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1611 Bernardo Tiepolo

Relazione

1621 11 agosto. Relatione del nobil homo  signor Bernardo Thiepolo ritornato di provveditore dalla Ceffalonia presentata et letta adì sopradetto nell’eccellentissimo Collegio

 

Serenissimo Principe

Dovendo io Bernardo Tiepolo rittornato ultimamente dalla Ceffalonia ove piacque alla Serenità Vostra di mandarmi proveditore rifferite alcune di quelle cose che aspettano particolarmente a quel carrico et che stimo più degne dellìintelligenza di Lei, ho voluto rappresentarle brevemente con la presente scrittura et tralasciando per non tediarLa a lungo di descriver la qualità del sito, il numero delle genti et il circuito dell’isola, come cose molto ben note all’Eccellenze Vostre et tante volte espresse da clarissimi miei precessori. Dirò che tutta essa isola è divisa in dodici pertinenze, ogn’una delle quali ha le sue ville et che siccome è fertile et copiosa di tutte le cose, producendo formenti, og orzi, vini, moscati, ogli, mieli, grane, gottoni, semenze di lino et uve passe, nelle quali spetialmente mettono quelli habitanti ogni loro industria et studio per l’utile grande che ne cavano. Così se volessero seminar delle biave haverebbono da viver d’avantaggio tutto l’anno, che non ne hanno per quatro mesi al più et ne potrebbono sumministrar anco ad altri luochi che ne havessiro bisogno. Onde se non fosse l’agiuto della terraferma di dove se ne estrare per l’ordinario molta quantità, posso dire con verità alla Serenità Vostra che quei populi la passerebbono male. Dubito ben et ciò dico con grandissima displicenza del mio animo, che un giorno si possa perder questa commodità per l’insolenze continue che vengono usate a sudditi del signor Turcho da quelli del Tiacchi [Ithaki], li quali poco curando li mandati di quel regimento per esser in luoco lontano et separato dall’isola sono fati da dovere incorrigibili per ogni verso, come so di haverne con mie lettere dato riverente conto alle Eccellenze Vostre. Questi ben spesso commettono dei latrocinii et inferiscono danni nella terraferma considerabili et se ben vengono per eccessi loro proclamati et anco banditi per restar absenti non partono però di là, ne restano di commetterne degli altri con manifesto sprezzo del regimento et della giustitia, poiché non si può contro d’essi fare quell’essecutioni che bisognerebbono per non esservi corte da poter reprimer la loro temerità et inobedienza. Onde se la Serenità Vostra non si risolve di fare qualche gagliarda provisione commettendo a qualche illustrissimo capo da mar, che siano levati da quell’isola alcuni caporioni principali et che sollevano gli altri et fra questi un Manea, candiotto bandito, che è fatto formidabile et che è promotore de tutti i mali, vado dubitando, che siano per succeder finalmente di quei accidenti che possono esser considerati dalla prudenza dell’Eccellenze Vostre con molto loro dispiacer, havendo io nel tempo del mio regimento provato in questa parte qualche travaglio per le condoglienze et reclamationi fattemi di questi da Turchi, nel che non son mancato di fare quanto ho.

Trogiani di andar sempre che sono chiamati ad accompagnar esso cavalier per ritener alcuno che per questa causa vengono liberati dalla Serenità Vostra da ogni sorte di fattione et angaria, si dura però fattica il più delle volte a farli andar dove bisogna et se vi vanno non si movono contro quelli del paese et piùttosto prestano favor et agiuto ai rei a ciò si salvino. Per questa causa la giustitia non può haver il debito suo luoco, come seguirebbe quando si potesse haver nelle forze di delinquenti né succederebbono tanti misfatti et latrocinii, come succedono in quell’isola. Raccordarei però riverentemente, che si potrebbe in luoco d’essi Trogiani proveder di otto over dieci buoni huomini appresso il cavalier et quei pochi officciali che si trovano, li quali fossero pagati dalli medesimi Trogiani che se ne contentarebbono, quando restassero libere di andar loro a far simili essecutioni et tanto più che sono fatti molto commodi et perciò mal volantieri essercitano questo caricco.

Ho mantenuto co’l favor del signor Dio in tutto il mio reggimento che è stato di due anni et giorni XV[quindici] quei populi in molta abbondanza di biave co ‘l mezo della terraferma et il fermento non ha mai passato più di 3 quarte e ½ al cecchino, quello che non è occorso già qualche anno per ricordo di quelle genti. 

Ho procurato per esseguir la volontà della Serenità Vostra di levar gl’impianti d’uve passe fatti da due anni in qua et feci publicar un proclama sotto severe pene, che fossero quelli dispiantati, siccome volsi andar io medesimo in alcune parti dell’isola per esser presente a così fatto servitio, come ne ho anco dato conto alla Signoria Vostra et ho castigato li trasgressori. Son sicuro che dal clarissimo mio successore sarà intieramente perfettionata questa buona opera con la sua molta intelligenza et valore.

 Si trovano le due compagnie di ordinanze in assai buon stato disciplinate dalli due capitanii con la sopraintendenza di don Andrea Chielmi, cavalier dilligentissimo nel servitio publico, et sariano anco in total perfettione et intiero numero quando havessero tutti li suoi arcobusi, come più volte ne ho fatta instanza con lettere alla Serenità Vostra et a chi aspetta questo carrico.

Della stratthia sono 13 capitani et 66 soldati a cavallo che vengono pagati dalla Serenità Vostra et quanto alli decimali si vanno estinguendo con la morte et si essequisce in ciò l’ordine dell’Eccellenze Vostre essendo fin hora ridotti al numero di 35. La detta strathia è sotto la custodia et governo di don Thomaso Thomasei, di cui si possono Elle prometter ogni buon et honorato servitio.

Io son stato l’anno passato alla visita di tutta l’isola per 40 giorni secondo l’ordinario et non son mancato di suffragar in quanto ho potuto tutti quelli che sono riccorsi avanti di me et che si trovavano oppressi da contratti illeciti, siccome in tutto il mio reggimento ho procurato sempre la sollevation di quei populi conforme al debito d’ogni buon rappresentante et la loro sodisfattione.

La camera fiscal ha d’entrata all’anno intorno 20.000 ducati, il qual danaro vien speso nelli salarii del reggimenso, cavalleria, bombardieri, provisionati, millitie de Ceffalonia et di Asso et nelle fabriche di quella fortezza, le quali s’andaranno da mo’ avanti risecando per li buoni ordini lasciati in questo proposito dall’illustrissimo Canal già proveditor dell’armata. La detta entrata di essa camera si cava tutta dai datiii, li quali vano più toste deteriorando, che accrescendo per il mancamento de’ danari, et perché li datiari durano faticha ad esser pagati, siccome venendo astretto qualche debitor et impignorato co’l pigliar in tenuta case, vigne et altri stabili et anco dei mobili, non è possibile trovar chi vogia incantarli et comprarli per il rispetto che porta l’uno a l’altro et per le dippendenze che sono tra essi di parentato, oltre la strettezza come ho detto del danaro. Non son mancato in tempo mio di astringer più che ho potuto li debitori di essa camera al pagamento et ho scosso de debiti vecchi buona summa di danaro.

Son stato più d’una volta et ultimamente avanti la mia partita a riveder la fortezza di Asso, nella quale si vano essequendo li ordini lasciati dall’illustrissimo Canal, essendosi perfettionata la contramura avanti il palazzo col suo terrapieno et la contraporta et il volto sopra essa anco ridotto al suo segno, siccome sono stati terrapienati li terrapieni intorno alle muraglie et li sette caselli fabriccati per le sentinele con un pezzo di muro a quello della Mora di lunghezza di pasa X [dieci] et altezza di più di tre, non mancando il clarissimo signor Nicolò Pizzamano proveditor di continuar a far quello che resta nella detta fortezza.

Sono in quella camera reali 11.000 incirca che sono stati scossi in tempo mio di raggion del datio della nova imposta, delli quali per dilligenza usata da me, non è stato possibile per essequir l’ordine datomi ultimamente dalla Serenità Vostra tramutarli in valuta venetiana, non correndo in quell’isola altro che reali et non scodendosi de datii in camera né pagandosi d’altra valuta le militie et altri provisionati che dei medesimi reali, come so di haverne dato conto con mie lettere all’ Eccellenze Vostre, le quali se sopra questo o altro particolare vorrano maggior et più essata informatione sarò sempre pronto di darla ogni volta che mi sarà comandato.

Queste sono quelle poche cose che ho stimato più necessarie della notitia della Serenità Vostra, le quali si compiacerà di ricever conforme all’ordinario della Sua benignità, come da me Le vengono rappresentate con altro tanto ossequio et devotione et zello del publico servitio.