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1603 Nicolò Bragadin

Relazione

Relatione del nobil homo signor Nicolò Bragadin ritornato di provveditor di Zeffalonia presentata et letta nell’eccellentissimo Collegio adì 20 maggio 1603

 

Serenissimo Principe, Signori illustrissimi et eccellentissimi

Debbo rappresentar a Vostra Serenità quel tanto che per il corso di duoi anni, che La mi destinò per provveditor alla Cefallonia, giudico degno della Sua inteligentia. Il che, conoscendo poter far difficilmente a bocca per non La tenir impedita maggior tempo di quello mi si conviene, suplirò con la presente scrittura, siccome per debito son tenuto, nella quale procurerò suplire a tutti quelli particolari che io giudico neccessarii.

L'isola veramente è fertile et copiosa di tutte le cose neccessarie al pari di ogn’ altra in Levante, producendo biave,vini, ogli, mieli, gottoni, grane et uve passe, nelle quali particolarmente pare che tutti quelli habitanti habbino posto ogni loro studio alletati dal grande utile che ne cavano.Il che convien essere con qualche pregiudicio del racoglier di grani, perciò che, quando volessero per il dover attendervi, credo che non solamente ne raccoglierebbero quanto può far bisogno all'isola, ma che anco potrebbero sumministrare all'isole circonvicine del Zante et Corfù, le quali convengono haverne di bisogno. Hanno anco gran numero d’animali menuti da quali cavano quantita di formaggi et lane, le qual la maggior parte impiegano nel far schiavine, del che ne cavano utile grandissimo, sicché quelli che attendono al trafico si fanno molto comodi et richi et veramente che le loro facultà sono in grandissimo augumento. Il che causa che riescono così morbinosi che sono pocco obedienti et pocco stimano la giustitia, facendose ogni giorno più insolenti et vendicativi et più difficili a esser  governati. Il popolo tutto ascende alla summa di 43.000 persone delle quali da fattione ne puo esser circa 14.000, de quali sono descritti circa 700 per quelle cernide, quali, quando fossero meglio essercitati et più obedienti, credo che Vostra Serenità ne potesse sperar ogni buon servitio. Ma veramente giudico impossibile, siccome più volte significai con mie littere alla Serenità Vostra, che possino ben reuscire, mentre che siino sotto la carica d’alcuno delli capii deputato alla custodia del Castello, come fin’ hora è stato, essendo impossibile che uno possi ben servire nell’uno et l’altro carico, perché essendo l’isola grande, mentre deve andar per visitar et essercitar esse cernide convien restar il servitio della custodia imperfetto et attendendo a questo conviene l’altro abbandonare. Oltrache essendo commesso carico di sopra intendente per dette cernide al cavalier Andrea Chelmi non manca occasione di dispareri tra esso sopraintendente et il capitano per diverse loro pretensioni di pochissima importanza, ma di molto pregiudicio al buon servitio delle cose sue; per il che Le raccordo reverentemente, che detto carico fusse bene che restasse in una sola mano con ordene et commissione, che non mancassero d’essercitarle alli suoi debiti tempi senza alcuna interrocione, dal che la ne cavarebbe che reuscirebbero più atti et pratichi in maneggiar le loro armi et anco s’assuefarebbero maggiormente all’obedienza, di che n’hanno grandissimo bisogno.

Descriver maggior numero di cernide, credo non si possi fare senza pregiudicio dell’isola, perché essendo li descritti essenti dalle guardie, cosa importantissima, si venirebbe a scemar il numero d’esse, dal che si convenirebbe temere alcun disordene, come veramente quando l’isola non è guardata può facilmente succedere. Queste guardie sono fatte per tutte le marine dal mese d’aprile per tutto ottobre per sicurta di quelli habitanti, li quali quando hanno ponto mancato sono molte volte stati depredati et fatti schiavi. Queste vengono al presente poste et ordinate dal governator della cavalleria per una semplice introduttione, che s’hanno usurpata et pretendono che cio sii sua particolar giuridittione, intendendo voler che li libri stiino appresso di loro accomodandoli et acconciandoli, come le pare et piace, con qualche pregiuditio et mormoratione de molti, essendo molte volte astretti a ciò se non li più miserabili et li comodi che maggiormente dovrebbero esser sottoposti essentati. Il che a me non parse voler sopportare, ma volsi che tutti quelli che per particolar privileggio concessoli dalla  Serenità Vostra non fossero essenti, fossero indiferentemente descritti et assegnateli le sue guardie, havendo anco voluto che li libri stessero nella cancelleria pretoria, a ciò si vedesse certamente che conforme al dovere ogn’uno facesse la parte sua, restando però al governatore il dover visitar dette guardie et che alcuno non manchi del suo debito, nel qual carico et con attender a ben essercitar la cavalleria a lui commessa, credo possi prestar molto servitio a Vostra Serenità, essendo pocco meno di 300 ( tra provisionati et decimali, nelli quali Vostra Serenità fa grandissima spesa, importando li dispendiati quasi sei mille ducati all’anno et li decimali circa 2500), de gran parte di quali credo la potrebbe far di meno, essendo particolarmente li decimali tutti isolani che tengono cavallo più per bisogno et uso suo che per servitio di Vostra Serenità; procurando esser descritti in esso numero, chi per poter haver giuridittione di portar liberamente l’arme, chi per conseguir quel pocco benefficio et chi per altri loro fini, dimostrandosi per il più pocco obedienti alli loro capii, anziché molti descritti in una compagnia habbitano in pertinentia lontana dal suo capo li 15 et 20 miglia, sicché in un bisogno non solo possono prevalersi, ma n’anco li vedono né conoscono se no nelle mostre generali. Li provisionati essendo tutti persone benemerite ovver figlioli di soldati benemeriti che in più occasioni hanno servito alla Serenità Vostra, stimo che meritino esser tratenuti, benché de pochi d’essi credo in occasione alcuna la potesse prevalersi et particolarmente, quando l’occoresse servirse fuori di quell’isola. La maggior parte sono mal a cavallo né per diligenza che s’usi si puo avanciar con loro alcun miglioramento per il buon servitio di Vostra Serenità; et veramente che l’aspettative che dalla Serenità Vostra vengono concesse l’apportano molto dano, perché non si sapendo in che stato possi esser quel suggetto a chi sono concesse, al tempo che devono subintrare in servitio molti l’apprendono inutilmente, che quando quelle non fussero al tempo della vaccantia. Vostra Serenità elleggerebbe persona atta immediate a servire et quelli che più merirassero sarebbero preferiti, oltra che molte volte occorendo la morte d’alcuno che fino l’ultima hora ha fatto bene il debito suo, lasciando doppo di se tre et quatro figlioli atti et sufficienti a servire, che quando non fussero immediate da qualche aspettativa esclusi si offerirebbero ancor loro a servire rimanendo privi di tal speranza, convengono applicarsi ad altro essercitio di modo che per tal via creda certo Vostra Serenità perder molti buoni servitori. Un’altro disordene stimo grandemente nella cavalleria di quell’isola, che li capii con le loro compagnie si siino divise le pertinentie, nelle quali intendono perpetuare, il che causa che molti d’essi attendono più ad altro che al buon servitio della Serenità Vostra, al che facilmente potrebbe esser provisto, mentre che ogn’anno o più come meglio a Vostra Serenità paresse s’andassero mutando dall’una nell’altra pertinentia et cosi volzer l’isola perché in tal maniera, oltra che non haverebbero occasione di tanto intrisecarse con quelli habitanti, non haverebbero anco occasione di pensar ad altro se non a far il debito suo.

Debitori ne sono molti et per grossissima summa, quali per dir il vero difficilmente si scoderanno, mentre non siino astretti per qualche via estraordinaria et da persone che non siino paesane et per opinion mia giudico, che quando da Vostra Serenità fusse espeditto alcuno inteligente della professione per tal effetto, che in pocco tempo potesse essiger qualche decena de migliara de ducati et anco regolar et ordinar molti disordeni di quella camera, così nella scrittura come in altro, di che n’ha grandissimo bisogno.

La forteza d’Asso per gracia del signor Iddio, siccome si rittrova in buon stato di sicurtà così piacesse a Sua Maestà, che fosse posta in sito più comodo a quelli habitanti a ciò si fossero ressolti o almeno si ressolvessero andarla habitare. Nelli doi anni di questo reggimento ho atteso principalmente che fossero assicurati li luochi ove era maggior bisogno et particolarmente della parte verso l’isola in luoco detta la Moceniga et la Gabbuccia et poi continuato dalla parte verso ostro et verso ponente fino al luoco detto la Raspona, tutti luochi aperti et comodi a poter salir di sopra. In qual recinto puo esser circa 700 (passa et ne manca 500), quali però non sono posti in luoco cosi pericoloso ne meno tanto liberi. S’è fatto anco un magazeno da biave, del quale n’era gran bisogno, di longheza di 18 passa et largo 16, del quale dalla parte di sotto si serve per prestamenti d’alterarie et altra monitione di legnami. La cisterna principiata è stata reddotta a perfettione, sicché questo anno potrà recever l’aqua, il che apporterà benefficio a Vostra Serenità di molta spesa che si faceva nel far condur l’aqua si per benefficio di quella fabrica come della militia. Vi erano anco alcune piaze ove l’alteraria poteva difficilmente adoperarsi. le quali sono state perfettamente accomodate. Tutte le qual opere sono state reddotte in honesta perfettione mediante la diligenza del clarissimo signor Benetto Zulian hora provveditore, il quale s’ha dimostrato così pronto et diligente nel servitio di Vostra Serenità che certo né merita grandissima laude; in tutte le qual opere è stato speso circa 10.000 ducati, sicché Vostra Serenità può fin’ hora haver speso in tutto nella fabrica d’essa forteza circa 70.000 ducati et è reddotta in stato tale che quando vi concoressero habitanti non è dubbio che la non tutte per reuscire una buona et importante forteza. Molti s’hanno fatto investire de terreni per fabricare, qual ancorché siino cascati dal benefficio di dette concessione passati li sei mesi d’essa conforme all’ordene di Vostra Serenità, nondimeno per svegliarli et ponerli qualche gelosia, credo potesse far se non giovamento che fusse commesso a quel clarissimo signor provveditore che facesse publicare, che tutti che hanno appreso terreni nel termene di sei mesi quali all’ hora li principiassero  o più come meglio a Vostra Serenità paresse, dovessero fabricare le sue habitationi conforme all’ordeni dati per il passato, altramente tutti cascassero  del benefficio anco quelli che havessero deto qualche principio, il qual restasse a benefficio di quelli a chi fussero di novo concessi.

Mi resta rapresentar reverentemente a Vostra Serenità cosa al giudicio mio importantissima, della qual La potra anco prender informacione dall’illustrissimi signori capi da mar et altri pratici del porto d’Argostoli, il quale essendo il migliore, più sicuro et più capace di quell’isola, anzi di tutto il Levante ove comanda la Serenità Vostra, questo per la libertà che ogn’uno ha d’entrare et uscire a piacer suo è fatto si può dire ricetto d’ogni vassello di mala gente et particolarmente d’Inglesi, quali fatti li bottini li vengono a compartire et fosse anco che ciò non si può compitamente sapere farne reuscita con pericolo notabile d’appestar quell’isola et con molto pregiudicio anco et danno delli dacii di Vostra Serenità, facendo quanti contrabandi vogliono d’uvepasse, vini et d’ogli, essendo impossibile l’impedirli né remediarvi in modo alcuno, non venendo alcuno d’essi in terra et poi la notte da diverse parti essendoli condotta la robba, non potendosi poner li guardiani, perché quando li vedeno li tirano dell’arcobusate di modo che non solo quando sono sette, otto e diece vasselli, come molte volte è occorso, ma anco quando ne sono doi sono patroni di quel porto, nel quale anco s’hanno fatto lecito entrare per pigliar a remurchio altri vasselli per condurli fuori et spogliarli, dimodoché in esso alcuno si può tenir sicuro aggiongendosi anco la scorta che hanno dall’istessi habitanti, quali per non haver in esso porto alcun freno si fanno lecito a praticar con tutti li vasselli al dispetto della giustizia. A questo credo si potrebbe remediare quando a Vostra Serenità paresse che sopra la ponta di San Thodoro [San Theodoro]si facesse un forte o almeno una buona tore, la qual deffendesse esso porto, sicché chi fosse dentro non potesse così facilmente uscire. Il che sarebbe freno così a forestieri come a paesani né ardirebbero cascar in tante transgressioni come fanno. Questo come credo si potrebbe fare con non molta spesa, così si potrebbe custodire senza alcun’ interesse della Serenità Vostra, perché la potrebbe deputarle alla custodia un capo con otto soldati al più et un bombardiero, il che tutto potrebbe apportarli di spesa circa 30 ducati al mese, quali potrebbero esser cavati con reddur le doi compagnie de vinti fanti l’una, che servono nel Castel Vecchio, sotto un solo capitano et con la paga dell’altro capitano un official et ragazo che si scansarebbe, si farebbe detta spesa ovvero con accrescer soli quatro soldati sotto un capo come ho detto, si potrebbe da quelli del detto Castello mandarne altri quatro ogni settimana a vicenda, sicché supplissero al detto numero di otto come ho anco veduto osservarsi a Sebenico et in altri luoghi. 

Questo è quel tanto che ho giudicato poter rapresentarLe, quanto più brevemente et con quella sincerità che a un buon  Suo citadino si conviene, rincrescendome non haver potuto sopra alcun particolare discorer in altra maniera, a ciò totalmente cose reuscissero conforme all’ordini et servitio della Serenità Vostra, alla quale occorendo in conto alcuno maggior informatione serò sempre pronto ad ogne Suo cenno a serviLa come è debito mio. Gratie et cetera.