1605 Nicolò Longo
Relazione
Relazione di Nicolò Longo Capitanio della nuova cittadella di Corfù
1605 giugno 17
Serenissimo Principe, illustrissimi et eccellentissimi Signori
Essendo obligato naturalmente ogniuno per sé stesso a invigilar et con ogni diligenza procurar, quelle cosse che possono apportar benefficio alla sua patria, mi è parso debito di bon cittadino di osservar, con quella maggior accuratezza di spirito che Iddio mi ha dato, i manchamenti che si trovano nella cittadella Nova di Corfù, al governo della quale la Serenità Vostra li anni passati destinò me Nicolò Longo, suo devotissimo servitor, et quelli conosciutti rapresentarli, acciò che per manchamento di tali necesarii arricordi, una sua tanto importante fortezza non resti cossi esposta ad ogni evento di fortuna; et se benne da altri miei precessori di miglior giuditio la potrebbe haver havuto altre instrutioni, tutta via havendo il tempo, distrugitor di tutte le cosse, redotta quella fortezza e giornalmente riducendola a stato talle, che senza opportuno e gagliardo rimedio, non si può sperar alcun benne, ho voluto anche io, zelante della cosse publiche più che di me stesso, in questo ritorno mio, brevemente con queste poche righe, spiegarli quanto in essa fortezza è somamente necesario, sperando che la Serenità Vostra et Vostre Signorie illustrissime et eccellentissime accetarano da un servo suo, il pronto desiderio che ha di ben servire in vece della virtù che mancha.
Fu construtta la Nova cittadella di Corfù in ditto(?) opportunissimo per l’eminenza sua ad offender la campagna, a diffender la città e salute della fortezza vachia et come quella che è anco più esposta all’inimiche offese, si può per conseguenza sempre creder che ditta(?) esser la prima assalita e combatuta, e risultando dalla sua diffesa la salutte di tutto il resto di quella città, però sopra modo neccessario guardarla con ogni accuratezza et pore ogni diligente studio acciò sia conservata, la qualle dovendo per propria natura, oltre il salvar sé stessa, diffendere anco le altre, seria bisogno provederla di molte cosse et accomodarla in molte parti, di che ella ha grandissimo mancamento, et che se bene oltre modo neccesarie, si possino però farre con pocha spesa, e per discendere(?) a particolari dirò:
Primo, che non ha monitione di sorte alcuna, né luoco dove salvar pur un baril di polvere.
Secondo, non ha allimento per sustentarsi un sol pasto.
Terzo, non ha alloggiamenti per soldati, che tutti quelli da basso sonno in rovina et quelli di sopra, fabricati già di tavole nel tempo che fu fatta la fortezza, sonno mezi marci, abbandonatti et in brevissimo tempo serano inhabitabili a fatto.
Quarto, non ha i neccesarii bisogni, non solo per adoprar la prima volta l’artigliaria, ma non si può anco condur a suoi posti, che resta per terra a meza strada per il fracidione dei letti.
Et per essere quella fortezza ripartita in due piazze molto disgiunte, una bassa et l’altra alta, la bassa è bassa di maniera che non eccede 18 piedi de altezza et nei fianchi 12, cossa in verro fuor di ogni credenza debole, et essendo esposta al mare, potendosi accostar ogni vassello, è facilissima ad esser scalata e rubbata; et il medesimo si può dalla istessa parte far per terra, quando calla il mare, oltre che ha la sua porta ordinaria, come quelle delle caxe private in ogni città, senza fosso, ponte o altro riparo inanci, che ogniuno può con suo comodo a tutte l’hore accostarsi alla porta et con pettardi et altri ingiegni, può facilmente esser gittata a terra, né drento poi si trova diffesa, o di saracinesca o d’altra rittorata, si che impadronendosi di questa piazza bassa, come è facilissimo, ogni piciol numero di nimici rimarebbono inmediatamente padroni di tutta la fortezza, poi che il transito alla piazza di sopra è aperto et libero, senza alcuna difesa. Et per diffetto di alogiamenti, che tutti son per terra marci, come si è detto, non vi risiede capo alcuno, come già faceva, che possa far qualche resistenza et in occasione diffendere quella parte alta.
Che se la piazza superiore, fortissima per natura, gli fusse escavati un pocho la fossa verso i fianchi di fuora et accomodata di allogiamenti per soldati, di torretta per la polvere et ivi fusse ogni altra monitione, come in parte più sicura, et vi risiedesse un capo superiore, con i doi terzi de soldati che sonno alla custodia della fortezza, et fosse con porta e fosso separata dalla piazza bassa, aciò chi è da basso non pottesse di notte correr cossi liberamente di sopra senza intopo, mar rinchiusa la piazza superiore in sé stessa, restaria tutta la fortezza sicura da rubberia, da scallata et da ogni altro improviso accidente, poi che non si potria dubitare che alcuno, anco potendo, intrasse nella piazza bassa, sapendo di doverne subito vergognosamente, solo con i sassi dai deffensori di sopra, esser scacciati, poi che questo separamento di piazze et sicurtà della fortezza si faria con molta facilità et con pochissima, anci insesibil, spesa, agiutando aciò opportunamente il sitto.
Gli alloggiamenti in tutte le maniere è neccessario riffarli di muro, stabili.
Chi non vol al tutto abbandonar quella parte, la qual è quel real fondamento et ultimo reffugio di quella fortezza, che si deve tanto più esquisitamente guardare, quanto che per altezza domina la campagna, la città et la fortezza vecchia insieme, et contiene 60 pezzi d’artigliaria, la maggior parte grossa, che guarda sin nelle viscere della vechia fortezza.
Non tralasserò però il dirgli, che per la buona custodia di essa, se corispondesse cossì la quantità de soldati alla quallità dei capi che ci sono, che staria perfetamente, per che ci trova il signor Ruggiero Sabbarino per governatore, soldato di molta esperiencia, tanto zelante del publico servicio che e per l’altre sue bone qualità Vostra Serenità in tutte le ochasioni se ne può prometere ogni honorata riuscita. Ci è il capitanio Giovan Battista Rondinelli, medesimamente soldato vechio et di molto valore, i quali tutti doi insieme hanno 120 soldati solli, dopo che fu levatto il capitanio Piero Rini, che era la terza compagnia solita di starci sempre et che dalla Serenità Vostra erra statto espedito in quella fortezza, i quali 120 soldati, computato gli officiali, i tamburi, i ragazzi, cappellani et ogni altro agravio che le compagnie seco aportano, per esser la fortezza di sitto stravacante et di piazze tanto disgiunte, come si he detto, sono veramente pochi alle molte guardie che ci bisognarebeno, rispetto anco all’infinitte infermità causate dalla malla qualittà delli alloggiamenti et dalla grande humidità di quella fortezza, che non vede il solle doi mesi dell’anno, oltre che per aggiunta hanno quelli soldati una conditione tanto diversa delli altri, che non hanno moschetti, come nella fortezza vechia, et pur servono Vostra Serenità come gli altri.
Ci sono sotto un raggionevol capo otto bombardieri, che ha fortezza si grande e di tanta consequenza, con più di 50 pezzi de artigliaria fra da basso e d’alto, sono pochi, poiché essendo che la mittà di essi parte dalla cità(?) parte da particolari diffetti, si sono resi pochissimo atti a tal servicio, si può dire che la fortezza resti in 4 o in cinque bombardieri soli al più.