerigo e Tine, descrittione per il più fatta alla nostra presenza, che sono tra huomini e donne anime numero 271.000, cioè doi cento settanta un mille. De quali sono obligati alla galera et al remo et angarie 56mila, et priveligiati e cernide, che servono con le armi, numero 17.500. Quantità di popolo che s'avanza di molto alle ultime descrittioni, e restano in questo compresi città e castelli, e tutto il Regno ancora.

/85r/ La fede di questo popolo verso la Serenità vostra, et le signorie vostre eccellentissime, è grandemente ferma et valida; mentre nel progresso di questo tempo, che habbiamo nel Regno dimorato, et dall'indagationi più diligenti, con la formatione de processi d'inquisitione, s'è in noi abbondantemente confermata. Et quei incontri cattivi che nel principio della nostra carica dubitavimo di provare nella prepotenza de grandi del Regno verso la debbolezza de picoli, e principalmente nel contado, habbiamo ritrovato li disordini inferiori a quello che dubitavamo. Per che è verissimo che alcuni cavalieri investiti ne casalli della Serenità vostra aggravano di soverchio li loro contadini; ma è anco vero che li medesimi contadini, ritrovando parata la giustitia /85v/ si fanno ascoltare, e portano le loro ragioni, non con quel timore ch'andavimo presuponendo.

È vero che nella vastezza del Regno, e nella quantità del popolo, habbiamo anco ritrovato prepotenti, che tiranicamente dominavano li loro contadini, et le habbiamo dato il castigo da loro meritato con bandi, et altre pene di molto rigore; ma una conditione da noi posta nelli medesimi bandi ha colpito nella più sensitiva parte li medesimi tirani a segno che, confirmata et continuata in quel Regno, potrà quel popolo oppresso ricevere uno non ordinario sollievo. Et è che, seben liberati dalli loro bandi, et dalle condanne de prigioni, non possino praticare nelli casalli dove hanno tiranicamente operato, se non passati molti anni. Questa condittione, /86r/ che ha riguardo al maggior sollievo de popoli, et alla mortificatione de prepotenti, non fu così ben intesa dall'universal de cavalieri; se bene sin hora non intendiamo effetto alcuno d'indolgienza.

Nelle città pure habbiamo provato, così nei nobili feudati, nobili crettensi e tutto il resto del popolo in universale, una devotione ben grande verso il nome della Serenità vostra; gloriandosi d'essere sudditi di Prencipe, il più benigno, il più giusto che vivi in christianità; et crediamo, per noi, che in tutto siino levati li antichi timori che quei popoli, che principalmente vivono nel rito greco, non siano verso questa Serenissima Repubblica ad ogni maggior segno di devotione.

È ben vero che il loro ritto, e la loro religione, è così radicata in que' nei loro animi, che più /86v/ sensitivi, ne più pongenti effetti, risentiriano, quando in parte alcuna intendesse il Principe di toccarli. Ma vivendo nello stato in cui tanto tempo è che godono e tranquilano, non può al sicuro dubitarsi di male alcuno ma d'un continuato divoto vassalaggio al pari di qual si voglia altro che habbi prencipe nell'Europpa. È, il ritto greco, un pretioso tesoro a questa Serenissima Republica; perché tutte le qualità, quantità de sudditi di quel ritto, tutti in tutto vivono veri sudditi del suo Prencipe; anzi, essendo li stati d'altri prencipi ben ampii et grandi pur greci di religione aparentati con li sudditi di vostra Serenità, questa comunicatione et vicinanza da publici rappresentanti bene nutrita, conservano nell'animo di sudditi altrui una propensione al vassalaggio di lei, di tenirla a memoria /87r/ per ogni evento che potesse occorrere.

Vedono volentieri le loro chiese ben conservate, et solo da loro capi administrate in tutte le cose. È vero che anco in questo si sottomettono sempre alla volontà de publici rappresentanti.

Li pretti, geromonaci e calogeri greci sono in numero di 2800 in circa; che alla quantità del popolo in Regno non ci pare numero eccedente; in cui contenendosi4, può la Serenità vostra permettere il medesimo numero; che trascendendo potrassi rinovare gl'ordini antichi in proposito tale più eccedenti di quello che per il passato si ritrovavano; et anco sopra il numero de papati et calogeri, habbiamo pure proveduto, come in terminationi a carte [...]5.

Nel stato di vostra Serenità non hanno altri superiori /87v/ che l'arcivescovo della Ceffalonia e Zante, ch'è monsignor Mettaxà buon suddito di vostra Serenità et monsignor Pangalo vescovo di Cerigo, contro il quale vi è un processo formato e mandato alla Serenità vostra molti mesi sono. Nel Regno non vi sono vescovi greci, per quelle prudenti cause note a questo sapientissimo Senato, che longo saria il discorrerne; se bene in questi tempi sono molto diversificate le cose da tempi andati.

Et sicome la devotione di tutti li sudditi greci l'habbiamo ad ogni maggior segno conosciuta, così non dobbiamo tacere che intiera non habbiano provata la loro sodisfattione verso chi collà vengono mandati per governar il Regno. Amano assai la rettitudine, et la buona giustitia; quando provano effetti in contrario restano molto scontenti, et sconsolati.

/88r/ Al nostro magistrato vivevono con una estraordinaria obbedienza, temevano i sferzzi della giustitia a segno che, nel corso di tre anni che si siamo collà trattenuti e fermati, hanno goduto la pace tra di loro. Non hanno provato in quel tempo tiraniche predominationi, et hanno grandemente goduto li effetti della nostra giustitia; mentre andavano con le maggior beneditioni alla Serenità vostra, lodandosi che tutta Venetia era allora in Regno, per le piene comissioni, che quest'eccellentissimo Senato haveva impartito al medesimo magistrato nostro.

Li diffetti del Regno, Serenissimo Principe, non consistono in quei popoli, perché nell'universale sono obbedienti, buoni vassalli del suo Prencipe, et ben confermati nella divottione verso il publico, ma diremo, e diremo bene con /88v/ sincerità, che li mali proseguono da chi ha la direttione et il governo delli medesimi popoli.

I cui direttori, non diremo de buoni, che pure ve ne sono et ve ne sono stati; ma diremo di quelli che, depravate le loro volontà, il loro principal fine è l'aricchirsi, solo et unico male, da che deriva tutti li peggior mali nel governo di quel Regno, che per il sito, per la qualità, per la quantità del popolo, nel stato in che si ritrova, non vi è pezza maggiore. Confessiamo alla Serenità Vostra che, sicome questi pernitiosi effetti sono stati da noi, senza riguardo alcuno a noi medesimi, posti in chiaro, et portati alla publica notitia, così li più severi castighi derivano da questi gravissimi sacrarii, hanno nell'animo di quei popoli fatto colpi tali che non si può desiderare maggiori nella confermatione /89r/ della devotione loro verso vostra Serenità suo Prencipe naturale, con speranza per l'avenire in quei medesimi sudditi di vedersi assistiti dall'incorrotta e sempre lodabile giustitia della Serenità vostra nelli avanzi delle speditioni a loro sollievo; così anco se saranno visitati da magistrati supremi per l'avenire, doppo passato quel tempo che con la proportione dovuta non faccia che li magistrati supremi nella sollecitudine d'adoperarsi rieschino di manco stima.

Per la più valida et sicura difesa del Regno di Candia si può fare doi considerationi. Una per diffesa de sudditi dall'incursione de barbari, o sbarchi de nemici per svaleggi, rubamenti, et per far schiavi li sudditi del Regno; e qui anco si può considerare il fermarsi dell'armate ponentine in quei /89v/ posti. 

La seconda per quello che potesse avenire de potenti nemici, che intraprendessero sopra il medesimo Regno. Quello che può aspettare al general dell'una, e l'altra consideratione, non vi è cosa più propria che l'armate navali di galere sotilli, e galere grosse, secondo il maggior et minor bisogno, che custodendo bene il Regno chiara cosa è, che armate nemiche, così per sbarchi, attendenti al saccheggio, come per armate con dissegno di suprese [sic], non potranno così facilmente accostarsi; havendo principalmente li nostri (quando inferiori di forze) il potersi retirare nei porti, che sempre ad ogni armata per la buona sicurtà loro saranno valevoli. Ma discorreremo in questo luoco d'assicurar il Regno da sbarchi improvisi de barbari.

/90r/ Prima doverà l'armata da mare, che sarà alla guardia, circondar alcune volte tutto il regno, visitando li porti verso Levante, e verso l'Ostro, che molti ve ne sono capaccissimi, et importantissimi, che per l'abbondanza delle acque, principalmente nel porto di Paleocastro di sopra accennato, et il porto di Xacro, che ha un fiume che sempre corre, e Calumniones, albergano quasi del continuo nel tempo dell'estate le armate di Fiorenza, di Malta, e le barbaresche ancora; perché quei siti, porti e mari sono da nostri abbandonati, che pare quasi che quei importantissimi posti non siino della Serenità Vostra; noi li abbandoniamo, li nemici si ricoverano; li sudditi della Serenità Vostra ricevono ben /90v/ discontento di non vedere alcuna volta le armate del suo prencipe naturale; non restano però le ponentine d'allettare le genti di quel paese, nel provedersi con abbondanti prezzine loro bisogni, che restano quei popoli da queste contrattationi ben allettati. Se quell'armate non fossero acettate nei porti della Serenità Vostra non è dubbio che con gran difficoltà navigariano quei mari, per non poter così facilmente et agevolmente provedersi di vettovaglie, et acqua; et ogni giorno non si sentiria che in fazza del suo Regno le predationi de vasselli turcheschi che cagionino alla Porta infinite indolutioni, interessando la Serenità Vostra, ancorché non ne habbia parte alcuna. Vi sono le prohibitioni né porti d'accettar alcuno di quei vasselli, /91r/ ma vi sono anco porti disabitati, come li sopranominati, da quali non possono esser essercitate le medesime prohibitioni. Ma il rimedio più valido non può a questo disordine apropriarsi, che il circondare alcune volte il Regno dalla nostra armata, per albergare qualche giorno in quei porti abbandonati, et snidare chi non doveria portarsi contro la publica volontà in quei medesimi luochi; et valeria maravigliosamente a quei siti, ché molti ne sono nella circonferenza del Regno dove possono i barbari sbarcare a danni di quei sudditi, che con le diffese solamente da terra resta impossibile tutti riguardarli, et poner in sicuro il paese da svalleggi e da sbarchi; li sudditi nondimeno resteranno sempre in /91v/ qualche buona diffesa, quando con diligenza sarano osservati li segni notturni, che si fanno de fuochi, da quali si può scoprire l'inimico, et avisar quelle parti che potessero ricever il danno; ma li ordini restano peccanti, mettendo alle guardie putti in luoco di huomini di seno, non preparando le legne per il fuocco; non hanno li azzalini d'accenderlo; in luoco di far le guardie dormono, et ogn'uno di questi mancamenti fa cadere li avisi più necessari per oviare a mali. La vigilanza di chi presiste al governo può giovare, mandando spesso a visitar le guardie, correggendo li mancamenti col castigo. Gioverà grandemente l'armar il regno, principalmente ne luochi più pericolosi, di moschetti e /92r/ brandistochi, vivendo sicuri che puoche genti del paese teniranno indietro molti nemici, per li siti da loro conosciuti, per diffendere loro medesimi, case, figlioli e mogli.

Alla seconda consideratione di diffendere il Regno da nemici potenti, che dissegnassero di suprendere le fortezze; a che sempre li nostri antepassati hanno havuto particolar mira (a che invita l'età presente); hanno disposto anco le cose a segno della maggior diffesa; perché oltre l'armate maritime, che usavano nell'occorrenzze, de quali habbiamo a sufficienza discorso per quel ch'aspetta alli presenti tempi, hanno anco con valide e ben sicure fortificationi così ben assicurato li posti neccessari di quell'importantissimo paese con dispendi li maggiori, che può prencipe, ancorché /92v/ potentissimo, fare; che ha ridotto il stato di quelle diffese a segno che basta a pensare di presente, levare li disordini, senza abbondare in nuove fortezze, ma è verissimo che quelle con tanta maturità fatte hanno hora di bisogno di renderle a perfettione, non solo perché il tempo ha molte cose distrutte e disordinate, ma perché anco alle nuove maniere di combattere, et d'aggredire piazze, nuovi modi e nuove diffese ricercano.

Mandò all'hora la Serenità Vostra per perfettionare le fortificationi del Regno doppo le guerre del 1572 il signor Latino Orsino cavalier d'auttorità, e di grandissima intelligenza, da cui provenne in quel tempo effetti ben valoveli [sic] alla buona custodia di quei forti, et hora a giuditio nostro, quando li suspetti s'avanzassero, non basteria uno o doi ingegneri, ma personaggio di vaglia, et /93r/ di esperienza, che potesse li mancamenti col suo valore ridure nel desiderabile stato. Che possono restar sicure la Serenità vostra et l'eccellenze vostre illustrissime che, ridotte in stato di perfettione le fortificationi, ben amonite le sue fortezze, così di genti, come de munitioni ben grandi proveranno le difficoltà li nemici, che intraprendeessero contro il medesimo Regno; ma se aspetteranno la neccessità, e la vicinanza de nemici a far le provisioni, per la distanza di mille cinque cento miglia da questa città, e difficoltà di condure munitioni, apprestamenti e militia, si ridurà la Serenissima Repubblica a passi di pentimento; e restano sempre vivi nella memoria dell'eccellenze vostre l'infausti successi del già suo Regno di Cipro.

Tiene vostra Serenità per ordinario 24 compagnie di militia italiana pagata, che doveriano /93v/ essere tre mille seicento soldati a 150 per compagnia, et queste distribuite in sei piazze, cioè in Candia, Rettimo, Canea, Spinalonga, Suda e Grabusse senza le piazze picole, che hanno le sue picole compagnie, ma diminuito il numero a segno già scritto, non crediamo che al presente possi essere che di 2mila poco più, o meno, e queste anco miste di gente paesana; numero che ne bisogni eccita li publici rifflessi a grandissime considerationi.

Le compagnie de stradioti de cavalli pagati sono de trecento mal montati con dubbio di scarsso servitio.

Le genti del paese, così la cavalleria feudata come la militia a piedi, è ben numero considerabile ma, senza militia italiana o oltramontana di qualche esperienza, anco in buon numero /94r/ resteranno quelle diffese sempre pericolose. 

Sarà sempre nell'occasioni de bisogni grandemente neccessario de capi da guerra e personaggi d'esperienza et, rinovando li antichi costumi, riusciria di gran proffitto quello che ne tempi andati usava la Serenità Vostra nel mandare un governator general nel Regno personaggio de più cospicui, che fosse al suo servitio. Il quale non solo conduceva secco e capitani, ingegneri et altri esperimentati soggetti ma mandava anco vostra Serenità altri personaggi subordinati a lui per le fontioni più neccessarie alla diffesa del medesimo Regno; perché nel caso d'aggressione il primo occhio si deve havere ai sbarchi ai luochi più vicini delle fortezze; perché a luochi lontani non risolveranno li nemici di sbarcare per la difficoltà et impossibilità di condure il cannone; /94v/ et per questo li personaggi, che saranno collà dalla Serenità vostra inviati, doveranno verso li sbarchi più pericolosi comandare a squadroni vollanti, composti da militie e paesane e forestiere, per la miglior e più valida diffesa.

Li siti più pericolosi per il sbarco verso la città di Candia sono le spiaggie dalla parte del Lazaretto, il Marulà, il Cazzapan, che sbarcato potria l'inimico piantar la batteria alla città, ma questi sono diffesi per la vicinanza e dal castel di Candia, dal cavalier di San Zorzi, e dal forte San Dimitri, che habbiamo parlato nel principio della relatione. Passando più avanti si ritrovano le spiaggie del Caionoro, del Tigagne, Zabagiana, e Maglia; spiaggie dove il sbarco col mezzo de coppani, e di barche, può esser fatto; anzi, al Tigagni possono con /95r/ galere approssimarsi, et le armate retirarsi alla Standia, scoglio disabitato e separato dal Regno miglia dieci, dove vi sono porti molto buoni e sicuri; ma è vero che doppo sbarcati in quelle spiaggie difficilmente si condurà il cannone per piantar la batteria alla città, et inferior numero di gente potrà diffendersi da numero seben grande; scorrendo poi verso la ponta di San Zuanne si ritrova bene qualche ridotto ove si può fermare qualche numero di galere; ma doppo fatto il sbarco il condursi all'imprese saria difficilissimo il pensiero. Si ritrova poi il porto di Spinalonga, del quale habbiamo di sopra abbondantemente discorso, e nell'atorniar il Regno, che potesse far l'inimico con l'armate che fossero più potenti di quelle della Serenità Vostra, non vi è maggior pericolo che il medesimo inimico piantasse qualche forte reale per havere /95v/ un sicuro piedi [sic] nel Regno e per dare continua molestia alla Serenità vostra perché dai porti e posti, dove potesse sbarcare, non può condursi col cannone sotto le sue piazze reali.

Sotto la cittadella di Rettimo può fare da doi parte doi pericolosi sbarchi. Uno dalla parte della sabionara. Et l'altro dalla parte di altra sabionara che ariva sino al fiume Almirò, distanza l'una e l'altra di sei miglia, et è parte molto pericolosa per la facilità di sbarco (sempre però col mezzo di barche) e per essere la città tutta aperta et esposta ad ogni pericolo. La cittadella, che tiene la diffesa dell'una e l'altra spiazza è la più mal munita che sii in Regno, et quei luochi per aventura haveranno bisogno di forze maggiori per reprimer l'audacia del nemico.

/96r/ Seguono le considerationi delli sbarchi per assalire l'importantissima piazza della Canea. Vi sono molti luochi quando la prepotenza dell'armata maritima lasciasse liberi li nemici; li luochi sono ben difficili, scabrosi e malagevoli per condursi al piano della fortezza ma tutte le cose riescono facili a chi abbondano di numero infinito di militie et legni armati. Quei passi sono grandemente pericolosi, che diffendono la fortezza della Suda, a quali più d'ogn'altro si deve pensare, et di quelli più avanti ne habbiamo discorsso ampiamente; et per abbondare in che non è mai a bastanza detto, ridiremo l'assicuratione /96v/ d'ogni parte dell'importante piazza della Canea con fortificationi proprie a pericoli, ben pressidiata di gente a piedi, et a cavallo; perché la prepotenza dell'inimico, superando il stretto passo della Suda et aggiongendo al piano della Canea, provi difficoltà nei sbarchi con incontri d'essercito valevole per reprimerli e ributarli, et non così facilmente portino le sue armi vicino alla fortezza. De altri siti e sbarchi, come meno pericolosi, non staremo per hora a nominarli.

/97r/ Toccò a me Marco Contarini a sorte in virtù dell'elettione fatta del nostro magistrato dal serenissimo Maggior Consiglio d'andar a Tine, et in virtù de ducali di quest'eccellentissimo Senato di passar a Cerigo.

Alla mia partenza di Candia disgiongendomi da coleghi mi portai a Tine condotto dall'illustrissimo signor Lorenzo Marcello all'hora Capitano della Guardia del Regno di Candia, signore di quella singolarità di governo, e di quella prudenza e puntualità nel servitio publico, che forse non ha pari, et sopra la galera del nobil homo ser Giacomo Foscarini sopracomito, che in tutti li passaggi, nessuno eccettuato, sino al mio ritorno a Zara, ove per publici rispetti smontai, sempre mi condusse e ricondusse; soggetto che, et per la galea di ottima conditione di gente et per la particolar applicatione, l'eccellenze vostre possono promettersi ogni maggiore e più fruttuoso servitio.

Tine è isola dell'Arcipelago vicina non più d'un miglio da punta a punta all'isola di Micone, /97v/ che vive ancora devotissima al nome veneto, et dalla parte opposita ha molto più contigua l'isola di […]6, come ne ha molte altre assai propinque.

Circonda questo luogo miglia 78. È montuosa quasi tutta, ma però isola molto bella et fertile, fuori che di formenti, de quali se ne rissente molta strettezza, copiosa d'acque; et vicino alla fortezza ha una fontana assai abbondate [sic], della quale si servono gl'abitanti di quella.

La fortezza è assai picciola di diffesa rispetto al sito, ch'è montuoso, assai sufficiente; quando vi gionsi ritrovai che da una casa construtta da publico rappresentante, et donata a tal persona, contenuta nelle mie riverenti de numero […]7, haveva occupata la muraglia in modo che non poteva in quella parte la notte essere rondata; ordinai, per questo, che fosse ingrossata la muraglia; vostra Serenità /98r/ si compiacque di ordinare comettere l'essecutione, in modo che devo credere che sin hora si possi rondare la fortezza; che quanto poi all'espedittione del processo, per demolire la fabrica fatta, o per lodare l'operato, non essendomi stato risposto, non ho operato altro che portar il processo a Venetia, ch'essendo in tutte le parti per mia opinione perfettionato rimane alla dispositione di Vostra Serenità.

Il fulmine puochi mesi prima haveva arso il casello, dove era risposta la polvere il giorno del venerdì santo dell’anno precedente al mio arivo; a questo si rimediò dal magistrato nostro, con la missione delle galere degl’illustrissimi signori Gabriel Giustignan e Lorenzo Tiepolo sopracomiti, tutte piene con bona summa di polvere; li quali, con molta virtù e diligenza, prevenero, non che altro, la cognitione nell’altre isole di /98v/ quest’accidente. Questa polvere al mio arivo era nella casa del castellano, ch’è posta nella somità del monte, et è al presente un cittadino di quell’isola, con doppia ingiuria; et perché il medesimo castellano debitore d’habitare nel tempo dell’estate in quella casa, per vedere con maggior prontezza, et ad accorrere, quando bisogni, all’avvicinarsi di fuste et vasselli di corso, rimane impedito da simile previdenza, et perché la medesima polvere posta in una privata casa male riparata da tutti li fortunosi accidenti rende se stessa e tutta la città in troppo manifesto pericolo. Scrissi all’eccellenze vostre che sarebbe stato bene spargere questo neccessario pressidio in diversi casalli perché, ridotti in minor quantità, et il publico et il privato in ogni evento meno patissero, et anco quelli in alcuni siti con l’opinione de pratici più scielto [sic], come più lontano da più ordinarii influssi celesti, /99r/ che dicono in quel luoco essere per la maggior parte dalla parte di Garbino; debbo credere che ancor a questo sii stato rimediato, il che quando non fosse sarà se non bene che l’eccellenze vostre per tutti li rispetti non lascino tanta polvere in così manifesto pericolo.

La fortezza è lontana 200 miglia da Candia, altro tanto da Cerigo. È degna per tutti li rispetti d’essere proveduta, essendo di molto lustro al publico che così discosto si conservi la maestà della Repubblica; è però bene che sii di tutte le cose proveduta, massime che, in tempi di bisogno, con estraordinaria difficoltà si potrebbe farle capitare soccorso.

Li arcobusi, li moschetti non sono in tanta quantità, che bastino per armar quelli sudditi, che per le descrittioni devono haver le armi, e pure per tutti gl’eventi ne sarebbero neccessarii considerabile summa con le sue fiasche et /99v/ bandeliere, e quantità di corda cotta.

Cento soldati (come scrissi) pagano l’eccellenze vostre diminuiti del numero a mio tempo, come nelle riverenti mie de numero 2; questi, rispetto alle obligationi, sono in piciolo numero ma, come nelle medesime stesse scrissi, più riesce considerabile il caso per quelli che senza fare le fontioni godono la paga publica; sì che non rimangono più di settanta otto, fatto che in tutti li tempi rimane riguardevole; perché quella fortezza in ogni caso possi rimanere presidiata et diffesa. 

Il fontico e depposito di quella terra è sempre stato puoco bene administrato; molte sono state le provisioni fatte da chi ha revista quell’isola, sempre buone ma sempre mal essequite. Io ho dato quelli ordini che ho stimati buoni, e sono espressi nelle mie numero 5; et le terminationi da me fatte l’eccellenze vostre le hanno ricevute; sarà se non bene che per sollievo di quei sudditi sii interposta l’auttorità di /100r/ quest’eccellentissimo Senato, in quelle parti, però, che stimerano proprie. Medesimamente un depposito di legne per ogni evento è sommamente bisognoso. Molti ordini ho ritrovato decrettati, io li ho incaloriti, con le mie de numero 7 ne portai la notitia, è parte degna del refflesso suo per l’essecutione.

La scrittura era così mancante, ch’io non ho potuto rivedere alcuna parte delle cose neccessarie. L’eccellenze vostre hanno incalorito li giorni passati le mie terminationi, perché sempre la medesima8 scrittura rimanghi chiara in quell’isola con le lettere scritte all’eccellentissimo signor proveditor general nel regno di Candia; debbo attestarle che se questo non sarà essequito, rimangono superflue le publiche deliberationi degl’illustrissimi signori capitani al loro ritorno di Candia passino alla visita di quell’isola, non potendo confrontare alcun particolare che servi al publico servitio, e tutti l’interessi di vostra Serenità precipitati9. 

/100v/ Nella descrittione delle anime, fatta in tutta quest’isola, ho ritrovato essere alla summa di settemila ottocento e dieci, numero molto picciolo in comparatione non solo della fertilità del terreno, ma della quantità dell’isole circonvicine, in tanto numero, e così poco lontano, suddite al signor Turco, che di ragione doverebbono molto più volentieri vivere sotto l’ombra felice della Republica; il che deve invitar l’eccellenze vostre a procurare che possino quei popoli viver con quiete, abondanza, sodisfattione et consolatione d’animo, e senza alcun aggravio che dal publico non li sia stato imposto.

Son passato a Cerigo, isola della medesima grandezza in circa, situata alla bocca dell’Arcipelago, proveduta dalla natura dalla parte di levante d’un porto assai capace, detto San Nicolò d’[Ule]mona, ma però assai mal diffesa, et però sempre /101r/ esposto all’insolenza de corsari. Sotto la medema fortezza, dalla parte di mezzogiorno, vi è principio d’un porto fatto dalla natura. Questo, con qualche moderata spesa, per aventura si farebbe capace, et servirebbe non solo per comodo de naviganti, et per prendere da loro lingua così de corsari come d’altro, ma renderebbe in breve li poverissimi abitanti di quell’isola pieni di moltà comodità, et al publico apporterebbe molto utile per li datii.

Sopra un monte è fabricata la fortezza convenientemente fortificata, male al solito proveduta delli bisogni neccessarii per li tempi diversi. Son memore haverle scritto nelle mie de numero 12 che alcuni pezzi d’artellerie sarebbono opportuni, come anco diedi conto della qualità d’essi, che bisognavano, et del mancamento delli letti d’essi, di strettezza notabile di moschetti, di corda cotta, /101v/ civenichia, e di tutti li altri apprestamenti bisognosi in tempo di guerra, et che li soldati dormivano in terra per mancamento di cavaletti e tavola, il che era di pregiuditio per li medesimi soldati destinati a servire vostra Serenità nel pressidio di quella fortezza; poi che quando dalli patimenti s'infermano meno il publico è servito. Non cesserò di dire che si deve procurare che li soldati siano non solo effettivi ma atti a prestar il servitio, et non casalini, diffetto peculiare nelle fortezze del Levante, maggiore dove vi è numero così piciolo di soldati.

La fortezza era dall’acque piovane dirupata; significai li miei riverenti sensi, che vedevo difficile che la notte ne tempi di pioggia li soldati la rondassero; feci poca summa di danaro con la liberatione d’alcuni banditi, giusta le comissioni dell’eccellenze vostre; ho quelli applicati alla /102r/ ristauratione di quella. Ho lasciato il danaro nelle mani dell’illustrissimo signor proveditor, supongo che l’haverà pienamente accomodato, che anco prima del mio partire ne haveva dato buon principio. Li particolari tutti, et della quantità del danaro lasciatoli et dell’altre cose, havendoglele [sic] significate con mie lettere, resterò d’apportare superfluo, et indebito tedio. Non però debbo tacere che la fortezza si ritrova senza legne, materia sommamente neccessaria nelli assedi, come qualche quantità d’ogli, e qualche parte d’accetti, per rinfrescar le artellarie; dopoi qualche numero de pirri sarebbe molto a proposito. Maggiore bisogno di tutti gl’altri è quello della cisterna delle acque; poiché, e nella fortezza et nel borgo posto a piedi della medesima fortezza, dove habitano tutti quelli cittadini, et altri /102v/ ve ne è assai mancamento. Pure riverente le avisai, la fortezza haveva una picciola cisterna di capacità di puoche botte; il borgo insensibile provisione, e tutti neccessitati a ricorrer ad alcuni pozzi vicini alla chiesa de frati minori circa un miglio distante. Doi fosse in quel monte si ritrovano; una nella fortezza, e l’altra fuori della porta, da quei popoli dette Limni di sopra et Limni di sotto, fatte o dalla natura o dall’arte, sebene coll’essere principiate per il bisogno de popoli, havendo veduto un ordine fatto dall’eccellentissimo signor Zuanne Pasqualigo, che del 1614 visitò quell’isola, che prohibisse alcune operationi sotto pene pecuniarie applicate alle fabriche di quelle cisterne. La comunità, come significai, prese parte, mentre io ero in quel luoco, di fornire la fabrica della cisterna di basso, come bisognosa a suoi, /103r/ che habitano nel borgo; sono pieni d’ottima dispositione; sono però pieni di tanta povertà che non bisogna sperare che così facilmente effettuino quanto hanno deliberato, senza la quale, contratti dall’impatienza della sete, sarebbe da temere tutti li mali. La fabbrica della cisterna di sopra, bisognosissima per la diffesa della fortezza, per il consumo de soldati e pochi altri che dentro vi habitano, l’eccellentissimo signor proveditor general del regno di Candia ha detto tenerne per comissione dell’eccellenze vostre particolar cura; se m’è lecito dirlo con ogni riverenza, è sommamente neccessario incalorire l’essecutione.

È il popolo diviso in quell’isola in tre ordini; cioè meravigli, cernide e priveligiati. Il carico di meravigli è servire con la persona alle fabriche et all’altre opere che si fanno /103v/ per ordine publico, ricevendo di mercede ogn’uno tre gazzette al giorno. Fanno anco questi le guardie di notte nel borgo sotto la fortezza nel castello di Milopotamo, et a San Demetrio sotto tre capitani che li comanda, che sono numero 201.

Il secondo è quello delle cernide, obligate sempre, che sono comandate per tutti li bisogni alla difesa, in particolare a prohibire li sbarchi. Questi al mio arivo erano al numero di 482; portò la giustizia che, per vecchiezza et altre indispositioni, ne fossero cassati otto, ma in luoco di quelli ne ho aggionto 165, sì che ne ho lasc[iati] descritti in tutto 639, havendole persuaso che fosse loro servitio lasciarsi descrivere tutti, et obligarsi pure tutti a sostenere le fattioni, dove prima erano notati solo uno per casa; con questa consideratione, che, tutti obligati ma non tutti bisognosi nell’occasioni che sopravengono, si sarebbero con molta facilità in /104r/ giro adoperati, il che sicuramente non può portare se non servitio al publico, poiché nissuno impedisce che, nelli casi gravi che urgessero, tutti non siino posti in opera, ma con maggiore facilità quanto più sono avezzi ad accorrere nelli casi travagliosi et fastidiosi.

Il terzo ordine è quello delli priveligiati, persone di villa, ma che da publici rappresentanti hanno ottenuti privileggi et essentioni; non è però che non stimino molto se stessi. Fra questi sono molti che, partiti dal paese del signor Turco, venuti ad habitar nell’isola di Cerigo hanno havuto li suoi privileggi et essentioni. Concorrono li priveliggiati all’imboscate et alli sbarchi, come fanno quelli delle cernide; sono fra loro in questo differenti. Quelli descritti nelle cernide, nelle cernide per inabilità di corpo o altro, /104v/ non atti a quel servitio rimangono rollati nell’ordine primo, ch’è quello de maravigli, ma li priveligiati inhabili per li sopradetti rispetti all'uso militare rimangono essenti da tutte le fattioni. Quando fecci la descrittione erano questi 384, giustissimi rispetti d'ettà o altro ha portato doverte cassar quattro, ne ho aggiunto 79 tutti abitanti nelli casalli, sive ville, da che comprenderà Vostra Serenità quanto parcamente mi sia adoperato nel cassar anco l'importanti, et all'incontro quanto propenso nell'obligarli alla diffesa così dell'isola, come delle proprie loro case, mogli e figlioli. 

A questi ho aggionto persone per la loro disciplina, e comando, senza però minimo publico aggravio, come anco riverentemente raccordo che li loro capi, che per privileggio della Comunità da quella devono esser eletti, et l'elettioni di loro fatte per gratia, o per deliberation /105r/ dell'eccellentissimo Senato, et altri, come dalle riverentissime mie de numero 15, turba la giurisdittione di quei popoli, et che per aventura sarebbe se non bene lasciarli consolati.

Ho stimato bene che sia fatta una descrittione dell'anime di quell'isola; sono state ritrovate 6124; non debbo tacere haver osservato particolare appresso di me considerabile, che dove nel rimanente del Levante il numero delle donne mi è parso sempre eccedente, quello degl'huomini in quest'isola ho ritrovato il contrario, come nelle note che le inviai; havendo ritrovato gl'huomini tra tutte l'ettà ascendere a 3430, et le donne sono 2694.

Fu perfettionato in quest'isola il processo di monsignor Pangalo vescovo greco di quel luoco, conforme le commissioni dall'eccellenze vostre ricevute, il qual era stato principiato nella città /105v/ di Candia, fu trasmesso a Venetia, et per ducali scritteci, si vede esser stato ricevuto. Per aventura haveranno l'eccellenze vostre preso sopra di ciò qualche espediente dovendosi [massime] dall'eccellentissimo Senato essere confermata la sua elettione, il che quando non fosse seguito, sappino le eccellenze vostre essere sopra ciò grandemente supplicate da tutti quei popoli, con Comunità, come villaggi, havendo gl'uni e gl'altri nella mia visita presentato scritture, supplicando che dal publico non rimanghi confermato, restando loro troppo odiosa la forma della sua elettione; così per il nascimento del vescovo, che contra li suoi privileggi non era di quell'isola, come per li altri accidenti [della] sua elettione.

A queste due isole di Tine, e Cerigo, essequendo le comissioni dell'eccellenze vostre ho dato diversi /106r/ ordini, e fatte diverse terminationi, sono riuscite di sodisfattione a quei popoli; so che quelli di Cerigo ne hanno supplicata la confermatione. Sono popoli troppo lontani dalla metropoli, difficilmente sono intese in tanta lontananza le loro lacrime; la loro povertà li fa degni della pietà publica, devono le terminationi fatte per parte del Serenissimo Maggior Conseglio esser valide sino che venghino ritrattate da quest'eccellentissimo Senato; tutta via è così puoca l'obedienza, che in quelli luochi si presta, come più volte ho scritto, alle publiche deliberationi, che sarebbe sollievo non ordinario forse di quelli poveri popoli, quando l'eccellenze vostre si compiacessero d'incallorire quelli degl'ordini da me dati che le paressero propri et opportuni. 

Nel /106v/ rimanete havendo, et dell'uno et dell'altro luoco, dato con più lettere particolar conto all'eccellenze vostre di tutto quello che v'è accaduto, non aggiongerò d'avantaggio.

E qui, per non aggiongere maggior tedio alla Serenità Vostra doppo così longa lettura [fa]remo parte alla presenza nostra relatione. Che doveremo esser escusati se troppo lungo sarà stato questo nostro discorso; perché il tempo lungo che ci siamo tratenuti in Regno; li disordini che habbiamo scoperti, il desiderio che habbiamo di vedere conservato nella nostra patria un tesoro era pretioso, ci haverà fatto trascendere a longhezza maggiore del dovere.

Di noi, Serenissimo Prencipe, poco parleremo, solo porteremo l'affetto ben sinciero e grande /107r/ con che habbiamo accompagnato le operationi da noi fatte in servitio della nostra patria in quel Regno. Confessiamo la debollezza de nostri talenti, ma portiamo alla Serenità Vostra una sempre e mai interrota applicatione a quei importantissimi affari. A noi non habbiamo havito riguardo, mentre colla portateci per obedire alli publici comandamenti, non [assue]fatti alli patimenti del mare, frequentando spesso li viaggi si siamo il più delle volte ridotti con mali, che ci minaciavano la vita. Siamo ritornati a suoi piedi, ben contenti di qualche frutto prestato alla nostra patria. Et se resteranno essequiti li nostri ordini, prima sempre sottoposti alla publica censura, de quali supplichiamo ben humili la revisione e correttione, non dubitiamo p[on]to dei validi suoi vantaggi in quel suo nobilissimo Regno.

Per nostro secretario habbiamo havuto il fedelissimo Giovan Francesco Vico, che ad imitatione de suoi antepassati, et con l'essempio de suoi strettamente congionti, che attualmente servono la Serenissima Repubblica, si ha con applicatione, diligenza e frutto così ben affaticato, che merita ogni segno della publica gratia.

Habbiamo havuto altri otto ministri in numero di nuove tutti tenuti appresso di noi in conformità de publici comandi; e da tutti la Serenità Vostra ha ricevuto servitio molto accurato, e molto diligente; anzi tutti da quel Regno hanno riportato li applausi maggiori. Gratie etc.